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Autore: ScoSt1124    25/11/2016    6 recensioni
"Derek aveva avuto un piccolo sussulto, quel giorno, quando era rientrato in casa.
Non era un sussulto di paura, perché ben presto era diventato un sorriso.
Lo aveva avuto per la scena che si era ritrovato davanti agli occhi."
[Raccolta Sterek!AU quella in cui hanno una famiglia e per una volta sono già felici]
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Nuovo personaggio, Stiles Stilinski
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Note: Non faccio mai note all'inizio, ma questa cosa me lo richiede. Questa storia era nata come una semplice OS, poi questa cosa degli Sterek con un figlio mi ha preso un po' la mano e ne ho scritte altre. Se sono qui a pubblicarle, è per le due diciannovenni per cui le scrivevo. Per loro le sto pubblicando, per dargli due minuti a leggere questa cosa e smettere per un attimo di pensare.
Non ci sarà angst o cose tristi. Saranno un pieno di fluff e di scene di vita quotidiana che non andranno nemmeno in ordine cronologico. Nella mia testa non c'è casino, no. Grazie se vi fermerete a leggere.  


 

Di sorrisi inaspettati e fili colorati



Stiles vedeva tutti quei fili davanti a sé e non capiva nemmeno da che parte incominciare.  
Davvero, erano tutti aggrovigliati insieme e vicino ad essi, aveva la sacchetta dell'asilo di Daniel. Ci aveva messo si e no dieci minuti per sciogliere la matassa e già era stufo di provarci. Non capiva come tutte le nonne facessero quella cosa con tanta facilità, era una cosa che proprio non riusciva a comprendere. 
Voleva gettare la spugna, solamente che poi si ricordava per quale motivo lo stesse facendo e a quel punto, cercava di non perdere le speranze.  
Tutte le riviste che aveva comprato davano quel lavoro come una cosa banale.  
Lui, di banale, non ci trovava nulla.  
Spiegavano tutto passo per passo, peccato che si era già bucato le dita una decina di volte. Era sempre la stessa storia infilava l'ago, si bucava un dito e cercava di trattenere un urlo. Si arrabbiava, lanciava tutto sul tavolo per arrendersi, ma puntualmente ci riprovava, proprio come in quel momento. Aveva preso un respiro e aveva ripreso a provarci.  

Era sera tardi, quindi sapeva che Daniel stava già dormendo e che Derek doveva sicuramente essere fuori dalla camera del piccolo per assicurarsi che dormisse tranquillo. Sperava di non essere sentito, invece si era spaventato quando il marito aveva preso a parlare. 

"Che stai combinando?" chiese Derek che lo aveva raggiunto in salotto.  

"Io? Nulla di troppo complicato per questo giornale, ma per me si". Aveva risposto quasi sbuffando. 

"Se stai cercando di strozzarti, sono troppo sottili quei fili." Aveva riso Derek. 

"In realtà sono solo riuscito a bucarmi le mani, ma volevo ricamare la sacchetta di Dani." 


E Derek l'aveva trovata una cosa bellissima, ma non poteva ammetterlo. 


"A quest'ora?" 

"Si, beh sai, non ha ancora su il nome ed è passato più di un mese. Di solito è una cosa che fanno le mamme oppure le nonne. Ma noi siamo due papà e sia mia madre che la tua non ci sono più e mi sembra una cosa triste mandarlo all'asilo senza il nome sulla sacchetta." 


Derek aveva sorriso dolcemente a quella affermazione.  


"E quindi tenti di ucciderti con quei fili." 

"Ah ah ah. Spiritoso. Si dà il caso che quello bravo nelle cose manuali, sono io. Tu ringhi e basta." 

"Si, si. Ci pensiamo domani, vieni a letto." 


Stiles aveva accettato la proposta senza discutere, perché tanto sapeva che, almeno per quella sera, non ne sarebbe venuto a capo. Derek aveva persino preso dei cerotti per medicargli le dita. 

 

Il pomeriggio seguente, Stiles, si era rimesso a lavoro. Le dita tutte medicate e ci aveva riprovato. 
Derek era entrato in casa poco dopo, poggiando un sacchetto sul tavolo e tirando fuori un ago e degli altri fili.  


"Cos'è?" Aveva chiesto curioso iniziando a prendere in mano l'ago e scrutarlo. 

"Sono andato in merceria. Hanno detto che l'ago da ricamo è questo. Per quello ti sei bucato le mani. Questo ha la punta arrotondata." Disse prendendo l'ago e premendolo sulla mano per fargli vedere che non bucava. 

"Mi sento tanto un bambino alle scuole elementari che bisogna spiegargli tutto." 

 

Dopo un'ora e mezza Stiles era riuscito a ricamare tre lettere; disfando il lavoro solo quattro volte.
Era piuttosto soddisfatto del risultato, se non fosse che era stufo di stare lì, su quel pezzo di stoffa. In più gli faceva terribilmente male la schiena.  
Aveva provato a stiracchiarsi e a quel punto, Derek, si era seduto accanto a lui, cercando di capire come si facesse quella cosa tanto strana.  


"Ok, dammi. Ci provo io, fammi vedere come si fa." Stiles era molto scettico dopo aver sentito quella frase. Derek, per quelle cose, era negato. 

"Tieni lupastro. Ma stai attento, devi contare i quadretti e andare dritto." 

"Peggio di te non posso fare. Hai intrecciato tutti i fili, guarda che casino." Gli aveva fatto notare guardando il pezzo di stoffa. 

"Intanto tre lettere le ho fatte. Poi visto che sei tanto bravo tu, prego, fai tu." Disse facendogli quasi il verso e accennando una linguaccia. 

Derek l'aveva fulminato con lo sguardo. Era sicuro che poteva farcela.  
Poteva farcela, ma nessuno gli aveva detto quanto fosse complicato.Non era stato semplice e con gran fatica era arrivato alla L. Aveva quasi tirato un sospiro di sollievo quando aveva fatto l'ultimo quadretto.  


"Non dobbiamo ricamare più nulla, vero?" Aveva chiesto Derek tirando un sospiro di sollievo per aver finito. 

"No, diciamo che con questo abbiamo dato il peggio di noi stessi." 

"Mh. È tutto storto." 

"Ma almeno anche lui avrà la sua sacchetta. Andiamo a dirglielo." 


Non avevano nemmeno fatto in tempo ad alzarsi che Daniel li stava già guardando dalla porta.  


"Ehi, piccolo. Abbiamo una cosa da darti." incominciò Stiles 

"Ecco qui" Derek aveva allungato la mano con la sacchetta verso il piccolo.  

A Daniel si erano illuminati gli occhi. 


"Ma è bellittima" 

"Ti piace?" Chiese Stiles 

"Ti, ora anche io ce l'ho." Daniel aveva sorriso prima di saltargli in braccio e loro avevano capito di aver fatto la cosa giusta. 

 

Si erano guardati negli occhi perché erano riusciti a far felice il loro bambino. Non importavano le dita bucate o i grovigli di fili, quel sorriso aveva cancellato tutto. 
Daniel aveva portato all'asilo quella sacchetta come se fosse la cosa più bella del mondo. A lui non interessava se tutte le croci fossero al posto giusto o se fossero dritte. A lui interessava che i suoi papà avevano fatto qualcosa per lui con le loro mani. E lui in quel momento era il bambino più felice del mondo.

   
 
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