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Autore: MinervaDrago    29/11/2016    0 recensioni
Dicono che fare sport sia un ottima soluzione per responsabilizzarsi ed eliminare l'ansia... ebbene, gioco a pallavolo da anni, ma finora questa mi ha sempre tenuto per manina, specie se il capitano della tua squadra non è proprio amante della democrazia.
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Corrado, l'iperbolico narratore della nostra storia, talmente ossessionato dalle sue due passioni, la pallavolo e il lamentarsi del genere umano, da ignorare completamente una realtà rimasta fino a quel momento celata in lui.
Genere: Comico, Sentimentale, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 5

 

UN PICCOLO DUBBIO AMLETICO

 

Come to decide that the things that I tried

Were in my life just to get high on

When I sit alone

Come get a little known

But I need more than myself this time

[Red Hot Chili Peppers – Snow Hey Ho]

 

 

 

 

Aprile sta giungendo al termine, il mese prossimo si disputeranno le semifinali che determineranno chi delle quattro squadre che hanno superato le eliminatorie potrà vincere le regionali. La nostra squadra, nonostante i vari problemi e la mancanza di una vera e propria tattica, è riuscita a giostrarsi bene sotto la guida di Elia e del Coach, ma ha ancora un ultimo inconveniente da risolvere prima di fare una figura di merda davanti un pubblico di gente che, ovviamente, non si aspetta mica di vedere una partita da “oratorio” avendo pagato i biglietti. Il mese scorso sono successe così tante cose che spero vivamente di staccare la spina e rilassarmi per un po’ di tempo, e dunque di potermi concentrare solo e unicamente a queste benedette partite. Per quanto riguarda la storia di Luca, ho seguito il consiglio di Armando e ho cercato di essergli vicino quanto più possibile, anche se alla fine, dato che mi facevo sentire praticamente tutto il santo giorno, mi sono sentito un vero e proprio Stalker: «Mi cerchi più tu che la mia ragazza» è stata la frase che mi ha fatto capire quanto abbia esagerato. In ogni caso oggi, dopo una settimana di pausa dal torneo, finalmente ricominciano gli allenamenti. Arrivo in palestra un po’ in ritardo e trovo i ragazzi nella solita posizione a cerchio intorno a Elia, che tiene in mano una lavagnetta che il Coach usa per spiegarci le strategie. A guardarli bene sembrano quasi il sistema solare: Armando e gli altri ragazzi sono i pianeti che girano attorno a Elia che, ovviamente, è il “manzo-sole”. Prendo posto nel cerchio trattenendo le risate per quella strana metafora che avevo pensato e per l’idea di mettermi gli occhiali da sole in sua presenza. Non appena oso avvicinarmi alla sua orbita, il discorso del Bronzo di Riace si interrompe bruscamente: «Complimenti, in quanto puntualità non ti smentisci mai, Ciccio è arrivato persino prima di te». Ciccio mi fa ciao ciao con la manina.

«Mi dispiace, ho avuto un—»

«Non m’interessa» Elia mi fa un gesto con la mano e si mette a camminare avanti e indietro con la lavagnetta, «Come stavo dicendo prima, la scorsa settimana, dopo l’ultima partita, ho parlato con il Coach dell’idea di Corrado». In quel momento mi sentivo talmente in soggezione da riuscire a sentire in sottofondo il motivetto “ansiogeno” del Chi Vuol Essere Milionario, ma allo stesso tempo mi sentivo lusingato del fatto che quel testone del manzo ne abbia parlato col Coach e che gli abbia riferito che quella strategia è tutta farina del mio sacco… o almeno spero sia stato così, sennò è la volta buona che lo arrostisco per bene e lo servo con un bel piattone di insalata con i fagiolini.

«Lui mi ha risposto che, effettivamente, da un anno a questa parte aveva notato che c’era qualcosa che non andava e così ha accettato l’idea di un ipotetico cambio di ruoli» fa una pausa per guardare tutti negli occhi con la sua solita espressione da cane rabbioso. «Ovviamente, dopo quel folle “esperimento”, mi sono fatto anch’io un’idea».

Lo guardo sottecchi e mi preparo ad ascoltare il suo piano malvagio.

«Punto primo: Antonio non deve fare il laterale, i suoi riflessi non sono adatti per questo ruolo», si volta verso di me, forse in attesa di un feedback di qualche tipo, ma preferisco stare immobile e non dargliela vinta.

«Punto secondo: Armando come centrale è qualcosa di osceno, non voglio assolutamente che lo rifaccia».

Ecco che comincia ad andarci giù pesante…

«Punto terzo: per Ettore, non ho nulla da dire, credo che il tuo ruolo sia sempre stato adatto, per quanto riguarda Corrado invece…».

Signori e signore, allacciatevi le cinture, sta per arrivare un mega complimento offerto dal re degli scaricatori di porto in persona!

«Credo che “Corrado” e “Palleggiatore” sia un binomio davvero inquietante, degno di un film horror, oserei dire».

Carramba che sorpresa! Come mai stavolta non si è espresso con il suo solito linguaggio colto ed elegante? Che si sia stancato di esprimersi esclusivamente col turpiloquio?

«Mentre per Ciccio… beh, stavolta, non posso che dare ragione alla Samara dei Palleggiatori».

Finalmente mi volto a guardarlo, sollevato dal fatto che almeno una cosa me l’abbia riconosciuta.

«Dunque, oggi voglio controllare un paio di cosette, se avrò le risposte che mi servono vi svelerò cosa abbiamo pensato di fare con il Coach».

I ragazzi sembrano tutti d’accordo con lui, dopo il discorso alcuni vanno a cambiarsi mentre le riserve (annoiate da un discorso che non li riguardava, poiché spettava al “sestetto titolare”) sono corsi a prendere le palle da gioco.

Una volta sistemata la rete, Elia mi si avvicina con fare minaccioso (e quando mai?).

«Ti posso parlare?» finisco di sistemare la rete prima di rispondergli, giusto per farlo aspettare un po’.

«Di cosa si tratta?»

«Vieni un attimo fuori».

Il cuore comincia a battermi manco avessi la tachicardia. 

Anche se non so spiegarmi il perché di quest’ansia, credo sia dovuta dal fatto che, ogni volta che Elia si apparta con qualcuno, questo qualcuno torna sordo e con qualche osso fratturato. Il manzo mi conduce in cortile chiudendo le porte della palestra dietro di sé, poi prende un lungo respiro e mi fissa dritto negli occhi (io comunque ero già pronto per difendermi e sferrare un calcio poderoso nella sua mascella).

«Mi dispiace per come mi sono comportato l’ultima volta, non avrei dovuto deridere la tua idea».

Rimango immobile, incapace di proferire alcun verbo.

Non posso credere che Elia, il sole rincarnato in un essere dalle fattezze divine, si stia scusando con me, povero essere mortale che non riesce nemmeno a guardare senza riempirlo di critiche e insulti come se piovessero dal cielo.

«Il punto è che questa sarà la nostra ultima partita come squadra e sinceramente vorrei viverla senza alcun rimpianto».

Per quanto possa odiare ogni singola cellula del suo essere, Elia ha tremendamente ragione e il fatto che veda la cosa in modo così malinconico mi fa scoprire un lato di lui che non pensavo potesse appartenergli.

Abbasso lo sguardo, rattristato per essermi ricordato che sarà l’ultima partita anche per me.

«No, scusami tu, è solo che anch’io la vorrei vivere in modo dignitoso! Non so se gli altri accetteranno l’idea di continuare a fare squadra un giorno, ma voglio che sia tutto perfetto per le semifinali».

«Allora ci intendiamo benissimo», come se nulla fosse, Elia mi mette una mano sulla spalla e mi osserva con uno sguardo diverso dal solito.

«Non ho mai dubitato delle tue capacità, tu sei una delle poche persone che ritengo siano dotate di vero talento, ed è per questo che voglio che tu dia il massimo al torneo, perché sarà il nostro momento di gloria».

In quel preciso istante sentii riaffiorare in me quella strana sensazione di calore e le parole di Luca cominciarono a risuonarmi per la testa.

«Lo pensi sul serio?»

«Certo che lo penso! Sennò che te lo dico a fare? Lo sai che odio i ruffiani, figurati se poi mi devo ritrovare a farlo pure io, che tra l’altro in questo caso non ci guadagnerei nulla».

Come no? Vallo a dire ai tuoi professori, manzo ruffiano, e poi ne riparliamo!

«Comunque sia, Corrado, so quanto possa essere difficile per entrambi andare d’accordo, ma voglio proporti una tregua momentanea, anche perché, ora come ora, ho bisogno di discutere con qualcuno che di strategie se ne intenda».

Ancora un po’ scioccato da questo suo nuovo modo di porsi, così civile e ragionevole, annuisco debolmente e azzardo una domanda:

«Quindi riconosci che anch’io sappia elaborare delle strategie valide?», lui mi fa una smorfia, «Sì… ma non sono poi così precise», Elia si volta per aprire le porte della palestra, «Per questo motivo dobbiamo occuparcene in due».

Questo suo parlare al plurale è davvero strano, il fatto di collaborare finalmente con lui mi fa sentire come se fossi riuscito a scalare l’Everest senza imbracatura, cioè come in una situazione fantascientifica, anche se ne sono davvero felice.

Elia, Elia, Elia, finalmente la tua testa ha deciso di funzionare!

Dopo gli allenamenti il manzo non era ancora convinto, così ci confessa di voler riprovare il giorno dopo per schiarirsi meglio le idee, chiede soprattutto la presenza di Antonio e Armando. Dopo esserci salutati, Elia mi fa cenno di avvicinarmi e così lo raggiungo.

«Hai un minuto?»

«Anche venti se vuoi».

Elia mi rivolge un sorriso beffardo prima di mostrarmi i suoi appunti.

«Tanto che fretta hai? Sei sempre in ritardo tu!» gli levo bruscamente il quadernetto dalle mani e gli do un’occhiata, offeso.

«Siamo nella cacca», inveisce mentre alzo le sopracciglia alla vista della sua scrittura dall’aspetto cuneiforme (non sto scherzando, ha una scrittura davvero indecifrabile, mi ci sono voluti almeno dieci minuti prima di capire cosa diamine ci fosse scritto!).

«Non so come inquadrare Armando, adesso che Ciccio si è rivelato un libero migliore di lui…»

«Ha una buona schiacciata»

«Sì, ma non ho assolutamente intenzione di sostituire te ed Ettore».

Rimaniamo a fissare i suoi geroglifici per un po’, ma mentre lui si scervella per cercare una qualsiasi soluzione, a me, non so per quale strano motivo dato che quando si parla di strategie sono sempre concentrato, mi viene da chiedergli qualcosa che non ha a che fare con tutto questo: « dopo la scuola hai intenzione di continuare con la pallavolo?».

Elia mi guarda sorpreso ed esita un po’ prima di rispondere.

«Certo che sì, ho assolutamente intenzione di farne una carriera, tu?»

«Non saprei»

«Hai altri piani?»

«In realtà no»

«E allora perché non dovresti continuare?»

«Non so se ai miei piacerà l’idea».

Elia si alza di scatto, provocandomi un mezzo infarto (diciamo che la sua delicatezza da pachiderma incinta ti porta spesso a chiederti se non abbia avuto uno spasmo o se si sia improvvisamente ricordato di qualcosa), posa i suoi geroglifici sopra la cattedra e mi fa cenno di seguirlo in corridoio.

«Sono sempre stato dell’opinione che farsi condizionare dai propri genitori, per quanto riguarda il futuro, è un po’ come tapparsi le ali da soli; tu hai talento, porca miseria!» comincia a innervosirsi. «E mi fai arrabbiare! Delle volte vorrei prenderti e farti sbattere la testa al muro. Sai una cosa? Credo che noi due stiamo perdendo troppo tempo qui e dovremmo stare in una squadra vera».

Rimango in silenzio per un po’: le sue parole mi ricordano il discorso che Luca pronunciò da bambino prima di lasciarci.

«Quando usciremo da qui non saremo più i Red Beatles, prenderemo ognuno la propria strada, com’è giusto che sia, e poi chi si è visto si è visto!» Elia si piazza davanti a me, guardandomi con decisione.

«Con o contro di me, io voglio che tu continui a giocare»

«Perché ci tieni così tanto?» gli chiedo a tradimento, sperando in chissà quale risposta.

«Perché è un peccato»

«Solo per questo?».

il manzo aggrotta le sopracciglia, confuso,«Certo, per cos’altro sennò?».

Sbuffo un po’ deluso e lo guardo negli occhi, «Beh, in ogni caso ti ringrazio per la fiducia…»

«E ovviamente perché mi piaci».

Stavolta sono io a guardarlo confusissimo.

«Finora non ho mai incontrato qualcuno in grado di tenermi testa come te, sia in campo che nella vita quotidiana…e poi, diciamocelo chiaro, come mi fai arrabbiare tu, non mi fa arrabbiare nessuno!».

Sorrido imbarazzatissimo, «La stessa cosa vale per me»

«Felice di vedere che l’odio sia ricambiato». Restiamo in silenzio per un po’, guardando il pavimento ai nostri piedi, poi decidiamo di tornare.

«Comunque sia, è meglio andare prima che i bidelli ci chiudano qua dentro»

«Come vuoi»

«Hai bisogno di un passaggio?». Quella domanda così inaspettata mi ha lasciato talmente perplesso da farmi quasi balbettare: «Ehmm…n-no! Casa mia è a due passi da qui, non ce n’è bisogno, davvero!», il manzo alza un sopracciglio, poco convinto dalle mie parole.

«Ne sei sicuro?»

«Sì, sì, non preoccuparti, va pure!».

Senza aggiungere altro Elia va a cambiarsi ed esce di scena, io invece mi trattengo nello spogliatoio ancora per un po’, mi metto le solite cuffiette e ascolto The Longest Wave dei miei amati Red Hot. Devo concentrarmi, manca pochissimo alla fine di tutto, dopo di ciò potrei anche non giocare più, potrei non rivedere più Elia….

Mi copro la faccia con le mani ed emetto lunghi sospiri; devo anche ricordarmi di smetterla di pensare a lui, perché non ne ho motivo e perché sta diventando un’ossessione, perciò devo cercare di mantenere la calma…ma come?

Improvvisamente mi ricordo quel discorso di Luca e penso che forse, se sistemassi le cose con lui, tutto andrebbe per il meglio.

Invece no, la verità è che ho paura di sistemare le cose, perché a questo punto non so più cosa provo: è ammirazione? Gelosia? O qualche strana forma di simpatia? Cos’è che mi piace di lui poi? Sarà forse l’aspetto, che potrebbe benissimo mettere in soggezione anche un morto vivente, o forse il suo carattere, anche se in realtà non lo sopporto proprio… qualsiasi cosa sia, spero svanisca presto dai miei pensieri, perché non posso permettermi certe debolezze proprio adesso, anche se…

Prendo il cellulare e chiamo l’unica persona al mondo che potrebbe davvero aiutarmi in una situazione del genere: Chiara, la mia vicina di casa.

 

 

 

 

 

Note della “narratrice narrante”:

Quando lo feci leggere per la prima volta alla mia cara amica french_toast, lei esclamò: “finalmente un personaggio femminile!”; effettivamente mi ero accorta che, a parte la madre di Corrado ed Elena, finora di ragazze non se n’era vista neanche l’ombra ahahaha, curiosi di sapere chi è questa Chiara? Allora vi consiglio di leggere il prossimo capitolo!

Se no invece….vabbè, ci ho provato!

   
 
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