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Autore: Namielly    26/11/2016    3 recensioni
“Sasuke, tu ci pensi mai?”
“A cosa?”
“Se noi avessimo avuto una possibilità, forse avremmo potuto trovare la nostra felicità.”
“La felicità non esiste. Esiste solo un periodo di tregua tra una tristezza e un’altra.”
“Quindi, tu credi nella sofferenza ma non nella felicità?”
“No, Naruto, non credo affatto esista. Almeno, non per me. Non per noi.”
Genere: Angst, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Felix



Una lama mi trapassa da parte a parte. Il dolore è intenso, fitto, lancinante. Sfila la lama, e la ferita pulsa da pazzi. Cado in ginocchio, il foro nello stomaco stilla sangue cremisi ovunque.


“Sasuke, tu ci pensi mai?”
“A cosa?”
“Se noi avessimo avuto una possibilità, forse avremmo potuto trovare la nostra felicità.”



Siamo stesi sull’erba, l’aria tiepida ci accarezza il viso e le cicale cantano e rumoreggiano sonoramente. Il terreno sotto di noi è caldo, e i nostri sguardi sono puntati sul cielo costellato di stelle biancastre. Contrastano splendidamente col blu profondo della notte, e son vivide a tal punto che le costellazioni son ben visibili. Alzo una mano, piano, a indicare il cielo.
“Vedi quelle tre stelle?” le indico, e con la coda dell’occhio vedo Naruto corrugare la fronte e assottigliare gli occhi tutto concentrato.
“Mmm… Credo di si.” Mi risponde piano.
“Fanno parte della cintura di Orione. Spesso Itachi me le indicava, e mi diceva che quando alzava lo sguardo al cielo, curiosamente erano sempre quelle tre stelle a saltargli subito agli occhi. Da quando me lo ha fatto notare, la cosa accade sempre anche a me.” Bisbiglio, e il mio tono è malinconico.
“Dormivamo spesso fuori.” Continuo, stranamente Naruto sta zitto. Sembra molto attento a ciò che sto dicendo. “A Itachi piaceva molto, e anche a me. Mamma e papà non volevano di solito, temevano prendessimo freddo… Ma non appena loro non c’erano, io e Itachi trascinavamo i futon all’aria aperta e guardavamo le stelle.” Termino, con un sorriso triste.
Naruto si gira a fissarmi con uno strano sguardo.
“Non mi hai mai parlato di Itachi…” mormora, mentre entrambi ci fissiamo negli occhi.
“Non credevo fosse necessario.”
“Io amo sentirti parlare.” Mi interrompe Naruto, e io mi ammutolisco. A volte, quell’idiota è troppo dolce. Spiazza da morire, quando vuole. “E anche laddove non fosse necessario, amo sapere della tua infanzia. Amo sentire di te. Insomma, io amo te. E qualsiasi cosa ti riguardi.”
“Ahi.” Sbotto, portandomi una mano alla guancia, con un sorrisetto ghignante.
“Che c’è?” mi chiede Naruto stupito, e io rispondo lamentoso:
“Credo mi sia venuta una carie…”
“Bastardo.” Mi ringhia contro, e io scoppio in una risata cristallina, asciugandomi la lacrimuccia col dorso della mano “Che te le dico a fare le cose dolci! Tu non apprezzi mai niente.” Ci zittiamo, e torniamo a guardare le stelle. D’un tratto, Naruto rompe il silenzio.
“Sasuke, tu ci pensi mai?”
“A cosa?”
“Se noi avessimo avuto una possibilità, forse avremmo potuto trovare la nostra felicità.”
“La felicità non esiste. Esiste solo un periodo di tregua tra una tristezza e un’altra.”
“Quindi, tu credi nella sofferenza ma non nella felicità?”
“No, Naruto, non credo affatto esista. Almeno, non per me. Non per noi.”
“Andiamo, Sasuke! Sii più positivo. Magari… Tra tutta questa merda… Noi potremmo trovare la possibilità di essere felici comunque.”
“Come?”
Il mio tono è scettico. Naruto mi sorride, e mi bisbiglia:
“Potremmo crearcela noi, in qualche modo.”
Io, chissà come, non me la sento di ribattere. Naruto mi stringe forte la mano, e in questo momento penso che forse, se la felicità esiste, somiglierebbe a questa emozione che sto provando adesso.
“Domani ho una missione di grado S.” bisbiglia Naruto, e io mi giro a guardarlo con gli occhi spalancati.
“Quale missione?”
“Sai che non posso parlarne con nessuno, Saske. Ma… Sasuke…” sospira forte, e non capisco cos’abbia.
“Se io non dovessi tornare…”
“No, Naruto, non ricominciamo. Non so quante volte mi hai detto questa frase…”
“No, voglio che mi ascolti.” Mi interrompe. Io annuisco lentamente, e lui ricomincia a parlare.
“Se non dovessi tornare domani, voglio che tu, quando alzerai gli occhi al cielo, penserai a questo momento. E voglio che tu sorrida, e che ti ricordi della promessa che ci siamo fatti.”
“Quale?” chiedo. Davvero… Non ricordo nulla.
“Che tu vivrai felice anche se dovessi morire.”
“No!” sbotto secco, e Naruto mi fissa imbronciato. “Non ti ho mai fatto una promessa simile, e mai te la farò.”
“Se c’è una cosa che so, e che so per certo, è che se tu dovessi morire, io morirei con te.” Dico deciso, e Naruto mi guarda con uno strano luccichio negli occhi. Forse ha le ciglia umide, o forse era esattamente quello che sperava dicessi. So com’è fatto; so che cosa desidera.
So che se dovesse morire, vorrebbe lo accompagnassi anch’io. E non mi oppongo a questa idea, perché trovo tutto ciò naturale, quasi stupido da chiedere. Io e Naruto siamo legati, lo siamo sempre stati e lo saremo anche nella morte.
“Moriremo insieme.” Ripeto, mentre afferro il suo volto tra le mani. Lentamente, m’avvicino alle sue labbra e vedo gli occhi di Naruto chiudersi piano.


“La felicità non esiste. Esiste solo un periodo di tregua tra una tristezza e un’altra.”
“Quindi, tu credi nella sofferenza ma non nella felicità?”



Sei tornato.
Sono giorni che ti aspetto.
Sono giorni che mangio appena, avevo lo stomaco così chiuso dalla paura che non riuscivo a ingurgitare nulla di commestibile. Avete ritardato di una settimana il ritorno previsto, e io ho temuto davvero che tu… Che tu fossi…
L’ho alzato, lo sguardo al cielo. Tante volte. E ogni volta cercavo di sorridere, ma mi usciva solo una smorfia di dolore, e le lacrime cominciavano a colare come mai. I miei occhi sembravano due rubinetti aperti.
Ma sei qui. Sei qui, adesso. E ti precipiti su di me non appena mi vedi, mi stringi il corpo, mi strattoni i vestiti, mi tocchi con bramosia ogni centimetro di pelle e io contraccambio con forse più disperazione, più paura, più dolore. E non arriviamo mai al letto, scivoliamo sul pavimento e lo facciamo lì, su quel freddo suolo scomodo.
Ma in questo momento, non sento alcuna fitta alla schiena e la voglia di te surclassa qualsiasi cosa. Mi pare quasi morbido questo pavimento, mentre mi prendi con forza come se fosse l’ultima volta. E io ti stringo i capelli, ti divoro le labbra e ti spingo sotto di me, ti rendo succube e padrone di questa violenta e frenetica danza.
Anche oggi ho creduto di averti perso.
Ma anche oggi sono stato graziato.
Perché non c’è condanna peggiore di quella di sopravviverti.


“No, Naruto, non credo affatto esista. Almeno, non per me. Non per noi.”


Sangue. Sangue ovunque. Vedo male, sfocato.
Tossisco, e sento qualcosa di viscido colare dalle mie labbra e un sapore ferroso invadermi la bocca.
Vedo vagamente un mio compagno che mi trascina lontano, mi accascia su un ramo frondoso e, dopo essersi assicurato che non potessi cadere, scatta al suolo per aiutare il resto della squadra.
Non so perché… Ma continua a ronzarmi in mente quel discorso sulla felicità. Ripenso a noi, a lui, ma quel momento mi torna in testa con prepotenza.
Come sono stupido.
Non gli ho mai detto che ero felice.
Con lui, ho conosciuto la felicità.
Ma non potrà mai saperlo.
Chissà… Se avessimo avuto quella possibilità… O forse l’abbiamo avuta, e non ce ne siamo accorti…
Forse, in realtà, la nostra felicità l’abbiamo vissuta, tra il timore e la disperazione, ma l’abbiamo vissuta. Solo che eravamo troppo ciechi per vederla.
Itachi in un immenso cielo, era capace di distinguere quelle tre piccole stelle.
Forse noi, in un cielo colmo di tenebre, non riuscivamo a intravedere la nostra felicità.
Ma adesso che mi spengo, riesco a vederla. Nitida, distinta. Vorrei girarmi, e dirtelo.
“Naruto, io con te sono stato davvero felice.” Ma non posso.
Una lacrima mi cola sulla guancia, mentre il mio corpo prende a tremare violentemente.
Sto morendo.
Un colpo di tosse, e altro sangue mi bagna le labbra screpolate.
Il mio compagno torna, e puzza anch’egli di sangue e sudore. Lo prendo rudemente per il bavero e lo costringo ad avvicinarsi alla mia faccia.
“Dì a Naruto.” Rantolo a fatica “Che lui mi ha reso felice.” Lo lascio andare di scatto, e lo sento mormorare che non sarà necessario, che tornerò a casa e che andrà tutto bene.
Ma io vedo già quasi tutto nero, e sento appena che m’ha sollevato e mi sta portando tra le braccia.
“Dì…” cerco di parlare “A Naruto che… che…” qualche lacrima mi cola dagli occhi, e sangue denso dalle labbra. “Che… deve vivere…”
Sento tutto girare, e chiudo gli occhi per placare la nausea fortissima che ho. Sento la calma pian piano prendermi, e il dolore affievolirsi. Sento sempre meno freddo, e le braccia che mi stringono le sento sempre meno.
Mi sento meglio.
Forse potrò… Dirglielo io… Stesso…


Alla notizia della morte di Sasuke, Naruto tenne fede alla promessa fattagli.

Morirono insieme.


“No, Naruto, non credo affatto esista. Almeno, non per me. Non per noi.”

   
 
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