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Autore: sissi149    29/11/2016    5 recensioni
Nel Principato di Yomiuri Land, a prima vista, tutto scorre tranquillamente, senza grossi problemi. In realtà il Principe Legittimo è partito da più di un anno per un viaggio senza meta, seguendo uno strano individuo che un giorno si era presentato al castello. Il compito di governare è affidato al fratello e al fedele Sovrintendente, ma il primo è da qualche tempo colpito da misteriosi malori.
Nella foresta, invece, si sta formando un gruppo agguerrito di Ribelli, deciso a porre fine ad alcune crudeli decisioni dell'ultimo periodo prese dalla casa reale.
Tra gli schieramenti trovano posto anche la serva del Signore del Caos e la devota alla Dea dell'Armonia. In più, un tradimento è dietro l'angolo...
[I personaggi sono più di quelli indicati nello specchietto, dove il massimo è 5]
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ed Warner/Ken Wakashimazu, Genzo Wakabayashi/Benji, Jun Misugi/Julian Ross, Kojiro Hyuga/Mark, Koshi Kanda
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Poemi di Yomiuri Land'
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Nella capanna centrale del Toho la maggior parte dei Ribelli, tutti gli uomini e buona parte delle donne, erano riuniti ad elaborare il piano per salvare i fratelli di Kojiro dall'esecuzione fissata per il giorno seguente. Era pomeriggio inoltrato, tutti avevano atteso Jun e Ken, rientrati di prima mattina dalla loro missione notturna: dopo aver velocemente informato il Capo di aver avuto successo erano andati a riposare, per recuperare energie.

Ora la discussione si faceva sempre più intensa e concitata.

“Siete sicuri che possiamo fidarci?” Chiese Kojiro diffidente.

Il Principe annuì deciso:

“Wakabayashi è passato dalla nostra parte, ci ha assicurato il passo libero all'accesso secondario.”

Anche Ken confermò:

“Non appena il Capitano ha riconosciuto il Principe e scoperto il tradimento di Kanda, si è messo al servizio del suo legittimo signore.”

Un mormorio di assenso si sparse per tutta la capanna, finché Maki pose un ulteriore quesito:

“Ammesso che siano disposti a lasciarci passare, non si insospettiranno quando ci vedranno arrivare in gruppo ed armati?”

Jun sorrise, aveva già previsto anche quello: in realtà in mattinata aveva riposato solo qualche ora, passando il resto del tempo a perfezionare i dettagli della sua strategia, anche in seguito agli accordi presi con Wakabayashi.

“È per questo che indosseremo dei mantelli per celare le armi e, per alcuni di noi, anche le nostre identità, ed entreremo nella Cittadella a piccoli gruppi.”

“Ovviamente – continuò Ken – Wakabayashi ci ha garantito solo l'accesso, riuscire a muoversi all'interno della Cittadella sarà più complicato, con gli uomini fedeli a Kanda in giro per le strade.”

Il Capo dei Ribelli sbatté violentemente un pugno:

“Bell'affare! Così non arriveremo mai alla piazza principale! Questo piano non ci porterà a nulla! Meglio assaltare in gruppo la Cittadella.”

Jun comprendeva l'impazienza di Hyuga, la voglia di gettarsi a salvare i fratelli, erano gli stessi sentimenti che provava quando vedeva gli altri uscire in missione e lui era costretto a restarsene al Toho in attesa.

“Aspetta di sentire il resto. Lady Sorimachi ci ha concesso ospitalità a casa sua. Il primo gruppo che entrerà in città si dirigerà da lei ed attenderà lì il momento di agire. In questo modo non sarà costretto a restare in strada per troppo tempo. Un altro gruppo potrebbe aspettare al Tempio di Machiko: è sulla piazza e Matsuyama non è molto curioso nei confronti dei fedeli.”

“E sicuramente non sarà frequentato dai Sicari, non credo proprio siano molto pii.” Chiosò Maki, ottenendo l'approvazione di tutti.

Il Principe continuò:

“Questo per quanto riguarda principalmente voi. Nonostante la prudenza e gli accordi con Wakabayashi, Kanda potrebbe decidere all'ultimo di mettere qualcuno dei suoi di guardia all'accesso secondario e noi abbiamo bisogno di essere certi che almeno qualcuno entri nella Cittadella. Per questo Ken, Kojiro ed io non verremo con voi, ma entreremo per il passaggio segreto.”

Questa volta Hyuga non aveva niente da replicare, anzi, gli piaceva molto quella variante, ed annuì.

Jun e Ken si scambiarono uno sguardo incerto: sapevano che era giunto il momento di toccare un argomento delicato per il Capo dei Ribelli e cercavano di spartirsi senza parlarsi il compito di introdurre la questione. Alla fine, per la vicinanza da sempre avuta con Kojiro, fu Ken a prendere l'iniziativa:

“Nella nostra incursione abbiamo anche scoperto chi sarà incaricato di giustiziare i tuoi fratelli.”

Hyuga strinse i pugni.

“Avanti Ken, parla.”

“Allora ci sarà ovviamente Jito, più quella feccia di Soda per Masaru e il Capitano della Guardia Reale per Naoko.”

“Il caro Reggente non si abbassa a sporcarsi le mani in prima persona.” Commentò acida Maki.

“Già – annuì il Principe – ma il fatto che abbia designato Wakabayashi gioca a nostro favore: non appena ci sveleremo il Capitano, grazie alla sua vicinanza, provvederà a mettere in sicurezza i ragazzi. Anche nel remoto caso che nessuno di noi arrivi in tempo, impedirà che venga fatto loro del male.”

Kojiro fremeva, non gli piaceva nemmeno un po' dover lasciare nelle mani di altri il destino dei suoi fratelli.

“Ripeto ancora una volta: possiamo fidarci di lui?”

Jun rispose senza esitazioni:

“Assolutamente. Pochi uomini hanno un senso dell'onore maggiore di quello di Wakabayashi. Farà ciò che ha promesso.”

Ancora non del tutto convinto il Capo dei Ribelli stabilì la composizione dei vari gruppi, l'equipaggiamento e con quale ordine sarebbero entrati nella Cittadella, definendo le mosse di ognuno. Si decise anche chi sarebbe rimasto al villaggio, come ultima difesa per le donne nel caso le cose fossero irrimediabilmente precipitate.

Quando l'intero piano fu messo a punto era già buio. Maki congedò tutti:

“Mangiate qualcosa e poi andate a dormire, domani mattina dovremo alzarci presto ed essere ben riposati.”

I Ribelli cominciarono a lasciare la capanna centrale e Kojiro, Ken e Jun discutevano tra loro gli ultimi dettagli, quando Yayoi gli si avvicinò:

“In che gruppo sarò io?”

I tre sollevarono gli sguardi stupiti verso la donna.

“Non avrai intenzione di venire anche tu?” Domandò Ken incerto.

La Strega ribatté ferma:

“Certo! Vi potrei essere utile.”

“Dopo che la battaglia si sarà conclusa. – Puntualizzò Kojiro – Non puoi metterti a curare feriti nel mezzo dei combattimenti.”

Yayoi prese un profondo respiro, aveva immaginato che non avrebbero subito compreso.

“Non è solo per quello. Sicuramente ci sarà anche la Strega Nera e per lei avrete bisogno di...”

“No! - la voce di Jun risuonò secca e decisa – Tu resterai al Toho.”

“Non potete farcela da soli contro...”

“Non voglio che tu sia là!” Il Principe quasi gridò.

“Invece io ci sarò!” Sibilò Yayoi prima di voltarsi ed uscire di corsa dalla capanna, lasciando di stucco gli altri due ed i Ribelli ancora presenti.

Jun sospirò:

“Vado io.” Ed uscì dalla stanza sulle tracce della Strega.

Dalla passerella sospesa, grazie alla luce della luna piena, la vide nella radura. Scese la scala per raggiungerla.

Yayoi si sentiva ferita, non si aspettava che tra tutti fosse proprio Jun a darle contro, che fosse lui a non avere fiducia in lei. Doveva essere là, era l'unica in grado di contrastare la Strega Nera: si era esercitata segretamente coi suoi poteri proprio per quello.

Una mano le venne appoggiata sulla spalla.

“Yayoi.”

La Strega cercò di sfuggire.

“Cosa vuoi? Io domani sarò alla Cittadella, con o senza il tuo permesso!”

“Suppongo di non potertelo impedire, ma sarà pericoloso. Questa è una guerra!”

“Ne sono consapevole – rispose la donna, voltandosi verso di lui – ma solo perché non ho una spada, non vuol dire che non vi possa essere utile.”

Jun esitò un istante di fronte alla sua determinazione, ma poi si avvicinò, accarezzandole una guancia con la mano destra:

“Se ti succedesse qualcosa io non potrei mai perdonarmelo.”

“Lo so. Nemmeno io potrei mai perdonarmi se succedesse qualcosa a te.”

Restarono a guardarsi negli occhi per qualche istante, indecisi se proseguire o meno sul sentiero che avevano appena imboccato, sentendo entrambi l'aspettativa crescere dentro di loro.

Il Principe ritrasse la mano:

“Ora non posso. Domani, se tutto andrà bene.”

Si voltò e silenziosamente si allontanò, per tornare ad arrampicarsi sulla scala che portava alla sua capanna, lasciando Yayoi da sola al centro della radura, completamente in subbuglio.

 

 

 

 

Maki girò il volto controllando a destra e a sinistra guardinga, prima di uscire dal vicolo e dirigersi verso la porta dell'abitazione insieme al suo piccolo gruppo. Fino a quel momento tutto era andato secondo i piani ed erano entrati indenni nella Cittadella, senza che alla porta li fermassero o che incontrassero membri della Guardia Reale. Forse avevano ragione Wakashimazu e il Principe: la Cittadella era stata svuotata di buona parte dei soldati, lasciando solo i fedeli a Kanda, che, a quanto pareva, non avevano molto interesse nei pattugliamenti ordinari, nonostante quella giornata di ordinario non avesse nulla. Tuttavia Maki riteneva un azzardo andare a bussare a quella porta, l'esperienza maturata nel periodo da fuorilegge la portava a non fidarsi troppo di colui che era pur sempre il Capitano della Guardia e nominalmente fedele al Sovrintendente. Quella poteva essere solo una trappola per neutralizzare anticipatamente una parte di loro. Se fosse stato così, il Capitano avrebbe mentito davanti al suo sovrano legittimo, ma se era un uomo fedele a Kanda avrebbe riconosciuto solo quest'ultimo come suo legittimo signore.

La donna non sapeva più che pensare, ma sapeva che aveva deciso di prendere parte al piano per salvare i fratelli di Kojiro e per quanto le potesse sembrare un suicidio, doveva restare fedele ad esso. Prese un profondo respiro, cercando di mettere a tacere tutti i dubbi che la assillavano, e diede un paio di colpi alla porta.

“Chi è?” Domandò dall'interno una voce di donna piuttosto decisa.

“Siamo amici di Ken Wakashimazu!” Rispose Akamine, altrettanto decisamente.

La porta si socchiuse, un paio di occhi scuri scrutarono i visitatori per qualche momento, poi, avendo la donna evidentemente deciso di fidarsi, il passaggio si aprì completamente e permise loro di entrare.

“Svelti, non è prudente che restiate allo scoperto troppo a lungo.”

Quando tutto il piccolo gruppo fu entrato la porta venne richiusa ed assicurata con un asse di traverso. Maki si guardò intorno, cercando di capire se la piccola dimora era davvero un luogo amico, cercando di scovare eventuali pericoli nascosti. La donna dovette ammettere con sé stessa che l'abitazione non offriva praticamente nessun angolo in cui far appostare qualcuno per tendere degli agguati, ad eccezione del vano delle scale per il piano superiore, su cui puntò la vista per alcuni istanti, finché non venne interrotta.

“Di sopra ci sono solo le mie stanze private. - Le disse una voce secca – Nessuno sale lassù, tranne me. E se avessi voluto tendervi una trappola avreste già incontrato il comitato d'accoglienza.”

Akamine distolse lo sguardo, colta in fallo, ma senza vergognarsi minimamente di aver mostrato apertamente i suoi dubbi. Si concentrò sulla figura della loro ospite, impegnata a chiudere le tende di una finestra che dava sulla strada.

“Meglio tenere tutto chiuso – spiegò – anche se quei pezzenti finora non hanno osato venire a ficcare i loro nasi qua dentro.”

Parlava esattamente con la stessa inflessione del Capitano Wakabayashi e non ci volevano certamente capacità divinatorie per indovinare la loro parentela: era la sua versione femminile, alta, slanciata, i capelli scurissimi e quello sguardo tagliente e determinato che non prometteva nulla di buono a colui che si fosse rivelato un nemico.

Lady Sorimachi continuava ad affaccendarsi per la stanza, estraendo dalla dispensa cibo e bevande in quantità così abbondanti da far temere a Maki che la dama avesse trafugato nottetempo metà delle provvigioni della Caserma comandata dal fratello. Quel pensiero la fece involontariamente sorridere e la portò a rilassarsi. Sentì la padrona di casa terminare il suo discorso:

“Ho pensato che aveste bisogno di rifocillarvi dopo la camminata dalla Foresta Meiwa fino qua e prima della vostra missione.”

“Molte grazie davvero, Lady, non dovevate disturbarvi, avevamo solo bisogno di un riparo. - riuscì a rispondere Akamine – Anzi, mi dispiace se vi siamo sembrati poco educati e diffidenti, Lady.”

Lady Sorimachi fece segno che non importava:

“Probabilmente a parti inverse sarei stata diffidente anch'io, fino a qualche giorno fa eravamo nemici.”

La Ribelle annuì, decidendo finalmente di sedersi ed accettare una parte del cibo che le veniva offerto.

“Io sono Maki, Lady, e questi sono alcuni dei miei compagni.” Li presentò uno a uno.

Lady Sorimachi rispose:

“Molto onorata, ma basta con le formalità, chiamatemi semplicemente Yasu. Immagino che voi siate la donna contro cui mio fratello si è trovato a combattere qualche tempo fa.”

Fu la volta di Maki di annuire, sentendosi addosso tutta la curiosità della nobildonna: doveva essere strano per lei incontrare una donna guerriera.

“Da quel giorno ho sempre desiderato poter conoscere colei che lo aveva battuto.”

Akamine sorrise leggermente:

“Non è stata una vera e propria vittoria, ho dovuto usare qualche trucchetto per cercare di salvare i miei, ma non è stato possibile con tutti. Quel giorno abbiamo perso uno dei nostri uomini.” Il ricordo di Shimada era ancora vivo in tutti i Ribelli.

“Ho saputo anche quello. So come vi sentite – Yasu strinse convulsamente la gonna dell'abito scuro tra le mani – ho perso mio marito in combattimento, nella notte più orribile della mia vita. Se prima credevo a ciò che tutti avevano sempre detto, che eravate voi Ribelli i responsabili di ciò, ora credo che in realtà ci sia stato di mezzo qualche scagnozzo di Kanda.”

Una lacrima scivolò lungo la guancia della Lady, dando prova a tutti di come quell'argomento toccasse una ferita ancora aperta.

Maki parlò decisamente:

“Lady, cioè, Yasu, ti posso giurare che nessuno di noi ha mai ucciso un abitante del Regno fino ad ora. Ci siamo limitati alla rapina e al bracconaggio, questo sì, ma mai con lo scopo di uccidere qualcuno.”

“Lo credo, altrimenti sua Altezza non si fiderebbe di voi ed io non vi avrei mai permesso di entrare tra queste mura. Ora pensiamo a ciò che accadrà questo pomeriggio nella piazza.”

 

 

 

 

 

Taki e Kisugi erano incaricati di sorvegliare l'accesso secondario della Cittadella, o meglio, di verificare che l'ingresso alla zona abitata avvenisse tranquillamente, limitandosi ad intervenire solo in caso di particolari tumulti tra coloro che accedevano all'interno delle mura fortificate.

“Hajime – Kisugi si rivolse al compagno seduto distrattamente al lato destro del portone – non ti pare strano che il Capitano ci abbia ordinato di non controllare nessuno e di lasciare passare chiunque voglia assistere alle esecuzioni?”

L'altro soldato sbuffò prima di rispondere, spostandosi in questo modo i capelli dagli occhi.

“Stranissimo, ma ho imparato a non discutere gli ordini di Wakabayashi e, sinceramente, farei qualsiasi cosa piuttosto che tornare a pulire le latrine.”

“Non me lo ricordare, mi sogno ancora di notte certi profumi.”

Teppei si turò istintivamente il naso con una mano, mentre agitava l'altra davanti a sé, come se dovesse ancora allontanare qualche odore molesto.

Improvvisamente Hajime fece cenno all'amico di interrompere la sua pantomima:

“Guarda, arriva un altro gruppetto di quelli strani.”

Davanti a loro sfilarono cinque persone avvolte in mantelli, alcuni dei quali con il cappuccio sulla testa a celare i visi, nonostante la calura estiva. Non era il primo gruppo di quel genere che passava, ma in questo era presente anche una donna: da sotto il suo lungo mantello scuro si intravedeva una veste candida.

“Mi sembra così strano non chiedergli nemmeno di abbassare i cappucci per identificarli – sbottò Teppei – per quanto ne sappiamo potrebbero esserci i Ribelli lì sotto!”

“Sono d'accordo con te, ma non possiamo disobbedire al Capitano!”

“Sì, ma...”

Come se li avesse sentiti discutere, la donna si avvicinò a loro, levando il cappuccio, rivelando dei lineamenti dolci e una folta massa di capelli rossi.

“Che la Dea benedica tutti i componenti della Guardia Reale che così coraggiosamente ci proteggono dai fuorilegge, rischiando perfino la loro vita. Grazie per tutto quello che fate per noi.”

“Si... si.... figuri, ehm, Lady” balbettò Kisugi, colto anche da un leggero rossore, non aspettandosi una simile confidenza dalla donna.

Questa fece un grazioso inchino e raggiunse quelli che presumibilmente erano i suoi compagni di viaggio, per proseguire verso il centro della Cittadella, sparendo nelle curve dei vicoli dei quartieri bassi.

Dopo qualche istante Taki richiamò spazientito il compagno che non sembrava intenzionato a riscuotersi dall'incontro appena avuto:

“Allora, Teppei! Vuoi smetterla di fissare il punto dove quella ragazza è scomparsa. Manco avessi visto la Dea Machiko in persona!”

Il soldato si voltò verso l'amico, scrutandolo attentamente per poi scoppiare a ridere:

“In nome della Dea, Hajime, so che sei un tipo piuttosto geloso, ma non pensavo mai potessi esserlo nei confronti di una donna!”

“Non so di cosa tu stia parlando. - ribatté Taki, punto nel vivo – Rimettiamoci al lavoro.”

 

 

 

 

 

 

Genzo si sentiva nervoso, come non lo era dalla cerimonia in cui aveva prestato giuramento come neo Capitano della Guardia Reale. La differenza stava nel fatto che allora sapeva esattamente tutto quello che sarebbe accaduto, mentre in quel momento c'erano troppe incognite, troppe cose che potevano andare storte. A cominciare dal suo fare affidamento sull'integrità dei principi morali di Jito, dato che non aveva potuto parlargli in privato: il carceriere aveva avuto per tutto il tempo la compagnia di Soda, una presenza troppo ingombrante per rischiare anche solo di sussurrare a proposito di un'azione sovversiva per impedire l'imminente esecuzione pubblica.

All'alba aveva ordinato a Mastro Takasugi di coordinarsi col falegname di corte per approntare le modifiche necessarie alla solita pedana da installare al centro della piazza, in modo che fosse abbastanza grande da ospitare i tre ceppi per i tre condannati. Kanda desiderava che le esecuzioni avvenissero in perfetto sincronismo e desiderava assistervi personalmente, celebrarle come un grande evento, la sua definitiva affermazione quale Signore del Principato, per cui doveva essere approntata anche una seconda pedana in posizione dominante, ma protetta. Gli uomini avevano fatto un ottimo lavoro ed il Reggente avrebbe potuto godere dello spettacolo in prima fila.

La gente cominciava a riempire la piazza. Nonostante gli sforzi di Genzo e Yasu per far girare clandestinamente la voce che fosse meglio restarsene chiusi in casa, la curiosità aveva avuto il sopravvento su tutti. Wakabayashi notò che molti degli spettatori appartenevano ai ceti benestanti ed anche qualche nobile, sicuramente di quelli disposti a soprassedere a qualsiasi principio morale pur di entrare nelle grazie di chi deteneva il potere, si era spinto fino al patibolo. Forse, dopotutto era meglio che la zona fosse abbastanza affollata, almeno fino all'entrata inscena dei Ribelli, in modo da permettergli di passare più facilmente inosservati.

Gli uomini del Gruppo Speciale pattugliavano la piazza, ma per il momento non avevano ancora individuato nessun sospetto. Nemmeno Genzo, dalla sua posizione sopraelevata sulla pedana, era riuscito a riconoscere qualcuno. Sperava che il Principe fosse riuscito a trovare un nascondiglio adeguato fino al momento opportuno. Perlustrando ancora una volta, vide Matsuyama, visibilmente contrariato per tutta la faccenda, uscire dal Tempio e cercare di convincere qualcuno a tornarsene alle proprie occupazioni. Il Sacerdote gli aveva promesso che se la situazione nella piazza fosse degenerata il Tempio sarebbe stato un rifugio sicuro per i cittadini. Il Capitano aveva dovuto lasciare intendere, nella loro ultima conversazione, che il Reggente pensava di usare le esecuzioni per attirare i Ribelli in una trappola, in modo da giustificare agli occhi di Matsuyama la richiesta di occuparsi dell'incolumità degli estranei al combattimento. Data la sua indole pacifica il Sacerdote non aveva posto obiezioni per quanto riguardava il bene della popolazione, ma deplorava completamente la scelta di condannare a morte dei ragazzi così giovani.

Voltandosi verso destra il Capitano intravide anche la sorella farsi largo tra la folla: quella testarda non aveva voluto sentire ragioni per restarsene in disparte, intendeva fornire tutto l'aiuto che poteva alla causa del Principe. Per Genzo la sua partecipazione era un'enorme seccatura, una cosa in più di cui preoccuparsi durante la concitazione dell'intervento dei Ribelli. Accanto a lei stava un giovane che non aveva mai visto, ma che tuttavia aveva un'aria familiare, assomigliava tanto alla donna che si accompagnava spesso ai Ribelli, quella che aveva azzoppato il suo cavallo. Guardò meglio e si accorse che non si trattava di somiglianza, era proprio la donna, Akamine o come si chiamava.

Improvvisamente Shunko Sho apparve sulla pedana riservata al Reggente, attirando l'attenzione della folla e provocando il progressivo scemare del brusio delle chiacchiere.

“Rendete omaggio a sua Grazia il Reggente Koshi Kanda e a Lady Sugimoto!”

Kanda prese posto, riccamente vestito, come se stesse concedendo udienza nella Fortezza, con un ampio mantello color porpora sopra alle vesti argento. Sul farsetto era ricamato il pugno nero della famiglia Kanda, mentre sulle tempie il Reggente indossava l'ormai consueto cerchietto d'oro. Non c'era alcuna traccia né nel suo abbigliamento, né sulla piazza, dello stemma degli Ozora, casata di cui formalmente era ancora al servizio. Al suo braccio si reggeva la Lady, fasciata da un abito scuro che le lasciava le braccia completamente scoperte, e con i capelli retti da una complicata acconciatura.

Era una vera e propria ostentazione del proprio potere personale da parte dei due ed a Wakabayashi provocò il voltastomaco. Tuttavia strinse i denti, non poteva permettersi di tradirsi in quel momento. Avanzò verso il Reggente e gli si inginocchiò davanti.

“Mio Signore, la mia spada è al vostro servizio, ora e sempre.”

Kanda lo degnò appena di uno sguardo e si rivolse direttamente alla piazza:

“Questo pomeriggio siamo qui affinché la giustizia trionfi. Oggi daremo una lezione esemplare ai Ribelli ed a tutti coloro che turbano la pace di questo regno. Il povero Principe Jun non ha potuto vedere la fine di questa battaglia, rivelatasi troppo impegnativa per la sua debole salute, ma ora io riporterò finalmente l'ordine e la prosperità. Sotto il mio comando i Ribelli saranno annientati.”

La folla esplose in un boato di approvazione ed occorsero alcuni istanti perché l'ordine si ristabilisse.

“Capitano Wakabayashi! Conducete qui i prigionieri.”

“Come comandate.”

Genzo si alzò e partì per recuperare i tre giovani Hyuga, consapevole che quello fosse l'ultimo ordine che riceveva dal traditore Kanda.

 

 

 

 

 

Kojiro, Ken e Jun erano riusciti a trovare un buon punto per appostarsi, al riparo dagli sguardi indiscreti, con un'ottima visuale rispetto alla pedana delle esecuzioni ed un rapido accesso ad essa, senza dover attraversare la calca della folla accorsa per l'evento. L'unico problema era la scarsa visibilità rispetto al punto dove avrebbe dovuto situarsi Kanda.

“Che sfortuna!” - sentenziò Ken dopo che il Sovrintendente ebbe fatto la sua comparsa sulla piattaforma laterale - “Kanda e la sua compagna sono completamente fuori dalla linea di tiro del mio arco! Avremmo potuto chiudere la faccenda con un solo colpo ben piazzato.”

“Allora cercati un altro posto!” Gli sbraitò Kojiro, sempre più impaziente mano a mano si avvicinava il momento dell'esecuzione.

“È troppo tardi per spostarsi – sussurrò Jun – non mancherà molto e... Schifoso traditore pieno di boria! La mia debole salute!”

Le parole appena pronunciate dal Reggente avevano innervosito il Principe: anche lui non vedeva l'ora di porre fine a quella storia, temendo di aver indugiato troppo una volta guarito ed ottenuta da Kojiro la libertà di lasciare il Toho, forse se non avesse aspettato che i Ribelli fossero pronti a combattere, la situazione non sarebbe degenerata fino a quel punto e Kanda sarebbe stato un lontano ricordo già da un pezzo. Forse avrebbe dovuto subito tentare di contattare Wakabayashi, lui l'avrebbe sostenuto ed avrebbe portato la Guardia dalla sua parte.

Ken lo richiamò:

“Cerca di stare calmo anche tu. Abbiamo bisogno che resti lucido ed è inutile pensare che avresti potuto agire più prontamente, prima non sapevi chi realmente avrebbe potuto esserti fedele alla Cittadella.”

“Adesso mi leggi nel pensiero, Wakashimazu?” Replicò Jun, cercando di farsi sentire dal compagno nonostante il clamore della folla.

“No, ma ti conosco ormai. - Ken si grattò il mento – A proposito di abilità soprannaturali, invece, l'Aurea della Strega Nera è parecchio potente.”

“Starà godendo di questo atto vergognoso che stanno per compiere lei ed il suo compare!” Commentò Kojiro, ma Ken scosse la testa:

“Può essere, ma mi preoccupa di più non sapere cosa passa per la testa di Yayoi, dato che anche la sua Aurea è intensissima oggi, come non l'ho mai percepita.”

“E cosa aspettavi a dirlo? Non avremmo dovuto permetterle di venire!”

Fu la volta di Kojiro di richiamare i compagni all'attenzione:

“Insomma, volete smetterla voi due di parlare d'altro? Stanno uscendo!”

Infatti Wakabayashi aveva spalancato la porta della vecchia Casa di Transito, dove da sempre all'alba del giorno dell'esecuzione venivano alloggiati i condannati a morte, in attesa dell'ora in cui si sarebbe compiuto il loro destino, permettendo a Soda e Jito di scortare i tre fratelli Hyuga sulla pedana principale. Indossavano ancora gli abiti di quando erano stati catturati, ma erano talmente luridi e strappati da essere quasi irriconoscibili. La piccola Naoko tremava come una foglia, Masaru e Takeru portavano entrambi i segni dei pestaggi ricevuti e Kojiro dovette ricorrere a tutto il suo autocontrollo per non scattare di corsa ad infilzare Soda e mandare all'aria tutto il piano.

“Ricordate: lasciate Kanda a me, con gli altri fate ciò che volete.” Sussurrò Jun.

Il capo dei Ribelli vide Wakabayashi avvicinarsi alla sorella per prenderla in custodia ed accompagnarla al ceppo centrale, facendola inginocchiare quasi delicatamente. Takeru, piuttosto rassegnato, era accompagnato da Jito alla postazione più vicina a Kanda, mentre Masaru cercava di divincolarsi in tutti i modi dalla stretta di Soda, provocando il divertimento del Sicario. Quando quest'ultimo riuscì a farlo inginocchiare e gli premette la testa contro il tronco di legno, il ragazzino ebbe un ultimo guizzo di ribellione, rivolgendosi direttamente a Kanda:

“Maledetto tiranno! Mio fratello te la farà pagare!”

L'insolenza gli costò un ceffone da parte di Soda.

Il Reggente si limitò a sorridere e ad ordinare:

“Procedete!”

Kojiro e Jun trattennero il respiro mentre Ken lentamente incoccava una freccia e tendeva l'arco pronto a colpire, aspettava solo l'istante perfetto.

 

 

 

 

 

 

Mamoru tirò le redini del suo cavallo e sollevando la mano destra fece fermare tutta la colonna di uomini che lo seguiva. Erano giunti alla piazza principale di Saitama e durante l'attraversamento della città le poche persone che avevano incontrato gli avevano lanciato sguardi truci. Izawa non se la sentiva di biasimarli: l'ultima volta che la Guardia era stata lì aveva arrestato tre ragazzi e li aveva fatti condannare a morte solo per essere imparentati con quell'Hyuga.

“Vice Capitano – l'Attendente Morisaki gli rivolse la parola – Non credete che sia il momento?”

Mamoru annuì ed estrasse la lettera sigillata che il Capitano gli aveva consegnato prima di partire per quella missione, con l'ordine di aprirla solamente quando fossero giunti a Saitama.

Ruppe il sigillo e lesse:

Izawa ti chiedo di avere fiducia in me: sai che solitamente ti rivelo le mie intenzioni, ma oggi non è possibile. Fai in modo di bloccare a Saitama i due membri del Gruppo Speciale che sono con voi e poi torna subito alla Cittadella con tutto il resto degli uomini. Ci sarà una battaglia, il Gruppo Speciale deve essere abbattuto. Non fate del male ai Ribelli. Fidati di me, sul mio onore ti prometto che una volta che tutto sarà concluso ti spiegherò. G.W.

Il Vice Capitano sollevò lentamente lo sguardo, cercando di celare la sua sorpresa.

“Guardia Reale – ordinò – neutralizzate ed immobilizzate i due componenti del Gruppo Speciale! La Cittadella ha bisogno di noi!”

 

 



__________________________________________________

Finalmente aggiorno questa storia!
Vi chiedo scusa per la lunga pausa, ma questa zona del racconto è stata più dura del previsto da gestire e nonostante ciò si è espansa più di quanto avessi preventivato. Una volta superato lo scoglio ho comunque preferito attendere, prima di aggiornare, di essere giunta quasi al traguardo, in modo da non dovervi più lasciare per un tempo indefinito senza aggiornamenti. Mi mancano da scrivere solo le utlime cose del finale, perciò dovremmo arrivare in fondo senza ulteriori arresti.
Venendo a questo capitolo, in origine già qui avrebbero dovuto esserci le botte XD, ma il materiale alla fine è risultato così tanto da dividerlo in più capitoli, per rispettare all'incirca la media rispetto agli altri.
Anche se qui siamo ancora ai preliminari del grande scontro, la tensione sta crescendo. ;)

  
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