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Autore: cin75    29/11/2016    6 recensioni
Jared e Jensen non si sopportano. Si odiano , letteralmente. Sono decisamente diversi. Litigano su tutto e tutti. I loro mondi sono uno l'esatto contrario dell'altro. Fosse per loro, si annullerebbero a vicenda.
Ma succede qualcosa.
Si innamorano e i loro mondi così diversi smettono di esistere.
Genere: Fantasy, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Jared Padalecki, Jensen Ackles, Misha Collins
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Quando Jensen riaprì gli occhi lo fece solo perché sentì l’ennesimo colpo che infieriva su di lui. Ormai quella sadica e violenta tortura andava avanti da ore.

Era legato ad una catena che gli costringeva le mani e le braccia sopra la testa. Appoggiava a malapena i piedi a terra e i muscoli delle braccia gli dolevano incredibilmente. Sapeva che non poteva essere ancora umano , dato il posto in cui si trovava e in qualche modo, l’Inferno si stava assicurando che lui potesse patire tutto ciò che avrebbe dovuto patire. Ma sapeva anche, se lo sentiva, che non era di nuovo un demone.  L’amore che sentiva ancora bruciargli dentro per Jared, ne era una prova. Una più che attendibile.

Il torace nudo da ogni indumento, era sferzato a sangue. Il viso , colpito ripetutamente, era arrossato e in alcuni punti tumefatto. Anche le gambe gli facevano male, perché di tanto in tanto, i suoi “ex colleghi” non disdegnavano di colpirlo con calci violenti, ridendo sadicamente del suo dolore e dei suoi lamenti.
L’essere che lo aveva riportato all’Inferno, insieme ai suoi seguaci, lo stava punendo duramente per il suo rifiuto a diventare di nuovo un demone.
“Allora, Jensen?” fece il demone, avvicinandosi appena al suo prigioniero e afferrandogli i capelli, stringendoglieli per costringerlo ad alzare il capo abbandonato al petto. “Che ne dici, riuscirò a piegarti o ti spezzerò del tutto?!” lo minacciò malignamente sarcastico.
Jensen posò lo sguardo sul suo carnefice. Deglutì sangue e saliva per riuscire a rispondere. Poi, prese un respiro e sembrò quasi sorridergli. “Perché?!” biascicò invece, il biondo.
“Perché, cosa?!”
“Non erano questi..i …patti. Dovevamo vivere….da umani…fare le nostre…scelte e accettarne….accettarne le conseguenze.” provò a mediare sapendo che era inutile e che quel tentativo vano gli serviva solo per prendere fiato.
“Ti sbagli mio caro. Il patto era che dovevate capire cosa scegliere , da soli, e accettarne le conseguenze. Ma nessuno vi ha mai detto che sareste rimasti sulla terra una volta arrivati alla meta. Ragion per cui…” fece soddisfatto e aprendo la braccia come per dare il benvenuto: “Ben tornato a casa, demonietto!!” esclamò con tono festoso.
Jensen socchiuse per un attimo gli occhi di fronte a quella demoniaca felicità, sconfitto e stremato. Ma dentro di lui voleva ancora combattere. Voleva farlo per Jared. Ma forse anche questo tentativo sarebbe stato vano.

“Non mi avrai, demone. Non più….mai più!” fece costringendosi a mostrarsi deciso.
“Sì, che ti avrò.” rispose convinto l’altro. “Io riavrò te e tutto ciò che fa parte di te. Compresa la tua anima che renderò più nera di quanto lo sia mai stata!” lo minacciò per poi stranirsi un attimo dopo, quando vide Jensen sorridergli sprezzante. “Lo ….trovi divertente?!”
“La mia anima non sarà mai più nera, figlio…di puttana. “
“Ah sì??!” fece curioso il demone che lasciò che la lama che aveva tra le mani segnasse di rosso il torace del coraggioso prigioniero.
“Ha visto la luce dell’anima di Jared e ne è diventata parte…” grugnì cercando di sopportare quella lenta sferzata di dolore. “E tu…tu non sei nessuno…non sei abbastanza potente per spegnere quella luce. Tu non puoi….” ma non riuscì a finire perché con un gesto dettato dalla rabbia e dalla frustrazione, il demone affondò una lama nel fianco del ragazzo facendolo gridare e gemere di dolore.
“Ti farò in mille pezzi. E farò in mille pezzi anche la tua anima!” ringhiò infuriato godendo della vista del sangue di Jensen mentre veniva fuori lucido e denso dalla ferita appena inferta.  “La spegnerò frammento dopo frammento, stanne sicuro e quando avrò finito , la rimetterò insieme e dopo…” fece ancora, avvicinandosi al viso agonizzante di Jensen: “..tutto ciò di cui avrai voglia sarà spegnere altre….anime! E indovina quale sarà la prima?” affondando ancora, lentamente, fin quando il manico del coltello non si fermò contro la pelle martoriata di Jensen
“Mai….mai…” biascicò Jensen, sofferente, a quella minaccia. “Puoi anche distruggermi…adesso.  Rimettermi insieme e poi distruggermi ancora e ancora e ancora. Ma io non farò mai…mai del male a ..Jared!”
“Vedremo!!” asserì deciso a quel punto. “Per adesso, ricominciamo da dove abbiamo lasciato.” disse ordinando ai suoi adepti di ricominciare con la tortura.
 
Sta’ lontano da lui.” tuonò la voce poco oltre la porta della stanza in cui Jensen veniva punito.
 
“Ma cosa??? Tu non puoi stare qui!!” gridò stupefatto, il demone, trovandosi di fronte un Jared in pieno assetto di guerra angelico.
“Tranquillo. Me ne andrò via non appena mi sarò ripreso Jensen!” rispose sicuro il giovane angelo. Di nuovo angelo.
Le vesti  candide. Una luce sfavillante e immacolata da ogni colore infernale che lo avvolgeva quasi a come a volerlo proteggere. La pelle di un colore indefinito: splendidamente diafano che rendeva i suoi lineamenti come fatti di porcellana pregiata. Le ali spiegate e imponenti dietro di lui, come se fossero soldati pronti a dare battaglia.
 
A sentir pronunciare il suo nome da quella voce così familiare, Jensen si voltò verso quella voce stessa.
“Jared….tu….tu sei…” e mentre il ragazzo tentava di mettere insieme una frase, qualcosa svolazzò appena sopra la sua testa e un secondo dopo, si ritrovò accasciato a terra. Il volto appena girato verso l’alto tanto da poter vedere Jared dal basso in tutto il suo celeste splendore.
Jared si accoccolò al suo fianco e liberò anche le mani ancora strette in un impietoso anello di ferro arrugginito e lordo di sangue.
“Ti porto via, Jensen. Tranquillo, è tutto finito. Sei salvo, amore mio!” gli sussurrò Jared , sorridendo allo sguardo confuso e stranito dell’ex demone.
“Tu non puoi…tu non oserai fare una cosa del genere, stupido angelo!” ringhiò il demone.
“Ci puoi contare che lo farò. Anzi , lo sto già facendo e ti garantisco che ho tutto l’appoggio dei piani alti. La nostra punizione era finalizzata a fare delle scelte e ad accettarne le conseguenze. Io e Jensen abbiamo scelto. Niente più Paradiso, niente più Inferno. Solo noi, da umani.” gli fece presente con decisione. “Tu , invece, ci hai sottratto quella che era una nostra scelta e ciò non era accettabile. Quindi io, ora , porto Jensen via da qui. Jensen non ti appartiene più. Non vi appartiene più.” e dicendo così, infilò delicatamente una mano al di sotto delle ginocchia del compagno e una attorno alle spalle piegate dal dolore e lo issò, portandoselo al petto, mentre le sue ali fulgenti sembravano fare loro da scudo in quel luogo di perdizione e sofferenza.
Jensen acuì come potè lo sguardo e si trovò abbagliato dallo splendore delle ali di Jared. Ecco che cosa aveva tranciato di netto la catena che lo teneva prigioniero.
 
“Pagherai…pagherete questo affronto!!” si ritrovò a ringhiare il demone sconfitto, mentre li vedeva sparire nel portale improvvisamente materializzatosi alle spalle di Jared. “Un giorno o l’altro, la pagherete!!!”
 

Quando la forza che aveva permesso a Jared di salvare Jensen e riportarlo sulla terra andò via via affievolendosi, i due si accasciarono lungo la parete del vicolo in cui ricomparvero. Jared respirò affondo come se avesse trattenuto il fiato fino a quel momento e solo un momento dopo si rese conto che Jensen era comunque ancora ferito e privo di sensi.
Gli si avvicinò, si rese conto delle sue condizione, non buone e poi , dopo averlo seduto meglio contro la parete di mattoni, uscì appena fuori dalla stradina, per rendersi conto di dove fossero.
Lo fece. Se ne rese conto e sospirò affranto.

“Potevate rispedirci almeno a casa nostra!” disse tra sé e il Cielo, dopo aver capito che non erano a Pasadena.

Guardò ancora la strada e di tanto in tanto portava lo sguardo su Jensen per tenerlo d’occhio e poi la sua attenzione si posò su una vetrina.
La vetrina di una vecchia gioielleria. Quella gioielleria. Quella che fu l’inizio di tutto. Erano a Glendale.
“Ti prego…ti prego…fa’, fa’ che lui sia ancora qui.” Sibilò tra i denti, sperando fortemente in un po’ di fortuna.
Tornò velocemente da Jensen e gli sistemò la giacca in modo che non prendesse freddo, poiché il compagno era febbricitante e le ferite che aveva non aiutavano.
“Jensen…Jensen torno subito. Devo controllare una cosa, ok?!”
“Jared…Jared tu sei… tu non devi…tu…” biascicò il ragazzo, ma Jared si rese conto che Jensen stava delirando e non gli stava rispondendo lucidamente. Si chinò appena e gli baciò la testa prima di lasciarlo.
 
Corse alla prima cabina telefonica e prese l’elenco degli utenti. Lo sfogliò quasi istericamente fin quando non arrivò alla lettera e al nome che stava cercando. Che sperava di trovare.
“Cocker...Coffman…Cogher..Collins. Sì!!! Ci sei ancora!” esclamò sollevato e strappò la pagina con l’indirizzo.
 

Jared bussò con decisione all’appartamento del residence De La Ville. L’appartamento 18D era l’ultimo del corridoio e quindi quello vicino all’uscita di sicurezza , perciò per lui era stato facile salire dalle scale di servizio invece che entrare dall’ingresso principale, evitando così di trascinare in mezzo alla gente, Jensen in quelle condizioni.
Qualcuno dall’interno disse che stava arrivando e allora Jared bussò ancora.
“Ok!Ok! D’accordo che ho la reperibilità ma buttarmi giù la porta mi semb….” fece la persona che andò ad aprire la porta e che quando si ritrovò davanti Jared palesemente preoccupato, restò senza fiato.
No. Decisamente sconvolto.

“Tu? Tu…non puoi essere tu!!” balbettò fissando il giovane che lo fissava di rimando.

“Ciao, Misha!” lo salutò Jared. "E' bello rivederti!"
Misha si guardò intorno, attonito. Poi sbirciò un attimo all’interno della casa per assicurarsi che chi vi fosse non lo stesse vedendo in quello stato di profonda confusione. Poi, quasi istintivamente, la sua mano andò verso il torace del ragazzo oltre la sua porta di ingresso e lì si fermò confermandone la reale consistenza. Misha, allora, arretrò la mano come se si fosse appena scottato.
“Ma io…io….io credevo che tu…che tu fossi…”
“Lo so, lo so.” lo tranquillizzò il giovane o almeno ci voleva provare. “E giuro che ti darò tutte le spiegazioni che vorrai, ma ti prego…ti prego Misha, devi aiutarmi. Non so a chi altri rivolgermi!” e adesso, a Misha, quel ragazzo, sembrava davvero disperato.
Misha deglutì, scosse la testa come se volesse ritornare lucido e cercò di fare mente locale. Il giovane gli sembrava decisamente in difficoltà e gli stava chiedendo aiuto.
“Ok!  Che posso fare per te?” chiese gentilmente, lasciando a dopo le spiegazioni e ripromettendosi di assicurarsi che non stava impazzendo.
Jared si scostò appena e fissò qualcosa al di fuori della porta , qualcosa che doveva essere in basso, constatò Misha, dato il punto verso cui il giovane guardava.

Il moro si sporse appena fuori dal suo appartamento e seguì con lo sguardo quello dello sconosciuto e quando i suoi occhi misero a fuoco un Jensen accoccolato a terra, appoggiato alla parete del corridoio, decisamente conciato male, nella sua mente scattarono mille allarmi.
“Lui…lui è…per l’amore del Cielo, lui è….”
“Sì. Sì. Lui è e io sono, ma a dopo le spiegazioni. Ho cercato il tuo nome sull’elenco telefonico e quando accanto ho visto la sigla MD io…io non potevo fare altro. L’ho portato da te. Sei un medico. Lui è ferito. Ti prego…. aiutalo!” fu la supplica.
Misha reagì d’istinto. Infilò la in tasca  e ne tirò fuori due chiavi allacciate ad un piccolo moschettone.
“Prendi queste!” porse con decisione il medico.
“Ma io…” replicò Jared credendo che fossero le chiavi della macchina e che Misha volesse sbarazzarsi di loro.
“Aprono l’appartamento qui accanto. È il mio ambulatorio. Andate lì. Io devo recuperare qualcosa e avvisare Vicky che ho un imprevisto.” spiegò immediatamente dopo l’indecisione di Jared.
“Grazie…grazie mille…” fece Jared prendendo le chiavi e raggiungendo Jensen. Poi si voltò un attimo verso Misha e lo fissò curioso.
“Cosa?!” fece il moro incuriosito dall’espressione indagatrice di Jared.
“Vicky?!” ricordando il loro ultimo incontro.
“Non poteva essere che lei!” fu la risposta che ebbe a quella semplice domanda.
“Ti capisco. Ora….” e guardò Jensen. “Ora….ti capisco!” disse ancora accarezzando appena il compagno semi svenuto.
Misha osservò la scena e il gesto e soprattutto il modo in cui Jared guardava Jensen. Non poteva essere che una cosa. Strano, ma era quello.
“Ohw!!” esclamò appena. “Quindi tu e lui….”
“E’ una lunga strana. Una storia strana e assurda ma anche io ho capito che non poteva essere che lui!” lo parafrasò Jared che un attimo dopo tirò su Jensen da terra e lo portò verso l’ambulatorio di Misha, aprendo ed entrandovi.
   
 
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