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Autore: S h a d o w h u n t e r _    02/12/2016    5 recensioni
AU // Malec //
Pazzo, ecco come si definiva, un folle.
Si guardò la mano sporca di sangue secco, emettendo quello che alle sue orecchie giunse come uno strano verso strozzato.
Quel sangue non era affatto il suo, lo sapeva bene, ma era proprio quello il problema.
[...]
Alec non era mai stato il tipo di persona che si faceva coinvolgere, soprattutto in quel genere di situazioni, ma di fronte a quegli occhi verdi, non aveva avuto alternative.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Hello! :D
Prima di lasciarvi al capitolo, volevamo avvertirvi che questo è abbastanza più corto del solito, poiché era stato tagliato da quello precedente. Avremmo voluto aggiungere altre cose, ma essendo il penultimo capitolo, non c'era molto altro da dire.
Speriamo comunque che sarà di vostro gradimento, noi vi ringraziamo e vi diamo appuntamento alla prossima settimana con – finalmente – il gran finale(?)! <3
Speriamo che non ci uccidiate a fine lettura e.. niente, alla prossima! XD
Bye! <3

Capitolo #16
Alec lanciò l'ennesima occhiata in direzione di Magnus, sporgendosi appena dal suo nascondiglio.
Oramai mancava poco all'orario prestabilito per lo scambio, e tutti erano pronti ad intervenire non appena Dixon e Headley fossero giunti sulla scena.
Durante la riunione del giorno prima in cui si era cercato di capire come agire, Jace e Robert avevano individuato un perfetto luogo per svolgere quell'operazione.
Un magazzino semi abbandonato in una delle zone meno popolate della città era stato considerato da tutti all'unanimità come il più indicato.
Gran parte dell'esercito era lì presente in quel momento: alcuni soldati erano nascosti all'interno dell'edificio, mentre altri erano appostati nelle vicinanze per eliminare qualsiasi possibilità di fuga.
Alec, invece, si era piazzato sul tetto in una posizione strategica da cui sarebbe stato in grado di proteggere Magnus al meglio.
A quanto pareva la sua abilità da cecchino quel giorno sarebbe stata più utile che mai.
Anche perché, senza ombra di dubbio, non si sarebbe concesso il lusso di mancare il bersaglio, non quando il suo ragazzo e la sua famiglia erano in pericolo. Non era affatto felice di vedere Magnus sul campo mentre rischiava di essere coinvolto in un conflitto a fuoco tra due diversi fronti e doveva costantemente sopprimere l'impulso di scendere giù e trascinarlo via di peso.
« Alec, mi ricevi? »
Il ragazzo si riscosse dai suoi pensieri, riportato con i piedi per terra dalla voce di suo fratello, proveniente dalla ricetrasmittente piazzata nel suo orecchio.
« Sì, ci sono » replicò il moro in risposta a Jace, in quel momento nascosto nel magazzino in attesa di ricevere il segnale.
« Come procede? »
Alec sorrise lievemente nel sentire il tono impaziente di suo fratello.
Era pronto a scommettere che lui più che ogni altro stesse fremendo dalla voglia di entrare in azione: Jace era nato per la battaglia, per l'adrenalina dello scontro. « Ancora niente. Tenetevi pronti, potrebbero arrivare da un momento all'altro. » Chiuse la comunicazione per tornare a concentrarsi sulla figura di Magnus.
Il ragazzo se ne stava appoggiato con disinvoltura su di un muro scrostato e scalcinato, scrutando l'ambiente circostante con aria vigile.
A vederlo così sembrava la persona più tranquilla e rilassata del mondo, ma Alec sapeva che dietro quella facciata di indifferenza si nascondeva una buona dose di ansia e panico.
Non che l'altro l'avrebbe mai ammesso, avrebbe rovinato la sua reputazione di duro insensibile.
Alec sospirò pesantemente, pregando mentalmente che tutto andasse secondo i loro piani. Non appena i due boss fossero arrivati a destinazione, Robert e i suoi soldati avrebbero fatto irruzione sulla scena. Magnus, non essendo un militare addestrato, doveva allontanarsi il più in fretta possibile dallo scontro, in modo tale da non venirvi coinvolto. Meglio per lui che seguisse alla lettera quell'ordine, o quella volta davvero lo avrebbe ucciso con le sue mani. Prima che potesse iniziare un rapido ripasso delle tecniche da poter utilizzare per sbarazzarsi una volta per tutte di un rompiscatole con impulsi suicidi, un grosso camion giunse dalla strada laterale alla sua sinistra, per poi fermarsi esattamente davanti all'edificio. Pochi istanti dopo, un uomo dall'aspetto famigliare scese dal veicolo, rivolgendo a Magnus un cenno di saluto. « Jace, Headley è qui. »


Magnus osservò Headley percorrere con passi decisi lo spazio che li separava, raggiungendolo in una manciata di secondi, circondato dai propri uomini.
Braxton, di fianco, gli fece un cenno di saluto con la testa e Magnus dovette ricorrere a tutto il suo autocontrollo per non saltargli addosso e ucciderlo con le sue mani.
Come si permetteva di salutarlo dopo che aveva quasi fatto fuori il suo bellissimo occhi blu? Se voleva che la sua pellaccia si salvasse doveva stargli lontano.
Si costrinse tuttavia a ricambiare il gesto per non dare nell'occhio: ci mancava solo che ad un passo dalla vittoria rovinasse tutto.
« Spero per te che si faccia vivo perché non ho tutto questo tempo libero. » proferì Headley, in tono imperioso.
Magnus si morse la lingua per impedirsi di dar sfogo a tutte le sue frustrazioni, mandando giù tutti gli improperi che avrebbe voluto rivolgergli.
Annuì solamente, voltandogli le spalle e facendo qualche passo in avanti, mentre Headley sussurrava qualcosa a Braxton.
Non voleva più vedere le loro facce, sperava davvero avrebbero avuto la fine che meritavano.
Lanciò un breve sguardo alla postazione di Alec, senza farsi vedere: sapere che lui era lì, gli metteva una certa tranquillità addosso.
Anche se un minimo preoccupato lo era comunque; non tanto per se stesso, quanto per Alexander.
Sapeva che da soldato ben addestrato qual era non doveva temere per la sua incolumità, e in ogni caso c'era la sua famiglia a coprirgli le spalle.
Tuttavia non poteva non dar peso a quel senso di angoscia che si era insinuato alla base del suo petto, come una pallottola nella carne.
Sospirò passandosi una mano tra i capelli scuri, tirandoli indietro in un gesto nervoso, ma che da fuori era sicuro sembrasse un gesto casuale.
Tornò a rivolgere l'attenzione al suo già oramai ex capo, mentre si preparava mentalmente a seguire lo schema che gli era stato illustrato, quando sul posto sarebbero giunti entrambi i pezzi grossi.
E oramai mancavano meno di cinque minuti prima dell'arrivo di Dixon.
O almeno, sperava arrivasse, non era ancora ben sicuro che questi mantenesse l'accordo prestabilito.
Era un uomo impegnato e potente, non ci avrebbe messo molto a spostare l'appuntamento, anche se stava aspettando questo carico da tempo.
Scosse la testa, mettendo fine a quei pensieri negativi.
Osservò il cielo annuvolarsi e non poté fare a meno di pensare a quanto rispecchiasse il suo umore in quel momento.
Se fosse stato per lui avrebbe fatto fuori Headley e gli altri in quello stesso istante, ma dopo non sarebbero mai riusciti a prendere Ezekiel e i suoi.
In realtà voleva solamente mettere fine a quella storia.
Per una volta voleva essere così egoista da voler abbracciare la felicità insieme al suo Alexander.
Per una volta, voleva far in modo che andasse tutto bene nella sua vita.
I suoi pensieri furono però interrotti quando colui che stavano aspettando, fece il suo ingresso con una moltitudine di uomini al suo fianco.
È ora.
Lanciò uno sguardo all'ambiente dietro di sé, facendo un cenno con la testa.
Poi, udì uno sparo provenire poco lontano da lui.
Si guardò intorno cercando di capire chi avesse sparito a chi, ma l'unica cosa che notò fu uno dei tanti uomini di Ezekiel che si piegava su stesso con un braccio sanguinante.
In un attimo scattò indietro, nascondendosi nel chiasso generale che si era creato e andando dove gli era stato ordinato di rifugiarsi.
Bene, si dia inizio ai giochi.


Alec ricaricò velocemente la pistola con un movimento fluido dettato da anni di esperienza, per poi tornare immediatamente dopo a concentrarsi sullo scontro che stava avendo luogo pochi metri sotto le sue scarpe.
Nel preciso momento in cui anche Ezekiel era giunto sul posto affiancando Magnus e Headley, il generale aveva dato ordine ai suoi uomini di intervenire.
Nel giro di pochi istanti si era scatenato un vero e proprio inferno, con sparatorie e lotte all'ultimo sangue.
Alec dalla sua postazione partecipava al suo meglio allo scontro, abbattendo il maggior numero possibile di avversari.
Dopo essersi accertato che Magnus avesse trovato riparo all'interno del magazzino come gli era stato ordinato di fare, si era completamente concentrato sul proteggere i suoi compagni d'armi, come loro si aspettavano da lui.
Colpì alla schiena due uomini - non avrebbe saputo dire se di Ezekiel o Headley - che avevano cercato di darsi alla fuga approfittando della confusione del momento.
Riuscì a distinguere, al margine del suo campo visivo, suo padre ed Ezekiel impegnati in uno scontro corpo a corpo.
Alec non aveva il minimo dubbio su chi sarebbe stato il vincitore: Robert era un combattente fenomenale e Dixon iniziava già a mostrare i primi cenni di cedimento.
Cercò con lo sguardo sua sorella, per assicurarsi che se la stesse cavando bene. Inutile a dirsi, la ragazza stava prendendo a calci il poveretto capitato davanti a lei senza tanti complimenti.
Forza sorellina.
Jace, poco distante da lei, stava tenendo a bada tre uomini contemporaneamente, con una semplicità disarmante.
Parava i loro colpi con estrema naturalezza, senza il minimo sforzo, con lo sguardo accesso di entusiasmo.
Beh, almeno per lui non si doveva di certo preoccupare.
Sparò ad un tizio basso e tarchiato che aveva cercato di attaccare Shane alle spalle, colpendolo ad una gamba.
Il biondo finì il lavoro mettendolo fuori combattimento, per poi rivolgere un cenno di ringraziamento ad Alec.
Le cose stavano girando per il verso giusto, la maggior parte dei colpevoli era già stata arrestata e i suoi uomini stavano avendo la meglio anche con i superstiti, quando una più che nota chioma scura attirò l'attenzione del moro.
Magnus.
Che accidenti ci faceva in mezzo allo scontro, fuori dal suo nascondiglio?
La sorpresa durò poco, rimpiazzata dal panico più totale: Russ era dietro di lui e gli teneva una pistola puntata alla testa.
Per l'angelo.
Alec restò per alcuni istanti paralizzato sul posto, troppo sconvolto e scioccato per reagire con la sua consueta prontezza di riflessi.
Prima che potesse davvero rendersi conto di quanto stesse succedendo, Russ trascinò Magnus lontano degli altri, conducendolo dietro l'angolo di un edificio minore che un tempo doveva essere utilizzato come deposito.
Erano fuori dalla sua visuale.
Non poteva intervenire, non da dove si trovava.
Valutò all'istante la distanza che in quel momento lo separava da Magnus, pensando a cosa avrebbe potuto fargli Russ prima che riuscisse a raggiungerlo.
Fu assalito dal terrore più assoluto, mentre una dolorosa certezza si insinuava nella sua mente.
Non riuscirò ad arrivare in tempo.



« Avanti, muoviti. »
Magnus represse l'impulso di imprecare malamente contro quel benemerito cretino di Russ, che continuava a spintonarlo con malagrazia.
Doveva ammettere che la gelida canna della pistola puntata alla sua nuca, era un più che valido deterrente per il suo caratteraccio.
Quando si era rifugiato in quel decadente magazzino, seguendo gli ordini che gli erano stati impartiti - più che altro perché temeva che occhi blu lo avrebbe ucciso in caso contrario, che per un vero e proprio senso del dovere - l'ultima cosa che si aspettava di vedere era Russ che gli piombava addosso come una furia.
Qualsiasi altra persona, dotata di un discreto quoziente intellettivo, avrebbe approfittato della confusione per scappare.
Ma evidentemente Russ era ancora più stupido di quanto credesse, visto e considerato che aveva preferito trascinarlo chissà dove per ottenere la sua vendetta.
Magnus si guardò intorno studiando la zona, nella più che remota possibilità di trovare una via di fuga.
Lo aveva trascinato dietro il piccolo edificio laterale, fuori dalla portata dell'esercito.
Se anche fosse riuscito a scappare senza beccarsi una pallottola nel cervello, difficilmente sarebbe riuscito a raggiungere gli altri.
La sua unica speranza a quel punto era che qualcuno, accortosi della sua assenza, arrivasse ad aiutarlo.
Ma erano tutti troppo impegnati nello scontro con gli uomini di Dixon ed Ezekiel per rendersi conto della sua assenza.
A quanto pare siamo arrivati alla fine dei giochi.
« Segui gli ordini fino alla fine, eh? Ma che bravo servetto che sei. » esordì, dando sfoggio di tutto il suo sarcasmo.
Se proprio doveva morire, tanto valeva farlo con stile.
Russ lo afferrò bruscamente per un braccio facendolo voltare, colpendolo subito dopo ad una tempia con il calcio della pistola.
Il dolore esplose come un fuoco d'artificio nel retro delle sue palpebre, lasciandolo stordito.
Quando fu di nuovo in grado di percepire l'ambiente circostante, si rese conto di trovarsi in ginocchio davanti ai piedi di Russ.
Alzò lentamente lo sguardo, vedendo così, nonostante il sangue che gli colava sul viso, la canna della pistola a pochi centimetri dalla sua testa.
È finita.
Era proprio un bello scherzo del destino il fatto che dovesse morire proprio quando aveva finalmente trovato qualcuno a cui importasse davvero qualcosa di lui.
Alexander.
Il suo benissimo, leale e dolce Alexander.
Avrebbe voluto avere la possibilità di sfiorare il suo viso un'ultima volta, di provare quella sensazione di pace e protezione che le sue braccia sapevano donargli prima di andarsene.
Ma più di ogni altra cosa sentiva il bisogno bruciante di rassicurarlo, di fargli sapere che non era sua la colpa se era finita in quel modo e che, nonostante tutto, era felice della decisione che aveva preso.
Valeva la pena di essere inerme ed indifeso, inginocchiato su un sudicio selciato; almeno era certo che né gli uomini di Headley né quelli di Dixon avrebbero più potuto fare del male al suo occhi blu.
Solo alcuni mesi prima Magnus non avrebbe mai creduto possibile di essere in grado di amare qualcuno al punto tale da voler dare la sua vita per lui.
E invece eccolo lì, a morire in pace sapendo che Alec sarebbe stato al sicuro. Richiamò alla mente il viso di Alexander, il suo sorriso.
Se doveva dire addio al mondo, voleva farlo aggrappandosi a quell'immagine. Chiuse gli occhi, pronto a quanto stava per accadere.
Per alcuni istanti non vi fu alcun rumore a turbare la quiete di quella squallida strada.
Poi uno sparo.

   
 
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