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Autore: Butler    18/05/2009    6 recensioni
- Non seppellirci qui sotto, mi raccomando… - disse pacatamente.
- Non sono un idiota… - ribatté l’altro con astio.
- Ah no?
Collaborazione. Ovvero lanciarsi frecciatine, sapendo benissimo che l’altro non avrebbe reagito, non per il momento almeno.
Genere: Azione, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Roronoa Zoro, Sanji
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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DIsclaimer: purtroppo One Piece e tutti, ma proprio tutti, i suoi personaggi non mi appartengono. Altrimenti sarei ricca. Se scrivo fanfiction non è a scopo di lucro. Altrimenti potrei essere ricca XD


Spararono. Sparavano sempre.
E, come sempre, il ragazzino respinse i proiettili, rispedendoli al mittente.
Rufy sbuffò, nemmeno lui era così lento di comprendonio.
Intorno a lui infuriava la battaglia, ma era una situazione a cui, presto o tardi, si era abituato.
La marina li aveva attaccati, dispiegando un numero davvero incredibile di soldati, ma loro se la stavano cavando egregiamente.
Intorno a lui, i marines stavano prendendo la mira.
- No, dico… - commentò.
Si grattò il collo. Un forte prurito aveva cominciato ad espandersi dal punto in cui qualcosa lo aveva pizzicato.
- Nh. – si lamentò.
Perché i marines se ne stavano fermi li a fissarlo come se stessero aspettando qualcosa?
Probabilmente perché stavano aspettando qualcosa, si disse, facendo mostra di una velocità di comprendonio quasi fuori dal comune.
Il prurito intanto si era trasformato in un vero e proprio bruciore, e la testa aveva cominciato a girargli.
Prima che se ne potesse anche solo rendere conto, si ritrovò a cadere.
Ed era proprio quello che i marines stavano aspettando.
Scattarono verso di lui come un solo uomo, sguainando le spade e calandole sul ragazzo.
Rimasero notevolmente stupiti quando le loro lame cozzarono contro qualcosa che decisamente non era un corpo, ma somigliava dannatamente di più a tre lame tenute da un pirata molto incazzato.
Il loro stupore durò solo qualche istante, una serie di calci diretti ai loro nasi li mandò al tappeto in rapida successione.
Improvvisamente, la battaglia si fermò, un silenzio innaturale calò sulla piazza.
Gli alti gradi dei marines chiamarono la ritirata.
I pirati rimasero allibiti, stava succedendo tutto troppo in fretta. Stava andando tutto troppo liscio.
Ma, soprattutto, Rufy non si alzava.
Zoro si abbassò per sollevarlo, per intimargli di smetterla di fare il cretino e muovere il culo, dato che sembrava che i marines avessero deciso di dare loro una possibilità di fuggire.
Ma appena gli posò una mano sulla spalla, la ritrasse di scatto, come se avesse preso la scossa.
- Cristo! – sbottò.
Il ragazzo di gomma era rovente.
Sanji, che si era avvicinato alle sue due protette per assicurarsi che stessero bene, gli rivolse uno sguardo interrogativo.
- Chopper! Vieni qui! – chiamò lo spadaccino.
Nessuna risposta.
- Chopper, dannazione!
Nulla.
- Dov’è Chopper? – chiese Nami.
Si guardarono tutti intorno, ma della piccola renna nemmeno l’ombra.
- Lo hanno preso. – commentò Robin, il suo solito tono laconico incrinato da una sottile vena di preoccupazione.
C’era qualcosa che non andava. Lo sentiva nell’aria.
- Rufy sta male.
Lo spadaccino era teso come una corda di violino. Li avevano ingannati.
Avevano sottovalutato i marines, e questi li avevano fregati come se fossero stati dei novellini.
La cosa lo mandava in bestia.
Avevano avvelenato Rufy, in qualche modo, con qualche cosa. E avevano portato via l’unico membro della ciurma che avrebbe potuto farci qualcosa.
Era un piano talmente banale da fare quasi schifo.
Zoro sollevò Rufy, privo di sensi, come se fosse stato una bambola.
Dannazione se bruciava. Bisognava fare qualcosa, e anche in fretta.
Gli altri membri della ciurma lo guardarono, senza quasi accorgersi del fatto che i propri sguardi erano carichi di aspettativa.
Lo spadaccino affidò il ragazzino alle enormi braccia di Franky, quindi prese un profondo respiro.
Era furente. E, tutti erano perfettamente consci di quanto fosse pericoloso in quello stato.
- Voi. – disse indicandoli – portatelo sulla nave. Cercate di fare qualcosa. Non mi interessa che cosa. Basta che lo facciate, ok?
Poi si girò verso Sanji che lo stava guardando in tralice e concluse:
- Tu. Vieni con me.
Poi scattò verso la parte della piazza dove i marines se la erano data a gambe.
Sanji era rimasto al suo posto, con un espressione furiosa.
- Chi diamine si crede di essere per parlare a quella maniera?
Nami gli posò una mano sulla spalla, per calmarlo.
- Lo strozzerai dopo. Lo strozzeremo tutti, dopo. Ora vai a dargli una mano, per favore.
Sanji sbuffò una nuvoletta di fumo e si mise a correre. Per Nami, questo ed altro.
Non gli ci volle molto a raggiungere il compagno dato che questo si era fermato ad un bivio e lo stava fissando con aria truce, quasi come se stesse aspettando che le due strade, prese dal panico di trovarselo davanti con quell’espressione, si decidessero a diventare una sola.
Il cuoco gli si avvicinò e sentì l’irritazione scemare a poco a poco.
Si rese improvvisamente conto che con quell’ordine, Zoro aveva chiesto il suo aiuto. La cosa gli fece uno strano effetto allo stomaco.
- Da questa parte. – disse, superandolo e ricominciando a correre.
Stupido spadaccino rabbioso. Ma, dopo tutto, che altro ci si poteva aspettare?
Dopo qualche altro minuto, arrivarono davanti ad una immensa cancellata, che faceva da scudo ad una base di dimensioni ancora maggiori.
Sulla facciata principale, a grandi lettere azzurre, c’era scritto “per proteggere e servire”.
Questa volta fu Sanji a farsi prendere dall’irritazione.
- Proteggere e servire, certo. – disse acidamente.
Proteggere e servire se stessi.
Dov’era la marina quando era stata Nami ad aver bisogno di aiuto?
Quando i pirati avevano assaltato la sua terra e la avevano costretta a disegnare carte nautiche per loro? Quando sua madre era stata uccisa e i suoi compaesani ridotti in schiavitù?
Dov’era la giustizia mentre l’isola di Robin veniva spazzata via insieme a tutti i suoi abitanti?
La giustizia era li, a premere il grilletto.
Se le cose stavano così, allora lui era davvero contento di stare dalla parte del torto.
- C’è un cancello, d’acciaio direi, e c’è una porta, anche quella abbastanza pesante. – disse improvvisamente. – tu prendi il primo e io la seconda?
Lo spadaccino acconsentì con gesto del capo, poi estrasse una katana. Quella maledetta.
Zoro strinse l’elsa tanto forte da farsi diventare le nocche bianche.
- Per proteggere e servire. Esattamente. – sussurrò. Poi, con un solo colpo, tranciò l’enorme cancello e gran parte dell’alta ringhiera.
La spada vibrava nella sua mano, in riflesso al suo desiderio di radere al suolo quel posto a partire dalle fondamenta.
Avevano giocato sporco. I BUONI non giocavano secondo le regole, quindi perché avrebbe dovuto farlo lui?
Perché avrebbe dovuto trattenersi?
Avrebbe dato loro qualcosa su cui riflettere. Qualcosa come un cumulo di macerie fumanti.
Nel frattempo, Sanji aveva sfondato la porta, e si era trovato davanti un centinaio di marines, armati fino ai denti.
- Un’imboscata. Davvero… la cosa vi fa onore.
Qualcosa gli passò di fianco tanto velocemente che per poco nemmeno se ne accorse.
Dopo una manciata di secondi, non ne era rimasto in piedi nemmeno uno.
- Non ti pare di esagerare un po’? – commentò Sanji, seccato dal fatto di non aver potuto partecipare.
- No. Hanno cominciato loro. – rispose l’altro, legandosi la bandana alla fronte.
- Quando parli per monosillabi sembri quasi una persona normale… In ogni caso – fece un gesto con le braccia per indicare la stanza – tutto questo non gioverà sicuramente alla nostra immagine.
- Perché, la tua può ancora peggiorare? – commentò lo spadaccino.
- Come non detto.
Si incamminò per raggiungere un’altra ala della costruzione, sospirando. Zoro, dietro di lui, scoccò un colpo e le pareti si accartocciarono su loro stesse, portando con se anche i piani superiori.
Sanji guardò il polverone, stringendosi nelle spalle. Sicuramente Chopper non era ai piani alti, ma in una cella da qualche parte nei sotterranei, e lo spadaccino non era tanto pazzo da rischiare di fare del male ad un suo compagno.
Che si sfogasse pure, come aveva detto Nami, lo avrebbero strozzato dopo.
Da ogni porta continuavano ad uscire soldati, che puntualmente cadevano sotto i calci del cuoco o le stoccate di Zoro.
Passo dopo passo, salone dopo salone, la base si accartocciava, crollando su se stessa come un castello di carte.
Fino a che non trovarono l’ingresso per le prigioni.
Sanji sfondò la porta con un ennesimo calcio e scese le scale.
- Non seppellirci qui sotto, mi raccomando… - disse pacatamente.
- Non sono un idiota… - ribatté l’altro con astio.
- Ah no?
Collaborazione. Ovvero lanciarsi frecciatine, sapendo benissimo che l’altro non avrebbe reagito, non per il momento almeno.
A guardia delle celle trovarono solo due guardie, che furono messe fuori combattimento da un Sanji un po’ indignato e un po’ preoccupato. Solo due guardie?
Chopper non era un inetto, i marines dovevano essere dannatamente sicuri di se stessi.
E infatti lo erano. E, probabilmente a ragione.
Sanji guardò nella cella, Chopper era a terra, privo di sensi. Ma c’era anche qualcos’altro che non quadrava. Era nella sua forma intermedia.
- Algamatolite Marina. – disse Zoro dando voce ai pensieri del suo compagno. – Annulla i poteri del frutto del diavolo… ma Chopper è proprio il risultato di quei poteri. Senza è… - i suoi occhi si strinsero – senza, è una renna.
E Sanji sentì una contrazione allo stomaco. Suonava tutto così sbagliato.
- E io non posso tagliare l’Algamatolite, dannazione.  E staccargli la testa a calci non è decisamente una soluzione. – continuò lo spadaccino.
Sanji lo guardò di sbieco, poi, sollevando di peso il marine svenuto che aveva di fianco, disse:
- Datti una calmata, d’accordo? Queste – indicò la cintura del soldato – si chiamano chiavi. La gente le usa per aprire le serrature, mi segui? Senza bisogno di decapitare nessuno.
Lo spadaccino fece uno strano verso gutturale, passandosi una mano sulla faccia.
- Rufy starà benissimo. – disse il biondo, mentre armeggiava per aprire la porta della cella. – probabilmente è ancora più coriaceo di te. Il che è tutto dire…
La porta si aprì con uno scatto e il cuoco si diede da fare per liberare il piccolo dottore.
Finalmente libero dal collare di Algamatolite, Chopper riprese lentamente conoscenza.
Solitamente appena sveglio, l’ultima cosa che uno vorrebbe vedere sono due uomini impolverati, soprattutto se uno dei due sembra la versione incazzata di un se stesso molto incazzato.
Ma Chopper non avrebbe voluto vedere nient’altro. Beh, forse nient’altro no, ma Sanji e Zoro erano più che sufficienti.
- Ragazzi… - gli occhi del dottore si riempirono di lacrimoni.
Erano venuti a prenderlo.
- Ce la fai a camminare? – chiese Sanji, aiutandolo a rimanere in piedi.
Chopper annuì, cercando di sembrare risoluto.
Zoro e Sanji si scambiarono un’occhiata significativa. Stava filando davvero troppo liscio.
E, se l’esperienza insegnava qualcosa, questo significava che qualcosa non andava.
Risalirono lentamente le scale, le orecchie tese a cogliere il minimo rumore.
Sanji per poco non andò a sbattere contro la schiena dello spadaccino, che si era bloccato sulla cima delle scale.
- Dimmi che non c’è quello a cui sto pensando. – disse.
- Non ci sono donne nude. – rispose laconico Zoro.
- Peccato.
La grande sala era piena di marines, tutti, grazie a dio, vestiti.
In prima fila, un uomo tanto enorme quanto butterato, li fissava con un’espressione a metà tra il rabbioso e il soddisfatto.
La sua base, la sua bellissima base era ridotta ad un cumulo di macerie, ma qualcuno avrebbe pagato per questo.
Un brusio si levò dal gruppo dei marines, sembrava che qualcosa li agitasse.
Alle orecchie dei pirati arrivò un pezzo della conversazione.
- Scusa, ma quello biondo chi sarebbe?
- Ma come chi sarebbe, è questo qui! – molti marine tirarono fuori da chissà dove, l’avviso di taglia di Sanji.
Ma quante dannate copie erano state stampate di quella foto?!
- Uuuh, si! È proprio lui… non capisco proprio come io abbia fatto a riconoscerlo…
- Sono sputati!
E altri commenti di questo genere.
Se solo avessero avuto un po’ di buon senso, sarebbero stati zitti. O per lo meno avrebbero parlato a voce più bassa.
L’istinto omicida del cuoco stava per superare il punto di non ritorno.
Il biondo lanciò uno sguardo a Zoro, il quale, visibilmente più rilassato di quanto non lo fosse stato prima, si limitò a stringersi nelle spalle con un ghigno storto.
- Tutti tuoi. – disse soltanto.
E scoppiò l’inferno.
Zoro, evitò per un soffio un marine che era stato sbalzato verso di lui. Quando vide che questo si stava sforzando per rialzarsi, gli disse:
- Fossi in te, farei finta di essere svenuto… prima che quello si accorga di non averti ammazzato sul colpo…
Il marine si accasciò a terra, ma lo spadaccino non era sicuro che stesse solo facendo finta.
Dopo  qualche minuto, solo l’uomo enorme e butterato era rimasto in piedi.
Il cuoco lo prese per il bavero con una mano, poi lo tirò per abbassare il volto di questo all’altezza del suo.
- Ora, tu e i tuoi uomini prenderete TUTTI i miei avvisi di taglia, e ci attaccherete QUESTA foto.
Il marine guardò la fotografia che il ragazzo gli aveva praticamente stampato in faccia e, con la voce di uno che ne ha già prese abbastanza  ma sa che ne prenderà ancora, e sa anche che non potrà farci niente, disse:
- Hem… vuoi… vuoi questa ragazza nuda sul tuo avviso di taglia?
Sanji, rimanendo un attimo interdetto, guardò l’immagine.
Beh, no, forse no.
Dannazione. Aveva preso la foto sbagliata.
- Lascia perdere. – disse abbattuto. Stendendo definitivamente il pover’uomo.
Poi si diresse verso i due compagni che erano rimasti in disparte, sbattendo le mani l’una contro l’altra per eliminare la polvere.
- Poi sono io quello che esagera, vero? – commentò Zoro.
- Torniamocene a casa. – rispose Sanji, senza raccogliere la provocazione.
Mentre tornavano di corsa alla nave, lo spadaccino chiese:
- Nami lo sa che hai quella foto?
- Tu non glielo dici e io non gli dico che ti sei scolato l’ultima bottiglia di quel vino che le piaceva tanto… affare fatto?
Zoro rabbrividì leggermente, poi rispose:
- Affare fatto.
Gran bella cosa, la collaborazione.
 
 
 
                                                            
]Collaboration[
 
 
 
Rufy si svegliò, lentamente, dopo due giorni.
La prima cosa che gli venne in mente fu il cibo.
La seconda la battaglia.
La terza che non si ricordava come fosse finita.
- Rufy? Come ti senti? – la piccola renna si stava affaccendando intorno al suo letto, in mano aveva una bacinella piena d’acqua e asciugamani.
- Ho fame. – rispose Rufy convinto.
- Fantastico – commentò Chopper sollevato. Se Rufy pensava al cibo, allora il mondo era salvo. – dirò a Sanji di prepararti qualcosa da mangiare.
Un mugugno proveniente da un angolo attrasse la loro attenzione.
Zoro era seduto in un angolo e dormiva profondamente.
- Cosa ci fa Zoro in quell’angolo?
Chopper si strinse nelle spalle, cominciando a rimettere a posto i barattoli delle medicine. Creare un antidoto era stato abbastanza complicato, ma non era il caso di preoccupare Rufy, dato che tutto era andato bene.
- Gli ho permesso di nascondersi qui. Deve essere successo qualcosa, ma nessuno ha voluto dirmi che cosa.
Rufy guardò il compagno addormentato, soffermandosi poi sul suo collo.
- E quei lividi che ha sul collo?
- Credo che siano il motivo per cui si nasconde.
Nami aveva mantenuto la sua promessa.
 



THE END
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sta sera ho il morale a terra, e non so il perchè ç_ç quindi ho deciso di pubblicare, nella speranza di risollevarmi il morale.
Questa storia mi è venuta mentre tornavo in autobus dall'università... e una delle battute mi è venuta subito dopo. Ho fatto un ghigno tale che la vecchietta seduta davanti a me si è spaventata... XD
è dedicata ad Edward, che mi ha aiutato a farla finire in maniera decente (ringraziatela) e perchè comunque lei è la mia prima lettrice, sempre. E io la adoro per questo <3
voglio sapere (ho bisogno di sapere) cosa ne pensate... critiche, domande, quello che volete XD aiutate anche voi il mio umore a risollevarsi ç___ç
Alla prossima °3°
Butler
 
  
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