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Autore: addict_with_a_pen    05/12/2016    2 recensioni
Frank è profondamente innamorato di Gerard, così come Gerard è incondizionatamente innamorato del suo Frank, non potrebbe essere altrimenti. Come dice sempre Mikey “siete peggio della colla voi due” e ha ragione, ha assolutamente ragione. Frank non riesce proprio ad immaginarsi una vita senza Gerard, sai che rottura sarebbe?
No, Frank non riesce proprio ad immaginarsi una vita senza quel rimbambito...
Genere: Fluff, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Frank Iero, Gerard Way, Mikey Way, Ray Toro | Coppie: Frank/Gerard
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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*Piccola nota inutile*
Questo capitolo è un po’… triste, parecchio triste anzi e, non per spoilerare nulla, ma più avanti non ci sarà più così tanta depressione, lo prometto.
Ho avuto il permesso da mia sorella di usare il suo computer, quindi pubblico ‘presto’ (per i miei standard almeno).
Spero vi piaccia, baci a tutte :* :*
 
 
 
 
 
 
 
 
Ora che Frank ha più tempo libero, sembrano una coppia a tutti gli effetti.
Certo, entrambi stanno comunque ancora cercando disperatamente un’occupazione per lui e certo, forse Gerard sta rischiando a sua volta di perdere il lavoro per tutte le volte che ha pressato il suo capo e gli ha chiesto di assumere suo marito, ma sembrano una coppia, fanno cose da coppia e fanno discorsi da coppia.
“Com’è andato il lavoro?”
“Oh, noioso… Non vedevo l’ora di tornare a casa.”
“Perché ti mancavo?”
“Ovvio.”
Scherzano pure, o forse sono seri, ma sta il fatto che soltanto poco più di una settimana fa nessuno dei due si sarebbe mai permesso di essere così tanto sfrontato.
Sono perfino andati a fare la spesa assieme, con Frank che cercava di istruire Gerard sul come si fa una ‘buona e sana spesa vegetariana’ e con Gerard che afferrava salsicce, bistecche e ogni genere di carne e le metteva sotto il naso di un Frank disgustato ma felice.
È questo il Gerard di cui ha memoria, quell’uomo infantile e solare che trova sempre il modo di farlo ridere e divertire, quell’uomo che durante la suddetta spesa di qualche giorno fa aveva sfidato Frank a duello con una carota, sfida che naturalmente aveva accettato all’istante, non curandosi delle occhiatacce giudicatorie degli altri clienti.
È questo il Gerard che mancava così disperatamente a Frank, quel Gerard che pian piano si sta risvegliando e sta tornando in vita.
“Oggi mi accompagni da mia madre?” Aveva chiesto una domenica mattina.
“Certo. Che devi fare?”
“Mmmh lasciamo perdere…” Aveva riso, imbarazzato e già rosso in volto.
“Dai Gee! Dimmelo.”
“Mi ha comprato un maglione nuovo, cioè, mi ha comprato un po’ di vestiti nuovi e devo andare a provarli…”
“E cosa c’è che non va?” Aveva chiesto Frank con un sorriso enorme in volto.
“Beh, sarò pure il suo bambino, ma è imbarazzante il fatto che abbia fatto shopping per me.”
“Oooh Gee, ma è sempre stato così” lo aveva raggiunto e lo aveva abbracciato velocemente “Odi fare shopping, non è la prima volta che capita. Tu odi lo shopping, io odio lo shopping, quindi se non ci fosse tua madre probabilmente andremmo in giro nudi.” Aveva riso, per poi abbassare lo sguardo a sua volta.
Gerard nudo… perché l’aveva detto?
“Oh… facciamo proprio schifo.”
“Non immagini quanto.”
E avevano riso un sacco.
Non è necessario baciarsi, coccolarsi, non è nemmeno necessario il “buongiorno Amore” al mattino, poiché a Frank va più che bene questo affetto che è nato tra di loro, per il resto c’è tutto il tempo del mondo.
Forse l’unica cosa che ancora non ha molto digerito o piuttosto metabolizzato è l’aiuto estremo che Gerard gli sta dando e tutti gli extra lavorativi che sta facendo per ‘guadagnarsi il posto di suo marito nell’azienda’, come detto dal suo capo.
“Gee non devi, non devi restare al lavoro così tanto…”
“Non è un problema, okay? Per te questo e altro…”
‘Per te questo e altro’… Frank spera di non arrivare mai a questo ‘altro’, non lo sopporterebbe proprio.
Un’altra cosa che gli sta dando parecchi problemi e pensieri è il fatto che dicembre è alle porte, che il nove è quasi arrivato e che teme sia che Gerard se ne dimentichi, come è giusto che sia, ma anche che se ne salti su con una ‘sorpresa’ di anniversario, con un ennesimo aiuto che stavolta Frank sa di non meritarsi.
Vorrebbe saltare quel giorno, non viverlo, ma non può farlo.
“Giorno Frankie…”
I suoi mille pensieri e preoccupazioni vengono interrotti dalla voce assonnata di Gerard sulla soglia della cucina.
“Giorno Ge-”
Ma viene bloccato da un abbraccio a sorpresa dal dietro e da un bacio sulla guancia. Gli abbracci dal retro hanno sempre fatto svolazzare le farfalle nello stomaco di Frank, svegliate tutte all’improvviso e fatto scendere dei brividini lungo tutta la schiena e oggi non fa eccezione.
“Che ci fai già sveglio a quest’ora? Sono solo le sei…” Mugugna Gerard ancora avvinghiato al suo corpo e con la voce impastata dal sonno.
“Nulla, non mi sentivo molto bene, quindi sono venuto a pren-”
“Che cos’hai? Ha la febbre? Mal di pancia? Aspetta! Hai vomitato? Che è successo?”
“Gee…” ridacchia sentita la preoccupazione massima nel suo tono di voce mentre gli fa quelle mille domande “Va tutto bene, okay? Ho solo un po’ di febbre, credo…”
“Avresti potuto svegliarmi…” Dice Gerard con tono triste, per poi girare Frank nell’abbraccio e trovarsi perciò faccia a faccia l’un l’altro.
“Non è un problema… s-sto bene.”
Frank non riesce ad articolare una frase rapito com’è dalla faccetta da cucciolo di suo marito e dai suoi capelli scompigliati.
Ha sempre amato la mattina, sempre amato questa versione assonnata di Gerard e sempre amato i mille baci al sapore di caffè che si scambiavano. Dio solo sa quanto gli manchino i baci di Gerard…
“Torna a letto, io prendo il termometro e qualcosa per farti abbassare la febbre, okay? Oh! Ti porto anche un’altra coperta, non si sa mai, e-”
“No Gee, davvero. Sto bene…”
Ovviamente non sta bene, anzi, sta di merda se proprio deve dirla tutta, sente quel mal di ossa fastidioso e quel mal di testa martellante tipici di quando ha la febbre ma non può accettare altro aiuto, non è giusto.
Sa che Gerard oggi ha il turno di mattina al lavoro, sa che deve presentarsi lì alle otto meno venti, ma sa anche che ha un cuore talmente grande e pieno di premura che non lo lascerebbe mai a casa da solo con la febbre. Non può sfruttarlo fino a questo punto, non vuol passare per un idiota lamentoso che non ne fa una giusta, anche se probabilmente già è questa l’impressione che ha dato…
“Frank scotti” dice posandogli una mano sulla fronte “Dai, torna a letto, io arrivo subito e ti farò star meglio, mi prenderò cura di te.”
“N-No Gee non devi… Ti occupi già abbastanza di me, posso gestire due lineette di febbre” ridacchia “Oltretutto devi andare al lavoro…”
“Non importa, per oggi posso darmi per malato e stare a casa con te. N-Non mi vuoi?”
E come fa adesso? È ovvio che vuole che stia a casa a coccolarlo, accudirlo e fargli mangiare quella minestra schifosa che faceva sempre ogni volta che si ammalava, ma non è giusto abusare del suo aiuto fino a questo punto.
“Certo che ti voglio Gee!” sospira “Ma non c’è bisogno che tu stia a casa.”
“Ho capito…” si arrende, che altro può fare? “Almeno mi puoi fare il favore di tornare a letto e farti misurare la febbre?”
“Sì, questo posso farlo.”
Si sorridono per poi dividersi, così che uno torna a letto, accoccolato nella parte che profuma di Gerard, mentre l’altro si affretta a prendere coperte, pastiglie, medicine e qualunque cosa gli salti in mente.
“Okay Frank. Adesso misuri la feb- Oh. Hey…? Ma respiri là sotto?”
Non può evitare di ridere non appena mette piede nella stanza e vede un mucchietto di coperte che si  muovono e che quindi gli fanno capire che lì sotto c’è Frank.
“Respiro, tranquillo” la voce gli arriva ovattata dalle mille coperte “Così almeno sto al caldo…”
Ma Gerard sa benissimo che il motivo non è quello, o almeno che quello principale è un altro: Frank è accucciato nella sua metà di letto, abbracciato al suo cuscino e con un’espressione di pura beatitudine sul volto che ha finalmente rifatto la sua comparsa da sotto le coperte.
“Oh, se lo dici tu…” Si avvicina al bordo del letto e si siede con un sorriso dolce sulle labbra, poiché chi mai sano di mente non sorriderebbe davanti a quella scena?
“Metti sotto l’ascella…” dice porgendo il termometro ad un  Frank sempre più felice “…che tra cinque minuti vengo a vedere, okay?”
“Okay Gee. Grazie mille.”
“E grazie di cosa scusa?” Chiede non riuscendo a cacciare via quel sorriso stupido dalle sue labbra.
“Per prenderti cura di me ancora una volta…”
“Certo che mi prendo cura di te” gli fa una carezza “Torno tra poco, intanto vado a prepararmi.”
“Va bene.”
E il bacio lento e fermo che gli posa sulla fronte lo fa letteralmente esplodere. Non si è ancora abituato a queste dimostrazioni d’affetto, lo lasciano sempre a bocca aperta e con il solito stormo di farfalle nella pancia.
Arrossisce, come ultimamente capita molto spesso.
“Che c’è? Era per vedere se sei molto caldo…” Si giustifica Gerard viste le sue guance in fiamme, anche se Frank sa già perché l’abbia fatto, o almeno si concede di pensarla così.
Oh quanto gli manca baciare Gerard…
*****
Alla fine è saltato fuori che Frank aveva molto più di qualche lineetta di febbre, dato che quel ‘trentanove’ che Gerard aveva letto sul termometro l’aveva fatto preoccupare e non poco.
“Ma come faccio a lasciarti solo…?” Si era lamentato, facendo un’ennesima carezzina al viso rovente di Frank.
“Mi ammalo spesso Gee, ci dovrai fare l’abitudine” aveva provato a tranquillizzarlo lui, sorridendo appena “Ci vediamo quando torni, okay?”
Okay…”
E se n’era andato.
In genere tutte le persone del mondo sognano di essere accudite, aiutate e coccolate quando non stanno bene, ma non Frank, o meglio, non Frank adesso. Prima dell’incidente di Gee adorava le attenzioni che riceveva, ma ora gli sembrano sbagliate, gli sembrano di sicuro troppe e troppo belle per essere vere.
Come fa ad avere la certezza che Gerard si stia comportando così non perché spinto da pena ma perché lo ama, o perlomeno gli vuole bene? Semplice, non può…
In questi quattro giorni in cui non aveva lasciato il letto perché troppo debole, si era accorto pure di tutti i ‘piccoli aiuti extra’ che aveva ricevuto mentre dormiva. Più volte nel cuore della notte Gee si era svegliato per misurargli la febbre, per fargli un mucchio ci carezze e, soprattutto, per abbracciarlo forte dal dietro e scaldarlo quando i brividi avevano preso a fargli battere i denti.
“Gee torna a dormire… Domani devi svegliarti presto.” Aveva provato a dirgli.
“E allora? Sei più importante tu.”
Così che non c’era stato verso di scollarselo di dosso. Intendiamoci, Frank ha amato questo episodio di dolcezza estrema, ma le occhiaie sul volto di Gerard il mattino dopo gli avevano fatto cambiare immediatamente idea.
Si è anche accorto che si sono invertiti i ruoli, che adesso è Gee quello che chiama il lavoro per avere permessi di uscita anticipata o per saltare direttamente un giorno intero, solo per poter passare più tempo con lui.
Gli sta rovinando la vita, è questa l’unica cosa a cui può pensare.
“Frankie? Volevo solo dirti che forse il mio capo è riuscito a trovarti qualcosa… Ovviamente non è nulla di che, ma come inizio può andare bene, non credi?”
Questo poi lo aveva fatto sentire una schifezza a tutti gli effetti, un mostro.
“Gee basta…”
Ma oramai Gerard era già scappato dalla stanza per andare, indovinate un po’? A lavorare…
Frank spera solo di star bene presto, perché non può più tollerare questa situazione. Se poi si conta il fatto che tra un giorno è dicembre…
Dicembre è sempre stato il suo mese preferito, ma ora non può che considerarlo il più brutto dato che si è reso conto che ogni ricordo, esperienza e momento positivo legato a quel mese ha a che fare strettamente con Gerard. Il loro matrimonio, l’andare a compare i regali insieme, la scelta dei doni da farsi a vicenda e il “non guardare!” mentre lo si acquistava, le vacanze, il calore del corpo di Gerard, il fare l’amore per tutta la notte, il pranzo di Natale a casa dei genitori di Mikey e Gee e le mille attenzioni e coccole che la loro madre gli rivolgeva e infine il rifarsi le promesse di matrimonio.
Vorrebbe tanto credere che anche quest’anno si rifaranno le promesse, si diranno “ti amo”, ma oramai mancano solo dieci giorni al loro anniversario, oramai il tempo sta scadendo.
“Sono tornato!”
Sente la voce allegra e squillante di Gerard provenire dall’ingresso e, dopo pochi istanti, lo vede comparire sulla porta della camera.
“Come va?” Chiede, per poi sedersi sul bordo del letto e stampargli un bacio sulla guancia.
“Meglio…”
“Mmmh siamo sicuri?”
Per quanto riguarda la salute è vero, Frank sta meglio davvero, ma per quanto riguarda il peso nel suo petto e quel ‘dieci giorni’ che gli rimbomba nella testa non va meglio affatto.
“Sono solo un po’ triste…”
“Oh, come mai…?”
Lo sguardo preoccupato che gli rivolge lo fa pentire subito di aver aperto bocca.
“I-Io non lo so…”
Si lascia scappare due lacrime sul volto che subito si va ad asciugare.
“Hey hey… Frank, che succede?”
“Non lo so Gee, non lo so…”
Ma invece lo sa, fin troppo bene oltretutto.
“Vuoi un abbraccio?”
“S-Sì…”
“Vieni qui…”
Lo aiuta a mettersi seduto e lo stringe forte tra le sue braccia, accarezzandogli piano la schiena e posandogli di tanto in tanto un bacino sulla guancia.
“Posso fare altro?” Chiede dopo aver sciolto l’abbraccio ed aver sorriso ad un Frank con a sua volta un timido sorriso sulle labbra.
“Stai con me…?”
“Certo che sto con te! Sono tutto tuo stasera” ride appena “Prima però, vado a prenderti qualcosa da mangiare, okay?”
“No Gee, non ho fame, non port-”
“Non era una domanda o qualcosa a cui puoi opporti.” Dice posandogli un dito sulle labbra e zittendolo all’istante.
“Ti odio…” Mugugna Frank con un sorrisino che vuol dire tutto meno che odiare.
“Come scusa?”
“Ti odio!” Ripete ridendo.
“Ah sì? E cosa posso fare per farti cambiare idea?”
Prendono a ridere entrambi ma onestamente Frank spera che Gerard non si aspetti una risposta a quella domanda…
“Mentre tu continui ad odiarmi, io vado a prepararti la cena.”
E se ne va.
Ennesimo aiuto non richiesto, ennesimo obbligo a fargli un favore e ennesimo senso di colpa che si aggiunge agli altri mille che già ha e che fanno perciò tornare all’istante quella tristezza che l’abbraccio di Gerard aveva appena scacciato.
Frank sa cosa deve fare… È una decisione così dura e faticosa, ma sa che è la migliore per entrambi, l’unica rimasta.
“Quasi pronto Frankie!”
Stanotte, deve solo aspettare stanotte…
*****
“Ma come fanno a non piacerti i gatti? Sono così caldi e morbidi e pelosi!”
“Appunto! Continuano a perdere peli. Sono molto meglio i cani, fidati.”
È notte, hanno entrambi finito la loro cena e cominciato a parlare del più e del meno. Frank era perfino arrivato a pensare che forse non sarebbe stato necessario fare quello da lui deciso poco fa, ma poi gli occhi stanchi di Gerard e la sua risata stanca lo avevano fatto ricredere all’istante.
“Gee posso chiederti una cosa?”
Ora sono entrambi sotto le coperte e si stanno raccontando cose totalmente senza senso che non li hanno fatti smettere di ridere neanche un secondo.
“Dimmi tutto.”
“Tu… non hai mai avuto voglia di scappare?”
Gerard aggrotta la fronte sentita quella domanda.
“In che senso?”
“Nel senso, non hai mai avuto voglia di abbandonare tutto, di lasciarti alle spalle una situazione difficile che ti sta uccidendo e andare via, lontano, in un posto dove tu possa ricominciare da zero?
Gerard non capisce il senso di questa domanda, ma non può fare a meno di pensare all’istante che sì, ha avuto questa voglia incontenibile e ingestibile troppe volte per poterne ricordare il numero preciso.
“Sì, mi è capitato spesso” sospira “Perché me lo chiedi?”
“Perché pure a me capita spesso, a volte troppo…” volta il viso verso quello di Gerard “Quando ti è capitato l’ultima volta?”
“Mmmmh prometti di non prenderla male?”
“Prometto.”
“Okay…” gira la testa a sua volta e incontra lo sguardo di Frank “Quando mi sono trasferito qui, i-io ero… ero terrorizzato, non avevo idea di cosa fare, cosa dire, come comportarmi e come aiutarti, quindi… quindi c’è stato un momento in cui ho veramente pensato di fuggire via…”
“Oh.”
Sentita quella risposta, Gerard non può far altro che maledirsi e odiarsi per aver aperto bocca.
“E adesso vuoi ancora scappare via…?”
“No!” si precipita a rispondere “No Frankie, no. Io… io voglio stare con te…” gli afferra una mano e comincia ad accarezzargliela piano “Non scapperei mai via da te…”
“Dovresti…”
“Perché?”
“Perché io voglio scappare, in questo momento vorrei così tanto scappare…”
Frank non è mai stato bravo a tenere la bocca chiusa, soprattutto quando è sotto pressione o in difficoltà lui non è in grado di stare zitto, o perlomeno mentire decentemente.
“Perché vuoi scappare via da me…?” Chiede Gerard in un sussurro, mettendosi su un fianco e avvicinandosi piano al corpo teso di Frank.
“I-Io non lo so… Ho paura Gee, ho così tanta paura…”
“Paura di cosa?” Chiede nuovamente a bassa voce, portando una mano sulla guancia di Frank e avvicinando pericolosamente i loro volti.
“Paura di non andare bene, di non essere abbastanza per te. Paura di fallire…”
“Sei più che abbastanza Frankie, non lo vedi? Non vedi quanto sei perfetto per me…?”
E dopo questo, il cervello di Frank smette di lavorare.
Le labbra di Gerard hanno miracolosamente incontrato le sue e hanno cominciato a muoversi piano, a danzarci sopra e ogni tanto la sua lingua chiede timidamente di entrare, senza tuttavia ricevere mai il permesso.
“Gee ho paura…” bisbiglia staccandosi appena “Ho una paura terribile…”
“Ti prego Frank, non hai niente di cui aver paura” prova a rassicurarlo lui, facendogli una carezza leggera “Baciami…” ma stavolta le loro labbra non si incontrano proprio.
“Forse è meglio dormire, no…?”
“Già, forse è meglio…”
“Mi abbracci?”
“Ti abbraccio Frank, tranquillo, ti abbraccio…”
C’è una tristezza tale che aleggia nell’aria che per poco non scoppiano entrambi a piangere. Gerard avrebbe dovuto aspettare Frank, avrebbe dovuto essere lui quello a baciare per primo, ma non è riuscito a trattenersi, ha sbagliato…
Vedere Frank così piccolo e vulnerabile aveva acceso il solito calore delizioso nel suo petto e non era riuscito a trattenersi.
“Buonanotte Gee…”
“Buonanotte Frankie…”
Gli posa un bacio sul retro del collo, stringe un po’ di più il suo abbraccio avvolgente e crolla addormentato, esausto e provato dalla giornata di lavoro e dal rifiuto di Frank, ma se solo avesse saputo cosa lo avrebbe aspettato al mattino, allora non si sarebbe mai concesso il lusso di addormentarsi così facilmente.
“Frank?”
Ma nel letto non c’è più alcun Frank, solo le coperte disfatte e un freddo pungente.
“Frankie? Dove s- Oh merda!”
“Mi dispiace Amore mio, spero mi perdonerai.
Non voglio più rovinarti la vita, mai più.
Ti amo,
Frank.”
È questo ciò che lo aspetta al mattino, questo biglietto insulso e quelle parole dolorose.
“Vaffanculo, è colpa mia…”
Ma è troppo tardi, se n’è accorto troppo tardi, e ora Frank non c’è più.
‘Capita spesso pure a me, a volte troppo…’ oooh che dolore capire il significato di queste parole solo adesso!
Prende il cellulare e chiama l’unica persona che possa aiutarlo in questo momento orribile.
“M-Mikey…?”
“Gee? Che è successo?”
“Frank è scappato.”
“Oh no… Non un’altra volta.”
È proprio vero che ti rendi conto di quanto amassi una cosa solo dopo averla perduta per sempre, ma il fatto è che stavolta non si tratta di una cosa, ma di una persona, di Frank.
“Proprio adesso che stavo ricominciando ad amarlo…”
E scoppia a piangere.
  
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