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Autore: tanya_94    01/12/2016    2 recensioni
Astoria è morta da poco e Draco si trova a fare i conti con le sue emozioni e con il futuro che sembra non avere alcun senso.
Dal testo:
“Mi chiedi di dirti se è normale, ma io non lo so. L’unica cosa che so davvero è che non finirà mai. Potranno passare gli anni, i decenni, ma lei rimarrà sempre nel tuo cuore, nella tua mente e intrappolata nelle tue ossa. Perché l’amore è una cosa che ti rimane impresso per sempre e non ti lascerà mai. L’amore è forte come la morte e riesce a superarla e a vincerla.“
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy | Coppie: Draco/Astoria
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Astoria sembrava un angelo. Astoria ora era davvero un angelo, Draco ne era convinto.

La sua mano stringeva ancora le dita sottili della moglie, ormai fredde come ghiaccio. Non sapeva quanto fosse passato da quell’ultimo respiro straziante e da quelle lacrime che erano scivolate calde sulle sue guance. 

Sua moglie indossava un vestito bianco e aveva i lunghi capelli corvini sciolti sulle spalle, come nel giorno del loro matrimonio, l’espressione serena, nonostante la sofferenza di quelle ultime ore. Astoria era morta da poco e lui già temeva il giorno in cui avrebbe scordato il suono della sua voce, il sapore dei suoi baci, il tocco della sua pelle e il suo dolce profumo di violetta, che tanto amava.

Lo sguardo di Draco continuava a posarsi sul corpo senza vita di sua moglie e la sua mente ripercorreva velocemente la loro vita insieme: “Tutto svanito” pensò, tutto perso e volato via con quell’ultimo respiro di Astoria. 

Istintivamente si avvicinò alle fredde labbra di Astoria e la baciò. Un bacio che non sapeva più di loro, ma di morte, di tristezza e di dolore. 

Nella stanza c’erano solo lui e Astoria, e in quel momento Draco si sentì terribilmente solo.

Chi lo avrebbe ascoltato, nelle sere fredde in cui il ricordo del passato sembrava riaffiorare più potente e gelido che mai? Chi lo avrebbe accolto nei suoi tormenti? Chi avrebbe potuto leggere tra i suoi silenzi e sorridergli per rassicurarlo? Certo non Scorpius, troppo giovane e fragile per un compito simile, certo non sua madre, troppo anziana e stanca. Nessuno. Draco era e sarebbe stato per sempre solo, come solo si trovava in quel momento con l’unica compagnia del corpo freddo di sua moglie e del suo ricordo fresco e doloroso, come una ferita ancora sanguinante.

Suo figlio era in salotto con Narcissa che era arrivata al Manor appena aveva ricevuto il gufo di Draco che spiegava quanto fossero ormai critiche le condizioni di Astoria. Se ne era andato dalla stanza appena dopo la morte di Astoria, con grosse lacrime che gli uscivano dagli occhi lucidi. Aveva cercato conforto nella sua adorata nonna paterna, ed era uscito dalla stanza abbracciandola, senza nemmeno rivolgere uno sguardo a suo padre che si stava silenziosamente abbandonando al dolore. 

Il rapporto tra Scorpius e Draco non era certamente difficile, anche se il figlio aveva sempre mostrato un’affinità molto più salda con Astoria. Scorpius era un figlio molto più semplice da affrontare di quanto fosse stato Draco per i suoi genitori e lui si riteneva un padre molto più amorevole di quello che era stato Lucius per lui. 

Quando Draco,poco dopo, raggiunse l’imponente salotto di Villa Malfoy, riconobbe, elegantemente seduta sul divano di pelle, la figura di sua madre.  

Narcissa stava cullando Scorpius che, come se fosse un bambino, si era addormentato tra le braccia della donna. 

Draco si avvicino a loro con passi leggeri, temendo di interrompere la quiete del figlio, e si sporse lentamente per osservare il ragazzo. Gli assomigliava tantissimo, stessi capelli chiari e steso viso appuntito. Tanto era simile a lui fisicamente, quanto caratterialmente lo era ad Astoria: gentile, dolce e determinato.

“Scorpius è riuscito ad addormentarsi poco fa, non chiedermi come sia possibile.” disse Narcissa rivolgendo lo sguardo a Draco.

“Lasciamolo dormire, diamogli qualche minuto di tranquillità. È solo un ragazzo.” rispose Draco, accarezzando dolcemente la testa del figlio. 

“Tu, però, seguimi. Ho bisogno di parlarti e non vorrei svegliarlo.” aggiunse dando le spalle a Narcissa e incamminandosi lungo il corridoio, che si apriva alla destra del camino.

La donna adagiò Scorpius delicatamente sul divano, gli diede un bacio sulla tempia e seguì il figlio.

Al termine del corridoio, sulla destra si trovava una porta di legno scuro, Draco la aprì e chiese alla madre di entrare nella stanza, per poi seguirla e richiudersi la porta alle spalle. 

Narcissa era entrata mille volte in quella stanza, ma mai negli ultimi vent’anni, cioè da quando lei e Lucius avevano lasciato il Manor per trasferirsi nella loro tenuta, poco più a est, lasciando l’imponente villa di famiglia a Draco e a sua moglie. Quella stanza era stata per anni lo studio di Lucius, dove lui si chiudeva per ore a leggere carte del Ministero. Ora quello era diventato lo studio di Draco e appariva molto diverso rispetto agli anni passati, più luminoso e più essenziale nell’arredamento, colmo di libri sull’alchimia, che avevano l’aria di essere  rimasti chiusi ormai da molto tempo. 

“È normale mamma?”  chiese Draco con un filo di voce.

“Cosa, tesoro?”

“Sentirsi così. Intendo dire, quando mio padre è morto anche tu provavi quello che provo io ora, oppure è tutto sbagliato, io sono sbagliato, come sempre?”

“Prova a spiegarmi come ti senti e saprò darti una risposta.”

Draco abbassò gli occhi e un leggero sorriso amaro increspò appena le sue labbra. “Io non so spiegarlo a parole”

“Allora mostramelo in altri modi.” ribatté con dolcezza Narcissa.

“Come?”

“Per esempio essendo te stesso. Liberando il tuo dolore, gettando via la tua maschera, i tuoi freni. Sfogandoti come non hai potuto fare davanti a tuo figlio, come non sei riuscito a fare nemmeno da solo. Come non vorresti fare davanti a me”

Draco stette in silenzio, perché non trovava nulla da dire e perché in tutta la sua vita aveva capito che molto spesso quando non si trovano le parole adatte, l’unica possibilità è quella di tacere.

Nel silenzio si avvicinò a Narcissa e la abbracciò, poi raggiunse la sua poltrona verde dietro la scrivania e vi si sedette sopra, si portò la testa tra le mani e iniziò a piangere. Come non faceva da anni, come non faceva dai tempi della guerra.  Non aveva pianto così quando l’avevano condotto al processo per attività di Mangiamorte  e lui aveva una paura da paralizzare le gambe, non aveva pianto così quando il guaritore aveva detto a sua moglie che la maledizione del sangue era entrata in circolo, non aveva pianto in quel modo quando suo padre, cinque anni prima, era morto, tra sofferenze atroci, non aveva pianto mai in quel modo mai in vita sua. Nemmeno in quegli ultimi giorni in cui aveva ormai capito che tutto sarebbe andato perso.

Poi cominciò ad urlare, come se volete cacciar fuori tutto il dolore dal suo cuore e lasciarlo scivolare via, Lasciarlo volare verso il cielo dove Astoria avrebbe potuto ascoltarlo e avrebbe potuto arrivare a consolarlo, come era sempre riuscita a fare, anche nei momenti più bui.

Dopo minuti che parvero secoli in cui tutto l’Universo sembrava essere fatto di lacrime e grida, Draco sollevò lo sguardo e vide sua madre davanti a lui, nella stessa posizione composta nella quale l’aveva lasciata.

Draco si asciugò le lacrime e fissò Narcissa.

“Parlami.” le disse. “Ti prego.”

Narcissa si sedette lentamente su una sedia di legno intarsiato che si trovava proprio di fronte alla scrivania, fece un profondo sospiro e iniziò.

“Mi chiedi di dirti se è normale, ma io non lo so. L’unica cosa che so davvero è che non finirà mai. Potranno passare gli anni, i decenni, ma lei rimarrà sempre nel tuo cuore, nella tua mente e intrappolata nelle tue ossa. Perché l’amore è una cosa che ti rimane impresso per sempre e non ti lascerà mai. L’amore è forte come la morte e riesce a superarla e a vincerla.“

“Quindi tu lo sai come mi sento. Capisci davvero quello che provo. Il senso della mia esistenza che non riesco più a trovare, i sogni e i desideri che non possono più esistere, se non quello di raggiungerla il prima possibile.”

“Lo capisco meglio di te, Draco. Perché io potevo permettermi di abbandonarmi a me stessa, ma tu no.”

“non arrendermi? Non so se riesco a combattere ancora una volta, mamma.” disse Draco singhiozzando.

“Tuo figlio ora sta riposando sul divano.” ribatté con fermezza Narcissa.

“Tra poco Scorpius tornerà a scuola e io rimarrò solo qui.”

“Ma non puoi permetterti di lasciare solo lui. Quando pensi di non riuscire più a combattere, pensa a Scorpius:  ha appena perso sua madre, non lasciare che debba vivere con il peso di un padre che si arrende.”

Gli occhi di Draco, ancora gonfi e pieni di lacrime si posarono sulla foto di Scorpius che teneva sulla scrivania: un bimbo sorridente che sfrecciava sulla sua scopa giocattolo, sorridendo felice. Con il pollice Draco sfiorò l’immagine. Scorpius era il dono più prezioso della sua vita, l’amore più forte che lui avesse mai provato e un po’ si vergogno per non avere pensato a lui in quali attimi di dolore.

Poi Draco sollevò lo sguardo e lo indirizzò verso sua madre: “Non so se riesco ad essere coraggioso per lui, ma ci proverò.”, disse alzandosi di scatto dalla poltrona e dirigendosi verso la porta.

Non appena la aprì vide suo figlio che lo fissava piangendo, e capì subito che aveva ascoltato tutto, probabilmente svegliato dalle sue urla. 

“Se tu ci sei, io ci sono, papà. Sii coraggioso per me e io lo sarò per te, ti prometto che farò del mio meglio” disse Scorpius tra un singhiozzo e l’altro.

L’ unica cosa che Draco riuscì a fare fu abbracciare quel ragazzino e stringerlo tra le sue braccia con tutto il suo amore, e nel calore di quell’abbraccio gli sembrò di sentire anche il dolce profumo di sua moglie. 

   
 
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