Piccolo missing moments da inserire un istante prima della fine dell’episodio 2x08 di Supergirl. Per chi non ha visto l’episodio avviso che la storia contiene spoiler.
Buona lettura.
L’intervista
“Danvers! Dove
diavolo sei quando mi servi?”
“Ero…”
Tentò lei, ma l’uomo la interruppe bruscamente.
“La Luthor è
tua amica, giusto?” Di nuovo non
attese una risposta e continuò. “Chiamala,
trovala, intervistala e portami un pezzo sull’arresto di sua madre e sul suo
coinvolgimento nei fatti entro domani mattina.”
“Ma…”
Kara fissò il cellulare con aria stupefatta, Snapper Carr, il suo caporedattore, le aveva appena
riattaccato il telefono in faccia.
“Cosa
succede? Non dirmi che non possiamo festeggiare il mancato genocidio assieme…”
Alex fece una smorfia nel vedere l’aria desolata di Kara
era in pigiama seduta sul divano, un bicchiere tra le mani. “Cosa ti ha chiesto
di fare?”
“Devo
andare da Lena…”
“Oh…”
Alex non ebbe difficoltà a comprendere l’aria abbattuta della sorella. “Vedila
così, ce l’ha con Supergirl, non con te.”
“Bella
consolazione.” Alex si strinse nelle spalle mentre Kara
si perdeva nel ricordo di quella sera.
Le sirene della polizia risuonavano nell’aria
colorata dai lampeggianti blu e rossi mentre un gruppo di poliziotti circondava
Lillian Luthor mettendola
agli arresti. Lena a qualche passo di distanza aveva le mani in tasca e sul
viso un’espressione enigmatica. Kara le si avvicinò,
indecisa su cosa dire.
“Lena, io…”
“Per favore.” La interruppe lei, sul suo
volto baluginò un dolore presto nascosto. “Credevi davvero che avrei permesso a
mia madre di compiere un genocidio? Dopo tutto quelle belle parole è chiaro che
vedi solo il mio nome e non quella che sono.”
“No, io…”
“Signorina Luthor,
potrebbe seguirci in centrale, ci serve la sua deposizione.” Chiese un agente.
“Certo.” Lena si voltò e la lasciò lì, a
cercare scuse e ringraziamenti che la sua bocca non riusciva a pronunciare.
Come
sempre Lena era seduta alla sua scrivania, sembrava che non ci fosse mai riposo
nella sua vita, il suo impegno per L-Corp era sempre
massimo.
“Ciao.”
Lena alzò lo sguardo, sorpresa, e con un gesto deciso, fece sparire la lacrima
che le era scivolata sulla guancia.
“Kara. Non mi aspettavo di rivederti così presto.”
“Io…
ho sentito cosa è successo e…”
“Vuoi
un’intervista?” Chiesa la donna con un sorriso. Sul suo volto però apparve la
delusione.
“No,
voglio dire, sì, ma…” Si fermò e scosse la testa. “Il mio capo vuole l’intervista,
io voglio sapere come stai.”
“Come
sto…” Sembrava che nessuno le avesse mai posto quella semplice domanda, per un
istante sul volto della donna comparve tutta la tensione e il dolore accumulati
durante quella giornata, poi però con un sorriso riapparve il viso di
circostanza. “Bene. Come ti ho detto questo pomeriggio, io e mia madre non siamo
mai state molto unite.” Kara rimase in silenzio poi
scosse la testa.
“Non
è vero, sei una donna orgogliosa e nascondi bene i tuoi sentimenti, ma non devi
farlo con me. Io sono tua amica.” Sul volto di Lena apparve una smorfia poi una
singola lacrima scappò dai suoi penetranti occhi verde-azzurri.
“Mia
madre è un mostro, quello che ha fatto… io sapevo che era una donna terribile,
ma…” Le sfuggì un singhiozzo e la donna si alzò dandole le spalle, cercando
ancora di nascondere la debolezza.
“Lena…”
Kara non riuscì a impedirsi di raggiungerla e senza
esitare la prese tra le braccia. Per un istante Lena si irrigidì, poi la donna
di rilassò e lasciò che Kara la avvolgesse in un abbraccio,
mentre il suo petto veniva scosso da singhiozzi non più trattenuti.
“Mi
dispiace tanto…” Mormorò Kara, accarezzandole la
schiena e tentando di confortare la giovane donna.
Rimasero
qualche minuto abbracciate poi Lena si calmò scostandosi un poco da lei, il
volto rosso dal pianto, ma gli occhi di nuovo asciutti.
“Scusa,
non volevo che tu mi vedessi così.”
“Ehi,
le amiche servono a questo.”
“Già…”
Mormorò la donna distogliendo lo sguardo da lei.
“Cosa
c’è?” Le chiese allora Kara, perplessa da quella
reazione.
“Supergirl.”
“Oh…”
Mormorò allora.
“So
che è tua amica, ma questa sera è stata…”
“Orribile,
lo so, è molto dispiaciuta… avrebbe voluto avere più fiducia in te.” Lena si
voltò a guardarla, stupita.
“Come
fai… avete parlato di me, assieme?” Kara si sistemò
gli occhiali in imbarazzo.
“Sì,
ecco, lei… era dispiaciuta per quello che vi siete dette e me ne ha parlato.”
Lena annuì, secca, poi raggiunse il mobiletto dei liquori e si preparò un
bicchiere, con uno sguardo le chiese se ne desiderasse uno anche lei, ma nel
vederla scuotere la testa non insistette.
Con
il bicchiere in mano raggiunse il piccolo divano e si sedette, lo sguardo perso
verso la finestra.
“Quanto
vi conoscete?”
“Un
po’…” Rispose abbassando lo sguardo e arrossendo un poco.
“Capisco.”
Rialzò lo sguardo fissandolo in quello serio di Lena. Prima che Kara potesse ribattere il telefono squillò e Lena andò a
rispondere. Quando posò il ricevitore il suo sguardo si era indurito. “Era il
mio avvocato, a sentire lui, mia madre rimarrà in carcere per molto tempo.”
“Mi
dispiace…” Kara non era affatto sicura che le
dispiacesse, ma il dolore di Lena era reale e lei non voleva che la donna ne
provasse.
“Ti
dispiace? Se lo merita, è un’assassina.”
“Lo
so, ma… a volte si fanno le scelte sbagliata inseguendo ideologie all’apparenza
giuste.”
“Vuoi
giustificare colei che ha tentato di uccidere ogni alieno presente a National
City?”
“No,
no.” Kara si aggiustò gli occhiali, di nuovo in
difficoltà. “Voglio solo dire che lei voleva proteggere il suo mondo da quella
che vede come un’invasione.”
“Il
nostro mondo.” La corresse Lena e Kara annuì
arrossendo di nuovo.
“Certo,
il nostro mondo.”
“Che
è molto più ricco e interessante grazie alla presenza degli alieni. Lo vedi
quel dipinto?” Le indicò un quadro appeso al muro. “È di un artista alieno, un’opera d’arte che il nostro
mondo non avrebbe mai visto e poi… ma non credo di dover difendere gli alieni con
te, sei una loro fan, non ci sono dubbi.” Per la prima volta sul viso di Lena comparve
un sorriso vero.
“Sono
felice che la pensi come me.” Mormorò Kara, mentre si
sedeva accanto alla donna.
“E
io sono felice che tu sia venuta e che, malgrado sia impossibile, cerchi di
farmi piacere difendendo mia madre.”
“Non
è che io…” Arrossì piegando la testa e stropicciandosi le mani e Lena sorrise
di nuovo.
“Sei
una vera amica Kara, sono sicura che tu non avresti
dubitato di me, non come ha fatto Supergirl.” Le
guance della kriptoniana si colorarono di nuovo di
rosa e abbassò lo sguardo sul suo taccuino ancora immacolato. “Giusto, che
amica sarei, io, se non ti aiutassi con il tuo lavoro? Dimmi, cosa vuoi sapere?”
Kara si
riprese a sufficienza e pose le domande che le avrebbero permesso di comporre
il pezzo che voleva Carr, ma non riusciva a togliersi dalla mente il dolore di
Lena. La giovane Luthor era una donna gentile e
dolce, ma anche molto orgogliosa e intelligente, non avrebbe perdonato tanto
facilmente l’offesa.
“Grazie.”
Concluse alla fine chiudendo il taccuino. Lena non era stata avara di dettagli
e non aveva omesso nulla.
Un
debole chiarore illuminava il cielo, segno che presto sarebbe sorto il sole.
Doveva scrivere l’articolo al più presto e portarlo in redazione.
“Immagino
che devi andare.” Lena aveva seguito il suo sguardo e intuito i suoi pensieri.
“Sì.”
La donna annuì poi con un sospiro si passò le mani sul collo e tra i capelli,
disfò lo chignon e lasciò che la chioma castana le scivolasse morbida sulle
spalle. Kara sentì il cuore accelerare, era così
indifesa e bella in quel momento, così naturale, così se stessa.
“Lena…”
Disse e la donna che aveva chiuso gli occhi per un istante, li riaprì
fissandola. “Oggi, quello che hai fatto… è stato davvero eroico.” La donna
sbatté le palpebre sorpresa da quelle parole, forse sorpresa dallo sguardo
deciso di Kara che la fissava dritta negli occhi.
“Ho
fatto solo quello che era giusto fare.”
“Avresti
potuto scegliere strade molto più facili, meno dolorose, invece hai deciso di
fermare tua madre, per sempre.”
“Dovevo.”
“Grazie.”
Mormorò, questa volta senza riferirsi all’intervista. Nello sguardo di Lena
passò qualcosa, Kara comprese che aveva appena preso
una decisione, prima che potesse capire cosa stesse succedendo la donna era in piedi
davanti a lei.
“Kara, tu sei una donna speciale.” Nel dirlo sorrise, le sue
mani le accarezzarono il volto per poi sfilarle gli occhiali con delicatezza, Kara sentì il cuore accelerare. Lena aveva, forse, capito?
Ma
la donna continuava a sorridere e non si allontanò, invece eliminò lo spazio
tra di loro e le catturò le labbra in un delicato bacio. Quando si separò da
lei un sorriso incerto le apparve sulle labbra mentre gli occhi chiari la
fissavano indagatori. Lo sguardo di Kara saettava tra
le labbra della giovane e i suoi occhi incapace di comprendere quello che
desiderava.
Il
telefono squillò e Lena si voltò verso la scrivania, poi con un sospiro di
rammarico vi si diresse, dopo averle restituito gli occhiali, e rispose. Scambiò
qualche parola poi abbassò per un istante la cornetta.
“Temo
che sarà una lunga conversazione e non posso esimermi dal farla…”
“Oh…
capisco… certo.” Kara sbatté le palpebre confusa
dirigendosi verso la finestra.
“La
porta è da quella parte.” Le disse allora Lena un sorriso tra il divertito e il
dolce sulle labbra.
“Certo,
certo, che sbadata!” Disse lei, rossa in volto mentre ruotava su se stessa e si
dirigeva verso la porta.
“Ne
parleremo, non è vero?” La richiamò Lena quando lei era ormai sulla soglia.
“Io…
sì… credo di sì.”
“Bene,
buona notte, Kara.” Sorrise e poi tornò alla sua
telefonata.
Kara era
confusa, in un solo giorno era stata baciata due volte, prima Mon-El e poi lei: Lena…
Era
così confusa ora!
Corse
in redazione e scrisse il pezzo usando la sua super velocità, lo finì appena in
tempo per consegnarlo a un scontroso Carr che le fece appena un cenno di approvazione
prima di congedarla.
Mentre
tornava a casa si chiese come Alex avesse passato la serata, aveva voglia di
parlare con lei dei suoi dubbi, ma sapeva che la ragazza era già tormentata dai
suoi problemi con Maggie e non voleva addossarle anche i suoi. Con uno sbuffo
arrivò a casa, quasi quasi avrebbe desiderato che ci fosse una qualche
emergenza che le occupasse la mente e le permettesse di mettere da parte le sue
domande e i suoi dubbi. Gli occhi di Lena continuavano a balzarle nella mente,
le sue labbra, così morbide… le aveva lanciato uno sguardo così pieno di
promesse e… si fermò perché non pensava anche a Mon-El
in quel modo? Aprì la porta del suo appartamento e si trovò davanti due
persone.
“Barry!”
Esclamò. Forse era stata fortunata, forse poteva gettarsi a capofitto in una
nuova avventura e mettere da parte i suoi dubbi. Forse, però, doveva solo
accettare il fatto che non aveva dubbi…
Sorrise
e poi si concentrò su quello che diceva il giovane velocista.
“Chi
dobbiamo affrontare?” Chiese infine, sul volto un’espressione decisa.
Il
resto avrebbe aspettato.