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Autore: tenacious_deep_soul 99    02/12/2016    2 recensioni
Cosa faresti se un giorno dovessi essere costretta a cambiare la tua vita solo per dei pregiudizi sbagliati dettati da una mente pervasa dal bigottismo? Ecco, questo è un problema che affligge la vita della povera Lee Jieun la quale, per sfuggire alle costrizioni di sua madre e al periodo natalizio formato per lo più da un susseguirsi di interrogatori, si vedrà costretta ad affittare un ragazzo…
[Tratto dal Capitolo 1]:
-Non ho altra scelta…- disse lei sospirando mentre permetteva alle dita di scivolarle sulla tastiera. Apparsale in un lampo davanti agli occhi la pagina traboccante di risultati cliccò, senza pensarci due volte, il primo sito che le capitò sott’occhio: Affitta ragazzi, diceva.
[Tratto dal Capitolo 2]:
-Ma allora sei tu! No, non è possibile!- esclamarono entrambi indicandosi a vicenda con indici accusatori.
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Park Jimin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 9:

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Il tempo passava in fretta e più scorreva più ci si avvicinava al fatidico venticinque. Erano le sette e mezza del mattino e Jieun era già sveglia, cosa piuttosto bizzarra dato che soleva svegliarsi puntualmente verso le nove.
Distesa sul suo morbido letto, coperta dal suo piumone rosso e bianco, rimase con gli occhi spalancati ad osservare incessantemente il tetto, come se avesse visto qualcosa ad aver attirato la sua attenzione.
Da un po’ di tempo a quella parte ripensava al suo “appuntamento” con Jimin: quel giorno si era sentita strana, aveva percepito che ci fosse qualcosa di diverso sia in lei che in Jimin e ciò la rese doppiamente confusa.

“Che Jimin stesse solo recitando la sua parte?” pensò dubbiosa mentre si sollevò il busto coi gomiti per scrutare la stanza da quelle sottili fessure che si ritrovava come occhi.

Per lei fu praticamente impossibile prendere di nuovo sonno, ormai la sua mente era più che sveglia. Jieun pensava che avrebbe dovuto prendere l’abitudine di svegliarsi a quell’ora dato che la casa si trovava immersa nella pace degli angeli, senza sua madre a fare i suoi soliti concerti stile rock’n’roll.
In lei c’era qualcosa che non andava, era tempestata da un mix di sensazioni talmente impossibili da comprendere che in confronto decifrare i geroglifici sarebbe stato come leggere l’alfabeto.
Il rumore delle stoviglie di ceramica proveniente dalla cucina le fece intendere che sua madre si fosse appena svegliata: erano le nove meno un quarto.

Era davvero passato tutto quel tempo? 

-Ciao mamma- disse Jieun aprendo la porta che dava al soggiorno e alla cucina.

-Buongiorno tesoro mio, dormito bene?- spuntò quella da dietro l’anta della dispensa aperta poco prima per prendervi la solita scatola di corn flakes.

-Ehm sì, credo di sì- si sedette di fronte al tavolo e cominciò ad assaporare i biscotti al cioccolato posti al centro di esso.

-Ottimo! Perché devo darti una notizia: dopodomani saremo a casa dai nostri parenti, faremo pranzo e cena da loro... mi raccomando, porta Jimin con te!- aprì bocca sparando parole a raffica peggio di un mitra.

-Intendi tutto il giorno…?- la guardò con fare preoccupata smettendo di masticare ciò che aveva ancora in bocca, ritrovandosi in mano la parte restante del biscotto.

-Ovviamente cara! Sarà un Natale in grande, vedrai come ci divertiremo!- batté le mani ripetutamente esibendo il suo aegyo più penoso.

Sarà un Natale in grande... vedrai come ci divertiremo…” con queste affermazioni Jieun avrebbe dovuto preoccuparsi seriamente: al solo pensiero che tutto il suo albero genealogico si sarebbe accalcato in massa in cinquanta metri quadri di casa non poté che sentirsi male, causandosi mentalmente seri attacchi di claustrofobia.

“Forse in tutto questo l’unica cosa positiva è Jimin…” si fermò un attimo sbarrando gli occhi rendendosi conto di ciò che aveva pensato “Ma che cos…? No Jieun, non puoi pensare queste cose… finiscila! Tu non… non sei innamorata di… NO”

-Jieun…? Perché ti stai schiaffeggiando?- la guardò storta sua madre, dai cui occhi si poteva notare un pizzico di perplessità.

-Oh, no nulla mamma… è che mi sono ricordata di avere un appuntamento con Jimin oggi e… sono in ritardo, devo andare-. Imbarazzata, Jieun si alzò di scatto dalla sedia e prendendo un ultimo biscotto dal centrotavola di latta corse verso la sua stanza; spalancata la porta come una furia afferrò il cellulare posto sulla scrivania e inviò un messaggio a Jimin, avvisandolo che sarebbe venuta a trovarlo al ristorante.
Il freddo pungente di Seoul penetrava fino al midollo: il cielo grigio incupiva quella selva urbana in perenne confusione, gli scarichi delle auto sommati all’aria gelida che dominava l’ambiente impedivano di respirare a dovere e i marciapiedi, scivolosi a tratti e colmi di bianca neve soffice, rendevano difficile camminare poiché ad ogni passo i piedi affondavano almeno di cinque centimetri.
Avvolta in quella sciarpa di lana che si poteva scambiare benissimo per un plaid si diresse verso il luogo in cui avrebbe dovuto incontrare il ragazzo; arrivata all’ingresso non fece nemmeno in tempo ad aprire la porta che venne immediatamente preceduta da Jimin, il quale per poco non la prendeva di petto in pieno.

-Dobbiamo per forza investirci noi due, vero?- scherzò sarcastica non appena Jimin fece per bloccarsi dinanzi a lei. Il ragazzo sorrise dolcemente, azione che confuse non poco le idee a Jieun.

-Ciao… ti ho inviato un messaggio proprio adesso per dirti che ho finito il turno- disse strofinandosi la base del naso con la mano inguantata.

-Oh scusa, non l’ho visto. Devo dirti una cosa Jimin-

-Che ne dici se ne parlassimo davanti a un buon caffè? Offro io- parlò con tono caldo e anormale stordendo la ragazza con un occhiolino. Jieun rimase di sasso: stava sognando o aveva appena avuto un’allucinazione?

-Da quando offri il caffè alle persone? Ah, giusto… stai recitando la parte, ho capito- gli diede un colpetto sul braccio accompagnandolo ad una sonora risata beffarda. Jimin la fissò per qualche secondo, poi riprese a guardare di fronte a sé continuando a camminare.

-Cosa? Perché mi hai guardata in quel modo?-

-In quel modo come, scusa? Non capisco di che parli- fece spallucce portando gli occhi al cielo.
O Jimin aveva qualcosa di strano o Jieun era diventata pazza dal giorno alla notte. Si era accorta di come il ragazzo avesse degli strani atteggiamenti nei suoi confronti, era cambiato totalmente dal loro primo incontro, da quando avevano ricominciato da capo. Mentre camminava con lui Jieun si sentiva come imbarazzata, quella sensazione che lei non aveva mai avuto il piacere di provare con nessuno men che meno con un ragazzo.

-Il coffee shop è questo, vieni- disse Jimin esortandola ad entrare. Catapultandosi verso l’ingresso egli ebbe l’accortezza di aprirle la porta permettendole di proteggersi dall’eccessivo freddo che vi era all’esterno, deserto come non lo era mai stato.

-Va’ a sederti, io prendo qualcosa okay?-.

Perché si stava comportando in quel modo? Era entrato così bene nella parte che ora non ne voleva più sapere di uscirne oppure si stava solo sforzando di essere gentile almeno per una volta? Questi erano i dilemmi che passavano per la testa a Jieun, ancora in cerca di risposte certe alle sue domande.
Sistematasi in un tavolo cominciò ad osservare quel mondo innevato separato da lei da un’enorme vetrata così pulita da proiettare quasi il suo riflesso.

-Eccomi! Uno a me… e uno a te, serviti pure- le porse la tazza contenente il liquido bollente.

-Cappuccino? C-come facevi a sapere che mi piace il cappuccino?- esclamò incredula e sorpresa.

-Da quella volta che te l’ho buttato addosso, si capiva lontano un miglio che fosse cappuccino quello sulla tua sciarpa-

-Beh che dire, complimenti Sherlock-

-Era elementare Watson- contagiò Jieun con le sue risa:-Allora, cos’era che dovevi dirmi esattamente con così tanta urgenza?-

-Ah sì, giusto… dopodomani passerò il Natale dai miei parenti, starò lì tutto il giorno e tu dovrai venire con me-. Jieun sorseggiò lentamente il suo adorato caffè, cercando in tutti i modi di non scottarsi.

-Perfetto, non c’è problema- disse con sbalorditiva nonchalance. Jieun ebbe un colpo: come mai non aveva opposto resistenza? Come poteva essere possibile che Jimin avesse accettato su due piedi senza sbottare?

-O-okay allora… dirò a mia madre che… che ci sarai anche tu. Ah, ti conviene passarmi a prendere visto che dobbiamo apparire come una coppia- rispose quasi balbettando somigliando a un robot con uno sguardo del tutto imbambolato:-Sai, sei parecchio strano oggi-

-In che senso “strano”? Io sono quello di sempre-. Jimin si scansò un ciuffetto di capelli con le due dita, atteggiandosi a perfetto vanitoso mezzo effemminato.

-Non so, sembri… diverso- gli parlò osservando la tazza. Portandosi i capelli dietro le orecchie Jieun fece andare in estasi il ragazzo, il quale rimase a fissarla da dietro quel caffè che non aveva ancora avuto l’onore di assaggiare. Una risata scappò improvvisamente alla ragazza al solo vedere i bordi della bocca di Jimin contornati da un sottile striscia marroncina.

-Ti sei fatto i baffi a quanto vedo… sei la copia sputata di D’Artagnan! Aspetta che ti aiuto a pulirti-. Jieun sfilò un tovagliolino di carta dal porta tovaglioli accanto a lei e lo strofinò sulla parte superiore della bocca di Jimin, imbrattata completamente di caffè. Mentre lo ripuliva si accorse di essersi fermata per ammirare le rosee labbra carnose di Jimin e, incrociando il suo sguardo incantatore, fu costretta a ritirarsi, sedendosi di botto sulla poltroncina.

-A-adesso sei perfettamente pulito Jimin- si dondolò avanti e indietro con in mano ancora il tovagliolo che buttò dove capitava sopra al tavolo:-Ehm, almeno… il caffè era buono?- chiese riprendendo a gustare il suo adorato cappuccino ormai tiepido.

-Accettabile, sì. Era un po’ amaro ma tu l’hai reso più dolce-. Sarebbe mancato poco e Jimin si sarebbe ritrovato il viso pieno di cappuccino, per colpa sua Jieun stava per sputare fuori il sorso di bevanda calda.

Okay, qualcuno ha dato a Jimin una forte botta in testa: sicuro come la morte.

-Penso sia una tua impressione, io sono come il latte e il limone. Sono acida, il che è molto diverso dall’essere dolce- si ricompose Jieun, ritornando la solita vecchia ragazza rozza dalle maniere tipiche di uno scaricatore di porto.

-Perché fai così Jieun? Voglio dire… perché nascondi la tua vera te dietro comportamenti che non sono tuoi? Sembra che tu stia imitando qualcuno-. Jieun ridacchiò, beffeggiatrice.

-Wow, Jimin passione filosofo e psicologo… complimenti. Quanti altri lavori fai, per l’esattezza?- rispose avvalendosi di un sarcasmo pungente, effettivamente non tipico suo. Jimin stette in silenzio, forse quella domanda così diretta avrebbe dovuto proprio evitarla. Quando però fece per prendere la parola in mezzo all’imbarazzo venne immediatamente bloccato da Jieun la quale iniziò a parlare.

-Comunque hai indovinato, detective. Io… io mi nascondo, mi sono sempre nascosta dietro una dannata corazza di ferro: ho sempre avuto timore degli altri e dei loro giudizi, mi sono sempre spaventata nel mettere in mostra la vera me perché… perché in realtà sono debole, non ho mai voluto mostrare a nessuno il mio essere solo per una paura a dir poco inutile, oltre che infondata. Ecco quindi cosa sono, una persona apprensiva senza spina dorsale che si fa mille problemi mentali e teme gli altri più della morte- sbuffò rumorosamente sbattendo la schiena contro la poltroncina.

-Jieun... non sei affatto come pensi di essere- la guardò Jimin con fare compassionevole.

-E tu come fai ad essere così sicuro di quello che dici? Non mi conosci Jimin, non sai niente di me come io non so niente di te-

-Vai a sopportare uno come me, fra tutte le ragazze che ho incontrato tu sei l’unica con le palle e con un bel caratterino… tappetta- le fece la linguaccia permettendo alla ragazza di diventare rossa dalla rabbia.

-Come mi hai chiamata!? Vecchio rimbambito, ti manca solo il girello-. Jieun afferrò il tovagliolo lanciato poco prima e accartocciandolo lo tirò dritto in faccia al ragazzo di fronte a lei, il quale assunse le sembianze di una tartaruga non appena la pallina di carta gli si fiondò davanti. Avendo finito il suo adorato cappuccino, la ragazza si alzò dal tavolo, portandosi affianco a Jimin per scombinargli i capelli.

-Vediamo se mi prendi adesso, nonnetto-
Appena Jieun mise piede fuori dal locale cominciò a correre all’impazzata con Jimin a due metri di distanza, il quale piano piano le si avvicinava con un innaturale celerità da scambiarsi per Flash.

-Ti ho presa, puffa!- urlò Jimin afferrandola per il polso. Un dannatissimo tratto di marciapiede sdruccioloso non fece che andare a sfavore di Jieun; messo il piede sulla zona letale la ragazza cadde di schiena e Jimin con lei sopra di lei. Entrambi si guardarono a lungo, Jieun ebbe come l’impressione che il ragazzo le si stesse avvicinando più di quanto già non lo fosse. A dirla tutta non fu affatto un’impressione…
Il volto di Jimin era via via più vicino a quello di Jieun: più quello accorciava le distanze, più lei riusciva a sentire palesemente il suo fiato sfiorarle il viso. Tutt’a un tratto però quello fu costretto a bloccarsi.

-Ehm, J-Jimin? Mi stai riducendo le costole a delle piadine, non riesco a respirare-. La ragazza lo vide allontanarsi più rapidamente di come si era avvicinato.

-Oh ehm sì, scusami- si destò dal suo stato di estasi scansandosi da sopra di lei per fornirle poi una mano che la aiutasse ad alzarsi dalla distesa di neve gelida.

-Sarà meglio che vada adesso, mia madre mi starà sicuramente aspettando… sai com’è, lei è molto precisa e… vuole che sia puntuale per il pranzo, già- si dondolava portandosi in punte di piedi per poi ricadere sui talloni mentre giocherellava con le dita:-Ehm… ci vediamo dopodomani! Sai come comportarti, no?-

-S-sì certo, non hai nulla da temere- scosse la testa, parlandole fintanto che gli occhi andavano da una parte all’altra.

-Perfetto. Ciao Jimin- fu l’ultima cosa che gli disse accompagnata da un cenno della mano prima di intraprendere la sua marcia verso casa.

-Ciao Jieun…-

►Angolo autrice:
Ma buonsalve mie care armys! Eccomi con il nuovissimo capitolo della fanfiction: eh sì, ho deciso di anticipare la pubblicazione perché da domani sarei stata molto impegnata e avrei sicuramente posticipato di tanto tempo la continuazione; ringrazio sempre di vero cuore coloro che seguono e recensiscono la storia, siete davvero adorabili *w* Spero che il capitolo vi sia piaciuto (temo che gli infarti saranno stati ogni due secondi *sghignazza*)
Ci vediamo sabato prossimo (se tutto va bene) con il nuovo capitolo! Vi abbraccio, fighting!

E per causare altri attacchi cardiaci vi lascio una bella picture di ChimChim… bye!


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