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Autore: papercrunch    28/11/2016    0 recensioni
L'amore fa male. La musica fa male.
Ma entrambi possono cambiare la tua vita per sempre.
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"Stava riflettendo sul fatto se fosse il caso o meno di alzarsi da quei comodi cuscini e trascinarsi come uno zombie fin nel letto, quando il display del cellulare adagiato sul tavolino accanto a lui si accese. Lo guardò un attimo, incerto, ritardato dalla sonnolenza che pian piano sentiva invadere il suo corpo. Alla fine, trovò la forza di allungare le dita e prenderlo, non senza prima emettere uno di quei sospiri che fanno a volte gli anziani quando sono troppo stanchi per fare qualcosa, anche la più semplice.
Sbloccò lo schermo e aprì la conversazione.
Al suo interno, c'erano scritte solo queste semplici parole:
Il video è pronto. Siamo pronti a lanciare This Town.
Gli sembrò di sentire il suo cuore fare un piccolo tuffo, una giravolta a mezz'aria e poi sprofondare dritto dritto all'interno dello stomaco..."
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Harry Styles, Niall Horan, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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(Copertina)



«Perché tutto ciò che ho perduto non era nulla, era uno sciocco, rotondo zero, soltanto un sogno».

Fëdor Dostoevskij, "Le notti bianche"

Prologo:


I was living on the Westside
When you brought me South
At first you didn't like the look of me


Il sole brillava come al solito, accecante, sulle verdi colline di Los Angeles. Wren tamburellò con le dita sul volante, a tempo di musica, mentre la sua vecchia auto sfrecciava sull'asfalto ancora umido della rugiada di quel mattino di fine settembre. La strada serpeggiava in prossimità della Costa, e l'oceano al di sotto era una distesa azzurra dalle sfumature dorate. Non era cresciuta nella Città degli Angeli, s'era trasferita lì dalla grigia Inghilterra dopo la morte di sua madre: Un cancro all'utero l'aveva consumata e portata via nel giro di pochi mesi, lasciando Wren completamente distrutta. Mangiava e dormiva pochissimo, non usciva più con i suoi amici, non riusciva a studiare... Vegetava, ecco cosa faceva, e suo padre era arrivato al punto di temere di star per perdere anche lei. Era stato allora che Frank (era più semplice chiamarlo per nome piuttosto che 'papà' visto che era tornato a far parte pienamente della sua vita solo in seguito alla scoperta della malattia della sua ex moglie) le aveva suggerito di andare, insistendo sul fatto che le avrebbe fatto bene "cambiare aria" per un po'. Ovviamente, la ragazza aveva avuto poca voce in capitolo, al riguardo: Era ancora minorenne quando fu presa quella decisione (a detta di suo padre 'esclusivamente per il suo bene', ma intimamente lei temeva si trattasse di sé stesso, di un fattore egoistico, tanto per cambiare... Avrebbe avuto un pensiero in meno senza di lei nei paraggi, in sostanza. O almeno questo era quello che credeva Wren) e benché non fosse poi molto entusiasta di abbandonare per un tempo non ben precisato quella che sino a quel momento era stata la casa che aveva diviso con la sua mamma, compresi quegli ultimi, terribili istanti della sua malattia, alla fine... Aveva acconsentito. Un po' per non sentirsi di peso a nessuno, un po' perché davvero, forse avevano ragione gli altri, aveva bisogno di una bella scossa... E quale modo migliore, se non quello di volare dall'altra parte dell'oceano, in un posto dove non conosceva nessuno, per risvegliarsi da quel torpore? Era terrificante, si, ma da un lato anche eccitante: Se nessuno la conosceva, voleva anche dire che aveva l'occasione per reinventarsi, e non era un lusso concesso a tutti. Una nuova chance per crescere, per ricominciare, tentare di combinare qualcosa di buono con ciò che di lei, della sua persona martoriata, le restava. Si era sentita come una casa mal ridotta dopo il passaggio di un violentissimo uragano per moltissimo tempo. Era ancora in piedi, si, ma a che prezzo?
Dopo quei mesi di dolore sordo e profondo, forse era davvero giunto il momento di raccogliere i pezzi e provare ad andare avanti, semplicemente.
Così, e anche adesso che stava per compiere 23 anni, abitava da allora con la sua semi-sconosciuta e anziana zia Elisabeth, la sorella di Frank appunto, in una villa enorme vicino a Beverly Hills; decisamente inadeguata e troppo vistosa per una svampita vedova di un famoso stilista italiano, sua nipote e il suo tanto adorato (quanto viziato) chihuahua nano, Alfred. Ma Wren non aveva certo molto altro di cui lamentarsi, nella sua nuova avventura a L.A. Aveva terminato gli studi con successo li in America, e a seguito del suo trasferimento negli USA, le era davvero tornata la voglia di vivere e reagire, e questo indubbiamente anche grazie alla musica, non solo al clima mite. Già, la musica: Aveva ripreso a scrivere i testi delle sue canzoni da pochi mesi quando la zia per puro caso, un giorno in cui Alfred aveva deciso di fare i capricci e non ne voleva sapere di dover indossare il papillon argentato nuovo che Elisabeth le aveva amorevolmente fatto fare su misura da un sarto francese, era andato dritto a nascondersi proprio in camera di Wren. La donna li aveva quindi scovati mentre tentava di recuperare il cagnolino e, dopo avergli dato una letta nel pomeriggio, trovandoli in seguito molto buoni, l'aveva aspettata alzata fino a tardi per parlarle (un cosiddetto 'discorso serio') ed infine convincerla in serata a presentarli a qualcuno 'di sua conoscenza'. Il che voleva significare solo una cosa: qualche pezzo grosso. Nel tempo che trascorreva li, Wren tendeva sempre a disertare gli eventi mondani ai quali la zia veniva spesso invitata o anche a quelli organizzati da lei stessa, quando le era concesso. Questo perché credeva che quel mondo non fosse particolarmente adatto a lei.
Era una tipa semplice, che preferiva non stare troppo al centro dell'attenzione. Veniva da Kilburn, diamine! 
Presto, però, era riuscita lo stesso a crearsi un piccolo gruppo di amici, tutti facenti parte in qualche modo della 'Los Angeles bene' (inevitabilmente... Alcuni erano i suoi vicini di casa, ad esempio), e con i quali trascorreva la maggior parte delle sue giornate in realtà, ma erano innanzitutto dei ragazzi apposto, persone rivelatesi nel corso del tempo con i piedi ben piantati a terra. Alcuni di loro studiavano duramente al College, non erano solo figli e nipoti di attrici o cantanti famosi. Alcuni lottavano continuamente contro quei pregiudizi o per la loro privacy. Per questo temeva le idee della zia riguardo il suo futuro e cosa 'fosse meglio per lei' (tema fortemente discusso di recente, forse suggerito dalle preoccupazioni di Frank durante le lunghe telefonate sospette che si scambiavano i fratelli almeno una volta alla settimana, con argomento principale, indovinate signori e signore: la spiazzante decisione di Wren di non scegliere un College da frequentare ma piuttosto di gettarsi il prima possibile nel mondo del lavoro giovanile sottopagato. Eh già.), non perché credeva che ci fosse qualche rischio che potesse diventare una star da un momento all'altro, anzi... Ma perché sentiva di trovarsi proprio al polo opposto al suo pensiero. Voleva principalmente rendersi indipendente, non le importava se per raggiungere i suoi obiettivi avrebbe dovuto lavorare in qualche fast food per i prossimi mesi. Il fatto era, che non ne poteva più di farsi pagare tutto da sua zia, la cosa le stava sfuggendo leggermente di mano. Non sapeva se fosse per il fatto che non aveva avuto mai figli con lo zio e quindi ora che poteva dare attenzioni alla nipote, lo faceva sfogandosi in tutti i modi possibili, ma... il massimo lo raggiunse quando le gettò tutti i jeans strappati senza preavviso e al loro posto le fece trovare una serie di gonne completamente ricoperte di pizzi, velluto e merletti vari nell'armadio. Si, perché come se non bastasse, la zia Elisabeth aveva anche un discutibilissimo gusto, in fatto di moda. Era sempre molto vistosa, ecco. In ogni caso, era grazie allo stipendio guadagnato durante l'anno dei suoi diciannove anni in quel negozio di patatine fritte a portar via, se ora poteva permettersi quell'auto (più un piccolo aiuto da parte di Frank, ok). Che era un mezzo catorcio come vettura, ma andava bene.
Un passo per volta, no? Roma mica era stata costruita tutta in un giorno. 
Faceva fatica ad ammetterlo a sé stessa, ma se non avesse accettato dopo i molti capricci, esattamente l'anno successivo, l'allettante proposta di lavoro che le avevano fatto grazie alla raccomandazione di sua zia, forse a quest'ora sarebbe stata costretta ad indossare un micro top rosa e zebrato invece della comoda t-shirt nera a maniche corte, un pochino larga, che le avvolgeva il petto senza strizzarlo in maniera improbabile.
A mali estremi, estremi rimedi.

You were living in the city
You had the world at your feet
Yeah, you had a part-time job
Pleased to be living free


Sistemò gli occhiali da sole scuri che le erano scivolati sulla punta del naso durante un sorpasso un tantino azzardato, e lasciò che i lunghi capelli castani dai riflessi ramati le volassero attorno, ribelli. Le note dei The Kooks continuavano a vibrare energiche nella vettura, fondendosi con il rumore del vento che penetrava dal finestrino, lasciato aperto per metà. Era leggermente in ritardo, doveva raggiungere la Capital Records Tower il prima possibile, c'era parecchia carne al fuoco in quel momento, e non poteva di certo perdersi l'inizio di quella riunione. Era infatti la che lavorava, da quasi tre anni oramai, e quella era una mattinata decisamente importante per lei. Avrebbe saputo finalmente se il contratto per il quale aveva lavorato tanto negli ultimi sei mesi, alzandosi la mattina alle quattro e andando a dormire la notte alle due, girato decine di stati, parlato con più di cinquecento persone, sarebbe stato definitivamente accettato e firmato. Non era una cosa da poco, insomma. Sbuffò, nervosa, schiacciando le converse sull'acceleratore, diretta verso il centro. 

~

"Owen!" 
Non fece in tempo ad infilare le chiavi dell'auto in tasca che la sua assistente Lara, agitatissima, le corse incontro ad occhi sgranati, attraversando la sala d'ingresso tirata a lucido di una delle case discografiche più famose d'America quasi slittando sui tacchi. 
"Hey, eccomi! S-sono qui!" balbettò Wren, a causa del fiatone. Aveva parcheggiato non proprio vicino all'ingresso. 
"Un disastro, non puoi capire..." cominciò la ragazza, ma Wren la interruppe, corrugando le sopracciglia.
"Ma che ci fai qui, non dovresti essere alla riunione?"
Nel frattempo, si stava già dirigendo verso gli ascensori, pigiando il pollice sul pulsante di chiamata ripetutamente, con ansia crescente. C'era qualcosa che non andava. 
"No Wren, tu non capisci. È saltata. È saltato tutto!" proseguì Lara, nascondendo il viso mortificato dietro la sua cartellina rigida. Wren si voltò a guardarla negli occhi chiari, tesa come le corde di un violino.
"L'accordo?" ebbe solo il coraggio di chiederle, anche se la risposta era già chiaramente visibile sul suo viso pallido.
"Andato. Fottuto." concluse l'altra, facendola sprofondare del tutto nel più totale sconforto. 
"Sei fuori, Wren".




Note:
-Westside è una canzone dei The Kooks.
-Wren è un personaggio totalmente inventato, così come i suoi amici e parenti, e i riferimenti alla sua storia passata o futura. 
-Capital Records non è un errore, ma non me la sento di usare il nome ufficiale, tanto sappiamo tutti di cosa stiamo parlando, ovviamente! :)
   
 
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