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Autore: naisia    05/12/2016    2 recensioni
Modificate le caratteristiche il 19/11/16, in seguito ad (im)provvista/prevista botta d'ispirazione: i capitoli saranno quattro e non tre. Grazie per l'attenzione ^.^
Questa mi è uscita fuori più o meno una settimana fa, quando le mie manine da goblin hanno ghermito in fumetteria il manga di Sherlock, appena uscito in Italia nella sua versione cartacea. Così mi sono chiesta: come reagirebbe Sherlock nella realtà alle tre cose che hanno contribuito a renderlo famoso: ovvero il blog di John, la serie tv e (adesso) il fumetto ispirato alla serie?
Magari ficcandoci dentro un po' di slash e di fluff che non guastano mai.
Genere: Commedia, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Fanfiction



Sul serio, arrivati a quel punto John non credeva che le cose potessero andare peggio di così.

Eppure avrebbe dovuto saperlo: in fondo era un ex-medico militare a cui avevano sparato, aveva assistito alle ricadute di Harry e, ultimo ma non meno importante, era il coinquilino di Sherlock Holmes.

Avrebbe dovuto sapere che non c'era MAI limite al peggio.

Anzi, la lampadina sulla sua testolina bionda avrebbe dovuto accendersi dopo le prime volte in cui ragazze che avrebbero potuto essere tranquillamente sue figlie lo avevano fissato con aria a metà tra il sorpreso e l'estatico dall'altra parte della strada.

John se lo ricordava quello sguardo, aveva avuto una ragazza ai tempi dell'università a cui di tanto in tanto si illuminavano gli occhi di quel bagliore.
Solo che quello sguardo non era mai per lui, ma per Howard Donald.

Il cantante dei Take That.*

Era un'espressione di pura gioia, mista a sorpresa e ad eccitazione, lo sguardo di qualunque incredulo teenager davanti al suo idolo.
Anche se doveva ammettere che quando era solo non gli capitava poi così spesso.

D'altronde era difficile che una donna di età compresa tra i quattordici e i ventidue anni notasse un quarantenne un po' sciatto, dagli (a sentire Sherlock) improbabili maglioni e persino leggermente più basso della media inglese.

Se però si dirigeva da qualche parte a passo svelto mentre cercava di stare dietro a Sherlock e alle sue dannatissime gambe chilometriche, subito per le vie della City si udivano gridolini eccitati.

Imbarazzante.

E non era finita qua, oh no, se fosse stato solo per questo gli sarebbe bastato ignorare quelle teste che si voltavano al loro passaggio.
Dopotutto nonostante Londra contasse dieci milioni di abitanti la percentuale di fan del suo blog appartenenti al gentil sesso non poteva essere così alta.

Il problema era che sembrava che LORO, sapessero sempre dove si trovassero.

Solo recentememente aveva scoperto che la coppia del detective dal cappello buffo e il suo assistente blogger erano incredibilmente popolari su Twitter, e che ogni volta che un membro di un loro fanclub (tipo quelli capitanati da Anderson. Fastidiosi come un eruzione cutanea) li avvistava, subito avvertiva immediatamente tutti gli altri, in una sorta di malefico Tam-Tam.

E il successo non si limitava a quella piattaforma: Facebook, Instagram, Youtube, persino Ask! erano ovunque, su ogni maledetto social network usato in Inghilterra c'era almeno una loro foto.

Come poteva andare peggio di così? La risposta più logica ed immediata era semplice, non poteva.

Eppure John si era trovato ancora una volta a sottovalutare la malvagità umana.

Era comprensibile che lui e le persone che frequentava non avessero molta familiarità con tutto ciò che concerneva la creatività; Dannazione se si escludeva la musica Sherlock disprezzava ogniuna delle sette con accanimento mirabile.

Quindi, quando un giorno una delle sue colleghe più giovani (Eveline? Valerie?) gli aveva parlato in pausa caffè del suo passatempo di fotografa e lo aveva praticamente implorato di dare un'occhiata alla sua pagina, si era detto perchè no?
Così aveva acceso il pc e dopo due o tre tentativi di scrivere il nome del sito (cosa significasse poi la sigla rimaneva tutt'ora avvolto dal mistero) lo aveva aperto, si era creato un account su Tumblr.

Più difficile era stato capire come funzionasse la pagina, ma alla fine era riuscito a scovare la galleria di (Elizabeth forse?) ed aveva compiuto il suo dovere di gentile collega lasciandole un mi piace (si diceva così anche su quel sito o c'era qualche termine specifico?)
A quel punto avrebbe potuto agire come ogni persona normale, uscire dal sito spegnere il computer ed andare a farsi un tazza di tè proseguendo la sua vita immerso della più dolce ignoranza.

Ma un piccolo maledetto tarlo aveva iniziato a rodergli la mente.

Chissà se Sherlock Holmes e John Watson erano popolari anche su Tumblr?

Vanagloria: il più fastidioso e comune dei sentimenti umani, perchè nonostante una parte di lui sostenesse di essere infastidita da tutta quella pubblicità ce n'era anche un'altra che ogni volta che vedeva i loro nomi sulla prima pagina di una testata gonfiava il petto come un tronfio tacchino.
Da qualche parte nel cervello un campanello d'allarme aveva preso a scampanellare insistente. Da quello che aveva visto fino a quel momento la piattaforma pullulava di gente...peculiare

Forse non era una buona idea scoprire che cosa aveva ispirato il loro dinamico duo in quelle teste particolari.
Forse era un'idea non proprio brillante considerate le voci che giravano su loro due già negli ambienti più puritani, figuriamoci lì.
Forse si trattava proprio di una pessima idea, ma prima che potesse ripensarci le dita erano già volate sulla tastiera del portatile, la pagina aveva finito di caricarsi e la curiosità aveva preso il sopravvento.

Era stato così che John Watson era precipitato nel suo personalissimo girone infernale.

Un girone fatto di immagini non proprio innocenti che ritraevano lui e Sherlock insieme, e non insieme come coinquilini.

C'era davvero di tutto: foto rubacchiate qua e la mentre erano su una scena del crimine o a cena (quella maledetta candela era molto più equivoca di quanto pensasse) fotomontaggi e pure disegni, alcuni anche piuttosto belli, MA NON ERA QUELLO IL PUNTO.

Se il suo cervello non fosse stato troppo occupato a tentare di elaborare quello che stava accadendo probabilmente si sarebbe accorto che quelle immagini lo avrebbero dovuto far sentire disgustato e non imbarazzato, ma in quel momento era troppo impegnato a guardare con crescente orrore la quantità sovraumana di roba che aveva trovato.

Sembrava che non ci fosse fine alla creatività e al perfido ingegno delle loro fan, a chi diavolo poteva essere vanuto in mente di paragonare lui e il suo sociopatico coinquilino ad un riccio e ad una lontra?! E cosa avrebbe dovuto significare JOHNLOCK poi?

Mentre si chiedeva distrattamente se fosse possibile chiedere un piccolo favore a Mycroft e mandare in tilt il sito lo sguardo gli cadde su alcune finestrelle rettangolari completamente occupate da un testo.

Forse si trattava di commenti degli autori di quei disegni, o di chi li aveva visti. In quel caso John DOVEVA accertarsi di non essere l'unico pazzo in Inghilterra che non condivideva l'entusiasmo per quel vojeuristico passatempo, aveva davvero bisogno di sostegno.

Ma ancora una volta il dottore dimostrò di essersi sbagliato su tutta la linea. Dopo aver cliccato su un riquadro a caso infatti questo si ingrandì, e, finalmente, lesse il titolo: Bohemienlock**, un'altra parola incomprensibile, a quanto pareva l'inglese era troppo noioso così com'era, qualcuno aveva deciso che doveva essere espanso.
John iniziò a leggere, malgrado tutto curioso di quello che avrebbe trovato.

Un quarto d'ora più tardi chiudeva di scatto il portatile, lo sguardo allucinato e il respiro affannato che coronavano degnamente il color rosso pomodoro che doveva aver tinto tutto il suo corpo.

CHE COSA DIAVOLO ERA QUELLO?

Balzò in piedi, mettendosi a camminare su e giù per il soggiorno, in preda ad un'inquietudine che non aveva mai provato prima.
Era colpa sua, solo ed esclusivamente colpa sua!

Lui e il suo stupido blog! Se non avesse iniziato a scrivere tutto quello non sarebbe accaduto! E la serie tv? Come aveva potuto lasciarsi accecare dalla prospettiva di qualche discreta entrata che avrebbe reso meno miserrimo il fondo cassa di Baker street?

Aveva dato il pessimo esempio per primo e quello, QUELLO era il risultato!

Non sapeva cosa fosse peggio, se il fatto che qualcuno avesse immaginato quelle cose, o se il modo in cui le avesse tradotte in parole fosse così dolce e struggente che in certi punti aveva finito per scordare l'indignazione che avrebbe dovuto provare.

Si sentiva umiliato, non perchè qualcuno avesse scritto cose simili ma perchè c'era qualcosa di familiare in quelle frasi. Qualcosa che echeggiava nelle profondità del subconscio del dottore da mesi ormai, ma a cui lui non aveva mai prestato troppa attenzione.

Fino a quel momento almeno.

Ora che si vedeva attraverso le parole di una sconosciuta si rendeva conto che aveva dei conti in sospeso con sè stesso, ma che non aveva idea di come risolvere.

Lanciò un'occhiata al laptop.

Forse...

Dopotutto se ciò che aveva letto gli aveva provocato quell'imput c'era la possibilità che gli desse anche qualche spunto per risolvere il problema.

Percorse il soggiorno ancora un paio di volte prima di fermarsi di nuovo ad osservare il pc chiuso, divenuto improvvisamente così allettante.

Si volse a guardarsi intorno, nonostante sapesse che Sherlock era uscito due ore prima, informandolo che non sarebbe tornato fino a quella sera.

Afferrò il portatile vergognandosi come un ladro e ricominciò da dove si era interrotto.


6 ore più tardi


Sherlock girò la chiave nella toppa, e si richiuse la porta alle spalle, con cautela, per evitare di svegliare la signora Hudson.

Era ampiamente soddisfatto di sè stesso, aveva risolto brillantemente il caso, un vecchio ed intricatissimo irrisolto che giaceva solo soletto nei polverosi archivi cartacei di Scotland Yard.

Lestrade glielo aveva accennato quesi per sbaglio. Al tempo il suo predecessore non era riuscito a venirne a capo. Almeno adesso sapeva che l'inettitudine delle forze armate della City si era preservata intatta nonostante il susseguirsi delle generazioni.
Così un quarto d'ora e due chili di polvere dopo aveva estratto trionfante il corposo fascicolo dal suo schedario (Perchè in fondo era troppo chiedere che quegli idioti tenessero un'archivio digitale)
Aveva passato tutta la giornata a ricostruire gli eventi che avevano portato al delitto e infine, in tarda serata, a presentarsi davanti alla porta della villetta a schiera di un tranquillo e all'apparenza rispettabile settantenne che da giovane aveva massacrato una coppia sposata nella loro casa.
Era risultato poi che l'uomo aveva proseguito la sua attività criminale per via indiretta, fondando una setta di occultismo/pseudo-satanista, attiva in negli States, che spesso e volentieri praticava il sacrificio umano all'interno delle loro cerimonie.

Gli yankee avrebbero avuto da lavorare per settimane.

Salì con calma gli scalini, seguendo un percorso che conosceva a memoria per evitare scricchiolii rumorosi.

Sarebbe stato piacevole raccontare a John come, ancora una volta, aveva risolto brillantemente il caso, ma non quella sera, con tutta probabilità al momento il suo blogger stava dormendo della grossa, e sapeva quanto potesse diventare intrattabile quando veniva svegliato senza permesso.

Varcò la soglia del loro appartamento, il salotto era immerso nell'oscurità, tranne che per un'unica fonte di fredda luce digitale.

Premette l'interruttore della lampada vicino all'ingresso, illuminando l'ambiente.

Subito un John Watson che aveva tutta l'aria di essere beccato a fare qualcosa che non doveva alzò la testa di scatto, puntando gli occhi arrossati e colpevoli in quelli color ghiaccio del suo coinquilino.

Sherlock lo osservò sorpreso vagliando le possibili motivazioni che potevano esserci dietro quello sguardo reo confesso.

Non poteva essere il porno, il dottore evitava di dare spettacolo di sè nel salotto, preferendo l'intimità della sua stanza o della doccia, una chat erotica forse? No, la tecnologia lo rendeva impacciato quando si trattava di intrattenere relazioni con il gentil sesso. Una delle sue fidanzate (Sarah? Alison? non ne era sicuro) una volta gli aveva addirittura fatto una scenata perchè si rifiutava di chiamarla con il suo nomignolo quando erano al telefono.

John lo fissò immobile come una statua per un paio di secondi, prima di sbattere rapidamente le palpebre e umettarsi le labbra sottili con la lingua. Si schiarì la voce arrochita e chiuse in fretta il laptop, un po' troppo in fretta.

"A-allora... fatto qualcosa di bello oggi?" chiese balbettando e allontantanandosi alla volta della cucina con il pc saldamente trattenuto sotto il braccio.
Sherlock inarcò sarcasticamente un sopracciglio "Forse questo lo dovrei chiedere io" disse, curioso e leggermente irritato dal non riuscire a comprendere il comportamento di John.

Il dottore gli dava la schiena ma Sherlock riuscì comunque a vedere distintamente i suoi muscoli contrarsi per un'istante.

C'era qualcosa che non andava, John si comportava come un'animale braccato e il moro aveva tutte le intenzioni di scoprire come mai.

"P-preparo il tè, ti va?" chiese, iniziando a frugare nello scaffale della cucina destinato agli infusi e ai biscotti con un solo braccio, mentre con l'altro trattenenva ancora gelosamente il portatile.

Sherlock assottigliò lo sguardo, non accennando a sedersi mentre il suo volto assumeva un'espressione quasi predatoria "forse saresti più comodo se appoggiassi il tuo computer" insinuò.

John trasalì "Com...cos... no-no non ti preoccupare sono... sono a posto così" esalò stringendo un po' di più il laptop a se, mentre iniziava a sudare freddo.
Il consulente investigativo decise che era inutile continuare a girarsi intorno in quel modo "John dammi il portatile." ordinò perentorio, tendendo il braccio.

Per tutta risposta l'ex medico militare che aveva sfidato l'Afghanistan si aggrappò al pc con entrambe le braccia "No" sbottò semplicemente, con la determinazione di un condannato a morte, e ugualmente pallido.

"Sì invece"

"No"

"John..."

"Preferirei farmi sparare di nuovo"

"Non essere melodrammatico"

"E tu non essere così insistente cazzo. Sono un uomo adulto e se voglio tenere in mano il mio portatile posso farlo!"

Sherlock aggrottò le sopracciaglia, pericolosamente vicino a perdere la già poca pazienza che possedeva di natura "Peccato che adesso tu ti stia comportanto come se avessi cinque anni".

John scoppiò in una risata isterica e si appoggiò al bordo del lavello chiudendo per un istante gli occhi "Ma senti chi parl..." non riuscì a completare la frase, perchè fu interrotto da un movimento che i suoi allenati sensi di soldato percepirono nnostante le palpebre abbassate.

Non fece però in tempo a fuggire e le lunghe dita da violinista del suo coinquilino si chiusero sul suo pc strappadoglielo di mano.

"Sherlock!" urlò, equamente diviso tra la rabbia l'indignazione e un sacro terrore.

Si buttò addosso al moro provando a riappropriarsi del maltolto, ma l'altro sollevò in alto il laptop, mettendolo al sicuro al di fuori della sua portata.

Dannato ibrido tra slanderman e una giraffa!

"Sherlock ridammi il mio computer IMMEDIATAMENTE!!!" strillò mentre saltellava per recuperare il portatile la voce imbarazzantemente più alta di due ottave del normale.
Il Consulente si limitò ad aprirlo, sempre tenendolo in una posizione irraggiungibile per l'ex medico militare.

Lesse le prime righe aggrottando la fronte con fare perplesso, poi scoppiò a ridere.

"Oddio John e questo cos'è? Stavi cercando ispirazione per il tuo blog? ...lo fissò intensamente negli occhi color dell'oceano: >John Watson il mio cuore, la mia anima e la mia mente ti appartengono, ora e per sempre. Lo giuro sul mio onore di sociopatico iperattivo< ma chi diavolo a scritto questa...roba?!" esclamò sprezzante.

"Smettila" sibilò Watson, i pugni contratti e le braccia che scendevano rigide lungo i fianchi. Ma Sherlock era troppo impegnato a sbeffeggiare lui e la sua nuova passione per accorgersi di come il tono del suo amico si era tinto di ombre scure.

"Oh ma andiamo John! Quanto si deve essere stupidi per scrivere una cosa del genere? A confronto persino Anderson sembra un essere quasi senziente! Una cosa è fare qualche stupida allusione su di noi, un'altra è alimentare delle patetiche inclinazioni harmony con...questo!"

"Adesso basta!" sbottò John, con un tono di voce così furibondo che il suo coinquilino si gelò sul posto, sorpreso dalla sua veemenza.

Quell'attimo di smarrimento fu sufficente al'ex-soldato per afferrare il suo pc, e richiuderlo con un impeto tale che non avrebbe fatto bene al delicato oggetto, già abbastanza strapazzato.

Per un paio di interminabili secondi Sherlock e John si fissarono negli occhi, l'espressione umiliata e ferita del dottore che fece intuire all'amico quello che avrebbe già dovuto capire da mesi, ciò che a quanto pare era stato evidente al resto del mondo sin da subito, tranne che a loro due.

Holmes aprì la bocca come per dire qualcosa, ma prima che potesse emettere un qualsivoglia suono il blogger alzò la mano per fermarlo.

"Non dire nulla per favore, non...lo so che sei sposato con il tuo lavoro e tutta qulla roba lì non c'è bisogno di specificare, solo...lascia perdere ok?" chiese.

"John, tu sei..." provò Sherlock, ma fu subito interrotto dal sorriso amaro del suo coinquilino "No Sherlock, questa volta niente deduzioni, ti prego" mormorò abbassando lo sguardo.

Prima che Holmes potesse aggiungere altro il medico fece rapidamente dietrofront e sparì oltre la prima rampa di scale che portava alla sua camera.

Il consulente investigativo sospirò appoggiandosi al tavolo della cucina ingombro di esperimenti.

"Oh John...sei sempre così lento..." sospirò chiudendo gli occhi.


*Chiedo perdono se tra qualcuno dei lettori c'è un fan della band, che io non conosco (sono terribilmente ignorante quando si tratta di musica) e che ho ficcato qui solo perchè cronologicamente ci stava.

** E nulla: di recente sto in fissa con 'sto periodo, e lo so che l'ho gia citato nell altro capitolo ma... facciamo finta di niente?
In ogni caso immaginatevi pure una roba ambientata nella Parigi dell'ottocento, più precisamente nell'ambientino di artisti poeti e musicisti, dove alcol, droghe e vizi di ogni sorta la facevano da padroni, insieme alla tubercolosi e alla polmonite ma dettagli.



Chiedo scusa per il ritardo imperdonabile. Tumblr non ossessiona solo il nostro povero John, ma anche me, visto che da settimane ricevo soltando notifiche su "yuri on ice" e "voltron". Così ho finito per fare testa e croce e indovinate? E' uscito fuori Voltron! Si, quella serie che si trova solo sottotitolata e che quindi non potevo neppure scrivere ascoltandola in sottofondo!

Che dire? Per prima cosa Wow, e questo cos'è? Sento i sulfurei fumi dell' angst che si sollevano da questo capitolo: mi sa che mi sono fatta prendere un po' la mano...

Ah piccola parentesi, Sherlock ci va giù pesante con noi povere fanfictioner (non so neppure se il termine sia corretto ma vabbè) nulla di personale ovviamente (cavolo sarebbe come insultare me stessa) è solo il caro vecchio Sherlock che cerca di alleggerire la situazione con il suo classico tatto da caterpillar.
Per il resto John si è scoperto shipper seriale alla veneranda età di 40 anni, ma meglio tardi che mai no? Peccato che il suo nuovo Hobby abbia portato scompiglio all'interno del 221B di Baker street.

Prometto di essere più veloce con il prossimo e ultimo capitolo.

A presto, spero.
 
   
 
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