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Autore: SOI_7    25/11/2016    1 recensioni
(Una rivisitazione dell'omonimo film Marvel all'interno dell'universo di One-Punch Man). Dopo i danni provocati dalla distruzione del meteorite e la battaglia dell'invasione aliena, l'Associazione Eroi mette in discussione la validità dei propri eroi, decidendo di usare il pugno di ferro con loro. Non tutti, però, sono favorevoli a questo nuovo trattamento, provocando una spaccatura fra i classe S (Contiene spoiler per chi non ha letto il manga di Murata)
Genere: Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Genos, Saitama, Un po' tutti
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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CAPITOLO 7 – Schieramenti
 
Saitama e King si stavano allontanando dall’appartamento del classe B, senza una meta in particolare. La mente dell’eroe calvo non era solita elucubrare piani arzigogolati, ma, vista la situazione, dovette compiere uno sforzo maggiore per elaborare una strategia.
"Ehm... so dov’è l’Associazione, ma al di là della sala briefing e dei bagni non ho mai visitato altro di quell’edificio. Dove credi che abbiano le registrazioni che hanno raccolto fin’ora?" chiese a King.
L’ex-classe S ci rifletté su. "So che la sede dell’Associazione è una sorta di micro-città ora. Prima dell’invasione aliena era sufficiente andare ai piani alti, ma ora è molto più complicato, dal momento che gli uffici potrebbero trovarsi in qualunque piano di qualunque edificio"
Saitama si grattò la fronte. "Quindi siamo punto e a capo. Merda, noi due da soli non andremo di certo lontano"
"Non possiamo semplicemente andare per tentativi?" suggerì King.
"Non ho tutto questo tempo libero..." ribatté secco l’eroe calvo.
I due si fermarono. "Abbiamo bisogno di qualcuno che conosca a fondo l’Associazione. Qualcuno che abbia esperienza al riguardo" concluse King.
Saitama incrociò le braccia, pensieroso. Normalmente avrebbe lasciato che Genos consultasse i database sull’Associazione, ma ora doveva arrangiarsi da solo. Non si trattava semplicemente di trovare qualcuno che possedesse le informazioni che gli servivano, ma aveva anche bisogno che tale persona accettasse di collaborare. E Saitama non era il genere di persona che andava particolarmente a genio agli altri eroi...
Una lampadina si accese nella mente del classe B.
"Silver Fang! Lui potrebbe aiutarci! E’ nell’Associazione da parecchi anni, può darsi che abbia ottenuto contatti all’interno durante la sua carriera!" esclamò.
"E se non erro, era anche lui contrario alla sorveglianza forzata!" aggiunse King entusiasta.
Saitama annuì. "Bang si troverà sicuramente al suo dojo in questo momento. Faremmo meglio a sbrigarci!"
E, con un cenno d’intesa, i due si incamminarono in direzione del dojo. A metà strada, incrociarono Spatent Rider.
"Hey Saitama, dove vai di bell... aspetta, ma tu sei King!" esclamò il classe C alla vista del duo.
"Oi Spatent, perdonaci ma andiamo di fretta" disse Saitama sbrigativo.
"C’è qualche emergenza? Se hanno convocato te, dev’essere qualcosa di grosso!" disse Spatent serio.
I due lo guardarono increduli per un istante. "Nulla di quello che pensi, amico. Sto andando a pestare l’Associazione e fargli interrompere quest’assurdità della sorveglianza forzata" rispose Saitama.
Un sorriso smagliante apparve sul volto del classe C. "Non dire altro. Vengo con voi!"
"Eh? Davvero?"
"Ovvio che si! Da quando è stata approvata la sorveglianza, sto lavorando dieci volte di più per evitare che ai cervelloni dell’Associazione venga la brillante idea di espellere anche me per via del mio esiguo operato. Non voglio che questa follia venga estesa anche alle classi inferiori, anzi, non voglio che esista affatto! Immagino che per voi non sia facile conviverci"
King ridacchiò senza allegria. "Evidentemente..."
Spatent serrò un pugno, deciso. "E sia, allora! So di non valere granché, ma se posso aiutarvi anche di poco, sono disposto a farlo! Qual è la vostra destinazione?"
"Eravamo diretti al dojo di Silver Fang. Pensiamo che possa aiutarci a entrare nella sede dell’Associazione e trovare le registrazioni che hanno raccolto" rispose King.
"Magnifico! Saltate su, vi porterò da lui!" disse Spatent.
Saitama sgranò gli occhi. "Non pensi che saremmo in troppi su quella bici?"
Spatent sogghignò. "La bicicletta non è la mia arma da eroe per nulla, caro! Avanti, salite!"
Saitama e King esitarono, dopodiché cercarono di prendere posto sulla bicicletta di Spatent Rider in modo da entrarci tutti e tre. Dopo alcune difficoltà, i tre poterono finalmente partire verso il dojo di Silver Fang.

 
-----o-----

Genos era ancora scosso dalla conversazione con Saitama. Fin’ora aveva sempre seguito il suo maestro ciecamente, dando per scontato che una persona eroica e pura d’animo come lui avrebbe fatto sempre la scelta giusta. Lui stesso non sapeva perché aveva deciso di opporsi a lui.
Era per l’ammirazione che aveva verso di lui, e non voleva che l’Associazione lo mettesse con le spalle al muro? Era perché non voleva smettere di essere un Eroe e rinunciare al suo obiettivo di diventare più forte e vendicare, un giorno, la sua famiglia? O forse, era perché, per una volta, era davvero convinto di essere dalla parte della ragione?
Genos si sfilò il grembiule e lo scagliò verso la cucina. A quest’ora, il maestro Saitama stava sicuramente cercando un modo per infiltrarsi nella sede dell’Associazione. Forse sarebbe riuscito perfino a trovare qualcuno disposto ad aiutarlo nella sua impresa. Del resto, Saitama era un uomo di azioni, non di cervello, per cui era ovvio che gli servisse qualcuno che ricoprisse tale ruolo.
Ruolo che, normalmente, sarebbe spettato a Genos.
Devo fermarlo e impedire che porti a termine questa follia, pensò il cyborg. La reputazione del maestro Saitama è già compromessa dalle sue azioni passate, ora come ora rischierebbe di diventare un ricercato globale.
Genos si diresse d’impulso verso la porta, ma si fermò a metà strada, colto da un dubbio improvviso: come avrebbe fatto a fermarlo?
Non esisteva essere sul pianeta in grado di tenere testa all’incommensurabile forza di Saitama, o per lo meno lui non ne era in grado, e il rischio che potesse aver trovato degli alleati rendeva tutto più complicato. Restava una sola opzione: trovare qualcuno disposto a sposare la sua causa.
Ma chi?
I classe S erano lupi solitari, dal carattere difficile, ma erano al tempo stesso i più forti membri dell’Associazione, per cui era logico che la scelta ricadesse su uno di loro. Tuttavia, Genos aveva un brutto ricordo circa l’ultima volta che aveva proposto loro di collaborare con lui.
Serviva trovare un motivo per convincerli a stare dalla sua parte.
Genos ebbe improvvisamente un’idea. Si liberò rapidamente dei guanti da cucina, si chiuse la porta dell’appartamento alle spalle e cominciò a correre a lunghi balzi, conscio che il tempo non era dalla sua parte.

 
-----o-----

Metal Bat si era nuovamente recato all’ospedale per far visita alla sua sorella minore. I medici gli avevano detto che ci sarebbe voluto un altro mese prima di poterle togliere il gesso e permetterle di ricominciare a camminare, tuttavia il classe S non se l’era sentita di farla dimettere prima della sua guarigione e portarla a casa con lui. Certo, i letti dei reparti non erano illimitati, e normalmente i medici rilasciavano i loro pazienti non appena si erano accertati che potessero tornare alle loro abitazioni senza il sussidio degli infermieri, ma Metal Bat era un classe S, e ciò significava che, a causa dei suoi doveri verso l’Associazione, non aveva abbastanza tempo per stare accanto a Zenko, per cui aveva pagato un extra allo staff dell’ospedale per lasciarla lì fino alla fine della convalescenza.
Oggi era riuscito a strappare un paio d’ore libere per andare a trovarla. La bambina si era completamente ripresa dai traumi che aveva subito al corpo, il suo unico handicap era, appunto, la gamba fratturata.
"Umpf... meno male che hai portato qualcosa di buono. Il cibo dell’ospedale non sa quasi di nulla!" disse Zenko riferendosi allo scatolo di cioccolatini che suo fratello le aveva portato.
Metal Bat ridacchiò. "Malgrado tu te la prenda sempre con il tuo fratellone per questo, come vedi essere un classe S ha i suoi vantaggi"
Zenko rise a sua volta. Metal Bat distolse lo sguardo, serio.
"Mi dispiace di non esserci stato quel giorno... adesso sarebbe tutto diverso" disse.
Zenko annuì. "Non ti devi scusare, stavi facendo il tuo lavoro. Però capisco che vuoi dire... da allora è cambiato tutto, e non parlo solo della mia gamba" disse la ragazzina, rivolgendosi al drone che ronzava alle spalle di Metal Bat.
Il classe S si irrigidì. "Se è sufficiente per farla pagare ai responsabili di quello che è successo, allora sono disposto a rinunciare anche alla mia privacy!" ribatté deciso. "Un classe S era lì, cavolo! Dovrà pur contare qualcosa, no?"
"Forse... ma non siamo solo noi a pagare, no?" disse Zenko.
Metal Bat la guardò senza rispondere, non del tutto sicuro di aver capito cosa intendesse. In quel momento entrò un infermiera.
"Mi dispiace, ma l’orario di visita è terminato. Devo chiederle di lasciar riposare la bambina" disse, rivolta a Metal Bat.
Il classe S annuì, dopodiché si alzò e diede un bacio sulla fronte della sorella.
"Tornerò appena posso, promesso" le disse.
Metal Bat uscì insieme all’infermiera dalla stanza di Zenko, per poi incamminarsi verso l’uscita. Fu qui che, ad attenderlo nel corridoio, trovò Genos.
"Tu..." disse, socchiudendo gli occhi in maniera minacciosa alla vista del cyborg.
"Metal Bat... spero tu abbia un minuto per me" disse Genos, avvicinandosi.
"Io e te non abbiamo nulla da dirci, apriscatole! Se Zenko si trova in queste condizioni, è anche per colpa tua! Tua e del tuo amico dalla testa sbrilluccicosa!" abbaiò Metal Bat.
"Hai tutte le ragioni per essere arrabbiato, ma ti prego di ascoltare ciò che ho da dirti" replicò Genos con tono piatto.
"'Arrabbiato'?! Amico, io sono incazzato nero! Hai la minima idea di che abbia passato per colpa vostra? Mi allontano per un giorno e mi ritrovo mia sorella in ospedale a causa di un classe S che si rivela uno spara-stronzate, due idioti che non sono in grado di salvare una scuola senza far esplodere mezzo pianeta, e l’intera classe S, ME COMPRESO, sotto i riflettori dell’Associazione! Adesso tu devi darmi UNA SOLA FOTTUTA RAGIONE per non spaccarti quel bel visino metallico!" sbraitò il classe S, ormai a pochi centimetri di distanza da Genos.
Genos guardò Metal Bat negli occhi, calmo. "Non noti nulla di strano in me?"
Metal Bat lo osservò per un istante, dopodiché si rese conto che non vi era traccia del drone di Genos.
"Che fine ha fatto il tuo pipistrello?" chiese.
Genos distolse lo sguardo dal classe S. "Il Maestro Saitama ha intenzione di assalire l’Associazione e distruggere le loro registrazioni. Ha distrutto il suo drone, e adesso sta raccogliendo alleati per la sua impresa"
"Capisco... quindi tu hai distrutto il tuo, e ora sei qui per dirmi di fare altrettanto e seguirvi nella vostra opera di bene. Ho ragione?" disse Metal Bat, facendo roteare distrattamente la sua mazza.
Genos riprese il contatto visivo. "In verità, sono qui per chiederti di aiutarmi a fermarlo"
Fra i due calò il silenzio. Metal Bat fece due passi indietro, squadrando Genos dalla testa ai piedi come si contempla un quadro a un museo. "Però... ne hai di fegato! Da come seguivi sempre il tuo amico, pensavo fossi una specie di cagnolino al suo servizio. Invece hai avuto le palle di prendere una posizione contro di lui... notevole, amico!"
Genos non rispose. Metal Bat tornò serio. "Anche se fosse... perché dovrei aiutarti? Nel caso non l’avessi capito, per me tu non sei meno colpevole di lui"
Il cyborg incrociò le braccia. "Ci troviamo in una situazione delicata, Metal Bat. Le azioni del Maestro Saitama rischiano di far crollare l’intero sistema degli Eroi. Noi stessi potremmo essere trattati come fuorilegge a causa sua, vista già la Spada di Damocle che abbiamo sulla nostra testa"
"Quindi è per questo che hai distrutto il tuo drone? Non vuoi farti cogliere in flagrante mentre combatti contro il tuo maestro?"
"Non voglio offrire all’Associazione un ulteriore motivo per non fidarsi di noi" concluse il cyborg.
Metal Bat ridacchiò. "Questo non cambia nulla. A me non importa un cazzo dell’Associazione, non è per lei che io combatto. Io combatto per l’umanità, per rendere il mondo un posto migliore per mia sorella. Di loro, di TE, me ne sbatto" disse gelido. "Ma, probabilmente, questo non lo potrai mai capire. Hai mai provato cosa significa rischiare di perdere qualcuno a cui tieni?"
Genos rimase in silenzio. Metal Bat interpretò ciò come una risposta, per cui fece per voltarsi e allontanarsi da lui.
"Quattro anni fa, ho perso la mia famiglia a causa di un incidente in cui un robot fuori controllo ha distrutto la mia città. I miei genitori sono morti, e io ne sono uscito quasi completamente compromesso. Un generoso scienziato ha preso ciò che restava di me, facendomi diventare il cyborg che sono ora. Da allora, cerco di diventare sempre più forte, in modo da poter vendicare i miei genitori, il giorno in cui mi ritroverò quel robot davanti a me" disse Genos.
Metal Bat si voltò verso di lui, guardandolo con un’espressione diversa dal solito. Non vi era traccia dell’atteggiamento sprezzante che usava di solito.
"Tua sorella è viva per miracolo, e ammetto di averne la colpa, seppur in parte. Ma lasciami la possibilità di rimediare. Tu hai ancora qualcosa per cui combattere, io ho solo la vendetta a muovermi. Permettimi di lasciarti continuare ad essere un eroe, lascia che ti aiuti a mantenere questo mondo migliore... per tua sorella"
Metal Bat lo fissò per un’istante. Tutto si poteva dire di quel cyborg, tranne che non ci sapesse fare con le parole.
"E va bene... ma se dobbiamo fare a modo tuo..." disse, per poi sferrare un colpo al suo drone con la sua mazza. I pezzi dell’artefatto tecnologico si adagiarono al suolo come neve, sotto lo sguardo impassibile di Genos.
"Ma ricorda... non lo faccio per te, lo faccio per Zenko. E lo faccio anche per dare una lezione al responsabile delle sue condizioni" disse Metal Bat, serrando un pugno.
"Mi sta bene" disse Genos. "Usciamo di qui, ora. Abbiamo troppe orecchie indiscrete attorno a noi"
I due classe S uscirono dall’ospedale e si recarono in un parco poco distante. Era pieno pomeriggio, e il sole picchiava sulla loro testa. Scelsero un luogo sufficientemente appartato, dopodiché ripresero la loro conversazione.
"Dunque, qual è il tuo piano?" chiese Metal Bat con fare interrogatorio.
"Raggiungere l’Associazione è semplice, e finché il Maestro Saitama non avrà trovato qualcuno che gli permetta di orientarsi al suo interno, avremo ancora tempo per organizzarci. Il problema non è arrivare lì prima di lui, ma fermarlo. Non stiamo parlando di una persona comune, ma di un uomo dotato di una forza che sfida ogni logica" spiegò il cyborg.
"Pffff... non mi sembra tutto questo granché, onestamente. Ha detto di aver fatto molte cose, ma chi mi assicura che non sia un ciarlatano come King?" replicò Metal Bat.
"Secondo te perché un classe S come me ha scelto di essere suo allievo?" disse Genos.
Prima che Metal Bat potesse rispondere, un fruscio destò la loro attenzione. Genos si avvicinò a un cespuglio, analizzandolo con i suoi sensori in cerca di tracce di calore. Una figura corpulenta si stava nascondendo tra le piante.
Il cyborg puntò il suo braccio verso il cespuglio, innescando il suo inceneritore.
"HEY, HEY! CALMA!"
Pri-Pri Prisoner sbucò fuori dal cespuglio, allarmato.
"Finocchio... ci stavi spiando?" chiese Metal Bat seccato.
"Ecco... in realtà avevo sentito le vostre voci, e speravo di avvicinarmi a voi" rispose il fuorilegge con tono innocente.
Metal Bat trattenne un moto di disgusto. "Senti, è meglio se ti levi dalle palle, siamo impegnati in una conversazione piuttosto spinosa"
"Si, si, lo so... non ho potuto fare a meno di sentire cosa dicevate. Quindi è vero che Saitamuccio sta per attaccare l’Associazione?" chiese Pri-Pri Prisoner, d’un tratto serio.
Genos annuì. "Il Maestro Saitama vuole distruggere le registrazioni dei droni e porre fine alla sorveglianza a cui i classe S sono sottoposti"
Pri-Pri Prisoner si passò la mano sul mento, pensieroso.
Non sono molto a favore di questa sorveglianza, e se Saitamuccio riuscisse a distruggere quelle registrazioni, avrei la fedina pulita. D’altro canto, se li aiutassi, potrei conquistarmi la fiducia di Genosuccio e  Battuccio...
"Avete bisogno di una mano? Dicono che Saitamuccio sia forte, forse un eroe in più potrebbe farvi comodo" chiese, infine.
"Neanche per..."
"Certo, perché no?" disse Genos, suscitando lo sgomento di Metal Bat.
"Dico, cavatappi, ma fai sul serio? Siamo già abbastanza nella merda senza dover tenere a bada questa bomba al testosterone!" disse, ignorando lo sguardo offeso di Pri-Pri Prisoner.
"La forza del Maestro Saitama è inequiparabile, Metal Bat. Abbiamo bisogno di tutto l’aiuto possibile" ribatté Genos.
Metal Bat alzò gli occhi al cielo. "Sarà anche vero, ma se sei veramente intenzionato a vincere, allora nemmeno noi tre basteremmo. Hai bisogno della cavalleria, amico!"
"Che intendi dire?" chiese il cyborg, perplesso.
Metal Bat alzò le sopracciglia, con fare eloquente. Un brivido scivolò lungo la schiena di Genos.
"Oh, no..." disse. "Ti prego, non dirmi che ti stai riferendo a chi penso io... non potrei mai rivolgermi a lei!"

 
-----o-----

Spatent Rider era molto più forte di quanto sembrasse. Malgrado fossero in tre sulla sua bicicletta, il classe C era comunque in grado di muoversi a discreta velocità, tant’è che non ci volle molto prima che arrivassero al dojo di Silver Fang. L’edificio si ergeva su una collina piuttosto ripida e, purtroppo per i tre eroi, vi era una lunga scalinata che li separava dall’ingresso.
"Sembra che non possiamo più continuare in bici, ragazzi. Spero per voi che abbiate abbastanza forza nelle gambe" disse Spatent Rider, lasciando scendere gli altri due passeggeri.
"Tranquillo, abito all’ultimo piano del mio..." cominciò King, prima che entrambi si rendessero conto che non vi era traccia di Saitama.
"Ma che..."
"Ehy, muovetevi! Non abbiamo tutta la giornata!" urlò Saitama, dalla cima delle scale.
Leggermente basiti, King e Spatent impiegarono un paio di minuti per salire le scale, rallentati dal fatto che il classe C era costretto a portare la sua bici sulle spalle. Una volta ricongiunti con il classe B, poterono finalmente raggiungere l’ingresso del dojo.
Saitama bussò. Dopo pochi secondi, la porta si aprì di pochi centimetri, lasciando intravedere un giovane ragazzo dai capelli arancioni e vestito con un karategi.
"Cosa volete?" chiese.
"Siamo venuti per parlare con Silver Fang. E’ qui?" chiese King.
Charanko li squadrò, cercando di capire chi fossero. Non aveva mai visto gli altri due tizi, ma ricordava bene il pelato che più volte, in passato, aveva mancato di rispetto al suo mentore.
"No, il maestro Silver Fang non è qui! E anche se ci fosse, voi non siete i benvenuti!" abbaiò.
Saitama si accigliò. "Senti, Pel di carota, vedi di abbassare la cresta! Sono sicuro che a voi allievi Bang ha insegnato l’educazione!"
"Non è affar vostro chiedere cosa il mio maestro abbia..."
"Charanko, cos’è tutto questo trambusto?" esclamò un uomo anziano alle spalle del giovane.
"M-maestro... io..."
"Apri subito la porta e fammi vedere chi c’è!"
"S-si, subito..." balbettò Charanko.
Le porte del dojo si aprirono, permettendo ai tre eroi di vedere Silver Fang alle spalle del giovane.
"Ah, quindi il tuo maestro non c’è, giusto?" cantilenò Saitama.
"Mi dispiace per l’inconveniente, purtroppo il mio allievo non ha ancora compreso che l’educazione viene prima di ogni cosa" disse Silver Fang con diplomazia.
"Ma... maestro, quest’uomo è lo stesso che ha distrutto il vostro dojo l’ultima volta, quando lo avete sfidato a Jan Ken..." si difese Charanko.
"Basta così, Charanko. Saitama e i suoi amici sono sempre i benvenuti nel mio dojo, è bene che tu lo capisca il prima possibile. Ora lasciaci soli" concluse Silver Fang.
Charanko annuì maldestramente e si allontanò, non prima di lanciare un’occhiataccia verso Saitama, il quale si limitò a grattarsi una tempia, perplesso.
"Ah... questi ragazzi di oggi, sempre convinti di avere ragione su tutto..." borbottò Silver Fang mentre invitava i suoi ospiti a entrare nel dojo. "Ad ogni modo, sono felice della vostra visita. A cosa devo l’onore?"
"Ehm... Bang, so che è una domanda un po’ insolita, ma... durante la tua carriera di eroe, hai ottenuto qualche contatto all’interno dell’Associazione?" chiese Saitama, senza la minima traccia di tatto.
Silver Fang lo squadrò, dubbioso. "E’ una domanda insolita senza alcun dubbio. Però... no, mi dispiace, non ho mai legato molto con i membri dell’Associazione, eccetto -ovviamente- gli altri eroi più vicini a me. Vedi, Saitama, sono un uomo anziano, che ha ancora una scuola di arti marziali a cui badare, oltre la sua carriera da eroe, per cui durante i miei migliori anni ho fatto il possibile per tenermi lontano da ogni rogna, lì dove mi fosse possibile"
Saitama ululò disperato. "Cazzo! Siamo in un vicolo cieco!"
Silver Fang si accigliò. "Posso chiederti il perché di questa domanda, ragazzo?"
Saitama si diede un contegno prima di rispondere. "Bang, ho deciso di porre fine alla sorveglianza forzata. Sto andando all’Associazione per distruggere le registrazioni che hanno raccolto fino ad ora su ognuno di noi, ma ho bisogno di qualcuno che sappia come infiltrarsi all’interno dell’edificio, e trovare il luogo in cui sono archiviati i nostri dati"
Bang non rispose, ma si limitò a passarsi le dita fra i folti baffi. "In effetti mi chiedevo che fine avesse fatto il tuo drone... beh, sono spiacente di non poterti aiutare, però posso dirti che, anche con dei contatti, sarebbe ugualmente impossibile penetrare nel complesso del quartier generale senza ricorrere alla forza. L’Associazione ha imparato dai propri errori dopo l’invasione aliena, per cui non si è limitata a delocalizzare la sede centrale. Ha anche fortificato la struttura, e allestito un sistema di sicurezza creato da Metal Knight in persona"
"Beh, sai che non c’è robot o chicchessia che possa fermare la forza di Saitama!" intervenne Spatent.
Silver Fang scosse la testa. "Non mi riferisco solo ad ostacoli fisici, e onestamente non credo che sia una buona idea arrivare all’edificio incriminato a furia di sferrare pugni nelle pareti. Anche così, ci mettereste secoli prima di trovarlo, e l’Associazione avrebbe tutto il tempo di cancellare i dati o portarli lontano da voi. Inoltre, credete davvero che Saitama avrà modo di badare a tutti i sistemi escogitati da Metal Knight da solo?"
King e Spatent Rider non risposero, ma la risposta era abbastanza ovvia. Silver Fang continuò il suo discorso.
"Quello che vi occorre, è qualcuno che abbia una buona conoscenza di computer e roba simile. Purtroppo sono un povero vecchio, e non mi è mai piaciuta la tecnologia, quindi su questo non posso darvi una mano"
"Uhm... Ehy, King! Non è che tu sapresti come fare?" chiese Saitama.
King scosse il capo. "Sono solo un otaku, Saitama. Tutto quello che so fare è vincere ai videogame, non ci capisco molto di database e altre schifezze informatiche"
Saitama si grattò la nuca, ormai privo di idee. C’era una persona che poteva aiutarlo in questo campo, ma tale persona aveva deciso di voltargli le spalle proprio in un momento come questo. Quasi leggendogli il pensiero, Silver Fang fece un’osservazione.
"Saitama, come mai il tuo discepolo non è con te?"
Saitama divenne serio, ma non si voltò verso Silver Fang. "Noi... ecco, la pensiamo diversamente su questa faccenda"
"Capisco..." disse Silver Fang. "Beh, in tal caso, spero non ti dispiaccia se mi unisco a voi in questa causa. L’idea di essere spiato non mi è mai andata a genio, e sono sicuro che questo vecchio ha ancora qualche asso nella manica che potrebbe tornarvi utile"
Detto questo, Silver Fang cominciò a destreggiarsi in una serie di movimenti sinuosi ed eleganti. Saitama gli aveva già visto fare quella mossa in passato.
"Tecnica del Flusso d’Acqua Spaccaroccia!"
Silver Fang sferrò un repentino colpo al suo drone, polverizzandolo. King e Spatent Rider mormorarono un silenzioso 'Wow!'.
"Bene! Adesso cosa suggerite di fare?" chiese.
Saitama non rispose. Ormai aveva esaurito tutte le cartucce a sua disposizione. Senza Genos, non aveva nessuno che potesse aiutarlo, o che conoscesse qualcuno in grado di offrire il suo contributo, specie in un ambito così oscuro come l’informatica. Eppure sembrava così semplice, bastava qualcuno con dei contatti...
"Contatti!" disse improvvisamente ad alta voce.
"Eh?" dissero tutti, confusi.
"Contatti significa conoscere persone, giusto? E se uno conosce molte persone, può darsi che conosca qualcuno che fa al caso nostro, no?"
"Si, ma..." balbettò King.
"Seguitemi! So a chi rivolgermi!" esclamò Saitama, incamminandosi verso l’ingresso.
"Ma..." fu tutto quello che riuscirono a dire gli altri tre eroi, prima di seguirlo spaesati.
L’eroe più forte del mondo era anche uno dei più strani, su questo non vi era alcun dubbio.

 
-----o-----

Genos rimase imbambolato di fronte alla porta dell’appartamento, incapace di trovare il coraggio di bussare.
"Andiamo, non abbiamo tutta la giornata! Vuoi bussare o no?" sussurrò Metal Bat.
"Non puoi essere serio, Metal Bat... sai perfettamente che ci manderà tutti al diavolo" si difese Genos.
"Vale la pena tentare. O preferisci andare in giro a trovare Blast?" ribatté l’altro.
Genos deglutì. Era evidente che non aveva altre opzioni. Tirò un profondo respiro, si fece coraggio e bussò alla porta.
Silenzio.
Confuso, si voltò verso Metal Bat, il quale lo esortò a ribussare con un gesto di incitamento. Il cyborg bussò di nuovo, stavolta con più forza.
"Chi diavolo è?" gracchiò una voce femminile dall’altra parte.
"Tornado of Terror, sono Demon Cyborg! Ho una questione urgente di cui informarti, ti chiedo il favore di parlarne!" disse Genos risoluto.
"Umpf... sparisci! Stavo dormendo!" ribatté lei.
Genos borbottò qualcosa, ma cercò subito di riprendere le redini della situazione.
"Non sarei qui se non fosse importante. Per favore, concedimi solo qualche minuto!"
"Ho detto di sparire! Non ho alcuna intenzione di vedere te e quella Luna con le gambe del tuo amico!" rispose, acida, la padrona di casa.
Genos si impietrì, ma attese qualche secondo prima di rispondere.
"Il Maestro Saitama non è con me. E non verrà"
Ci fu qualche secondo di silenzio, dopodiché la porta si aprì, lasciando uscire, fluttuando a mezz’aria e avvolta da un’aura verde, l’interlocutrice del cyborg.
"Cos’è questa storia?" chiese Tatsumaki, sospettosa. "Voi due non vi separate mai, e soprattutto non sei solito fartela con loro" disse, indicando Metal Bat e Pri-Pri Prisoner.
"Ci troviamo in un momento spinoso, Tornado. Il Maestro Saitama... ha dichiarato guerra all’Associazione. Ha distrutto il suo drone, e sta raccogliendo alleati con cui attaccare il quartier generale per trovare e distruggere i dati in loro possesso" spiegò il cyborg.
"Ok... e quindi?" chiese l’esper.
"Noi non siamo d’accordo con la sua decisione, e abbiamo intenzione di fermarlo. Ma il Maestro Saitama è dotato di una forza inconcepibile, e siamo consapevoli che nemmeno noi tre messi insieme potremmo tenergli testa. Ecco perché siamo venuti da te... ti chiediamo di unirti a noi, perché sappiamo che tu se l’eroe più potente su cui possiamo contare" concluse Genos.
Tatsumaki li guardò con sospetto, dopodiché fluttuò lentamente verso Genos, in modo da poterlo guardare negli occhi.
"Non c’era alcun bisogno di questa pagliacciata! Se mi aveste avvisata, ci sarei andata da sola e l’avrei fermato in un secondo!"
"Tornado, ti chiedo di prendere la cosa sul serio. Tu non sai di cosa è capace il Maestro" replicò Genos, sforzandosi di mantenere il controllo.
Tatsumaki scoppiò a ridere. "Quel pelato! Com’è possibile che tutti voi siate terrorizzati da lui?"
"Beh... in realtà io starei più credendo Genos sulla parola..." disse Metal Bat con distacco. Genos lo fulminò con gli occhi.
"Bah... secondo me dovreste lasciar sbrigare la cosa a me e farvi da parte! Non credo proprio che quel classe B sappia anche solo come schiacciare un insetto!" disse Tatsumaki con spocchia.
Genos fece un passo avanti, trapassando Tatsumaki con lo sguardo. L’esper capì di aver superato una linea che sarebbe dovuta rimanere invalicata, ma non per questo si mostrò spaventata.
"Tu non hai visto il Maestro Saitama all’opera! Hai presente il meteorite? Il Re degli Abissi? L’astronave aliena? Il mostro della scuola? Credi che sia stato io a fare tutte quelle cose? O pensi che tutti i testimoni oculari abbiano mentito sull’accaduto, solo per favorire un eroe conosciuto da nessuno?" disse Genos glaciale.
Tatsumaki lo guardò con fermezza, dopodiché indietreggiò, fluttuando, di qualche centimetro.
"Posso chiederti una cosa? Perché continui a chiamarlo 'Maestro', se sei contro di lui?" chiese l’esper.
Genos abbassò lo sguardo, riflettendoci su. Non era sicuro di sapere la risposta.
"Io e il Maestro Saitama la pensiamo diversamente, ma continuo a rispettarlo, e se sto facendo tutto questo, è anche per lui. Non voglio che venga messo alla caccia alle streghe dall’Associazione. Non lo sopporterebbe emotivamente, e non vivrebbe serenamente. Voglio solo che capisca che ciò che sta facendo è una follia" rispose il cyborg.
Tatsumaki incrociò le braccia, ma sul suo volto non vi era più l’espressione rude e aggressiva che aveva di solito. Sembrava quasi... comprensiva.
Il bagliore verde che avvolgeva l’esper scomparve, e la ventottenne atterrò dolcemente.
"Non dovresti affidarti così tanto a lui. I legami affettivi indeboliscono le persone. L’ho imparato a mie spese" disse Tatsumaki. "Ma dalla tua fermezza capisco che non stai scherzando"
"Cosa farai, allora?" chiese Genos.
Tatsumaki lo guardò accigliata. "Non posso certo lasciare che quel pazzo sfasci l’intera Associazione! Non si tratta solo dei nostri dati, se quel pelato avrà successo, noi tutti verremo coinvolti insieme a lui! E il mondo ha bisogno di noi!"
"Ma guarda... la strega ha un cuore!" disse Metal Bat, beccandosi un’occhiataccia dall’esper.
"Io vi tratto come meritate di essere trattati, ma -checché tu ne pensi- credo anche io nella giustizia. Questo mondo è un inferno, e il mio scopo nella vita è fare tutto ciò che posso per renderlo migliore!" disse Tatsumaki. "Ecco perché non posso permettere che un classe B qualunque mandi tutto all’aria!"
Genos si sentì, suo malgrado, rincuorato. "Splendido! Allora ci aiuterai?"
"Umpf... quello che è. Basta che non mi intralciate. Hai già un piano per fermarlo?"
"Un piano?" chiese il cyborg.
"Si, certo! Non mi dirai che hai reclutato gente a caso senza sapere come tenergli testa! Soprattutto se è davvero così forte come dici!" sbottò l’esper.
Genos non rispose. Tatsumaki emise un verso di stizza.
"Ascolta, lattina! Assumiamo per un istante che tu abbia ragione su di lui, ok? Quest’individuo potrebbe farvi fuori in un secondo, e potrebbe anche avere una resistenza fuori dal comune, quindi nemmeno i vostri attacchi funzionerebbero contro di lui. Cosa vorresti fare? Fare leva sul suo lato tenero? Schivarlo finché non si farà notte e lui crolli dal sonno?"
Il cyborg titubò. "Io... ecco, mi sono confrontato in passato con il Maestro, ma non sono mai riuscito nemmeno a colpirlo. Quindi... speravo che un’azione coordinata potesse avere maggiore fortuna"
La mandibola di Tatsumaki si abbassò di qualche centimetro. "Sei serio? E’ tutto qui?"
Perfino Metal Bat e Pri-Pri Prisoner non sembrarono del tutto convinti del piano di Genos, il quale cominciava a sentirsi umiliato.
Tatsumaki sospirò. "D’accordo... lasciamo perdere. Faremo a modo mio. Forse i miei poteri potrebbero neutralizzarlo senza necessariamente ucciderlo, ma dovrete fare come io vi dico, altrimenti tutto andrà all’aria. Intesi?"
Metal Bat e Pri-Pri Prisoner annuirono. Con un po’ di esitazione, Genos li imitò.
"Perfetto" concluse l’esper. "Però, prima, ci serve un’altra persona. Una veloce"
"Io sono in grado di usare i miei propulsori per superare la velocità del suono, Tornado. Basto e avanzo!" disse Genos, d’un tratto orgoglioso. Stava davvero prendendo ordini da qualcuno che lui aveva reclutato?
"Tu mi servi già per un altro ruolo, lattina. Malgrado i tuoi arnesi, non godi del dono dell’onnipresenza. Ecco perché ci serve un altro" replicò Tatsumaki con praticità.
Genos non era del tutto sicuro di ciò che Tatsumaki avesse in mente, ma accettò. In cerca di qualcuno che soddisfacesse i requisiti richiesti dall’esper, effettuò alcuni calcoli mentali sulle sue conoscenze, dopodiché trovò la soluzione. "Ecco, ce l’ho. So a chi rivolgermi. Ma è meglio se gli parli da solo, o correremo il rischio che non accetti"
"Ti spiace dirci a chi ti riferisci?" chiese Pri-Pri Prisoner.
"Preferisco dirvi tutto a trattative ultimate" concluse il cyborg. "Ora mi reco da lui, voi aspettatemi" disse, prima di mettersi in cammino.
I tre classe S lo guardarono allontanarsi, dopodiché Pri-Pri Prisoner ruppe il silenzio.
"Tatsy, hai per caso la TV via cavo? Tra qualche minuto c’è una nuova puntata di una soap che seguo!" disse pomposamente.
Tatsumaki alzò gli occhi al cielo.
"Entrate..."

 
-----o-----

Saitama e il suo insolito seguito si recarono nei quartieri di B-city impiegando una ventina di minuti, dal momento che, ovviamente, non potevano salire tutti sulla bici di Spatent Rider, e quindi dovettero proseguire a piedi. Il classe B si era rifiutato di fornire informazioni sulla loro destinazione, preso dalla fretta di raggiungerla, ma Silver Fang si era fatto una mezza idea, dal momento che il quartiere in cui si stavano addentrando era terribilmente familiare. Si trovavano, infatti, nella zona più densamente abitata della città, in cui risiedevano i membri più altolocati, e il classe S si era già recato in passato da quelle parti per motivi legati all’Associazione.
Il gruppo giunse infine al cospetto di una villa piuttosto rustica, che si ergeva in un area di campagna. Silver Fang capì che il suo sospetto era fondato.
"Saitama, come mai ci hai portati alla sede del Gruppo Blizzard?" chiese il classe S.
Saitama sorrise. "Diciamo che sono in buoni rapporti con la loro leader. Ho pensato che all’interno del suo gruppo potesse esserci qualcuno esperto in informatica, visto che ha raccolto sotto la sua ala molti eroi di classe B"
"Intendi quel nerd che ho stracciato quando Fubuki ci sfidò per costringerti ad entrare nel suo gruppo?" chiese King, provando una sensazione di noia al ricordo dell’aneddoto.
Saitama fece spallucce. "Potrebbe essere un’idea. Comunque, non vi preoccupate. Ci parlerò io"
E, detto ciò, l’eroe calvo bussò alla porta. Dopo pochi minuti qualcuno lo scrutò attraverso lo spioncino della porta, dopodiché quest’ultima si aprì, rivelando uno dei bracci destri di Fubuki, Eyelashes.
"Caped Baldy... cosa ci fai qui? E come mai hai portato tutte queste persone con te?" chiese insospettito.
"Ehm... sono qui per parlare con Fubuki. E’ in casa?" chiese impacciato. La formalità non era il suo forte.
Eyelashes incrociò le braccia. "Normalmente non ti farei entrare, ma la signorina Blizzard ha mostrato uno strano... interesse verso di te. Penso che andrebbe su tutte le furie se ti negassi di parlarle. Tuttavia, devo chiederti di entrare da solo. Il Gruppo Blizzard è un circolo privato, e il tuo è un trattamento di favore che non possiamo concedere a tutti"
Saitama si voltò verso Silver Fang, King e Spatent Rider. I tre annuirono, per cui dedusse che non era un problema lasciarli lì ad aspettare.
"D’accordo. Non ci metterò molto" disse loro, prima di seguire Eyelashes dentro la villa.
A Fubuki non dispiaceva il lusso, su questo non vi era dubbio. L’interno della villa era estremamente elegante: tappezzata di quadri, adornata da piante e busti di marmo, e impavimentata da un delicato parquet che, nel complesso, facevano sentire il classe B completamente fuori luogo. Eyelashes lo guidò lungo alcuni corridoi, dopodiché, dopo aver sceso una rampa di scale, entrarono in una sala da ricevimento, con alcuni soffici divani, un tavolino in vetro e un enorme schermo a cristalli liquidi. Saitama non poté fare a meno di sussurrare un 'woah' di fronte a tale sfarzo.
"Benvenuto nel quartier generale del Gruppo Blizzard, Saitama" esordì una voce femminile, riportando Saitama alla realtà. Fubuki sedeva su una poltrona di fronte a lui, con una pelliccia di visone sulle spalle.
"Oh... ciao, Fubuki" disse il classe B, di nuovo senza alcuna traccia di professionalità.
"A cosa devo l’onore? Hai forse deciso di accettare la mia proposta di entrare nel gruppo?" chiese la classe B con un sorrisetto beffardo.
"Sai già qual è la mia risposta, e non aspettarti che cambi. In realtà sarei qui per chiederti un favore" rispose Saitama.
Fubuki ridacchiò, alzandosi dalla poltrona. "Ironico... proprio l’ultima volta che ci vedemmo ti dissi che avresti fatto meglio a non essere troppo sicuro di te, perché un giorno anche tu avresti potuto avere bisogno di aiuto. Ci hai messo meno del previsto per darmene la conferma"
Saitama si sentì a disagio. A quanto pare, la forza non era tutto, e Fubuki era riuscita a colpirlo. Normalmente non avrebbe dato peso alle parole dell’esper, ma aveva disperatamente bisogno del suo aiuto, per cui era necessario che mettesse da parte il suo orgoglio. Per un attimo si chiese se non fosse stato meglio avere qualcun altro a dargli man forte in questa conversazione.
Ma ora era solo, doveva riuscirci senza l’aiuto di King, Spatent o Bang.
"Hai ragione, sono stato troppo arrogante, e me ne scuso. Ma vedila così: se ora ho bisogno del tuo aiuto, significa che avevi ragione, e non sei incapace come insinuavo, no?" disse, infine, conscio che non erano granché come scuse.
Curiosamente, Fubuki sembrò soddisfatta dalle sue parole. Che avesse fatto leva sul suo ego?
"Felice che ci siamo finalmente capiti, Caped Baldy" disse l’esper, incrociando le braccia. "Allora, di che favore hai bisogno?"
Riprendendo le redini della situazione, Saitama rispose deciso. "Ho bisogno di un informatico in gamba. Per caso il tuo subordinato che ci sfidò ai videogame tempo fa ha esperienza in questo campo?"
"Intendi Piko?" chiese Fubuki. "Beh, puoi chiederglielo di persona, se vuoi. Eyelashes, portalo qui!"
Eyelashes si allontanò per un minuto, dopodiché tornò con un ometto occhialuto e dai capelli corti.
"Mi ha chiamato, signorina Blizzard?" disse Piko con voce gracchiante.
"Caped Baldy avrebbe delle domande da farti" disse l’esper, indicando Saitama.
L’eroe calvo si avvicinò a Piko. Non poté fare a meno di pensare ad una talpa, mentre lo osservava.
"Ehm... come te la cavi in informatica?" chiese Saitama.
Piko si gonfiò di orgoglio. "Sono il più grande esperto di database e calcolatori dell’Associazione, dopo Metal Knight! Dammi qualunque rete, ed io te la violerò in pochi secondi!"
"Splendido!" disse Saitama raggiante. "Sai anche tracciare posizioni in base ai dati?"
Piko annuì con vigore.
Saitama strinse un pugno in segno di vittoria. "Fantastico! Ho bisogno che tu mi dia un modo per penetrare nella sede dell’Associazione e trovare l’edificio in cui sono custodite le registrazioni sui classe S. Pensi di poterlo fare?"
Prima che Piko potesse rispondere, Fubuki intervenne.
"Saitama, cosa stai combinando? Perché vuoi infiltrarti nel quartier generale dell’Associazione?"
Saitama si voltò verso l’esper. "Ho deciso di porre fine alla sorveglianza forzata, e distruggere i dati che hanno su di noi. Ho anche trovato delle persone disposte a seguirmi in questa impresa, ma ho bisogno che qualcuno mi permetta di trovare i dati in poco tempo, prima che li mettano al sicuro"
Fubuki lo fissò. "Sei dannatamente pazzo... o un santo. Fortunatamente, in quanto classe B, sono stata esentata da questa sorveglianza, ma so che per i classe S non è stato facile conviverci" disse, seria. "Quindi deduco che sei senza drone perché lo hai distrutto"
Saitama annuì.
"Capisco... beh, a quanto pare ti devo un favore per l’ennesima volta, Saitama. Se riuscirai a portare a termine quest’impresa, faremo tutti sonni più tranquilli. Chi c’è con te?"
"Silver Fang, Spatent Rider e King" rispose Saitama.
"E che mi dici del tuo discepolo, Demon Cyborg?" chiese Fubuki.
"Ecco... lui non è d’accordo con me" disse l’eroe calvo, con una nota amara nella voce.
Fubuki lo guardò inclinando leggermente la testa.
"Anche i veri amici possono voltarci le spalle" disse con solidarietà. "Non preoccuparti, ti aiuterò. Piko, cosa possiamo fare per il nostro amico?"
Piko scattò sull’attenti. "Compilando un piccolo virus cammuffato da archivio criptato dovrei colpire il sistema di sicurezza con un attacco DDoS e intasare i server, per poi tracciare con una ricerca filtrata..."
"Ehy, ehy, EHY! Parla in una lingua che io capisca! Sono rimasto a 'compilando'!" esclamò Saitama spazientito.
Piko lo guardò con un’espressione stupida. "Posso creare un disco che blocchi il sistema d’allarme e trovi l’edificio" disse, sistemandosi gli occhiali sul naso.
"E’ quello che mi interessava, grazie" rispose il classe B.
"Saitama" disse improvvisamente Fubuki.
"Si?"
"Non posso mandare un mio subordinato in una missione così pericolosa. Verrò con te, e porterò il disco con me al posto di Piko" disse l’esper.
Saitama la guardò pensieroso. Aveva sempre pensato che per Fubuki i suoi subalterni fossero solo degli schiavi su cui contare. Invece, a quanto pareva, l’esper teneva a loro più di quanto pensasse.
"D’accordo. Se puoi anche darci un modo per arrivare all’Associazione in fretta, te ne sarei grato. Con la bici di Spatent non andremo lontano..."
Fubuki ridacchiò. "Avrete l’onore di contare sulla limousine del Gruppo Blizzard. Cercate solo di non sporcarla, l’autolavaggio costa un occhio della testa"
Saitama annuì. "Quanto ti serve per preparare quel disco?" chiese, rivolgendosi a Piko.
"Un’oretta al massimo" rispose lui pomposo.
"Beh, a quanto pare ci vorrà del tempo. Posso far entrare i miei compagni? Stanno attendendo da un po’" chiese Saitama.
Fubuki sorrise. "Come preferisci. Sarete miei ospiti prima del viaggio"
Saitama la guardò insospettito. "Tutta questa gentilezza non è da te... non vorrai convincermi ad entrare nel tuo gruppo mostrandomi tutti i comfort di cui godete?"
Fubuki assunse l’espressione di uno che si becca uno schiaffo in pieno volto.
"...al diavolo!"

 
-----o-----

"Era da un po’ che non mi chiedevi di potenziare i tuoi componenti, Genos" osservò il Dottor Kuseno, mentre digitava sulla tastiera del suo computer.
Genos, che giaceva sul letto del laboratorio, annuì. "L’ultima volta che ho provato ad affrontare il Maestro Saitama, i miei componenti non sono stati sufficienti. Ora è diverso. Ho una strategia diversa da seguire, per cui mi servono strumenti più adatti allo scopo"
Il Dottor Kuseno assunse un’espressione seria. "Secondo te il piano di Tornado of Terror funzionerà?" chiese, preoccupato.
"Non lo so. Ma è tutto ciò che ho, per cui vale la pena puntare tutto su di esso" rispose il cyborg.
Lo scienziato scosse la testa. "Quello che ritieni più giusto, ragazzo mio. Ricorda solo una cosa: ti ho già sottratto dalla morte una volta. Non so se sarei in grado di farlo di nuovo"
"Lo so, Dottore. E le sono grato per ciò che ha fatto per me fin’ora. Ma non deve temere: il Maestro Saitama non mi ucciderà. Siamo pur sempre tutti eroi, non Esseri Misteriosi. Non userebbe mai la stessa determinazione che usa di solito con i mostri che affronta" rispose Genos.
"Me lo auguro per te, ragazzo. Ricorda che stai giocando contro i suoi interessi. Sei davvero sicuro di voler proseguire per questa strada, dopo tutto quello che avete fatto insieme?" chiese lo scienziato.
Genos pensò ai progressi che aveva compiuto con il suo Maestro. Alla sua carriera di eroe. E al motivo per cui aveva deciso di seguire quella strada: diventare abbastanza forte da poter vendicare, un giorno, la sua famiglia.
Se il Maestro Saitama avesse portato a termine la sua impresa, tutto questo sarebbe crollato insieme all’Associazione.
"Si, Dottore" rispose, infine. "Ne sono sicuro"
   
 
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