Il furgoncino si arrestò in modo brusco davanti allo sterrato di casa
Cavolo, quanto tempo era passato da quando aveva ripercorso il vialetto?
-Tesoro, dammi una mano- disse la donna aprendo lo sportello
Annuì scendendo e raggiungendola all’altro capo, offrendole un braccio per scendere
I suoi passi erano lenti, il suo respiro affannoso
Fu difficile entrare in casa, fu difficile metterla sulla sua poltrona
La sua poltrona, quella macchiata di caffè, di cibo di una vita fa
Una poltrona vecchia, rotta ed impolverata, ma che sapeva di casa.
-Sii gentile,  tesoro, prendimi un cuscino-
Lenti e pesanti furono i suoi passi che rimbombavano
La casa era vuota, silenziosa, grande ed accogliente
Le lacrime ruppero il suo silenzio mentre osservava i ricordi susseguirsi
La osservò rincorrere un piccolo bambino, la osservò fargli il bagno
La osservò rimboccargli le coperte ed abbracciarlo fuori la porta di casa.
Aveva avuto una bella vita, era stata amata, era stata ricordata.
Le figure si ruppero all’improvviso lasciando la vista di ciò che  era rotto
Polvere e ragnatele, grigio e vecchio.
La guardò seduta sulla sua poltrona, la testa canuta e le rughe sugli occhi
Si maledì, maledì la sua impotenza
-Va tutto bene, piccolo, va tutto bene-
La debole voce si affievolì sempre di più, accompagnata dalle sue lacrime
Il suo sguardo si illuminò per un secondo, osservando qualcosa dietro di lui
Oh ma lui non si voltò, lui le teneva la mano, la accarezzava
Non voleva, non poteva, lasciarla andare
La ascoltò regalargli i suoi ultimi respiri, pronunciando il nome di suo padre
-Va tutto bene, mamma è a casa-
Silenzio.
E’ a casa.