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Autore: Mirokia    18/05/2009    6 recensioni
Inuyasha: esperto professore di ballo classico e moderno.
Kagome: semplice ballerina incredibilmente dotata per il ballo moderno.
Entrambi legati dalla passione per il ballo si innamorano, nonostante le difficoltà della vita odierna.
"Sai ballare?"
"Certo! Per chi mi hai presa?"
"Guarda che sono esigente!"
"Cosa...?"
"Devi farmi innamorare dei tuoi passi...vediamo cosa sai fare..."
Genere: Generale, Romantico, Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Alternate Universe (AU), OOC | Avvertimenti: nessuno
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Dance&love

Dance&love

Gioia inaspettata

 

 

Per la seconda volta, Kagome si risvegliò frastornata e per la seconda volta, la testa le girava come una trottola. Era appoggiata ad un muro di piastrelle fredde e Inuyasha le tamponava la fronte con un fazzoletto bagnato e freddo anche quello. Si alzò di scatto. Era in un bagno.

Il ragazzo non fece alcuna mossa e attese che lei si rendesse conto della situazione in cui si trovava.

Quando ebbe realizzato il tutto, Kagome chiuse forte gli occhi, quasi frustrata, poi li aprì e li rivolse verso Inuyasha.

 

“Dimmi…Dimmi se può andare peggio di…” Kagome venne zittita da un dolce bacio. Il carattere duro e freddo del ragazzo dai capelli d’argento si era addolcito e aveva sentito il bisogno di consolare.

Come fosse il rimedio a tutte le sue preoccupazioni, Inuyasha fece tranquillizzare Kagome e la riportò nella stanza del padre che, pietrificato dalla reazione della figlia, riuscì a dirle solo un misero “ciao” e i due si congedarono.

 

Nel corridoio, Naraku aspettava, con gli occhi rossi da satanasso.

Quando vide professore e alunna abbracciati, iniziò a sbuffare come un matto, si alzò di scatto e uscì dall’ospedale, infischiandosene dei richiami dell’insegnante.

 

“E ora dove crede di andare quel matto??

 

“Forse torna in albergo…” optò Kaggy con voce flebile.

 

“Bah…” commentò l’altro. Dopodichè uscirono anche loro per tornare in hotel.

 

§§§§

 

Miroku non riusciva ancora a crederci.

Stava camminando per strada mano per mano con un ragazzo.

Era tutto così diverso per lui.

I baci, le carezze, le parole dolci…Ma che gli era successo? Non sembrava più lui!

Lui e Keisuke stavano facendo una delle loro lunghe passeggiate e decisero di fare una sosta in un parco. Si fecero prestare una palla e si misero a giocare a calcio come dei gagni, con tanto di pallonate in mezzo alle gambe.

 

“Non provarci mai più! O non sarò più in grado di procreare!” esclamò Miroku ad un certo punto.

 

“Procreare?? Ma come parli?? E poi, adesso che stai con me, non hai più bisogno di procreare!

 

“E se avessi intenzione di lasciarti?”

Keisuke si fece serio, credendo alle parole del ragazzo.

Scherzavo, scemo! Sarei un pazzo se pensassi di mollarti!” e gli tirò il pallone in faccia. Risero entrambi di gusto. Dopo aver fatto gli scemi correndo come pazzi, si sedettero all’ombra si un albero e Keisuke si stese con la testa sulle gambe di Miroku. Quest’ultimo tirò fuori dalla tasca una mela e si mise a sgranocchiarla.

 

“Dai! Ti sei portato la mela??” rise Keisuke.

 

Aha

 

“Bah…Sei un salutista del cazzo…”

 

“Il salutista del cazzo è abbastanza forte e può spaccarti quella bella faccia che ti ritrovi in pochi istanti.” Disse tranquillamente l’altro.

 

Gnè gnè gnè” lo canzonò il biondo, poi si ficcò una cuffia dell’mp3 nelle orecchie. Con un “No, ma estraniati pure!” Miroku gli prese una cuffia per ascoltare della musica. In riproduzione a volume massimo c’era “A te” di Jovanotti. Alzandosi, Keisuke si mise a cantare come un idiota nell’orecchio libero del moro:

 

“A te che sei………… Semplicementeeee gay!”

Miroku lo guardò male, ma non riusciva a resistere a quel sorriso innocente e a quell’espressione che aveva sul viso. Gli accarezzò i capelli e lo baciò con tenerezza. Una bambina che giocava con la palla, si fermò con la bocca spalancata.

 

Mammaaa! Due signori maschi stanno facendo sesso!” urlò quasi piangendo.

I due si bloccarono subito e si divisero posizionandosi a enorme distanza l’uno dall’altro e fingendo di non conoscersi.

 

“Tesoro! La mamma non ti ha insegnato a dire le bugie! Non si offendono le persone più grandi!” disse una donna, rimproverando la piccola. Quella si fece trascinare dalla madre, ma stette ancora a guardarli per un bel pezzo.

Miroku fece un respiro profondo e raggiunse la strada principale del parco, seguito dall’amico.

Il moro aveva un’espressione che da divertita era diventata malinconica.

 

“Che c’è?............Ti manca Sango, vero?”

Miroku si voltò stupito. Aveva indovinato.

 

C-Come hai fatto a capirlo? Sembra che tu mi conosca da sempre…”

 

“Beh, in un certo senso è così…” fece Keisuke con le braccia dietro la testa.

 

Ma che dici? Se ci siamo conosciuti un mese fa!”

 

“TU mi hai conosciuto un mese fa…Io ti osservavo da molto tempo. Sei un cliente abituale del bar di Kohaku e company, no? Loro sono anche miei amici. Ti presentavi nel bar in orari precisi e in giorni precisi: il lunedì, il mercoledì e il giovedì ci fai un salto veloce di pomeriggio presto per prenderti un caffè, di martedì e venerdi vai per far colazione la mattina e nel weekend passi la serata a chiacchierare con amici e amiche E ho visto spesso Sango Avevi fatto una buona scelta, non c’è che dire…”

Miroku si incupì.

Ehi, ma ora ne hai fatta una migliore! Comunque ti vedevo sempre. Eri tu che non vedevi me, o sbaglio?” chiese il biondo sorridendo.

 

“Ehm…già! Scusami!”

 

“Perdonato! Almeno adesso sai perché ti conosco così bene…So anche come prendi il caffè!” esclamò il ragazzo con entusiasmo.

 

“Seriamente??? E come??”

 

“Lungo! Anche inconsciamente, ti piacciono le cose lunghe, ammettilo!

Un altro pugnetto amichevole raggiunse il volto di Keisuke ed entrambi risero per tutto il pomeriggio.

 

§§§§

 

Ma c’era qualcun altro che non se la passava tanto bene.

Kagome tornò in albergo ancora scioccata e Inuyasha dovette accompagnarla fino in camera per assicurarsi che non si accasciasse ancora al suolo.

La fece stendere sul letto e le baciò la fronte.

 

“Sei stata proprio un’ingenua a non accorgerti di nulla.” Le disse sorridendo.

 

Stà zitto, professore dei miei stivali!” gli rispose Kagome acida.

 

“Ehi, guarda che ti metto una nota di demerito!”

Ma Kaggy non rise. Si stropicciò gli occhi e guardò negli occhi dorati il ragazzo.

 

“Che stupida che sono. Me la sto prendendo con te, mentre dovrei ringraziarti per quello che stai facendo per me…Davvero, scusami…” le sue scuse erano sincere e il tono di voce era triste e pacato.

 

“Non fare la vittima adesso. Però dovresti considerarti fortunata: non aiuto quasi mai la gente, e questo vuol dire che non mi sei così indifferente.

Kagome accennò al suo primo sorriso di quel giorno e lo ringraziò gettandogli le braccia al collo e inspirando a fondo il suo dolce, ma aspro profumo al limone.

Proprio in quel momento, la porta si spalancò e sulla soglia apparve London, che però non rimase così stupita di vedere quei due abbracciati, come se già se l’aspettasse.

 

“AHHH-EM” si schiarì più forte che poté la gola e Inuyasha si separò da Kagome per poi accingersi a lasciare la stanza con un “a domani” distratto.

 

London si buttò di peso sul letto di Kaggy.

 

We! Fate sul serio voialtri! Che carini!!” esultò.

Kagome la guardò, ma questa volta con occhi diversi. Diamine. Quella che aveva davanti era sua sorella! Solo Dio sapeva come si sentiva in quel momento.

“Uhm…Ho detto qualcosa che non andava? E’ successo qualcosa Ka-chan?”

L’altra la fissò con decisione.

 

“Dimmelo tu……Kagome Higurashi.”

London deglutì subito e si sentì come la colpevole di un grave reato. Ci mise qualche minuto prima di connettere e poter rispondere.

 

“E tu…come fai a sapere che…?” ma fu interrotta.

 

“Non importa come faccio. Resta il fatto che tu me l’hai nascosto per tutto questo tempo!” esclamò Kagome indignata.

 

“Cosa?? Che cosa ti ho nascosto?! Il fatto che abbia vissuto fino a 7 anni in un orfanotrofio, che non so che fine abbiano fatto i miei veri genitori e che ho il tuo stesso nome?? Era così fondamentale saperlo?” si alterò l’altra.

 

“Come? Vuol dire che…non sai altro?”

La ragazza la guardò spalancando i suoi occhi color del ghiaccio.

 

“Perché, c’è dell’altro?”

Kaggy annuì solennemente e fu subito spronata dall’amica a raccontarle tutto quello che aveva saputo, dalla prima a l’ultima parola.

Seppur con esitazione, Kagome le parlò dell’incontro con suo padre e del suo racconto intricato e del quale, inizialmente, aveva capito ben poco. London restò ad ascoltarla col fiato sospeso, poi…un fatto inatteso. Alla fine del racconto, sul suo viso apparve un grande sorriso e iniziò ad esultare.

 

“Non posso crederci! Sei mia sorella! Oh, che gioiaaa!” urlò abbracciandola e riempiendola di baci. Non era rimasta di stucco, anzi! Sembrava davvero felice e Kagome gliene fu quasi grata. Grazie alla sua amica, o sua sorella, il suo umore migliorò e insieme si misero a canticchiare canzoncine felici fino a notte fonda.

Poi si ricordarono che la sera dopo si sarebbe svolto il concorso ed andarono subito a letto, per recuperare le forze e non accumulare sonno.

Kaggy ritrovò il sorriso: presto si sarebbe esibita nel famoso Opèra de Paris!

 

§§§§

 

Era notte fonda e una ragazza dai lunghi capelli color ebano beveva grandi dosi di caffè per tenersi sveglia. Vagava per la camera, con una voglia matta di dormire, ma con la paura di farlo: aveva il timore di sognare Miroku, e quel bastardo non voleva vederlo mai più, nemmeno nei sogni!

Erano due notti che non dormiva e versava in uno stato pietoso.

Aveva tentato più volte di chiamare Kagome, ma il cellulare non prendeva mai.

Sconsolata, si buttò sul letto e afferrò il telefonino. Compose un messaggio e lo inviò a qualcuno che sapeva avrebbe risposto.

 

sei sveglio?”

 

Infatti la risposta di Kouga arrivò in un batter d’occhio.

 

“Certo, come al solito. Devi dirmi qualcosa?”

 

Sango riprese a scrivere.

 

“Sì…sono stata fregata un’altra volta”

 

Kouga sapeva già a chi si riferiva la ragazza, ma fece finta di nulla.

 

“Da chi?”

 

“Dal tuo migliore amico”

 

“Mi dispiace…”

 

“Grazie”

 

I due smisero di messaggiare e, dopo un quarto d’ora, arrivò un altro messaggio di Kouga.

 

“Stai dormendo?”

 

“No, non ci riesco…”

 

“Vieni da me, allora”

 

“In che senso?”

 

“Prendi la tua roba e vieni a dormire da me. Non ci riuscirai mai da sola…”

 

Sango pensò che aveva assolutamente bisogno di qualcuno a cui scaricare i problemi, in mancanza di Kagome. Così prese qualche vestito, lo infilò in una borsa capiente e, senza pensarci due volte, in punta di piedi, uscì di casa.

Diedi minuti dopo, era sotto casa dell’amico.

 

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Ciao!

Che dite, ho aggiornato in fretta questa volta?

Dai, non è da me (non lo è per niente_nd_inu)

(E tu da dove spunti fuori?? Ti eri perso nei meandri della mia testa?_nd_me)

(Eh sì…mi sentivo così sperduto in un posto così cupo e vuoto…_nd_inu)

(Scusa???Guarda che ci metto poco a farti uscire di scena!_nd_me)

(E va bene, ci do un taglio…tsk…_nd_inu)

 

Boh, dopo le scenette spastiche che mi mancavano tanto, passerei ai ringraziamenti per gli ultimi commenti:

fmi89: spero di aver aggiornato abbastanza in fretta e sono contenta che ti sia appassionata alla mia storia! ^^. Ho un finale in mente, anche se non sono sicura che piacerà a tutti…Alla prossima, ciao!

Mistica88: scusami! Anche io me la sono dovuta rileggere tutta! (come ogni scrittrice che si rispetti T_T _nd_inu). Grazie del commento!

Bellatrix_Indomita: ma ciao cara! Eccoti il tuo capitolo. Letto per bene? Spero ti sia piaciuto ^^.

 

Alla prossima!!

 

Mirokia

 

   
 
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