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Autore: zmarz    18/05/2009    3 recensioni
La storia che tutti noi conosciamo, vista dal punto di vista di Ginny... le sue lacrime, le sue giornate lontane dal trio protagonista... la sua vita dentro Hogwarts, i suoi sorrisi lontana da Harry potter... dove sorridere non era difficile...
Dall'inizio, da quel fatidico primo settembre, da quel dolce primo incontro, da quel primo innocente sguardo... dai primi passi di Ginny fuori dal mondo ovattato della Tana e dell'infanzia, nel suo ingresso nei tortuosi sentieri della crescita fino al suo essere pienamente donna, pienamente lei.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ginny Weasley | Coppie: Harry/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4, II guerra magica/Libri 5-7
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cap 1

Il sole entrava furtivo in una finestra davanti ad un piccolo orto. Entrava e si poggiava su tutto ciò che trovava, senza badare a cosa che fosse, la scrivania, piena di matite colorate e fogli sparsi, colpiva poi la sedia, con sopra delle magliette un po’ sgualcite, per finire su di un letto e su una figurina dai capelli rossi che tentava in ogni modo di difendere i suoi occhi da quella luce che l’avrebbe completamente destata. Ma tanto sapeva che non sarebbe stato quel piccolo raggio di sole a svegliarla, ma il caos che sarebbe cominciato da lì a pochi minuti. Ginevra Weasley si rigirò tra le coperte, cercando di godersi quegli ultimi minuti di tranquillità che le rimanevano, arrendendosi al sole e lasciando che le riscaldasse piacevolmente il viso col suo tepore autunnale.

“mamma i miei calzini! Sono spariti tutti i miei calzini!”

Un urlo colse impreparata Ginny, che spalancò gli occhi scuri e saltò di scatto dal suo letto. Se n’era completamente dimenticata. Doveva saperlo che quell’anno la routine non sarebbe stata la solita, che quando si aggiungeva un novellino la sveglia era anticipata almeno di dieci minuti. E visto che questa volta il novizio era suo fratello Ronald doveva ritenersi fortunata che l’urlo non era arrivato con due ore di anticipo sulla tabella di marcia, come era successo quando il novellino era Percy.

“mammaaaaa! Non posso partire senza calzini!”

Ginny sbuffò e si alzò dal letto contando mentalmente i secondi che la dividevano dall’altro disturbatore. Tre…due…uno…

“ginny sbrigati, lo sai che la mattina del primo settembre dobbiamo collaborare tutti!” esclamò la figura cicciotella di sua madre, irrompendo in camera sua. “certo, però io non posso partire!” rispose la ragazzina imbronciata. “smettila e scendi ad aiutarmi.” La zittì la madre scendendo a sua volta. Ginny si mise le pantofole e scese cercando di far il più velocemente possibile per evitare di essere intercettata da altri rompiscatole. Ma non fu abbastanza rapida. “ginny almeno tu sai dove sono i miei calzini?” gli chiese un ragazzino alto, dai capelli rossi scarmigliati e un pigiama a disegnini marroni infilato alla rovescia. “saranno nel cassetto di Percy, ron, mamma si sarà sbagliata per l’ennesima volta.” Rispose Ginny sperando con tutto il cuore che fosse così e scappando giù in cucina. La cucina era una baraonda: sua madre stava preparando dei panini per il viaggio, mentre affianco a lei delle salsicce si friggevano da sole. “eccoti, per favore porta queste magliette a fred. E aiuta Ronnie a trovare i suoi calzini” disse la signora weasley. Ginny risalì le scale con una pila di magliette. Entrò nella stanza di Fred e George ignorando il cartello che vietava a chiunque l’accesso, posò le magliette su uno dei due letti, ringraziando che i due gemelli non fossero nella camera a chiederle anche loro un favore. Un’ora dopo si era ristabilita la tranquillità; Ginny era scesa in cucina dopo aver svolto una  serie di commissioni ed era sfinita. Si sedette al lungo tavolo della cucina al suo posto, alla sinistra del capotavola, in attesa della discesa dei suoi fratelli. Lei e sua mamma avevano preparato la tavola a puntino ma la colazione non era abbondante come al solito, perché dovevano mangiare un po’ più in fretta. “ragazzi o scendete subito o perdete l’opportunità di fare colazione!” urlò la signora Weasley al piano di sopra. Scesero per primi il signor Weasley, alto e stempiato, che chiacchierava allegramente con il figlio percy, alto pure lui, vestito di tutto punto con la spilla da Prefetto che brillava appesa la maglione. “buongiorno ragazze!” salutò gioviale Arthur Weasley, scompigliando i capelli alla figlia. Si sedette a capotavola. “dov’è il resto della truppa?” chiese. “oh lo sai come sono confusionari papà, non hanno proprio la stoffa del Prefetto”  disse Percy con tono pomposo, mentre la madre gli metteva nel piatto tre o quattro salsicce. Ginny alzò lo sguardo al cielo. Un rumore simile allo scalpitare degli zoccoli di cavalli si sentì al piano di sopra e tre ragazzi dai capelli rossi scesero per fare colazione. Ron si sedette accanto alla sorella, il volto dal colorito terreo. Ginny lo guardò e gli rivolse un sorriso incoraggiante. Il ragazzino la guardò un attimo e provò a ricambiare il sorriso ma ne uscì solo una smorfia. Ginevra conosceva bene il fratello e sapeva come poteva essere agitato in questo grande giorno e sapeva che nulla lo avrebbe fatto calmare. La piccola si strinse tra le spalle e cominciò a mangiare le sue salsicce. La sua famiglia era a volte troppo ingombrante e invasiva, ma in quella piccola casa così affollata si sentiva bene. La sua mamma e il suo papà non avevano mai tempo per occuparsi veramente di nessuno dei loro sette figli, ma a nessuno di loro era mai mancato affetto e calore. Certo a volte aveva avuto voglia di un pochino di solitudine, di intimità: stava crescendo e a volte questo desiderio la raggiungeva. Ma ora che si stava avverando, stranamente, non era felice, anzi tutt’altro. Ginny era l’ultima di sette fratelli, l’unica femmina dopo sei maschi. Ormai si era abituata a quella tortura alla quale assisteva ogni settembre: la casa, che d’estate era super affollata, a settembre cominciava a svuotarsi. Il primo settembre alcuni dei suoi fratelli partivano, ma finora qualcuno di loro era sempre rimasto a casa con lei e i loro genitori. Ma quell’anno aveva compiuto anche ron undici anni, e sarebbe partito anche lui per Hogwarts.

Arthur weasley estrasse la bacchetta magica e fece un gesto fluido rivolto verso il soffitto e i bauli dei ragazzi scesero dalle scale per dirigersi in macchina. Ginny guardò avida la bacchetta del padre: mancava solo un anno… solo uno…

Era tutta la vita che ginny vedeva i suoi fratelli partire verso Hogwarts e li vedeva tornare che lanciavano di nascosto scintille l’uno contro l’altro. Non vedeva l’ora di poterlo fare anche lei, anche se era stata in grado di fare magie anche senza bacchette magiche o istruzione. La mamma e il papà le avevano spiegato che Hogwarts insegnavano a controllare quella magia e a usarla nel migliore dei modi. Beh Ginny aveva sempre ritenuto che undici anni era troppo tardi per cominciare quest’istruzione! “ragazzi i bauli sono dentro, Hermes e Crosta pure, mancate solo voi!” disse Molly Weasley, sparecchiando con un colpo di bacchetta la tavola. Ginny si alzò insieme ai fratelli. Percy si alzò e andò subito in macchina. i gemelli, che lo stavano seguendo, si voltarono verso Ron che era rimasto seduto al tavolo paralizzato. Si guardarono con un ghigno sul volto e si avvicinarono a lui. Ginny, che aveva intuito il pericolo, gli si parò davanti. “lasciatelo in pace, almeno oggi” sussurrò la bambina, ben attenta a non farsi sentire da Ronald. “dai togliti Ginny” disse uno dei due gemelli “dobbiamo terrorizzarlo ancora un po’”

“no!” il tono imperioso della sorellina fecero fermare Fred e George. Ma non solo quello….

“ehi! Ma perché non riusciamo a passare?”

“che stai facendo ginny?”

Ginny spalancò gli occhi stupita e spaventata e indietreggiò ma comunque i gemelli non riuscivano a muoversi “p-p-papà…” balbettò la ragazzina. Arthur arrivò e guardò sbalordito la scena. Con un altro movimento della sua bacchetta liberò i gemelli e Ginny si precipitò nelle sue braccia. “che potenza!” ridacchiò lui. “nessuno dei tuoi fratelli è mai riuscito a fare  una cosa del genere”.

“allora posso partire anche io con loro?” chiese speranzosa. Il padre la guardò con un sorriso triste. “eh non tesoro” disse “so che ti da fastidio sentirtelo dire ma sei ancora troppo piccola. Ora andate tutti in macchina che altrimenti facciamo tardi.”. ginny entrò in macchina dove né i gemelli né ron le rivolsero la parola. Ginny si sedette sul sedile anteriore con la mamma (allungato per magia, come il resto della macchina) e si mise a guardare dal finestrino. Arthur mise in moto la macchina e partirono. “ragazzi, mi dispiace ma vi dovrò lasciare alla stazione e scappare a lavoro.” Disse, guardando i ragazzi dallo specchietto. “va bene papà. Tanto aiuterò io la mamma a tenere gli altri” disse percy in tono pomposo. “nessuno ha bisogno di te, perce.” Borbottò uno dei gemelli. “scommetto che tutti voi vi comporterete nel migliore dei modi, da personcine mature e responsabili.” Disse il signor Weasley. La moglie lo guardò alzando le sopracciglia. “beh più o meno…” aggiunse lui dopo aver visto lo sguardo della moglie. “beh noi abbiamo solo tredici anni ce ne abbiamo di tempo per essere maturi e responsabili.” Esclamò fred. “e comunque nessuno di noi ha bisogno del baby-sitter!”disse ginny. “ehi non litigate ragazzi!” disse il padre. “eh già sennò ginny è pronta a scagliare incantesimi su tutti!” disse george.

“a questo punto fate venire pure lei ad hogwarts sicuramente è meglio di ron!”

“ehi ma chi ve lo dice? I miei poteri sono alla pari dei vostri!” esclamò ron, irritato. “piano, piano! Ginny? Di che incantesimi parlano?” disse Molly Weasley. “spia!” esclamò ginny. “scusa mi è scappato…non volevo dirglielo…” disse fred allo sguardo inferocito della sorella.  “beh lo sai che i bambini non la controllano bene la magia… e diciamo che ginny si è… ehm… lasciata prendere dall’entusiasmo… e, vorrei  aggiungere che il suo entusiasmo non è niente male!” disse il padre. “infatti io direi che è anche ora di mandarmi ad hogwarts….” Disse la ragazzina ma nessuno la calcolò. Arrivarono alla stazione di kings cross. Arthur weasley salutò uno ad uno i suoi figli, gli occhi umidi. “allora…” cominciò “studiate ma soprattutto divertitevi… entro i limiti ovviamente…”  “allora Percy fai valere il tuo distintivo…”disse al maggiore, già vestito di tutto punto con un distintivo che gli brillava sul petto. “certo papà.”

“ragazzi state un po’ più tranquilli… non voglio altre lettere da Silente.”

I due ragazzi sorrisero. “certo papà”

“non preoccuparti…”

“e tu Ron…” disse rivolgendosi al minore. “non ti preoccupare! Ad Hogwarts ti troverai meglio di quanto tu non creda… non dare retta a tutte le stupidaggini di Fred e George.” Ron sorrise. “certo papà. Farò del mio meglio.” Il padre gli scompigliò i capelli. “bene io vado. Ginny..” disse rivolgendosi alla più piccola. “non ti nascondere nel treno come l’ultima volta.” Diede un bacio alla figlia e con un ultimo saluto generale se ne andò. “è tardi! Muoviamoci andiamo verso il binario.” La signora weasley prese la figlia per mano e cominciò a trascinarla verso il binario nove e tre quarti. “allora, binario numero?” chiese la donna, dopo le solite lamentele sulla folla di babbani che, come al solito, riempiva la stazione. “nove e tre quarti!” strillò ginny. “bene.” Disse la signora weasley, azzittendo la figlia con uno sguardo che, come al solito, cercava di supplicare la madre a farla salire sul treno con i fratelli. I ragazzi attraversarono la barriera che divideva il binario magico da quello babbano e pure ron si stava preparando ad attraversarlo, quando…

“mi scusi” una voce timida e cortese si avvicinò alla signora weasley e ai suoi figli. “mi scusi…” disse un ragazzo dai capelli scuri e i vestiti troppo grandi “… volevo sapere come….”

“come raggiungere il binario?” lo interruppe Molly gentilmente. Il ragazzo annuì.

“oh è molto semplice, caro..” e gli spiegò in modo semplice come poter attraversare la barriera. “ora vai, prima di Ron…” ginny guardò il ragazzo, che le sembrava ugualmente molto nervoso e sorrise.

“buona fortuna” le parole le uscirono senza che se ne fosse resa conto. Lui la guardò e le rivolse un sorriso a mò di ringraziamento che la fece inspiegabilmente arrossire. Guardò il ragazzino voltarsi e  cominciare a correre verso la barriera. Sentì il suo cuore che accelerava come le rotelle del carrello che il ragazzino spingeva. Ginny chiuse gli occhi e trattenne il respiro nello stesso momento in cui Harry potter attraversava la barriera, senza fiato e col cuore in gola.

  
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