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Autore: addict_with_a_pen    29/11/2016    1 recensioni
Frank è profondamente innamorato di Gerard, così come Gerard è incondizionatamente innamorato del suo Frank, non potrebbe essere altrimenti. Come dice sempre Mikey “siete peggio della colla voi due” e ha ragione, ha assolutamente ragione. Frank non riesce proprio ad immaginarsi una vita senza Gerard, sai che rottura sarebbe?
No, Frank non riesce proprio ad immaginarsi una vita senza quel rimbambito...
Genere: Fluff, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Frank Iero, Gerard Way, Mikey Way, Ray Toro | Coppie: Frank/Gerard
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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*Piccola nota inutile*
Giuro che stavolta non è colpa mia e che posso giustificare questo ritardo catastrofico: si è rotto il computer di base e io, essendo l’unica in famiglia senza un portatile, sono rimasta fregata e sono rimasta solo con un computer rotto e tutte le mie storie, foto e cose varie bloccate sul computer rotto…
Sono abbastanza giù di morale infatti, mi sento nuda senza le mie storie ahaha.
Ho copiato (clandestinamente) questo capitolo dal PC di mia sorella, scusate ancora il ritardo, davvero.
Baci e buona lettura :* :*
 
 
 
 
 
 
La routine è rovinata, distrutta…
Niente più balli, coccole, abbracci e risate, solo due coinquilini che la sera vanno a letto insieme e non si tengono più per mano di notte.
“Gee ho fatto qualcosa di sbagliato?”
Gerard odia le illusioni, le odia con tutto se stesso…
“Va tutto bene Frank…”
Ora poi, mentre sono seduti a tavola a cenare, Gerard si rende sempre più conto di quanti errori abbia fatto in questi mesi, a quante illusioni abbia dato retta ma, soprattutto, a quanto gli manchi amare Frank.
“Gerard! Non va tutto bene! Cos’è successo?”
Frank esplode, non ce la fa più a tenersi tutta quella frustrazione dentro. Hanno passato dei giorni così belli, non riesce a capire cosa mai abbia fatto do sbagliato, poiché è per forza colpa sua, colpa della sua mancanza di costanza, dei suoi sbalzi d’umore e di idee, dei suoi avvicinamenti e dei suoi distacchi improvvisi.
Forse è vero, forse è vero che non ha fatto nulla, ma forse è proprio questo il problema e forse dovrebbe fare qualcosa…
“Frank mi dispiace…” dice Gerard abbassando lo sguardo “Mi dispiace così tanto…”
“Ti dispiace? Hey, Gee… non dire così, non hai fatto nulla di male.”
Ma, invece di fargli tornare il buonumore, nota che allo sguardo triste si sono aggiunte pure delle lacrime. Il cuore di Frank è a pezzi.
“Gee… cos’è successo?”
“I-Io voglio amarti, ma ancora non ci riesco, n-non posso…” sospira “Pensavo di essermi già reinnamorato di te, m-ma… ma, ecco…”
“Ma cosa?”
Frank diventa ogni secondo sempre più confuso e i suoi livelli di ansia non fanno altro che salire e soffocarlo.
“Ma non è così. Sento qualcosa, s-sento una gioia indescrivibile quando sono con te, ma non ti amo…
Morto. Se Frank dovesse descrivere le emozioni orribili che sta provando in questo momento, direbbe solo morte, la definitiva morte del suo cuore.
“N-Non importa Gee… Non importa Am- Volevo dire! Non importa Gerard.”
“È esattamente questo a cui mi riferisco! Non ti fa bene avermi qui, dormire con me quando io non posso chiamarti Amore…” si asciuga un po’ di lacrime col tovagliolo “Potrebbero volerci mesi prima che finalmente tornerò a chiamarti Amore, a b-baciarti, toccarti… Non ti fa bene Frank, non ti fa bene psicologicamente, ma anche fisicamente, sentimentalmente, p-passionalmente…”
“Ma che dici!? Gee, credi davvero che il mio desiderio primario sia quello di soddisfare le mie voglie, è questo che pensi di me?”
La situazione sta decisamente degenerando.
“N-No! No Frank, non ho detto questo, solo che in una relazione che si rispetti dovrebbe esserci anche questa parte… S-Se dormiamo insieme, allora vuol dire che-”
“Oooh Gee… no, io voglio solo che tu stia bene, anche se questa convivenza si concluderà solo in un grande e grosso fallimento a me non importa…” cerca di fare un sorriso rassicurante “Mi importa di te Gee, te l’ho già detto, le altre cose…” arrossisce “le altre cose non sono importanti, non ora.”
“L’altra mattina non sembrava così però…”
Non è riuscito a trattenersi, non ce l’ha fatta, poiché le immagini di un Frank nudo coricato tra le coperte disfatte mentre chiama il nome di Gerard è un’immagine di cui mai potrà scordarsi.
“In che senso…?”
L’altra mattina, quando ero andato a fare la doccia, poi sono tornato in camera e tu… e tu, beh, stavi…” si schiarisce la voce, imbarazzato e già pentito di aver tirato fuori l’argomento “e-eri nudo a letto e mi stavi chiamando e…”
“Oh Dio no…”
Se Gerard è rosso in volto, allora Frank non può che essere bordeaux. Gerard l’ha davvero sorpreso in quel momento? L’ha davvero visto mentre lo stava facendo? Vorrebbe sotterrarsi vivo…
“Gee mi dispiace… M-Mi dispiace così tanto, non pensavo avessi già finito la doccia… Oooh scusami! Chissà che idea ti sarai fatto di me ora, che figura di merda.”
“No Frank, non è quello che sto dicendo io.”
Frank aggrotta la fronte e scuote la testa confuso sentita quella frase.
“Quindi non mi hai visto mentre mi stavo masturbando?”
Ormai non si vergogna neanche più a dirlo, la sua reputazione non esiste più, non ha nulla da perdere.
“Beh, no. Ti ho visto” ride istericamente “Quello che intendo è che questo mi ha fatto capire di non amarti, di n-non desiderarti come tu desideri me…”
“Non importa Gerard te l’ho detto. Rifacciamo: sì, mi manca… m-mi manca far l’amore con te, a volte più del dovuto” ride istericamente “ma quello che voglio io è farti star bene e farti sentire a casa. Se non mi ami, pazienza…! Abbiamo tutto il tempo che vuoi, ma se vuoi tornartene a vivere con Mikey, va bene lo stesso, non è un problema…”
Si porta una ciocca di capelli dietro l’orecchio, liberando perciò il suo viso paonazzo e riuscendo a guardare bene negli occhi Gerard, mettendo da parte tutta la tristezza, l’imbarazzo e la delusione.
“Gee non so come spiegartelo, come esprimere quello che desidero, che desidero davvero…” sorride nervosamente “Voglio che tu sorrida, sì, ecco quello che voglio. Voglio essere ciò che ti fa sorridere, una ragione per cui ti svegli al mattino felice, sereno, non voglio essere la causa delle tue lacrime, dei tuoi pensieri e delle tue ansie, non più.”
“Quindi non sei arrabbiato con me…?”
Mentre glielo chiede, Frank non può fare a meno di sentire un’ondata di tenerezza impossessarsi di lui davanti a quello sguardo pentito che urla “scusa!”, scuse che sono totalmente inutili.
“No che non lo sono, perché mai dovrei?” ride, almeno ci prova “Rallentiamo, ho capito. Andremo più piano, va bene?”
Annuisce, ancora con quello sguardo deluso sul volto.
“Hey, non farmi quella faccia! Gee, non. È. Colpa. Tua.”
“Però ti ho illuso… Ho illuso tutti e due.”
E questo purtroppo è vero, lo sanno entrambi, entrambi sanno che quella corsa sfrenata al reinnamoramento non era stata altro che una grande e grossa illusione, un’illusione dolcissima, meravigliosa, ma pur sempre non reale. Frank non ammetterà mai che ci aveva davvero creduto, che ci aveva sperato ed era addirittura arrivato a pensare che quel piccolo bacio dell’altro giorno fosse reale e non dettato dalle illusioni.
Frank non ammetterà mai che in questo momento è divorato internamente dalle delusioni, è un suo segreto.
“Non hai illuso proprio nessuno Gee, va tutto bene.”
Allunga una mano e la posa sul braccio di Gerard, strappandogli un piccolo sorriso e alleggerendo un po’ la tensione opprimente nell’aria.
“Posso abbracciarti lo stesso…?”
“Se te la senti, certo.”
“Me la sento…”
Ed eccoli perciò abbracciati, l’uno ancora convinto di essere solo un grande e grosso ipocrita, fonte di dolore e illusioni, e l’altro innamorato ma deluso, felice ma depresso, appagato ma con una voragine enorme nel cuore.
L’aveva detto che tra lui e Gerard non ci sarebbe mai più stato niente, l’aveva detto e per un certo periodo credeva che pure Gerard l’avesse capito, ma oramai è fatta, oramai sono impantanati fino al collo in questa palude di delusioni senza scampo, senza via d’uscita.
“Ti voglio bene Frank…”
Frank odia le illusioni, le odia con tutto se stesso…
*****
Hanno perciò rallentato, niente più carezze e stare abbracciati sul divano a guardare la tele fino a tardi, niente più “buongiorno” accompagnato da un abbraccio e, soprattutto, niente più dormire insieme.
Ad essere onesti, Gerard non ha mai chiesto tutto questo, non ha mai chiesto un rallentamento così drastico, anzi, uno stop più che altro, ma Frank ha deciso per entrambi che è meglio così, che è meglio non fare più nulla che una coppia come lo erano loro in genere fa.
“Frankie puoi dormire ancora con me… Che stai facendo?” Aveva chiesto una sera Gerard vedendo Frank prendere cuscino, coperta e pigiama e uscire dalla loro camera.
“È meglio così per ora Gerard, davvero. Quando… quando…”
Avrebbe voluto dire ‘quando tornerai ad amarmi’ ma si era obbligato a non farlo.
“Quando le cose si saranno aggiustate, allora tornerò a dormire con te, okay?”
Ma non era okay, per nessuno dei due lo era…
Avevano perciò passato cinque giorni di imbarazzo e di convivenza fredda, niente più tenerezze e, soprattutto, niente più balli… Gerard amava ballare con Frank, lo faceva sentire libero, felice, lo faceva sorridere come in fin dei conti Frank voleva.
“Frank vuoi… vuoi ballare con me?”
“Non penso sia il caso Gee…”
Sono perciò impantanati in questa palude da troppo tempo, continuano a fare un passo avanti e dieci indietro, una dolce carezza un giorno e neanche un abbraccio per una settimana, un bacio sulla guancia prima di dormire una sera e sensi di colpa per averlo fatto per troppo, troppo tempo…
Finalmente Gerard ha capito che genere di paura intendesse Frank, cosa aveva provato dopo quel bacio e cosa ora pure lui sta sentendo, questo terrore di non riuscire mai più ad uscire dalla palude e perdere il suo Frank per sempre.
“Frank mi suoni una canzone…?” Prova a chiedere anche se, visto l’andamento dell’ultimo periodo, dubita che riceverà un “sì” come risposta.
“Certo. Che canzone vuoi?”
Gerard non può credere alle sue orecchie; ha davvero accettato?
“Non so… n-non ci ho pensato, sai, credevo avresti detto no.”
“Nel suonarti una canzone non c’è niente di male, mi piace suonare, e poi, è da troppo tempo che non prendo in mano la mia chitarra…”
“Oh, e come mai?”
Frank abbassa lo sguardo e sorride tristemente, poiché è fin troppo ovvio il motivo del suo distacco dalla musica che oramai gli sembra di essere un disco rotto nel continuare a ripeterlo. Non fa altro che dire “perché non c’eri”, “perché eri in coma”, ma apparentemente l’idea dell’immenso dolore da lui provato in quel freddo periodo non è ancora ben chiara e definita nella mente di Gerard.
“Non ero dell’umore diciamo.” E, detto questo, chiude l’argomento e va a prendere la sua vecchia chitarra scordata e impolverata.
Gli fa una tale pena vederla così, gli fa male pensare di averla ridotta in questo stato, ma non ha potuto evitarlo. Immagini di lui e Gerard seduti sul letto la sera mentre suonava e lui cantava gli ritornano in mente non appena la prende in mano.
“Dai Frank, suona per me! Suona per me Amore…”
I ricordi lo uccideranno.
“Pensato a qualche canz- Oh scusa…”
Appena ritorna in sala si ritrova davanti un Gerard con una faccia confusa e anche vagamente irritata mentre sta ascoltando parlare qualcuno al telefono.
“Ma le sembra la soluzione questa?”
Si alza dal divano, incazzato nero, e comincia a camminare per la stanza.
Frank ora è curioso, molto curioso…
“Ha avuto dei problemi, abbiamo entrambi avuto dei problemi, facendo così pensa di risolverglieli!?”
Stanno parlando di lui, non ha più dubbi a riguardo oramai. Un’ondata di panico lo travolge all’istante.
“Non può farlo, non è giusto valutare e giudicare una persona quando vive nella tristezza! Perché pensa che l’abbia fatto? Per me, dovreste licenziare me, non lui!”
“Cosa!?”
Non può credere alle sue orecchie, non può credere a quello che Gerard ha appena detto, non vuole farlo.
“Pronto!?”
Strappa il telefono dalle mani di suo marito, terrorizzato e già a pezzi, con solo una minuscola speranza di poter essere assunto ancora.
“L-La prego, non può farlo… Adesso esco e vengo, s-so che sono in ritardo, ma è l’ultima volta, è- La prego!”
Ma è troppo tardi.
La chiamata è finita, il suo destino è stato ancora una volta scelto al posto suo e ora non può far altro se non piangere e correre al riparo tra le braccia di Gerard.
“G-Gee diglielo che non chiederò più permessi di uscita anticipata, c-che sarò bravo, che-”
Si blocca per piangere sempre più e rifugiarsi meglio tra le braccia di Gerard.
È a pezzi, ancora una volta, è distrutto…
“Ssssht, Frank respira… respira Frankie, stai tranquillo…”
“Come faccio a star tranquillo…? Sono inutile, adesso più di prima…” si stringe ancora un po’ di più al suo corpo “Ora mi abbandonerai, non servo più a niente…”
“Ma cosa stai dicendo!? No, no e no! Non ti abbandonerei mai, hai capito?”
“M-Ma Gee perché non dovresti farlo? A cosa servo ora che non posso nemmeno pagarti da vivere? Sarò solo un peso… un man-mantenuto.”
E piange ancora, incapace di fermarsi.
“Hey, guarda me. Guarda me, basta piangere.”
Si ‘scolla’ il corpo di Frank di dosso e gli alza il viso, in modo che i loro sguardi possano incontrarsi.
“Un mantenuto, dici che saresti solo qualcuno da mantenere, un peso, non è così?” annuisce timidamente “E dimmi un po’, che cos’ero io per quegli otto mesi in cui mi sei stato vicino nonostante fossi inutile, anzi, un danno per te e la tua salute?”
“Gee ma n-”
“Ssssht lasciami finire…” gli posa l’indice sulle labbra e lo zittisce “Mi hai aspettato, non mi hai mai abbandonato, perché sapevi che mi sarei svegliato e, beh, avevi ragione, assoluta ragione…”
Finalmente un timido sorriso nasce sulle labbra di Frank un po’ meno a pezzi di prima.
“Credevi in me, come io credo in te… Credo in te Frankie, credo che tu possa superare anche questo, credo che troverai un nuovo lavoro, uno dove il capo non sia uno stronzo insensibile” sorridono entrambi “perché ti starò vicino, non ti abbandonerò, scordatelo proprio. Ti aiuterò, come tu hai aiutato e stai aiutando me.”
“Ma non devi farlo Gee… Non sei obbligato e non-”
Lo blocca posandogli un bacio sulla fronte e lasciando perciò entrambi sorpresi e col batticuore.
“Ma io voglio farlo. Voglio starti vicino, che a te piaccia o no.”
E ritornano ad abbracciarsi.
“Sicuro…?”
“Mai stato così tanto sicuro in vita mia.”
Ed è vero, Gerard crede davvero nelle sue parole e nella sua scelta, non cambierebbe nulla.
“Grazie Gee…”
Vorrà dire che d’ora in poi si sosterranno a vicenda.
*****
Forse Gerard può addirittura considerare un bene il fatto che Frank abbia perso il lavoro, poiché non sono mai stati così tanto vicini l’uno all’altro, così in sintonia e così sereni come ora.
Ovvio, Frank è parecchio abbattuto, ‘si sente un peso’ come spesso dice, ma è sereno, in pace, poiché sa che questo nuovo affetto e unione nati tra loro due non ha niente a che vedere con la grande illusione da cui stanno pian piano uscendo.
Questa è ufficialmente la strada giusta, ce l’hanno fatta, l’hanno trovata.
Svegliarsi al mattino e trovare Gerard sulla soglia della stanza con un vassoio colmo di pancakes è la cosa che in assoluto preferisce.
“G-Gee non avresti dovuto…” Aveva detto la prima volta che era successo, in imbarazzo e rimbambito dal sonno, dalla gioia e dall’amore.
“Non posso neanche viziarti e coccolarti un po’?”
E avevano chiuso lì la conversazione, entrambi con un sorriso enorme sulle labbra.
Certo, vedere uscire di casa al mattino Gerard diretto verso il suo posto di lavoro fa sentire Frank un’inutilità, un peso per l’appunto, ma sa che quando tornerà a casa allora tutta questa tristezza se ne andrà, spazzata via dalla positività del suo Gerard.
Frank non sa se stia fingendo di star bene, di essere così felice solo perché magari crede di poter far star bene pure lui, ma fatto sta che non ha mai visto Gerard sorridere così tanto in tutta la sua vita.
“Ti ho portato dei fiori!”
“Ti ho preparato l’hamburger di soia che ti piace tanto!”
“Ho comprato il bagnoschiuma al cocco, quello che adori!”
Sono queste le cose che fanno esplodere il cuore di Frank, che lo riempiono di gioia e amore e che lo fanno sentire un po’ meno solo e inutile.
La sera è ancora un momento critico, il peso di essere un disoccupato quando il Sole cala lo soffoca e lo schiaccia, ma gli abbracci e i “credo in te” di Gerard alleviano un po’ questa pena e lo fanno addormentare sereno.
Chi l’avrebbe mai detto che per ritornare ad essere amato da suo marito avrebbe dovuto perdere il lavoro?
“Sei dimagrito ancora…”
Si sono appena seduti sul divano, oggi è sabato e hanno tutta la serata senza orari da rispettare davanti, ma la magia e la serenità vengono messe in pericolo da questa frase.
“Oh, sì…” ammette Frank “Ma solo due chili, non è molto…”
“Due chili?? Frank, è tantissimo…”
Rimangono qualche istante in silenzio e alla fine Gerard, non ricevendo alcuna risposta, continua con il suo discorso.
“Perché…? Ti ho sempre lasciato il pranzo pronto nel frigo, ogni mattina ti preparo da mangiare e quando torno la sera non c’è più nulla” si volta verso Frank e prova inutilmente a cercare il suo sguardo “Che succede Frankie?”
Frankie… Quel soprannome sarà la sua morte.
“Nulla Gee, non sono mai stato un mangione io, mangio quel che mi serve, il resto… il resto…”
“Il resto?” Incalza Gerard, impaziente di arrivare al dunque.
“Il resto lo butto via.”
“Cosa!?”
Sembra una di quelle scene in un film in cui la madre riprende la figlia che si rifiuta di mangiare, ma a Gerard non importa.
“Ma sì Gee! Che vuoi che sia?”
Ride, ma Gerard non ci trova nulla da ridere.
“Quindi… Quindi l’unico pasto che fai è la cena? È quello per forza perché ci sono io a controllarti, non è così?”
“Ma no non ho detto questo…”
Si sente bloccato, non sa più come gestire la situazione.
“E allora cosa? Cosa Frank?? Cosa!?”
“Perché cazzo mi stai urlando contro, eh?? Me lo vuoi dire?”
“Perché mi sto prendendo cura di te, sto cucinando per te e sto cercando di farti star bene, ma tu butti via ciò che ti cucino!”
Frank sente un imbarazzo e una vergogna tali che vorrebbe sotterrarsi vivo.
“Scusami…”
“Anche i pancakes che ti porto a letto la mattina?”
Annuisce.
“E il panino con i pomodori e il formaggio di ieri?”
Annuisce nuovamente.
“Pure il tiramisù…?”
“S-Sì Gee, anche quello…”
“Perché? Perché mi hai mentito Frank…?”
“Secondo te perché? Sono tutto il giorno da solo a far nulla e ogni chiamata che ho provato a fare per trovare un nuovo lavoro si è risolta in un disastro…” sospira “Sono fottutamente inutile e potrai credere in me quanto vuoi, ma oramai sono quasi due settimane che sono a casa a perdere tempo e, lo so, non è molto, ma la cosa mi deprime e mangiare è l’ultima cosa che mi interessa…”
“Se chiedessi al mio capo di trovarti un posto, anche se si trattasse di mettere a posto i documenti o di far da segretario, a te andrebbe bene?”
A questo punto, Frank scoppia a ridere, non perché ciò appena detto da Gerard sia stupido o irrealizzabile, ma perché è assurdo che sia arrivato ad essere così tanto inutile e pesante da addirittura farsi trovare un lavoro da Gerard.
“Scusa, pensavo fosse una bella idea…”
“Oooh Gee, lo è, lo è eccome, ma così sarei più di un peso, sarei una specie di zavorra!” continua a ridere “Non posso chiederti anche questo, non posso proprio.”
“Cosa vorresti dire?”
“T-Ti stai prendendo troppa cura di me, mi sento solo un p-”
“Sì, un peso, sì Frank, ho capito! Non fai che ripeterlo, non fai altro che continuare a dirmelo, basta!”
“Scusa…”
Frank si sente bloccato, in trappola; da una parte c’è Gerard e il suo aiuto, il suo affetto e le sue premure, mentre dall’altro c’è questa piccola vocina che gli ripete continuamente quanto patetico e inutile sia diventato, quanto poco utile oramai sia per Gerard e quanto poco tempo manchi prima del loro ‘divorzio ufficiale’.
Già, come se ora non fossero divorziati…
“Frank porca miseria…” dice Gerard con voce triste e scoraggiata “Sei mio marito, perché non posso proteggerti e, soprattutto, aiutarti?”
“T-Tuo marito Gee…?”
“Sì, sei mio marito, okay? E, ti prego, non cominciare con le tue solite scuse e constatazioni idiote. Sei mio marito Frank e questo non potrà mai cambiare…”
Detto questo si volta verso lui  gli rivolge un timido sorriso, sperando di essere stato abbastanza convincente e, soprattutto, di aver fatto entrare in quella testa marcia che si ritrova che lui non è e non sarà mai un peso, qualunque cosa accada.
Frank è solo una persona triste alla ricerca di un po’ di vita e serenità,  ma non per questo merita di essere abbandonato.
“Accetti di essere aiutato?”
“O-Okay, accetto…”
“Oooh finalmente!” Esclama colmo di gioia, saltando giù dal divano e dirigendosi verso la cucina.
“Che vuoi mangiare?”
“Gee abbiamo appena cenato, non mi va nulla…”
“Ho lavorato sodo per farti mettere un po’ di ciccia su quelle ossa e ora te ne esci con un ‘ho perso solo due chili’ e pretendi che non ritorni a rimpinzarti di cibo?”
A questo punto, Frank scoppia a ridere di gusto.
“Umh… una fetta di quella torta che ha portato qui ieri tua madre?”
“Andata!”
Ancora restìo e titubante per questo ‘aiuto’ che ha accettato, Frank si avvolge nella coperta e aspetta che il suo Gee ritorni sul divano con la fetta di torta e un sorriso felice sulle labbra.
“Adesso sarò io a prendermi cura di te…”
Già, come se prendersi cura di Frank fosse semplice…
Sarà una bella sfida, una bella sfida per entrambi.
 
  
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