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Autore: Cioccolasha    30/11/2016    1 recensioni
"Zen non sei lucido! Dimmi che è successo."
"E' tutto finito Mitsuhide."
"Che cosa intendi?"
"Che non c'è più speranza. Lei ha deciso di andarsene."
-
Fanfiction a quattro mani scritta con Hope4thefuture
||Shirazen|| - ||Mitsukiki||
Genere: Comico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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capitolo diciasette
"Vi dichiaro marito e moglie"
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"Senpai, senpai!" sbraitava la giovane guardia, correndo verso il suo superiore e sbracciandosi a più non posso nel tentativo di richiamare in fretta la sua attenzione.
Il più grande, infastidito da tutto quel chiasso che disturbava la sua vigilanza, lo fulminò con lo sguardo.
"Un po' di contegno ragazzo, sei una guardia reale" lo ammonì non appena l'altro lo raggiunse.
"Mi dispiace senpai" rispose il kohai mentre si piegava sulle ginocchia per riprendere fiato. "Vengo dalla sala dei ricevimenti, vedessi è tutto addobbato a festa e ci sono un sacco di fiori. Sono così emozionato!" concluse con gli occhi che brillavano.
Il più grande gli lanciò un'occhiata di sufficienza. "Vedi di trattenere l'euforia, non sei mica tu che devi sposarti."
"Lo so ma ... senpai, vuoi dirmi che anche tu non aspettavi questo momento da tempo?"
A quella domanda le labbra del maggiore si incurvarono verso l'alto, fu una frazione di secondo, il tempo che il più giovane, incredulo, ci mise a battere le palpebre ed era già sparito, lasciando di nuovo spazio alla solita espressione seria.
"Ovviamente" rispose cercando di metterci tutta la nonchalance di cui era capace. Nonostante cercasse in ogni momento di apparire professionale e distaccato quella giovane recluta riusciva sempre a metterlo di buon umore. Ma questo l'altro non lo avrebbe mai saputo.
"Sta arrivando una carrozza" si affrettò ad aggiungere per cambiare discorso. "Sbrighiamoci ad aprire il cancello."
"Sì senpai!"
Non appena i battenti furono spalancati, un'enorme carrozza col sigillo di Tanbarun fece il suo trionfale ingresso nel cortile, rischiando di investire uno dei numerosi camerieri che si affaccendavano in giro intenti negli ultimi preparativi.
"Ehi! Cocchiere!" sbraitò una figura affacciatasi da uno dei finestrini. "Ti pare questo il modo di giudare? Che razza di ..."
"Ehm, ehm!" lo interruppe una voce autorevole, proveniente dall'interno dell'abitacolo.
Il principe Raji divenne rosso come un pomodoro maturo, quando notò la fila di servitori che avevano interrotto momentaneamente le mansioni per osservarlo con gli occhi sgranati.
"Ecco ... io ... volevo dire ... ti ringrazio per il tuo duro lavoro" aggiunse per poi rintanarsi di nuovo all'interno in tutta fretta, lisciandosi il vestito sfarzoso con finto disinteresse.
La figura di fronte a lui lo osservò qualche istante  per poi soffocare una risata in un colpo di tosse.
Ma sfortunatamente al principe la cosa non sfuggì e gli lanciò uno sguardo truce.
"Si può sapere che hai da ridere, Sakaki?" chiese trascinando le sillabe dell'ultima parola.
La guardia si ricompose all'istante. "Nulla, scusatemi."
Raji arricciò le labbra e sbuffò, tanto che Sakaki dovette trattenersi dallo scoppiare a ridere di nuovo. Nonostante tutti quegli anni passati insieme cercando di istruirlo al meglio non era riuscito a debellare la sua parte infantile. Quando faceva così sembrava ancora quel bambino capriccioso che tentava ogni istante di sfuggirgli e lo mordeva quelle volte che cercava di trattenerlo.
Poi però, un pensiero attraversò la sua mente e la sua espressione divenne di colpo seria.
"A voi va bene, tutto questo?" chiese guardandolo negl'occhi.
Raji avvampò, alzando un indice per grattarsi la guancia in evidente imbarazzo. "Certamente, se lei è felice lo sono anch'io" rispose.
Il volto di Sakaki si rilassò in un sorriso rincuorato. No, decisamente non era più un bambino.
Era quello che aveva sempre sperato che imparasse: mettere gli altri prima di se stesso. Un giorno, sarebbe diventato un grande re.
"Bene, direi che è arrivato il momento di fare il nostro trionfale ingresso alla festa" disse aprendo lo sportello e scendendo le scalette, facendo cenno al principe di seguirlo.
Raji fece un respiro profondo e si ricompose al meglio, tornando ad assumere la sua solita espressione di superiorità.
Uscì dalla carrozza e mise il piede sul primo gradino, allungando la mano sinistra in cerca di quella di Sakaki perchè l'aiutasse a scendere.
"Principe aspettate!" La voce di Sakaki raggiunse le sue orecchie veloce ed autoritaria.
Raji lo fissò con sguardo interrogativo, mentre l'altro portava una mano guantata sotto la gola per sganciare la fibbia del mantello ed adagiare il prezioso tessuto sul terreno, sopra la superficie piatta e melmosa di una pozzanghera.
"Non posso permettere che il vostro prezioso piede si sporchi proprio oggi" annunciò esibendosi in un teatrale inchino.
Raji lo squadrò per un istante, domandandosi se non fosse uno di quei gesti smielati che i giovani facevano alle dame.
Alla fine decise che non gli importava e poggiò la pregiata calzatura sulla stoffa verde che si macchiò irrimediabilmente.
"Dove sono le due piccole pesti?" chiese dopo aver mostrato i loro inviti a uno dei valletti, mentre entrambi si avviavano verso l'ingresso principale.
"Se vi riferite ai vostri fratelli, credo che siano arrivati qui qualche ora fa con la balia e conoscendoli staranno già meditando qualche bravata."
 
 
"I testimoni degli sposi! Dove sono i testimoni degli sposi?"
"Si stanno ancora preparando!"
"Che cosa? Non sono neancora pronti?"
"Ma la cerimonia inizierà fra venti minuti."
"Svelta corri a cercarli!"
"Kiki! Ti prego esci di lì, ci stanno aspettando tutti, manchiamo solo noi."
Il tono supplichevole di Mitsuhide riecheggiò per i corridoi, mentre per l'ennesima volta provava a bussare alla porta della compagna, che immancabilmente rimaneva chiusa.
Era circa un'ora che provava a convincerla ad uscire da quella camera, utilizzando ogni mezzo di persuasione in suo possesso.
Aveva provato persino a buttare giù la porta, ad un certo punto. Ma lei lo aveva minacciato di torglieli la parola a vita se avesse dato anche solo un'altra spallata.
A quel punto l'idea di uno svenimento causato dal sole gli era parsa la soluzione più geniale. Non poteva lasciarlo lì, morente sulla porta. Ma ancora una volta i suoi tentativi si dissolsero come rugiada alle prime luci del mattino quando lei dall'altra parte del muro puntualizzò che, essendo ancora primavera, il sole non era già così forte da provocare svenimenti.
Al povero Mitsuhide non era rimasta che tentare la strada della supplica, o dell'assedio magari, non poteva starsene rinchiusa per sempre fra quelle quattro mura; sarebbe dovuta uscire prima o poi.
"Questo coso è troppo attillato" fu il commento repentino quando ormai il giovane stava salutando cordialmente anche l'ultima speranza.
"E poi ... quest'acconciatura è poco pratica, se si deve combattere."
Mitsuhide si catturò il labbro inferiore fra i denti, soffocando una delle più grosse risate della sua vita.  "Kiki non stai andando ad un duello ma ad un matrimonio e permettimi di farti notare che fra i due vi è una differenza sostanziale."
"Potrebbe esserci la possibiltà di combattere in qualsiasi momento."
Mitsuhide alzò gli occhi al cielo, Kiki non sarebbe mai cambiata, nemmeno in un milione di anni. Ma in fondo era proprio questo che gli piaceva di lei.
"Io non credo proprio. Ora esci di lì se non vuoi che dica a Zen che a causa del suo ritardo la sua futura sposa dovrà rinunciare alla sua testimone di notte."
Silenzio. Per interminabili istanti, così interminabili che Mitsuhide per un attimo temette di aver fatto un altro buco nell'acqua.
Poi, lentamente, la porta si schiuse con un cigolio.
Tombola! Fare leva sui suoi doveri avrebbe sempre funzionato.
Due occhi violetti lo squadrarono dalla fessura apertasi. "Giurami che non farai commenti."
Il giovane si portò la mano destra sul cuore. "Lo giuro sulla mia vita."
Passò qualche secondo, poi la porta si schiuse un po' di più, un centimetro alla volta, lasciando il giovane con il fiato sospeso. Sino a quando la porta non fu spalancata del tutto, rivelando la figura snella di Kiki fasciata di un prezioso vestito rosa pastello, che le cadeva gentilmente sui fianchi, andando a fasciare le gambe snelle fino a formare uno strascico. I biondi capelli erano lasciati ricadere in morbidi boccoli sulle spalle, trattenuti all'indietro solo da un sottile cerchietto impreziosito da tante piccole gemme. Un paio di orecchini di pelle completavano il tutto.
Mitsuhide non si accorse di ave trattenuto il fiato fino a quando i polmoni non iniziarono a bruciare per carenza di ossigeno, fu in quel momento emise un sonoro fischio di apprezzamento.
Kiki si ritrasse imbarazzata. "Avevi detto niente commenti."
"Lo so ma ... wow! Sei bellissima" le parole uscirono spontanee mentre guardava estasiato la giovane davanti a lui come se fosse una specie di visione inaspettata.
Lei incatenò i suoi occhi in quelli di lui, come se non fosse già abbastanza stregato. "Lo credi davvero?"
Le guance del giovane si colorarono appena di una sfumatura screziata. "Certo, voglio dire, per me lo sei sempre, ma oggi in particolar modo. Mi sento molto fortunato ad essere il tuo cavaliere e ..."
'E' cosa nessuno lo seppe mai, poichè fu interrotto dalle labbra di Kiki che si poggiarono leggere sulle sue, lasciandolo sorpreso ancora una volta.
Mitsuhide spalancò gli occhi ambrati, mentre il cuore batteva in modo così potente che sembrava pretendesse di uscirgli dal petto.
Per tanto tempo aveva aspettato quel momento, immaginandosi le più disparate situazioni nelle quali lui la prendeva per mano e le confessava i suoi sentimenti. Ma si trattava pur sempre di Kiki e, come al solito, lo aveva colto impreparato.
Non potò fare altro che prendere il viso di lei fra le mani e cercare di ricambiare come meglio potè.
"Dovremmo andare" sussurrò a un centimetro dal suo volto quando, dopo secondi che parvero anni, si separarono.
Lei annuì piano, prendendo il braccio che lui le offriva, senza ancora sapere che si stava già affidando a lui per il resto della vita.
 

Due piccole figurine avvolte in un mantello e col cappuccio calato sugli occhi sgattaiolavano furtive lungo i corridoi del palazzo reale e si stavano avvicinando alle cucine del palazzo, dove tutto era in gran fermento per il grande evento della giornata.
La prima figura aveva un passo veloce e impaziente, tanto che la seconda le stava dietro a fatica, inciampando sui suoi stessi passi: “Ma ti vuoi muovere? Non abbiamo molto tempo” sbottò stizzita la prima persona voltandosi, ricevendo come risposta un sonoro lamento “Non voglio fare questa cosa, lei non ti ha mai fatto niente di male, perché te la prendi tanto?” “Lo faccio perché è la cosa giusta da fare, ecco perché. Credimi, quando avranno aperto gli occhi riguardo quello che provano veramente l'uno per l'altro, mi ringrazieranno” disse sicura, accelerando ancora di più il passo.
Erano quasi giunti a destinazione quando improvvisamente sentirono dei passi: “Fermo! Sta arrivando qualcuno!” e frettolosamente si schiacciarono contro il muro, smettendo quasi di respirare. Un a cameriera comparve barcollando portando con sé un'enorme pila di piatti che stava in equilibrio per miracolo: passò di fronte a loro, ma non si accorse dei due intrusi, e sparì dietro l'angolo, ondeggiando e sbuffando sotto il peso dei piatti.
Rimasero immobili finché non furono assolutamente sicuri che se ne fosse andata, poi lanciarono un'occhiata veloce al corridoio successivo: “Bene, non c'è più nessuno... via libera” “Finiremo nei guai per questo, lo so” piagnucolò l'altro “Sssh, fai silenzio, sennò ci beccheranno sul serio” lo zittì l'altra, avanzando fino alla porta che conduceva alle cucine.
La spinsero leggermente e questa si aprì con uno scricchiolio, ma nient'altro si mosse. Infilarono la testa nella grande stanza dalla quale proveniva un profumino invitante e il rumore di pentole e padelle che venivano spostate, e si guardarono intorno cercando di individuare il loro obiettivo; a prima vista la cucina appariva vuota, ma doveva sicuramente esserci qualcuno nelle vicinanze, i rumori che avevano sentito prima ne erano la prova.
Lasciarono scivolare lo sguardo sul bancone di fronte a loro, estasiati dall'enorme quantità di cibo che vi si trovava sopra, già pronta per essere servita, e per quanto volessero cedere alla tentazione di avventarsi su tutto quel ben di dio, non era quello il loro obiettivo principale
“ECCOLA!” esclamò improvvisamente la prima figura, indicando poco distante l'enorme torta nuziale a cinque piani decorata con tanti piccoli iris di zucchero, che troneggiava sul ripiano. Si avvicinò lentamente, senza rendersi conto che il piccolo complice era rimasto sulla porta della cucina, e lentamente si tolse il cappuccio, rivelando due grandi occhi verdi e morbide onde color sabbia che scendevano ordinate oltre le spalle “Sorellona...” “Ssshh, non temere, ci siamo quasi riusciti, vedrai sembrerà un casuale incidente, non sospetteranno mai di noi” disse senza voltarsi e avvicinandosi alla torta sempre di più con un sinistro luccichio negli occhi “Sorellona...” la voce del suo gemello le pareva così distante, tutti i suoi sensi erano concentrati sul ripiano davanti a lei e sull'enorme torta, desiderosa di mettervi le mani sopra a tutti i costi, e sicuramente non per mangiarla, anche se aveva un aspetto davvero magnifico ed invitante. Molto cautamente, arrivò talmente vicino da poterla sfiorare con la punta delle dita. Era vicina, vicinissima, le sarebbe bastato allungare una mano in maniera assolutamente casuale e della torta non sarebbe rimasto altro che poltiglia “Sorellona” per la terza volta quel richiamo le risuonò nelle orecchie, facendola innervosire ancora di più “Oh insomma chiudi il becco nanerottolo, o manderai a monte il piano”
“Di quale piano state parlando, principessina?” chiese una voce irrompendo nella stanza facendola prima avvampare e poi sbiancare paurosamente.
Si voltò lentamente, timorosa, e incontrò prima la figura tremante del fratello, che se ne stava fermo e impacciato con gli occhi lucidi fissi su di lei, e dietro Sakaki, l'imponente guardia del corpo, che la fissava inespressivo come al solito 'Accidenti' pensò' Beccati!'
“Che cosa avevate intenzione di fare voi due?” chiese la guardia con voce ferma ma ugualmente spaventosa. A quelle parole il più piccolo, per quanto possibile, incurvò ancora di più la schiena, incassando la testa nelle spalle e chiudendo gli occhi spaventato, mentre la sorella, deglutendo vistosamente, sostenne lo sguardo dell'uomo di fronte a lei e annunciò impettita: “Shirayuki non può sposare il principe Zen, non lo permetterò. Lei è perfetta per il fratellone, loro devono stare insieme” disse decisa, anche se lo sguardo di Sakaki la metteva un po' in soggezione.
La fissò intensamente per poi sospirare. “Principessina, lasci che le dica una cosa. Il principe Raji è un caro amico di Shirayuki-dono, nonostante si siano conosciuti in circostanze... particolari. Ed è abbastanza grande e maturo da sapere quello che vuole, e ciò che gli sta più a cuore è la felicità della signorina Shirayuki. Forse vi preoccupate per lui, ma non dovete farlo. È consapevole di quello che fa. Quando sarete più grandi capirete tutto” disse mentre i due lo guardavano a bocca aperta. La principessa serrò i pugni mentre calde lacrime di rabbia, delusione, o forse entrambe, le scendevano lungo le guance e sonori singhiozzi le scuotevano le spalle.
“Forza andiamo. Stanno aspettando solo noi, la cerimonia inizierà a breve” disse mentre i due fratellini, uno più mortificato dell'altra, uscivano dalla cucina scortati dalla fedele guardia.
Il loro piano,così come le loro ultime speranze, era andato completamente in fumo.


Era tutto pronto.
Gli ultimi invitati si accingevano a prendere posto nei banchi della piccola cappella già gremita di gente. Un lungo tappeto rosso attraversava la stanza dall'ingresso fino a un piccolo patio rialzato dove Zen, vestito con l'alta uniforme di secondo principe di Clarines, rallegrata da un tocco di colore rosso, attendeva impaziente.
Accanto a lui Mitshuide, l'aria pacata e serena come sempre, che tentava di calmare il giovane principe che non riusciva a stare fermo: si tormentava le mani, passandosele tra i capelli, scombinandoli e arruffandoli ancora di più, e batteva nervosamente il piede per terra in un movimento continuo e irritante “Zen vuoi darti una calmata? Andrà tutto bene vedrai” sbottò Mitshuide, irritato da quel rumore martellante che avrebbe fatto perdere la pazienza anche a un santo e che gli risuonava nelle orecchie. Zen gli rivolse uno sguardo disperato, sembrava sull'orlo di una crisi di panico, il che probabilmente era vero, quindi la guardia lo afferrò per le spalle e lo scosse bruscamente: “Ehi ascoltami bene. Ricordi cosa ti ho detto quando eri in viaggio per Tanbarun per andare da suo padre? Pensa a ciò che ti ho detto. Voi vi completate. Dov'è uno è anche l'altro, siete come un mare in tempesta che travolge tutti quanti, mostrando a tutti la forza del vostro amore. Ne avete passate tante, e chissà ancora quanti ostacoli troverete nel vostro cammino, eppure finché sarete insieme potrete affrontare tutto quanto. Insieme. Lei è sempre la tua Shirayuki, non dimenticarlo” concluse, dandogli una sonora pacca sulla schiena.
Il principe barcollò per il colpo ricevuto e lanciò un'occhiataccia alla guardia che però rispose con un occhiolino, facendolo sbuffare sonoramente, ma poco dopo si aprì in un piccolo sorriso, leggermente rincuorato da quelle parole
“Bene bene, a quanto pare è giunto il momento tanto atteso” irruppe una terza voce alquanto fastidiosa e familiare. Entrambi si voltarono verso di essa, che si rivelò appartenere al principe Izana che apparve di fronte a loro sfoggiando il suo solito sorriso strafottente “Fratello” ringhiò Zen serrando i pugni ancora innervosito al ricordo di ciò che era successo con Shirayuki, ma abbassando comunque il capo in un gesto di riverenza: “Sembri agitato, fratellino, ma non ti preoccupare. La tua adorabile compagna è altrettanto impaziente di vederti” “Come fai a saperlo?” gli chiese nervosamente. Izana mosse una mano con fare noncurante: “Sono andato a cercarla per chiederle scusa per il mio increscioso comportamento dell'ultima volta, ma non mi hanno nemmeno permesso di vederla” disse sbuffando, come se la cosa lo avesse toccato davvero.
Zen era livido di rabbia, come si permetteva di parlare così di Shirayuki, come se fosse qualcosa di superficiale e di poco conto? Ma non sarebbe stato zitto: “Nobile fratello,gradirei che non parlaste così della mia futura sposa, perché è colei che amo più della mia stessa vita, e qualunque obiezione rivolta a lei colpisce anche me, quindi vi pregherei di tenere per voi le vostre considerazioni, non tanto per proteggere me, perché vi assicuro che non mi scalfiscono minimamente, poiché il poco rispetto e considerazione che ancora nutrivo per voi sono svaniti nel momento esatto in cui avete osato baciarla davanti ai miei occhi, ma lo faccio per tutelare lei e i suoi sentimenti, perché è una ragazza dolce e sensibile e non permetterò a niente e nessuno di ferirla. Anche a costo di mettermi contro di voi” disse duramente; per tutto il discorso non aveva distolto lo sguardo da quello del fratello, che gli rivolse una fredda occhiata
“La principessa Mayu è rimasta molto indispettita dalla notizia di questo matrimonio, e a fatica sono riuscito a farla desistere dal suo intento di chiudere ogni tipo di rapporto, commerciale o economico che sia, con il suo regno. Le conseguenza, come tu ben sai, sarebbero state disastrose. E poi...” fu interrotto dalla risata sprezzante di Zen “Ma certo, è questa la cosa più importante, no? Gli affari. Il potere. La reputazione del regno. Lo scandalo sarebbe stato troppo per te no?” lo punzecchiò ironicamente, sempre più arrabbiato e nervoso “Tu non hai idea dei doveri e dei compiti che spettano a un principe regnante, Zen. Sei ancora un ragazzino immaturo, se pensi che si possa governare un regno semplicemente con il buonismo e le belle parole. Nonostante ciò... sei mio fratello e questo è pur sempre il tuo matrimonio, ti ho assicurato il mio sostegno in passato e no ho intenzione di rimangiarmi la mia promessa. Ti auguro di trovare la felicità con questa ragazza, Zen” concluse e si allontanò a passo spedito verso l'uscita, scontrandosi con Obi che stava compiendo il percorso contrario, che prima si fece leggermente da parte per farlo passare e poi si diresse verso Zen: “Il padre di Shirayuki è appena arrivato, arji. È tutto pronto” “Bene” disse Zen, sentendosi nuovamente nervoso e dimenticando il piccolo screzio avvenuto con il fratello. Mitshuide si pose al suo fianco, perfettamente a suo agio nel ruolo di testimone, mentre Obi sali pochi scalini del patio, portandosi di fronte a Zen: sarebbe stato lui a celebrare il matrimonio.
La marcia nuziale cominciò a diffondersi nell'aria mentre Kiki, testimone della sposa, avvolta in un lungo abito di velluto rosa, faceva il suo ingresso nella cappella spargendo petali di rosa sul pavimento. Quando raggiunse il principe si scostò lievemente dalla parte opposta rivolgendo lo sguardo verso l'entrata. Quando iniziarono le prime note che annunciavano l'arrivo della sposa, Zen sentì il cuore battere ancora più forte e la salivazione azzerarsi quasi completamente; chiuse gli occhi e prese dei respiri profondi, sentendo il panico montare velocemente dentro di lui. Una mano si posò sulla sua spalla, in una stretta calorosa e fraterna, e un leggero sussurro gli giunse all'orecchio “Zen, apri gli occhi” titubante, seguì il consiglio e dirigendo lo sguardo verso l'entrata della cappella i suoi occhi incrociarono quelli pieni di lacrime di Shirayuki. Il tempo parve fermarsi in quel momento, c'erano solo loro due, nient'altro aveva importanza. Zen la guardava meravigliato, tutta l'agitazione di prima era svanita per lasciare spazio a un senso di pace e tranquillità assoluta. Shirayuki era meravigliosa: il lungo abito color avorio, avvolto da uno splendido tessuto rosso rubino che le cingeva i fianchi e che orlava le maniche a sbuffo e il bordo dell'ampia gonna, abbracciava con grazia il suo corpo esile, accentuandone ancora di più le forme, e un prezioso diadema dorato le cingeva il capo in maniera molto elegante, come se fosse fatto su misura per lei.
Accanto a lei suo padre la teneva a braccetto e avanzava solennemente verso l'altare; quando giunsero vicino a Zen, Mukaze prese la mano della figlia e la mise in quella del principe “Ti affido il mio bene più prezioso, abbine cura.” “Lo farò signore” disse, ricambiando il suo sguardo con uno altrettanto serio.
Poi entrambi si voltarono verso Obi e la cerimonia ebbe inizio: “Oggi ci troviamo tutti qui riuniti per celebrare un grande amore, uno di quelli veri, dei più puri e sinceri, che è stato in grado di sconfiggere ogni avversità e ostacolo, e che è oggi più forte che mai. E queste due persone ora qui davanti a me sono ora pronte a renderlo eterno e indissolubile. Prima di proseguire, devo compiere la domanda di rito 'se qualcuno è contrario per qualsiasi motivo a questa unione, parli ora oppure è meglio che rimanga zitto se non vuole avere spiacevoli sorprese da parte del sottoscritto, così tanto da essere sicuri". Nessuno osò fiatare quindi Obi, con un sorrisetto soddisfatto, riprese a parlare, noncurante delle facce estremamente imbarazzate dei due giovani davanti a lui “Bene allora. Proseguiamo. Vuoi tu, Zen, prendere la qui presente Shirayuki come tua legittima sposa, per amarla e rispettarla, nei giorni lieti e in quelli infelici, per tutta la tua vita?” “Lo voglio” “e VUOI TU Shirayuki prendere Zen come tuo spo...” “LO VOGLIO!” disse Shirayuki senza aspettare la fine della frase. Delle piccole risatine echeggiarono nella cappella ma i due non se ne curarono, troppo presi a contemplarsi l'un l'altro. Obi tossicchiò divertito “D'accordo. Possiamo dunque procedere con lo scambio delle promesse ..."
A quel punto, il piccolo Ryu nelle vesti di un elegante paggetto, si avvicinò agli sposi reggendo fra le manine paffute un cuscino di raso rosso sul quale erano stati appoggiati due anelli d'oro.
Zen ne prese uno e lo infilò al dito dell'amata senza smettere un attimo di guardarla negli occhi. "Io, Zen Winstalia, prendo te Shirayuki di Tanbarun come mia sposa e principessa, per amarti e onorarti tutti i giorni della mia vita."
Gli occhi verdi di Shirayuki si velarono di lacrime mentre a sua volta calzava il secondo anello all'anulare di Zen. "Io, Shirayuki di Tanbarun, prendo te Zen Wistalia come mio sposo e principe, per amarti e onorarti tutti i giorni della mia vita."
Fra il pubblico si udì un singhiozzo sommesso, prima che Mukaze, vedendo la sua bambina così radiosa nel giorno più bello della sua vita, tirasse fuori un enorme fazzoletto e ci nascondesse il viso per poi fare un gesto ad Obi perchè continuasse.
Questi fece un cenno di assenso col capo e si accinse a concludere.
“Per il potere conferitomi dal capo...”
“Obi! Che stai dicendo? Smettila subito! Non è questa la tua battuta!” sibilò Zen furioso mentre Shirayuki arrossiva.
“...che mi ha appena minacciato...”
“Oooobi!..” ringhiò Zen mentre una vena cominciava a pulsare sulla tempia ormai livida e di un color rosso acceso.
“...e che oggi sembra parecchio nervoso, vi dichiaro marito e moglie” concluse con un sorriso serafico. Zen gli lanciò uno sguardo torvo, ma poi si voltò verso Shirayuki e le stampò un leggero bacio a fior di labbra che la fece sorridere allegra mentre un fragoroso applauso echeggiava nella piccola cappella.
I novelli sposi si presero per mano e corsero fuori, dove furono investiti da una pioggia di riso che li colse di sorpresa, spingendoli a osservarsi complici negli occhi e facendo scattare un secondo lungo bacio che scatenò fragorose urla e fischi dalla folla festante. Alle loro spalle, Obi, Kiki e Mitshuide li osservavano con il sorriso sulle labbra. Poi improvvisamente Obi si sporse verso Mitsuhide. “Sono nei guai vero?”
 “Oh si amico mio. Eccome se lo sei”.
 
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Angolo delle autrici:

Da da dada - da da dadaaaa!!!
Il gran giorno è finalmente e sottolineo finalmente arrivato, portando con se un lieto fine per tutti (o quasi). Povero Obi che non ne combina una giusta anche quando ne combina una giusta.
Il bacio fra Kiki e Mitsuhide era premeditato fin dall'inizio *ehehheheh viva le otp che danno gioia*, come la scena del mantello e il discorso spassosissimo di Obi (che abbiamo scritto prima ancora di iniziare la ff).
Immancabili quelle due piccole pesti dei fratellini di Raji che come al solito progettano piani malvagi che in confronto a loro Doofenshmirtz non è nessuno. Dispiace però non mandereta all'aria tutti i nostri piani.
Ormai siamo quasi giunti alla conclusione, manca ancor solo un capitolo *tirano fuori il fazzoletto e si soffiano rumorosamete il naso* "Sigh!" :,(
Ma! Non perdiamoci d'animo, godiamoci questi bei momenti di felicità.
Chi come noi ha pianto durante la cerimonia sventoli il fazzoletto fradicio.
Fateci sapere cosa ne pensate se vi fa piacere, intanto noi vi diamo appuntamento (l'ultimo purtroppo)  alla settimana prossima.
Un abbraccio forte.
Cioccolasha e Hope
   
 
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