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Autore: Nata dalla Tempesta    30/11/2016    2 recensioni
“Papà, tornerai presto a casa?” Domandò ancora la piccola, rivolgendosi stavolta all’uomo che stava in piedi davanti la porta. Lui ebbe un attimo di esitazione, un lieve tentennamento, ma tanto bastò perché la bambina lo raggiungesse e allungasse le braccia verso il padre in una silenziosa richiesta d’affetto. Quegli occhi grandi, le manine paffute che cercavano disperatamente di raggiungerlo, la struggente innocenza del suo sguardo…era troppo, più di quanto un uomo come lui potesse sopportare.
Genere: Avventura, Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Roy Mustang rimase di sasso nel sentire il nome di Van Hohenheim. Per quanto ne sapeva lui, quell’uomo non aveva avuto altre relazioni dopo la morte della moglie, Trisha Elric. E di sicuro non poteva trattarsi di una relazione precedente, poiché quella ragazza sembrava di qualche anno più giovane rispetto ai fratelli Elric.

“Perdonami, forse ho sentito male…tuo padre è Van Hohnheim?” chiese l’alchimista di fuoco, intrecciando le mani sulla scrivania.

“Si, esatto.” Annuì Pandora. “Lo conosce? O quantomeno sa chi potrebbe averlo conosciuto in questo paese?”

Mustang rimase in silenzio per qualche momento, ponderando sulla risposta. “Si, l’ho conosciuto. A dire il vero è stato uno dei protagonisti della storia di questo paese, qualche anno fa ci ha aiutati a vincere la guerra contro il più grande nemico di Amestris.” Disse alla fine.

“Oh, la storia degli homunculus e della pietra filosofale…è corretto?”

“Corretto, si. Immagino che l’eco di questa guerra sia arrivato lontano. Può darsi anche che il vostro Imperatore ne abbia parlato e si sia sparsa la voce, dato che anche lui ha contribuito a difendere il nostro paese.”

“Entrambe le cose.” Rispose la ragazza, studiando l’uomo che aveva di fronte. Non era molto alto, ma sicuramente era ben messo. Aveva corti capelli neri tirati indietro, occhi scuri e penetranti, e portava i baffi. In generale, ammise a se stessa, era un uomo molto affascinante.

“Tornando al discorso principale…” Mustang interruppe il silenzio che si era creato nella stanza. “Come ti ho detto, quando ero ancora un semplice Colonnello ho avuto il piacere di collaborare con lui per la difesa del paese. Forse può sembrare una domanda indelicata, ma…cosa sai di tuo padre?”

“Non molto, ad essere sincera. È andato via di casa quando avevo circa quattro anni, e da allora non l’ho più rivisto.”

“E sei rimasta con tua madre, immagino.”

“Si, sono rimasta con lei fino alla fine dei suoi giorni.” Sospirò Pandora, senza celare un velo di tristezza. “A dire il vero, lei mi ha detto che Hohenheim è tornato a casa soltanto una volta. Io non lo ricordo perché ero gravemente malata, non riuscivo neanche ad alzarmi dal letto…” Si passò una mano sul collo, persa nei ricordi. “Mia madre mi ha raccontato che è ritornato al nostro villaggio per aiutarmi a guarire, ma è andato via prima che potessi riprendere conoscenza.”

“Capisco.” Disse semplicemente il Comandante Supremo, continuando a rimuginare sulla storia di Pandora. Le fattezze di lei erano incredibilmente simili a quelle dei fratelli Elric, tuttavia qualcosa per lui non tornava.

“Quindi…mi aiuterà a ritrovare mio padre?” Chiese Pandora ancora una volta, tormentando con le dita la manica destra della sua giacca.

Nel vedere la ragazza così impaziente e piena di aspettative, e soprattutto sapendo che aveva fatto un lungo viaggio solo per trovare Hohenheim, quasi si sentì in pena per lei. Come avrebbe trovato il coraggio di dirle che il padre era morto poco dopo la battaglia contro gli homunculus? Ricordava quanto era stato male dopo la morte di Hughes, il suo più caro amico, e non osava immaginare come si sarebbe sentita lei dopo aver saputo che la persona che aveva tanto cercato non era più nel mondo dei vivi.
Con calma si alzò dalla sua poltrona e si mise al fianco di Pandora, porgendole una mano.

“Hai già pranzato?” Le chiese, nel tentativo di prendere tempo e pensare a come darle la notizia.

“A dire la verità…no.” Sorrise lei, leggermente imbarazzata.

“Allora vieni con me, sarai mia gradita ospite.” Mustang le sorrise gentile e, quando Pandora mise una mano nella sua, la scortò galantemente fuori dall’ufficio.

***

Quando Riza sentì la porta dietro di lei che si apriva, rimase di stucco nel vedere il suo superiore che teneva per mano la straniera. Sapeva che Mustang era un dongiovanni, ma non pensava si sarebbe spinto a quel punto anche con una ragazzina che non dimostrava più di diciassette anni!

“Tenente, io e la signorina Pandora saremo fuori per pranzo.” Le disse Mustang, guardandola dritto negli occhi. “Per il momento sei congedata. Ah, a proposito…hai più avuto notizie da Resembool?”

“No, Signore.” Rispose lei, attenta.

“Chissà come sta la signora Pinako Rockbell ora che ha quei nipotini a cui badare, eh?” Sorrise il Comandante Supremo. “Dovresti scriverle una lettera, magari andremo a trovarla uno di questi giorni.” E senza dire altro, Mustang andò via con Pandora.

Scrivere una lettera a Pinako Rockbell…Riza si rese subito conto che quell’apparente gesto di cortesia stava per trasformarsi in qualcosa di più. Non riusciva ancora a unire i tasselli che il suo superiore le stava fornendo, ciò stava significare che avrebbe dovuto impegnarsi più del solito per trovare la giusta chiave di lettura.
Si impose la calma e, mentre si dirigeva verso la mensa, iniziò a pensare a quanto stava succedendo. Una sconosciuta proveniente da Xing era arrivata ad Amestris per cercare una persona. Sicuramente si trattava di qualcuno di molto importante, forse un parente. Il Comandante Supremo in persona la stava tenendo d’occhio, e questo poteva significare solo due cose: la ragazza era estremamente interessante o potenzialmente pericolosa. E poi restava un ultimo interrogativo: perché mai avrebbe dovuto avvertire l’anziana Rockbell di una visita dell’esercito, anche se apparentemente informale? Era improbabile che la ragazza avesse bisogno di automail, il dottor Marcoh non aveva scritto nulla del genere nella sua cartella medica. Che fosse invischiata in qualche affare con gli Elric o con qualcuno molto vicino a loro? E se fosse stato quello il caso, perché non rivolgersi direttamente a quei due?
Mentre prendeva il vassoio con il suo pranzo e lo portava ad un tavolo in disparte, si rese conto che c’erano ancora troppe domande senza risposta.

***

Seduta al tavolo di quel ristorante, Pandora sentiva gli occhi degli altri clienti puntati su di sé. Non che non vi fosse abituata, ma pensava che nessuno avrebbe fatto caso al suo aspetto nel continente Occidentale. A Xing era sempre stata ritenuta diversa, perché nessuno degli altri bambini aveva occhi o capelli come i suoi. Era anche vero che nessuno aveva un padre come il suo, unico nel suo genere sotto molti punti di vista.


“Oh, io…si, Signore, stavo solo pensando.” Rispose subito Pandora.

“Ti prego, chiamami semplicemente Roy. Finirò per sentirmi davvero vecchio se continuano a chiamarmi con titoli tanto altisonanti!” Ridacchiò, compiacendosi tuttavia del fatto che Pandora lo rispettasse in quanto capo del governo.

“Se questo è il caso, allora lo farò…Roy.” Disse piano lei, rivolgendogli un caldo sorriso.

Anche se non lo diede a vedere, quel sorriso fece battere un po’ più velocemente il cuore del Comandante Supremo. Se quella era davvero una parente degli Elric, di sicuro non aveva il carattere scontroso tipico di Edward. Aveva lo stesso modo di fare pacato e gentile di Alphonse, e allo stesso tempo gli sembrava che fosse misteriosa e un po’ evasiva proprio come Hohenheim.

Il suo flusso di pensieri fu interrotto dal un cameriere che si avvicinava per prendere le ordinazioni. “Cosa gradiscono i signori?” Chiese, uscendo dal taschino della giacca un piccolo blocco per le ordinazioni e una penna. “Posso consigliare i piatti del giorno?”

“Certamente, ci affidiamo allo chef.” Rispose allegro Mustang.

“Il Comandante Supremo gradisce del vino rosso?” Domandò ancora il cameriere, segnando tutto.

“Per me si…” Poi guardò Pandora. “Tu cosa preferiresti?”

“Dell’acqua, grazie.” Rispose lei, quasi timidamente. Nel suo villaggio non c’erano posti così eleganti, e comunque lei non vi era mai stata.

Il cameriere finì di scrivere tutto e, dopo aver fatto assaggiare il vino a Mustang, portò al tavolo l’intera bottiglia.

“Grazie per avermi invitata.” Disse dopo un po’ Pandora. “Non era necessario che lei si disturbasse così tanto per me, Roy.”

“Ma figurati, è un piacere! Grazie a te per aver accettato l’invito, è sempre un onore stare seduto ad un tavolo con del buon vino e una bella donna.” Replicò lui, sorridente.

Una bella donna…Pandora sorrise, grata del fatto che Mustang fosse la prima persona che la trattava davvero come un’adulta. Per il resto del mondo era soltanto una ragazzina, ma lui le parlava e si comportava con lei come con un suo pari. Si rese conto di essere arrossita quando sentì un lieve calore sulle guance, che cercò di mandare via bevendo qualche sorso d’acqua.

“Senti, Pandora…pensavo di portarti a fare un viaggio.” Disse Mustang, sorseggiando il vino.

“Un viaggio? E dove?” Chiese la ragazza, incuriosita.

“Vorrei portarti a Resembool, un paesino a est di qui. Vorrei che tu incontrassi una persona che ha conosciuto tuo padre diverso tempo fa.”

“Oh! Si, volentieri!” Rispose lei, raggiante. Finalmente riusciva a vedere uno spiraglio, forse adesso sarebbe riuscita a trovare suo padre.

“Voglio essere franco con te. Non sapevo che Hohenheim avesse una figlia e, nonostante io voglia crederti con tutto me stesso, ho bisogno di qualcuno che possa capire se tu sia davvero chi dici di essere.”

“Oh…” annuì Pandora, sentendo l’entusiasmo che scemava piano piano. “Lo trovo ragionevole.”

“Non fraintendermi, io voglio davvero aiutarti. Se hai attraversato il deserto da sola e sei arrivata fino a qui, sicuramente è molto importante per te. Per questo ho bisogno di qualche certezza in più, così potrò aiutarti al meglio delle mie possibilità.” Si premurò di rassicurarla Mustang, sorridendole.

“Dunque non resta che partire.” Pandora sospirò leggermente, mettendosi dietro l’orecchio una ciocca di capelli che era sfuggita dalla coda.

Il pranzo si svolse serenamente, Roy e Pandora parlarono del più e del meno. Lei gli raccontò del villaggio da cui proveniva, della festa per la proclamazione del nuovo imperatore, e Mustang la ascoltò con attenzione. Per qualche motivo non riusciva a distogliere lo sguardo da quei grandi occhi dorati, incorniciati da ciglia lunghe e folte molto femminili. La sua voce era pacata e gentile, mai stridula o fastidiosa, uno di quei suoni che un uomo avrebbe potuto ascoltare per ore senza mai stancarsi.
Alla fine del pasto, Roy pagò il conto e scortò Pandora fuori dal ristorante, tenendola a braccetto.

“Immagino che tu abbia bisogno di una sistemazione, giusto?” Le chiese mentre la accompagnava in auto.

“Si, effettivamente fino a questo momento non mi ero posta il problema.” Ammise, un po’ imbarazzata. “In banca potrei scambiare la valuta di Xing con quella di Amestris…” Fece qualche conto mentalmente, rendendosi conto di non avere poi molti soldi. “Si, mi inventerò qualcosa.”

“Permettimi di aiutarti anche in questo caso. Non sopporterei di non sapere dove passi la notte, non sarebbe cavalleresco da parte mia lasciare che tu ti arrangi da sola in una città che non conosci.” Si offrì nuovamente il Comandante Supremo. “Conosco una signora che sarebbe felice di ospitarti per qualche tempo, da lei sarai al sicuro. Ti andrebbe di andarci?”

Davanti a quell’offerta così gentile e generosa, Pandora si commosse ancora una volta. Nonostante le guerre, gli intrighi e i tradimenti, gli esseri umani erano straordinari. La loro forza era nella fiducia che nutrivano l’uno per l’altro, la loro unione e la determinazione con cui credevano nei loro ideali erano le armi più potenti al mondo.

“Sono davvero fortunata ad aver incontrato un uomo come lei, Roy.”

***

La casa della signora Glacier era calda e accogliente, questa fu la prima impressione che ebbe Pandora.
La signora, le aveva spiegato Mustang durante il tragitto, era la vedova di un suo carissimo amico, Maes Hughes, assassinato dal nemico agli albori della guerra contro gli homunculus.
La donna aveva un’unica figlia, Elicya, che aveva subito preso in simpatia Pandora e le aveva mostrato tutti i suoi giocattoli con sincero entusiasmo. Poi Glacier le aveva fatto vedere la camera degli ospiti in cui avrebbe potuto sistemarsi, e anche lei era stata molto gentile.

“Fa come fossi a casa tua, Pandora.” Le disse, mentre poggiava sul letto degli asciugamani puliti per lei. “È passato molto tempo dall’ultima volta che abbiamo avuto ospiti qui in casa, e da quando mio marito ci ha lasciati…beh, mi fa molto piacere avere compagnia.”

“Il Comandante Supremo mi ha raccontato cosa è successo…mi dispiace tanto per la sua perdita, signora.” Rispose la ragazza, sinceramente costernata.

“Ormai sono passati tanti anni. E poi sono sicura che, ovunque si trovi, mio marito sia contento che il suo migliore amico sia arrivato tanto in alto e che tutto ad Amestris sia tornato come era prima.” Le sorrise Glacier, carezzandole dolcemente un braccio. “Adesso però non pensiamo a cose tristi. Ti piace la torta di mele?”

“In verità non credo di averne mai mangiata una, signora…” Disse Pandora, grattandosi il mento.

“Allora dobbiamo rimediare subito! Vieni, ti insegno a prepararla e stasera la mangeremo tutti insieme.”

Dal salotto, Roy Mustang ascoltava la discussione con un sorriso appena accennato sulle labbra. Ogni volta che poteva andava a far visita alla famiglia di Hughes, si assicurava che moglie e figlia stessero bene e che avessero tutto ciò di cui avevano bisogno. Il suo migliore amico gli mancava da morire, ma se aveva scalato la gerarchia dell’esercito ed era diventato Comandante Supremo lo doveva anche a lui. Aveva mantenuto la promessa, e ora si sarebbe assicurato di prendersi cura di quelli che stavano sotto di lui, e che questi si prendessero cura di quanti stavano sotto di loro, e così via.
Dopo che Pandora ebbe sistemato le poche cose che aveva in un cassetto, andò a salutare il Comandante Supremo prima che tornasse ai suoi doveri.

“Ti troverai bene qui, te lo garantisco.” Le disse Roy, rimettendosi il cappello.

“La signora sembra molto gentile, e credo di stare molto simpatica anche alla piccola Elicya. Grazie infinite per avermi permesso di restare.”

“Non devi ringraziarmi, davvero. Piuttosto, tieniti pronta. Penso che ci metteremo in viaggio entro un paio di giorni verso Risembool.”

“Non vedo l’ora di partire e di conoscere quella persona di cui mi parlava. Grazie ancora, Roy.” Pandora sorrise, riconoscente.

Mustang rimase immobile per qualche momento. Quel sorriso così spontaneo e dolce lo aveva spiazzato, gli aveva tolto tutte le parole di bocca. Così decise semplicemente di non dire niente, ma fece un breve inchino e uscì dalla casa di Hughes.

***

“Nonna Pinako! Nonna Pinako! Ci aiuti a stringere questa vite?”

“Si, bambini, la nonna arriva subito!” Rispose l’anziana signora, lasciando sul tavolo la busta che aveva ricevuto quel pomeriggio. Con pazienza si sedette accanto a Trisha e Harold, le piccole pesti di casa Elric.

I loro genitori, Edward e Winry, erano partiti qualche settimana prima per l’ennesimo viaggio a scopo scientifico. Edward aveva convinto il fratello Alphonse a dirigersi a Creta, alla ricerca di libri e pergamene che li aiutassero nei loro studi, e Winry era andata con loro per tenere d’occhio la gamba meccanica del marito.
Così i bambini erano rimasti a casa con la “nonna” Pinako, che badava loro con amore e insegnava ai piccoli i principi della meccanica e dell’ingegneria.

“Ecco, questo è il cacciavite giusto per questo tipo di vite. Si gira così…ed è fatta, adesso dovrebbe resistere per un bel pezzo!” Disse infine ai due nipotini, consegnando nelle loro mani il trenino meccanico che avevano costruito insieme.

“Grazie nonna! Vieni Trisha, andiamo a giocare in giardino!” rise allegro Harold, il maggiore della nuova generazione di Elric, seguito a ruota dalla sorellina.

Pinako scosse la testa, pensando che quei bambini erano tali e quali ai loro genitori. Intelligenti, curiosi, creativi e con una gran voglia di imparare ogni giorno cose nuove. Sperava solo che non si mettessero nei guai, ma che seguissero i loro sogni con coraggio e dedizione.
Mentre pensava all’avvenire dei suoi nipoti, fece vagare pigramente lo sguardo per la cucina fino alla busta che ora stava davanti a lei. La prese tra le mani e la aprì, andando a leggere subito a fine pagina chi fosse il mittente, e rimase a bocca aperta nello scoprire che la firma era quella di Riza Hawkeye, il Tenente che un tempo aveva fatto parte della squadra di Mustang quando era ancora un semplice Colonnello.

“Signora Pinako Rockbell,
le scrivo per informarla che, se ha ricevuto questa lettera nella data scritta sul fronte della busta, entro un paio di giorni riceverà una visita di alcuni membri del nostro esercito.
Posso dirle soltanto che i nostri uomini verranno da lei in maniera del tutto informale, per ulteriori dettagli la prego di avere un po’ di pazienza. Sono certa che nei giorni a venire il Comandante Supremo le fornirà più dettagli in merito.
Porga i miei saluti e quelli del Comandante Supremo a tutta la sua famiglia.
Tenente Riza Hawkeye”


L’anziana signora dovette rileggere quelle righe almeno due volte, e tuttavia non riuscì a capire quale potesse essere il motivo per cui dei militari dovessero venire fino a Resembool.
Che fosse per Edward e Alphonse? Impossibile, quel Roy Mustang sapeva che i fratelli non erano più ad Amestris da qualche settimana. Che si trattasse invece dei bambini, Trisha e Harold? Anche quell’opzione era improbabile, non vi era motivo per cui l’esercito potesse interessarsi a dei bambini così piccoli. Certo, loro padre era diventato alchimista di Stato ad un’età in cui, in una situazione normale, si dovrebbe solo pensare a giocare e divertirsi. Ma no, non era quello il caso dei piccoli Elric.
Pinako sospirò, aggiungendo del tabacco alla sua vecchia pipa. La accese con un fiammifero e aspirò qualche boccata, espirando piccole nuvolette di fumo.

“Roy Mustang…che hai in mente stavolta?”




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Ciao a tutti! Se siete arrivati fino a qui, significa che avete letto anche il secondo capitolo di "Pandora's Box". Si tratta di un capitolo di transizione, serve ad inserire per bene tutti i personaggi al loro posto e amalgamarli all'ambientazione. La storia che c'è dietro è molto articolata, per cui cercherò di dare ogni spiegazione in merito.
Ringrazio summer_moon per aver recensito, e ringrazio quanti hanno letto il primo e il secondo capitolo. Spero di ricevere altre recensioni, per capire se la direzione verso cui mi sto muovendo è interessante o se devo aggiungere un pò di "pepe".
Come al solito, se avete domande chiedete pure, non abbiate timore di lasciare un commento e dirmi cosa pensate!
Ci vediamo al prossimo capitolo <3
Un bacio,
Nata dalla Tempesta.
   
 
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