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Autore: Micchan018    05/12/2016    0 recensioni
Disturbo della memoria a lungo termine. Sembrava così semplice, e leggerlo lì, nero su bianco. Un semplice disturbo, un inconveniente. Non era così che si era sentito. Non gli era sembrato un semplice disturbo quando, poche ore prima, aveva fissato gli occhi vuoti di Dana e le sue labbra rosse e l'aveva sentita dire "Scusa, tu chi sei?" No, non era un inconveniente. Era una catastrofe. Era l'ennesima dimostrazione del fatto che l'unica sua ragione di esistere era quella di farsi portare via ogni cosa bella che gli fosse mai capitata.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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La corsa di Kevin si fermò alla stazione degli autobus, che in realtà era più una piccola piazza dove fermavano due o tre linee. Era uscito di casa senza zaino e libri, ma aveva comunque intenzione di andare a lezione. Gli appunti se li sarebbe fatti passare da qualche amico. 
Aspettò il primo mezzo che lo portasse in città, e non appena arrivò sali a bordo di corsa sedendosi in fondo, lontano da tutti. Il bus si mise in moto, e lui appoggiò la testa contro il finestrino lasciando che il suo sguardo si perdesse nel paesaggio che scorreva veloce davanti a lui. 
Non riusciva a non pensare alle parole di Luca. Ci provava con tutto se stesso, ma non ci riusciva. Si rifiutava di ammettere che l'amico avesse ragione, ma una parte di lui continuava a tornarci sopra, a rimuginarci, a chiedersi se non fosse proprio quello il problema. 
Lui aveva amato molto Dana. L'aveva messa al centro del suo mondo e le aveva dato tutto quello che poteva, ogni singola cosa. Lei però non aveva fatto lo stesso. Spesso pensava a se stessa senza preoccuparsi di quelli che la circondavano. Era quello il motivo per cui l'aveva lasciata. Lui era partito per costruire il proprio futuro, e lei glielo aveva rinfacciato senza preoccuparsi dei suoi sogni e desideri. Quello era il problema, nient'altro. Luca poteva dire quello che voleva. 
Marisa invece era completamente diversa. Lei lo amava e pensava a lui prima che a se stessa, e glielo dimostrava ogni giorno. Era il contrario di Dana. E la amava per quello. Per il suo essere così dolce, disponibile, solare, perché si prendeva costantemente cura di lui anche quando voleva soltanto rimanere solo. Lei era il suo angelo custode. 
Tu non ami Marisa, ami il fatto che lei ti ami.
-Ma vaffanculo Luca. 
L'autobus raggiunse la stazione ferroviaria e Kevin se ne accorse giusto in tempo per saltare giù. Doveva aspettare che passasse un secondo mezzo che lo portasse al campus, così decise di concedersi una brioche e magari anche un caffè nel bar della stazione. Si diresse verso l'ingresso ed entrò nel locale. Il calore che lo investì non appena varco la soglia gli provocò un brivido di piacere. Quella mattina era piuttosto fredda. 
-Ehi, Kevin! 
Una voce lo chiamò da qualche parte nella sala. Si guardò intorno, e a qualche tavolino di distanza vide Dana seduta a fare colazione con un libro aperto sul tavolo davanti a lei. 
No, non oggi. Non è il momento
-Ehi, chi si vede!- esclamò fingendo allegria. Si avvicinò a lei, che lo invitò a sedersi. Era sempre bella, quello non poteva negarlo. Indossava dei jeans chiari e una maglietta bianca con un'appariscente collana dorata e un giacchetto di pelle blu e delle scarpe nere; i capelli perfettamente lisci le contornavano il viso mettendo in risalto gli occhi verdi truccati sobriamente con giusto un filo di matita e mascara. Era una ragazza piuttosto semplice, ma di certo non passava inosservata. Lui cercò comunque di non farsi distrarre dal suo fascino. 
Io non la amo. È solo un'amica. 
-Come mai da queste parti?- chiese lei sorridendogli tranquilla.
-Aspetto l'autobus per andare al campus, dovrebbe passare tra venti minuti. 
-Non hai la macchina? 
-Sì ma stamattina non mi andava di guidare.
Il suo tono di voce era freddo e distaccato. Continuava a guardarla negli occhi e a ripetersi che lui non la amava, che doveva lasciarla stare, che non avrebbe nemmeno dovuto essere seduto lì con lei, e che di certo avrebbe dovuto smettere di pensare che in quel momento era forse più bella del solito.
-Che hai?- chiese lei scrutandolo. Sembrava volesse radiografarlo con gli occhi. 
-Niente, ho passato una brutta nottata. 
-Hai litigato con la tua ragazza?
-Non con un amico. 
-Oh, mi dispiace. Ti va di parlarne?
-No.
Vide il viso di Dana contrarsi in una strana smorfia. La conosceva abbastanza bene da sapere che quella smorfia significava che era seccata, e il motivo probabilmente era il suo tono scontroso. Gli dispiaceva offenderla, ma in quel momento aveva altri grilli per la testa. 
-Sei proprio di cattivo umore eh.
-Sì. 
Lei finì il suo cappuccino, poi raccolse borsa e libro e si alzò di scatto facendo quasi cadere la sedia. 
-Io vado a lezione. Buona giornata. 
Quel gesto di stizza fece scattare una leva nel cervello di Kevin.
-Tu quel caratteraccio del cazzo non lo cambierai mai, vero? 
Lei si voltò a guardarlo con gli occhi sgranati. 
-Se è per questo neanche tu- sibilò. 
L'irritazione di Kevin passò immediatamente. Si alzò e si avvicinò a lei, guardandola dritta negli occhi. 
-Che hai detto? 
-Che hai sempre avuto un carattere del cazzo e continui ad averlo. 
-E tu che ne sai? Mi conosci da appena due settimane. 
Lo sguardo di lei passò da irritato a confuso. Per un attimo fissò intensamente gli occhi di Kevin, come se cercasse di leggerci qualcosa, poi si ricompose e si strinse nel suo giacchetto di pelle blu. 
-Hai ragione, non posso saperlo. Scusa ho parlato di nuovo senza pensare. Ciao.
Corse via, uscendo dalla porta che conduceva al binario. Lui rimase imbambolato per qualche secondo, pensando che avrebbe dovuto fare dietro front e andare a prendere il suo autobus. Qualcosa però scatto dentro di lui, così invece di voltarsi e lasciar perdere, mandò al diavolo tutti i suoi buoni propositi di lasciar perdere lei e la sua memoria e scattó verso la porta a vetri dalla quale era appena uscita. 
-Ehi, Dana!- urlò non appena fu fuori. La vide allontanarsi a passo svelto, senza dare il minimo segno di averlo sentito. Le corse dietro, raggiungendola in pochi secondi. 
-Dana.
-Lasciami in pace Kevin! 
Continuò a camminare a passo svelto, con lui alle calcagna. 
-Si può sapere cosa ti prende?
-Mi prende che voglio che mi lasci in pace. 
Lui la superò in pochi passi e si fermò davanti a lei, che dovette interrompere la sua corsa. 
-Perché? 
-Perché tu mi mandi in confusione! 
-Beh tu mandi in confusione me quindi siamo pari. 
Lei sbuffò esasperata. -No Kevin, non hai capito! Tu mi fai venire mal di testa! Quando ci sei tu io mi sento strana, è come se qualcosa nel fondo del mio cervello premesse per uscire ma non riesco a capire cosa! Io non sopporto gli sconosciuti, ma con te è diverso. È come se non fossi uno sconosciuto, mi sembra di conoscerti da una vita, sono uscita con te anche se sto con Thomas ed è una cosa che non farei con nessun altro, con te mi escono frasi che non capisco e dico senza pensare, io...io sono confusa, e non mi piace sentirmi confusa! Ti conosco da due settimane è già mi mandi in confusione e questa cosa mi fa imbestialire! E se vuoi saperlo, non mi piace la tua ragazza e non capisco perché e la cosa mi fa incazzare ancora di più!
Smise di parlare con il fiatone, fissando Kevin con uno sguardo che avrebbe messo paura a chiunque. Lui per qualche istante non seppe che fare. Si sentiva euforico, e disperato. La prima, perché lei aveva dato segno che qualcosa di lui le era rimasto dentro. C'era ancora qualcosa, l'amnesia non era riuscita del tutto a cancellarlo dalla sua anima. Non stava combattendo una battaglia inutile. La seconda, perche quella scoperta, quella nuova certezza, lo rendeva molto più felice di quanto gli fosse concesso. Per un breve, fulgido istante fu quasi sul punto di ammettere a se stesso che luca aveva ragione. 
Incastrò gli occhi in quelli verdi e luminosi di lei, e improvvisamente non riuscì a resistere ai suoi istinti. Era sbagliato, era scorretto, era avventato, ma in quel momento era troppo fragile e confuso per fermarsi. Si avvicinò a lei e la circondo con le braccia, stingendola a se. Lei ebbe un sussulto ma rimase immobile. E lui affondò il viso nei suoi capelli. Profumava di pesca, ed era un odore meraviglioso, più buono di quanto lo ricordasse. Chiuse gli occhi per qualche istante, concedendosi di essere solo Kevin per un secondo. Non Kevin che amava Marisa, solo che Kevin che era se stesso e faceva quello che lo faceva sentire bene. E in quel momento, stare abbracciato a Dana lo faceva sentire bene. E non voleva pensare al perché. Voleva solo godersi l'istante perché sarebbe finito prima del previsto.
Lei rimase immobile per un tempo infinito, poi lentamente alzò le braccia e si strinse a lui, sospirando. 
-Chi sei?- chiese con voce sommessa. 
Lui pensò un attimo a cosa avrebbe dovuto rispondere. 
-Kevin Zamagni.
-Zamagni?
-È il mio cognome. 
-Oh...non intendevo proprio questo. 
-Allora cosa?
-Intendevo...niente lascia stare. Profumi di muschio. E di pulito. 
-Tu di pesche, ma non cambiare argomento. 
-Non cambio argomento. 
-Testona.
-Idiota.
-Perché mi abbracci se mi insulti?
-Perché mi abbracci, questa è la domanda.
-Vuoi che smetta?
-No...
Rimasero lì per qualche minuto, senza curarsi dei passanti che li guardavano, o del fatto che qualcuno avrebbe potuto riconoscerli e mettere in giro delle voci. In quel momento, a lui non importava niente di quello che era giusto o sbagliato, dei pensieri degli altri, o delle voci. 
-E tu chi sei?- chiese, senza muoversi di un centimetro. 
Lei rise. -Dana Garlini.
-Mi piacerebbe conoscerla meglio questa Dana Garlini.
-A me piacerebbe conoscere meglio Kevin Zamagni.
-Quando vuoi.
-Ok, però adesso devo andare a lezione.
-Sì, anche io. 
Si allontanarono lentamente, guardandosi negli occhi con un sorriso imbarazzato. Dana strinse a se la borsa e si sistemò i capelli, diffondendo quell'odore di pesche nell'aria. 
-Ok, allora...ciao. 
-Ciao.
Si allontanò e Kevin per un istante ebbe paura di cosa avrebbe provato vedendola andare via. Per sua fortuna, non si sentì diverso in alcun modo. Con una scrollata di spalle si voltò e torno alla stazione degli autobus, come se nulla fosse successo. 
-Fortuna che non eri innamorato di lei eh!- cantilenò una voce alle sue spalle, facendolo trasalire.
-Luca- disse cupo senza nemmeno voltarsi.
-E sei fortunato che sia io, bello. Pensa che mi chiamassi Marisa o Thomas.
Si avvicinò a lui e gli circondò le spalle con un braccio. 
-Devi sempre essere così gufo? E comunque, era solo un abbraccio. 
-Un abbraccio piuttosto lungo.
-Non chiudi mai la bocca tu?
Si scrollò il braccio di dosso e accelerò il passo cercando di seminare l'amico.
-Io parlo quando è necessario Kevin. 
-Beh, ora non è necessario. 
Arrivò alla fermata giusto in tempo per salire sul suo autobus. Sperava che Luca quella mattina avesse deciso di non presentarsi a lezione, ma non ebbe fortuna. Salì sul mezzo e si sedette proprio accanto a lui. 
-Kevin, tu finirai per rovinarti da solo.
-Ok, Luca. Stammi a sentire. Io e te siamo migliori amici, giusto?
-Giusto.
-Sai che per me siamo come fratelli, giusto?
-Giusto.
-Nonostante questo, se non smetti di tormentarmi con questa storia, io ti prendo la testa e te la fracasso contro il finestrino.
-Sempre che non lo faccia prima io.
-Fottiti.
Distolse lo sguardo e si concentrò sul finestrino, e su quello che c'era al di là di esso. Luca sospirò rassegnato.
-Ok, smetterò di tormentarti. Puoi almeno dirmi però cosa hai intenzione di fare?
Kevin ci pensò per qualche minuto. A quel punto, c'era una sola cosa logica che potesse fare.
-Aspetterò, e vedrò come andranno le cose. Non forzerò nulla. Non forzerò Dana a ricordare, non forzerò me stesso a provare determinanti sentimenti. Io amo Marisa e tengo molto a Dana. Sì in questo momento sono confuso ma forzare le cose non migliorerà niente. Lascerò che tutto vada come deve andare. In fondo, se qualcosa prende una certa direzione è perché non poteva fare altrimenti. 
Luca annuì soddisfatto, dandogli una sonora pacca sulla spalla.

-Forse amico mio, in fin dei conti non sei così stupido.

Spazio Autrice
Salve a tutti!
Grazie per aver letto i primi sette capitoli di Memories. La storia continua ovviamente, ma non su EFP. Potrete trovare gli altri capitoli su Wattpad, dove la storia è arrivata ad oggi (5/12/16) al ventunesimo capitolo. Aggiorno abbastanza spesso, quindi ne arriveranno altri. Potete trovarmi come Mila Mazzeo (@milamazzeo) oppure passando per la mia pagina Facebook "Mila Mazzeo-Wattpad/EFP".
Grazie a tutti, a presto su Wattpad! <3
   
 
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