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Autore: Heihei    26/11/2016    2 recensioni
TRADUZIONE
La storia è stata scritta da Alfsigesey e pubblicata su fanfiction.net in lingua inglese.
Bethyl post-finale della 4 stagione
"Nulla sarà più facile di nuovo. Scappare da Terminus, sconfiggere una mandria di vaganti, cercare provviste. Ma niente di tutto ciò sarà difficile come innamorarsi e provare a costruire una vita insieme in mezzo a tutto questo."
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Beth Greene, Carol Peletier, Daryl Dixon, Un po' tutti
Note: Traduzione, What if? | Avvertimenti: Violenza
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BRADY


Un acchiappamosche. Ecco cos'era.
Che cazzo voleva Terminus dagli insetti?!
Daryl si era accorto subito che l'obitorio era pulito, che aveva tutto ciò di cui avrebbero avuto bisogno. Perché allora era vuota? Perché le persone che l'avevano pulita non c'erano? Beth ricordò vagamente che si era convinta del fatto che forse avevano bisogno di medicine ed erano usciti. Era quasi certa che, invece, la supposizione di Daryl fosse quella più pratica, che non c'erano perché erano morti.
Tra l'altro, aveva notato che avevano lasciato del cibo. Questo ai suoi occhi rendeva il tutto ancora più significativo: aveva pensato che fosse un'offerta per i morti, un segno di rispetto.
Trascorse tutto il viaggio verso Terminus a interrogarsi sulla verità, quella più realistica. Si rese conto che il cibo e il riparo che avevano incontrato erano un'esca, l'intera casa era una trappola. Sembrava tutto così bello, e ora era lì, legata.
Per i primi minuti dopo che era stata colpita alla testa, era tutto sfocato. Brady l'aveva afferrata, lei aveva cercato di urlare per farsi sentire da Daryl e l'aveva anche sentito chiamarla. Quando chiese spiegazioni a Brady sull'accaduto, lui insisteva nel dire che quella persona che inseguiva la macchina non era viva, che era un vagante, che non parlava.
Lui era Daryl. L'aveva chiamata. Continuò a chiedere ancora e ancora, fin quando non venne imbavagliata.
"Se pensi che somigliava al tuo amico, intuisco che si sia trasformato".
Brady aveva una voce estremamente calma e rispondeva con rapidità a tutto quello che gli chiedeva. Aveva la risposta pronta per tutto, era troppo sbrigativo, tutto quello che diceva sembrava recitato.
Da quando non poteva più parlare, lui iniziò a farlo così tanto da poter colmare ambo i lati della conversazione.
"Senti... Beth? E' il tuo nome, no?"
Sapeva il suo nome solo perché l'aveva sentito dalle urla di Daryl. Lo guardava in cagnesco dal sedile posteriore, si era scagliata anche in avanti per provare ad afferrare il volante, ma lui le aveva legato le mani al poggiatesta del sedile.
"Sei troppo confusa e agitata. Quell'obitorio dove ti ho trovata era una delle mie case sicure e sono arrivato giusto in tempo per vederlo invaso. Sei zoppa e la tua caviglia rotta è messa male, sei semplicemente inciampata e sei caduta battendo forte la testa a terra. Non potevi fuggire da loro, io ti ho salvata. Questo è quello che è successo. Devi calmarti."
Brady era giovane, aveva il viso pulito e due occhi chiari che non mollavano un secondo la strada, mentre tamburellava con disinvoltura le dita sul volante. L'aveva legata in modo così esperto che lei ebbe l'inquietante impressione che avesse esperienza nel rapire le persone... o le ragazze ferite, perlomeno.
Stavano seguendo i cartelli per Terminus, la strada alla fine si divise in un bivio e, dopo aver percorso un sentiero lastricato, imboccarono i binari della ferrovia. La sua guida spericolata aggravava ancor di più il fatto che stessero sulla ghiaia. Sperò ardemente che le ruote si perforassero.
"Mi dispiace per il tuo amico", disse atono, "questo mondo in cui ci troviamo fa schifo". 
Lo disse come se quella frase l'avesse ripetuta già altre milioni di volte, magari l'aveva anche odiata, ma sapeva che sarebbe suonata molto calma una volta scivolata via dalla sua bocca.
"Non potrai mai sopravvivere da sola, Beth. Nessuno di noi può, abbiamo bisogno gli uni degli altri. Terminus si basa su quest'idea. Abbiamo bisogno di persone, per questo ogni tanto esco e vado in uno dei miei rifugi sicuri: cerco sopravvissuti e li porto a Terminus. Più siamo numerosi, più siamo forti... non ha senso per te?"
Non importava se aveva senso. Era come se la parola BUGIARDO fosse stata scarabocchiata per tutto il suo viso cesellato. L'obitorio non era un rifugio sicuro, era un acchiappamosche. Probabilmente aveva visto Daryl e l'aveva lasciato lì. Se li avesse presi entrambi, forse avrebbe potuto credergli.
Se l'avesse lasciata andare, sarebbero stati insieme andando per la loro strada, sarebbero stati bene. Daryl poteva proteggerli entrmbi, perciò aveva sempre fatto ciò che lui le diceva di fare. O meglio, quasi sempre.
Il fatto che Terminus avesse bisogno di persone poteva essere vero, ma doveva indagare su cosa volessero esattamente dalle persone. Portare qualcuno nel tuo gruppo con forza non è un bel modo di iniziare una relazione. Molte cose erano cambiate nel mondo, ma il rapimento restava, nella migliore delle ipotesi, una mossa del cazzo.
Non poteva essere già impaurita sul serio, c'era troppa rabbia a bruciare dentro i suoi occhi e ogni parola che Brady le rivolgeva alimentava quel fuoco scoppiettante: odiava la sua voce, odiava la sua pratica, fredda razionalità. Masticava il bavaglio guardandolo attraverso lo specchietto retrovisore. La paura non la invase del tutto fin quando lui non smise di parlare; nel silenzio la sentì insidiarsi dentro di lei. La sua voce atona l'aveva castigata per tutto il tempo in cui era stata cosciente, ma adesso era calmo, la sua mascella serrata, la sporgente vena sul collo pulsava.
Daryl non avrebbe potuto seguire le tracce dell'auto. Avrebbe provato a cercarla, ma come avrebbe potuto immaginare la strada che avevano percorso? Erano stati troppo veloci ed erano già arrivati lontano. Crebbe in lei l'intenzione di trovare un modo per uscirne da sola.
L'auto rallentò nei pressi di un punto roccioso, Brady scese e avanzò verso la sua portiera.
"Pausa bagno?"
Il suo quasi-sorriso era tutto fuorché rassicurante. Tagliò il nastro che legava i suoi polsi con un coltello tascabile, indietreggiò di un passo e le fece cenno di scendere.
Togliendosi il bavaglio dalla bocca, si guardò attorno alla ricerca di qualche arma o di qualsiasi cosa che le potesse tornare utile. Aveva ucciso molti vaganti, uccidere una persona non doveva essere poi così diverso. Tuttavia, lui, oltre a essere più grosso e più forte di lei, era anche armato. Non era privo di senno come un vagante, tra l'altro. Con la sua caviglia fuori uso, non poteva scappare da lui.
Zoppicò tra i cespugli e, senza voltarsi, avrebbe comunque potuto constatare che Brady le era vicino: la sua ombra si allungava oltre la sua spalla, il rumore dei suoi stivali contro le rocce sparpagliate sembrava essere legato alla stessa esasperata, quasi ipnotica cadenza della sua voce. Lei si diresse verso la parte posteriore dell'arbusto verso il quale l'aveva guidata, e si accovacciò.
Pur avendo girato tre quarti del suo corpo verso la strada, continuava a guardarla con la coda dell'occhio: quest'era tutta la privacy che si fidava a darle.
Pensò di fare qualcosa. Poteva essere la sua unica occasione per fuggire. Pensarci rese solo lo scampanellio che aveva in testa più forte. Tutto quello che voleva fare ora era piangere. Non sapeva come affrontare quel ragazzo. Chiuse gli occhi, tirò un respiro profondo e cercò di pensare a cosa avrebbe fatto Maggie.
Cosa avrebbe detto lei?
"A cosa ti servo?" chiese abbottonandosi i jeans e zoppicando di nuovo intorno a quell'arbusto.
Ancora senza guardarla, le lanciò una bottiglia d'acqua. L'aveva visto bere dalla stessa bottiglia poco prima. L'afferrò e, sentendosi ancora inquieta, fece un sorso e attese una risposta.
Lui scrollò le spalle. "Te l'ho detto, abbiamo bisogno di persone."
Voleva smascherarlo. Maggie aveva sempre avuto una mente lucida, lei sarebbe stata capace di parlargli e guardarlo negli occhi senza piangere. Così anche Carol. Michonne probabilmente l'avrebbe già ucciso. Ma loro non c'erano, c'era semplicemente Beth.
"Ho capito, le persone hanno bisogno di persone", disse a voce rotta. Doveva pensare come loro adesso, tenendo sotto controllo il respiro le venne più facile. Pensando a Maggie disse: "Questo è molto intelligente, ma perché hai bisogno di me? Non mi conosci, non sai se ho qualche abilità."
"Di sicuro ne hai una", disse lentamente, "troveremo qualcosa per te."
"Quindi è così che funziona?"
La sua voce si fece più morbida e per un momento si chiese se aveva malinterpretato qualcosa. Magari Brady e il suo gruppo non erano così diversi da lei.
"E' una piccola comunità dove ognuno svolge il proprio lavoro?"
"Ovvio, è quello che ha più senso, no?"
Cos'ha senso?
Lo diceva così spesso. La infastidiva, ma cercava di non darglielo a vedere. Nulla aveva più senso, non esistevano più regole. O sopravvivi, o muori. Tutto il resto serviva solo a ingannarsi, era tutto un gioco. Un gioco di guerra, di caccia, di fuga e di ricerca.
"Io vivevo in un posto."
Fece un sorso più lungo, costruendo la prigione nella sua mente. Non si permetteva di farlo da un po' di tempo. Era sicura, una fortezza che teneva lontano l'orrore dell'esterno. Per un po' aveva maturato la convinzione che avrebbero potuto avere qualcosa come una vita normale all'interno di quei cancelli.
"E qual era il tuo lavoro?"
Non sembrava davvero interessato alla sua risposta. Le ricordò di quando, prima che il mondo finisse, usciva con i ragazzi di sedici, diciassette anni che la riempivano di domande, ma non gli importava davvero ascoltarla.
Decise quindi di dargli una risposta onesta, sforzandosi di dirla ad alta voce.
"Mi prendevo cura di una bambina, sua madre è morta. Mi prendevo cura di Judith."
Quando il governatore attaccò la prigione, Beth provò a cercarla, perciò l'autobus partì senza di lei. Era scesa per cercare Judith e gli altri bambini, ma fu un tentativo vano, non li trovò. Invece Daryl trovò lei e la portò via. Una delle tante volte in cui le aveva salvato la vita.
Per la maggior parte dei giorni, s'impose di non pensare a quello che poteva essere accaduto ai bambini... a quella dolcissima bambina. Stava andando troppo oltre, tornò a pensare agli altri, a quello che dicevano alle persone di cui non erano sicuri di potersi fidare.
"Facevamo alcune domande prima di permettere alle persone di unirsi a noi, non ci fidavamo di chiunque."
La sua espressione perfettamente tranquilla si scompose leggermente attraverso un sorrisetto furbo. Si sentì le guance bruciare, perché credeva di aver capito a cosa stesse pensando. Aveva sentito il modo in cui parlava della prigione, e capì che l'adorava e che adesso non c'era più. Le sorrideva perché il suo gruppo era vicino, mentre quello di Beth no.
"Beh, tu mi sembri abbastanza innocua", sottolineò con un'altra pigra alzata di spalle.
"Voglio farti quelle domande."
"Non posso prometterti che risponderò, non sapenso cosa mi chiederai."
Brady alzò la mano, in segno di sottomissione, ma non fu efficace perché a guastare il tutto c'erano ancora quelle due dita a stringere il manico del coltello.
"Quanti vaganti hai ucciso?"
Si fece scappare una risata.
"Li contate?! Che razza di gruppo è?! Diavolo, non lo so. Più di un centinaio, ma meno di centocinquanta, più o meno."
"Quante persone hai ucciso?"
L'espressione di Brady tornò seria. La sua voce assunse di nuovo il tono piatto e sconnesso che lei gli aveva associato sin dal primo momento.
"Stavolta non posso rispondere, ma non riderò. E' una cosa seria. Come il tuo gruppo immagino sappia, ci sono alcune persone di cui non puoi fidarti, e non voglio mentire dicendo che non mi sono mai sporcato le mani col sangue dei vivi."
"Perché?"
"Ognuno ha il suo lavoro da svolgere, come hai detto tu, e alcune persone pensano che il loro sia ferire la mia gente e non posso permetterlo. Uccido per proteggermi e non me ne vergogno. Se fossi stata parte del mio gruppo, avrei ucciso per proteggere anche te."
Sapeva sempre cosa dire. Sembrava abbastanza convincente, ma proprio non ci riusciva a fidarsi di lui, non riusciva a incontrare quello sguardo glaciale e impenetrabile senza odiarlo. La repulsione fisica era diventata così forte da torcerle lo stomaco.
Gli rilanciò la bottiglia d'acqua.
"Non farò parte di Terminus, lasciami qui. Non ti sarò utile e non m'importa di quanto sia bello e sicuro il vostro accampamento. Non verrò."
All'inizio la sua espressione si mantenne placida, non reagì a quello che gli aveva detto. Non mostrò né l'esasperazione né la sorpresa che invece lei si aspettava, restò a fissarla, con la bocca che s'incrinava gradualmente.
"Morirai."
"E' una mia scelta. Sono sicura che tu sappia che è una scelta che ha fatto gran parte della gente."
Spostò i laccetti di cuoio e i bracciali che aveva sul braccio, in modo tale da mostrargli le vecchie cicatrici.
"Era una scelta a cui ero vicina già da un po'. Hai detto che Daryl è morto, no?"
Lei non ci credeva, ma recitò, provando a immaginarne la possibilità, lasciando che i suoi occhi diventassero umidi.
"Quindi io la faccio finita."
Plasmò il tono assunto finora da Brady.
"Era l'unica persona di cui m'iportava rimasta, l'ultima che ho perso."
In parte era vero, infatti le riuscì più semplice mentire. Confidava ancora nella speranza che qualcuno di loro fosse riuscito a cavarsela. Michonne probabilmente era viva. Rick, l'ultima volta che l'aveva visto, era un po' a pezzi, ma era un sopravvissuto, come Daryl: poteva essere riuscito a fuggire in tempo. Anche Carl avrebbe potuto. Sasha e Tyreese avevano passato davvero molto tempo praticamente da soli nella natura selvaggia. Glenn era veloce e intelligente, Maggie era forte.
Era viva, chissà dove.
"Non voglio più subire nulla del genere. Lasciami qui, non ho intenzione di far parte di nessun altro gruppo. Avevo la mia gente, che ora non c'è più."
Con il suo solito disinteresse, Brady rivolse un'occhiata veloce al suo polso, aggrottando le sopracciglia in un'espressione un tantino lontana da quell'empatia che avrebbe dovuto mostrare per sembrare sincero.
"Cosa ti fa pensare di aver diritto a una scelta in questa situazione?"
Robotico, la guardò senza nessun accenno di espressività, né falsa né autentica. Ebbe paura. La sua maschera si stava sciogliendo e non poteva distogliere lo sguardo.
"Alcuni di questi codardi di cui mi parlavi, quelli che hanno deciso di andarsene così presto, dicevano che questa è la nostra estinzione. Si sbagliavano. Questo è solo il nuovo grande evento che cambierà le cose nella storia dell'umanità. E' diverso."
Quasi sorrise, ma frenò in poco tempo la voglia di parlare.
"Ognuno deve svolgere il proprio lavoro, ma esistono solo due lavori importanti; quale sarà il tuo? Assassina o madre? Non sembri molto adatta a fare l'assassina."
La parte che stava interpretando diventava man mano meno credibile, ma dopo quell'ultima rivelazione, pensò che forse non le importava. Non doveva crollare davanti a lui.
Cosa avrebbe fatto Maggie?
Non avrebbe mollato.
"Quindi stai cercando di dirmi che mi hai rapita perché potrei essere una bella scopata?"
Lo sguardo di Brady vacillò per un secondo, sembrava arrabbiato. Ma poi notò sul suo volto il primo vero sorriso.
"Sì", ammise, "qualcosa di simile."
E aveva lasciato Daryl lì perché non avevano più bisogno di assassini. Evidentemente ne avevano in abbondanza, ma saperlo era inutile.
Cominciò a zoppicare all'indietro, sperando che la sua caviglia guarisse miracolosamente. O forse poteva scaricare tutta la paura prendendosi una pausa da tutto ciò.
La guardò come se volesse ridere di lei.
"Ora forza, non deve andare necessariamente così."
All'improvviso una nuova idea le balenò in mente come uno schiaffo sulla fronte. Cercò di mantenere sempre lo stesso sguardo, per fare in modo che Brady non si accorgesse della lampadina che si stava lentamente accendendo nella sua testa.
"Che vuol dire? Come può andare diversamente? Subirò violenze di gruppo fin quando non avrò un bambino in corpo... è questo quello che intendi, no? Il tuo gruppo si sta prendendo la responsabilità di ripopolare il pianeta?"
"Ormai abbiamo solo merda intorno, Beth. Non c'è motivo di essere così suscettibili, noi ci comportiamo bene con le nostre madri."
Fece un paio di passi verso di lei, cautamente, aspettandosi un'eventuale fuga.
"Le manteniamo ben nutrite, protette, pulite. Da quanto tempo non ti curavi di queste cose? Il vagante che seguì l'auto, quello che pensavi fosse il tuo amico Daryl, quel figlio di puttana che ho visto era uno sporco animale, un bel po' più grande di te. Sembrava il tipo di persona cresciuta già grezza ancor prima di questo inferno. Vuoi dirmi che quel lurido bifolco teneva con sé una creatura così piccola e carina come te senza aspettarsi di poter abusare della tua compagnia?"
"Sì, non era così."
Beth cercò di non sputare troppo veleno nella sua risposta, non le piaceva il modo in cui parlava di Daryl.
"E' un mio amico. Mi tiene al sicuro semplicemente perché è un brav'uomo."
Non perché si aspettasse di ricevere da me qualche favore perverso.
Represse l'impulso di andare avanti e dirgli che sarebbe stata bene con Daryl e che non aveva bisogno di loro. Certo, avevano vissuto rozzamente, ma non poteva dire di non sentirsi al sicuro con lui o di non aver avuto quello che le serviva quando le serviva.
Ingoiando tutte le osservazioni viziose di Brady, notò che si era avvicinato ancora di più.
"... Avete delle mura?"
Cercò di forzare un po' di dolcezza nel suo tono di voce.
"Molte mura, recinzioni comprese."
"Cibo?"
Lui sorrise in modo strano. Non era sicura di poter comprendere cosa ci fosse di così divertente.
"Ovvio che ce l'abbiamo, bambolina."
"Io... mi rende nervosa..."
Fece con cautela un passo verso di lui, lo spazio tra loro si strinse ancora di più.
"Cosa ti rende nervosa?", le chiese indossando ancora lo stesso irritante sorriso.
"Non sono mai stata con un uomo", rispose vergognandosi del suo stesso tono sciocco.
"Quanti anni hai, bambolina?"
"Quasi diciannove."
"Mi sembra che sia anche ora, non credi?"
"Sì... forse", disse mordendosi il labbro inferiore.
Cazzo, si sta bevendo questa balla!
La soddisfazione che luccicava negli occhi del ragazzo era esasperante.
"Brava ragazza", le disse, prendendo la sua mano tra le sue. La sua tipica voce piana divenne gentile.
Lei gli accarezzò le mani, guardandolo negli occhi e poi la sua bocca gli catturò le labbra. Le sue mani andarono dritte sulla vita, mentre quelle di Brady scivolarono dal collo ai seni. Le labbra erano premute con forza sulle sue, la sua lingua era invasiva. Le morse il labbro e lei dovette desistere dal divincolarsi, perché la sua mano destra aveva raggiunto il gonfiore della sua tasca.
In una frazione di secondo, lui capì cosa stava facendo, ma era troppo tardi: nello stesso momento in cui gli sfilò le chiavi dell'auto dalla tasca, sollevò la sua gamba sana dandogli un calcio sulle parti basse con tutta la forza di cui poteva essere capace. Nonostante fosse caduta perché la sua caviglia slogata non aveva retto il suo stesso peso, anche lui era a terra. Si alzò e scattò in direzione della macchina, mentre lui provava a sollevarsi, stranamente in silenzio.
Corse verso il lato del guidatore, ma lui si riprese più in fretta del previsto, e stavolta era furioso. A pochi passi dalla portiera, l'afferrò per i capelli e, stringendo la presa, sbattè la sua testa contro l'auto, bloccandola da dietro. Il respiro le usciva a fatica, aveva battuto violentemente la mascella contro il tettuccio della macchina. Il dolore le invase il torace e il cranio, provava a respirare ma lui la teneva schiacciata contro l'auto con così tanta forza che non aveva spazio per aprire i polmoni. Le strappò le chiavi dalle mani e indietreggiò abbastanza da aprire la portiera. 
Lei ansimava in cerca di aria e il dolore si faceva sempre più acuto. Le aveva incrinato qualche costola, ne era sicura. Tenendola per i capelli, li tirò mentre si chinava per aprire il bagagliaio, davanti al quale la trascinò subito dopo.
"Ti pentirai di non avermi assecondato quando dovevi", promise prima di farla entrare con la forza.
Attorno alle sue dita erano avvolte alcune ciocche bionde.
Sbattè la porta del cofano.

   
 
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