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Autore: SenseAndSensibility    20/05/2009    1 recensioni
«Promettimi che mi salverai da questo giorno eterno.
Promettimi che intreccerai una corda di spighe e mi trarrai fuori da questa stanza, come nelle migliori favole.
Promettimi che con quelle stesse spighe costruirai per me una corona - così che io sia sempre al centro del tuo mondo.
Buonanotte Thomas. Forse domani mattina mi sveglierò e tu ci sarai di nuovo.»
Vi presento la storia di Nicholas, ricoverato per una malattia che non conosce, lontano da chi invece ha imparato a conoscere come sostanza della sua intera vita. Una storia epistolare, per raccontare di come l'amore sia indifferente a tutto, soprattutto alla distanza.
Genere: Romantico, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 3. I've never heard anyone, I've never listened at all.



3.07.08 ore 20.45

Daniel ha messo in atto quella che era stato il suo proposito iniziale: è diventato la mia ombra. Non riesco più a fare un passo senza trovarmelo vicino, senza scorgere con la coda dell'occhio il suo camice bianco, i suoi inconfondibili capelli biondi. Ha abbandonato il sistema delle sedute di conversazione per la decisione di prendermi per sfinimento.
So che vuole sapere di te, Thomas. So quanto l'argomento lo attiri e lo incuriosisca.
Eppure riesco a malapena a pronunciare il tuo nome, in sua presenza.

4.07.08, notte fonda

Dalla rabbia, dall'ansia, dalla preoccupazione, ho perfino dimenticato di scriverti la buonanotte.
Sai, non credo di avertelo mai detto.. ma ho alcune cornici sulla scrivania, e sono quasi tutte vuote. Ci sono alcune delle foto che ho scattato da quando sono qui, ma nessuna di quelle che avevo portato da casa.
Ci avevo messo così tanto a scegliere le tue foto più belle, certo di poterle tenere sempre con me!
Purtroppo mi sono state tolte quando sono arrivato.
Adesso non so dove siano, nonostante io, dopotutto, non ne abbia bisogno.
Le mie dita, i miei occhi e la mia mente conoscono così bene il tuo corpo da poterne ricostruire l'incanto in ogni momento.
Però sfiorare la tua immagine con lo sguardo, in ogni momento ed in ogni modo, mi avrebbe fatto piacere.
E invece, anche adesso, ancora alla luce fioca della falce argentata di luna che brilla sopra ai campi, mi ritrovo a guardare una foto di me stesso, che sorrido camminando in mezzo alle spighe dorate.
Me l'ha scattata Daniel, di nascosto.
Non so bene quando, ma posso immaginare a che cosa stavo pensando nel momento dello scatto. Quello è il sorriso che mostro solo a te.
Guardando il mio volto, a cui si sovrappone il tuo, posso quasi immaginare che quello nella foto sia tu.
E che tu, finalmente, mi abbia raggiunto.

4.07.08, mattina presto

Non sono più riuscito a dormire questa notte, così ho aspettato di veder sorgere il sole oltre i colli di grano. Sono così stanco..
Inutile dire che ancora la medicina sta facendo il suo effetto. Sto cercando di resisterle, in ogni modo, con ogni mezzo.
So che saresti fiero del tuo ragazzo, Thomas.
Ho pensato che adesso potrei andare a fare due passi. Sicuramente a quest'ora staranno ancora dormendo tutti.. anche se confesso di aver visto davvero poche persone girare per il centro, da quando sono arrivato qui.
Thomas.. ti ricordi quello che ti ho scritto nei primi giorni? Qui nulla è cambiato, e di nuovo tutto è mutato. Le mura sono ancora bianche, i corridoi vuoti. I suoni sono ancora ovattati, i camici dei medici sono ancora appesi agli attaccapanni. E il grano continua ad imbiondire nel sole.
Eppure io non ho più paura. E questo dà una luce nuova alle cose.
Le mura saranno bianche solo fino a che le osserverò. Se distoglierò lo sguardo per pensare a te, per immaginare te.. non diventeranno altro che un mero sfondo alla tua perfetta figura. E allora non importerà più quale fosse prima il loro colore.
I suoni saranno ovattati solo fino a quando non richiamerò alla mente la limpidezza della tua risata. Allora diventeranno dolci e brillanti, adamantini e puri come acqua che stilla dalla roccia.
Tu.. solo tu riesci a piegare il mio mondo al tuo volere.
Non mi stancherò mai di ripeterti che ti amo.
Torno presto, Thomas. Vado a fare due passi. Vado a mescolare con il bianco un po' del tuo colore..

4.07.08 ore 8.30

Thomas. Thomas.
Ho assoluto bisogno di parlarti.
Prima, camminando senza meta per il centro medico, sono passato davanti al salottino di Daniel. Suppongo che le mie gambe ormai abituate abbiano inconsciamente scelto quel percorso.
Dentro c'erano due persone, indossavano entrambe il camice bianco della clinica. Una di queste era Daniel, ne sono stato sicuro fin dal primo momento. Riconoscerei ovunque la sua voce cristallina.
L'altro credevo di non averlo mai sentito neppure nominare, ma evidentemente mi ero sbagliato: Daniel si è rivolto a lui chiamandolo direttore.
Ed era egli, dunque, la figura tanto temuta alla quale Daniel aveva spesso accennato.
(Scusa Thomas, se non te ne ho mai parlato. Ma davvero non credevo che fosse importante)
Di lui riuscivo solo a vedere una parte del camice, e una ciocca di capelli lunghi, lisci e castani.
Non mi sarei fermato ad ascoltare, se non avessi udito il mio nome.
Ma tant'è.

«Daniel, come procede la cura e la rieducazione del signor Reid?»
«Temo purtroppo di non riuscire a fare molti progressi, signor direttore. Nicholas è sempre estremamente riservato per quanto riguarda il suo presunto fidanzato. Non vuole sentir pronunciare neppure il suo nome, da labbra che non siano le sue».

(Daniel mi aveva capito meglio di quanto potessi sperare, allora. Ma Thomas.. riesci ad immaginare i brividi sulla mia pelle, nell'udire la parola "presunto"?)

«Signor Villiers. Lei è uno psichiatra. Ed io non l'ho assunta per fallire. Ho scelto di affidare a lei uno dei casi più complessi di questo istituto perchè ho pensato che avrebbe saputo occuparsene con capacità. Il ragazzo prende ancora le medicine? Continuate a somministragli gli psicofarmaci con l'acqua e con il cibo?»
«Sì, signor direttore. Ho temuto per un paio di giorni che potesse essersi accorto di qualcosa. Sembrava riprendere le forze, riacquistare ardore e convinzione. Ma è stato solo per poco tempo. L'ho visto con i miei occhi tornare alla condizione precedente. La più sicura. Per noi e per lui».
«Bene. Le faccio i miei complimenti allora, almeno per questo risultato. Ma si ricordi che il signor Reid è estremamente malato. Da quel che ci ha raccontato la madre, non solo è convinto che il suo miglior amico di sempre sia ancora in vita, ma crede addirittura di amarlo...»
«... Sì, ce n'è di che far rabbrividire molte persone...»
«.. Ed è nostro dovere curarlo. Spero di essere stato chiaro. Buona giornata».

~

Credo di aver a malapena sentito, o forse le ho semplicemente immaginate, queste ultime due parole. Stavo già correndo via, incurante di turbare davvero l'atmosfera ovattata della quiete mattutina con i miei passi sconvolti.
Thomas.
Io non gli crederò mai. Mai arriverò a dubitare anche solo per un attimo che tu esista, che tu non mi abbia condotto per mano per tutto questo tempo.
Mi hai accompagnato per diciannove anni.
Cancellare la tua vita significherebbe cancellare anche la mia.
Scusa la scrittura frettolosa, scorretta, fredda. Ma mai, mai, neppure per un attimo devi pensare che io non ti  creda. Mai devi pensare che io non ti ami.
Per favore, Thomas.
Salvami.

4.07.08, più tardi

Non so di preciso che ore siano. Mi sono risvegliato in un letto che non è il mio, con in testa pensieri che non sono i miei.
Ho sentito una mano fredda sfiorarmi il polso, mi sono voltato lentamente. Daniel stava lentamente estraendo l'ago della flebo dal mio braccio sinistro, osservando con interesse le volute intricate del mio tatuaggio.
(Ricordo come mi tenesti la mano mentre me lo tracciavano..)
Daniel adesso lavora parlando piano di ciò che mi è successo.
Mi hanno trovato svenuto nella mia camera, avevo da poco finito di scrivere una lettera. Non sanno di preciso come sia andata. Sperano che possa dirglielo io visto che, per riguardo, non hanno letto ciò che ho scritto.
La lettera, Thomas!
Se anche non l'hanno mossa dalla mia scrivania, l'hanno sicuramente letta. Sanno già che cosa ho fatto. E ormai è troppo tardi.
Ritiro bruscamente il braccio dalla mano di Daniel.
(Esattamente il gesto che sperava facessi, temo. I suoi occhi hanno brillato per un attimo)
Spero che le sue dita non sfiorino mai più le mie.
E spero che la sua vita non sfiori mai più la mia vita.

Corro in camera.

4.07.08 ore 13.40

Cerco la mia borsa, vi butto dentro cose alla rinfusa. Sono in preda ad una indescrivibile frenesia, devo andarmene da qui. Non trovo più niente di ciò che ho portato, nulla di ciò che ho lasciato. Non importa. Ritroverò tutto ciò che ho perso quando ritroverò te, Thomas.

4.07.08 ore 14.00

Vagando inquieto nella mia stanza, i miei movimenti casuali e lo sguardo irrequieto, poso inavvertitamente gli occhi sulla finestra. Ed ecco di nuovo il grano dorato alternarsi per sempre nell'azzurro del cielo, nel caldo giorno estivo.
Riacquisto la calma, pensando al tuo sorriso nascosto, quello che attende me e solo me per rivelarsi. Un sorriso caldo tanto quanto e forse di più di questa assolata giornata.
Osservo ancora le spighe dondolare nel vento.
Ed ecco.
Ecco quello che ho atteso da una vita a questa parte.
Ti fai largo a grandi passi tra gli alti steli, spostandoli con le tue mani, che tante volte hanno sorretto le mie. Che hanno sorretto la mia vita.
Guardi alto verso la mia finestra, sorridendo. Un sorriso così luminoso da costringere il sole a nascondersi dietro ad una nuvola di passaggio.
Ce ne hai messo di tempo per arrivare qui, Thomas!
Sei venuto a piedi, vero? Hai seguito le mie orme, come io ho sempre fatto con le tue.
Pochi passi, adesso, e sei sotto la mia finestra.
Mi tendi la mano, invitandomi a scendere.
Poi mi dici.
«Sono tornato»

~

Forse vorrete sapere come è andata a finire questa storia.
Posso dirvi solo questo.
Qualche anno dopo, nella soffitta della clinica psichiatrica, furono rinvenute molte lettere, ammassate in uno scatolone polveroso.
Avevano tutte lo stesso destinatario: Thomas Lee.
Non sembravano essersi mai mosse dalla clinica.
Ma di Nicholas Reid, dopo quella mattina di sole, più nessuna traccia.
Io sono convinta che abbia raggiunto il suo Thomas, da qualche parte nel campo di grano, che, chissà, forse si estende davvero verso l'infinito.
E voi, a chi credete?


---

Note finali: Bè, prima di tutto scusate la lunga assenza! Purtroppo gli esami di maturità si avvicinano crudelmente, e non ho molto tempo per accendere il pc.
E insomma. Questo è l'ultimo capitolo! Con questo si conclude la breve storia di Thomas e Nicholas. Spero che vi sia piaciuta. Spero soprattutto che vi abbia trasmesso un po' dell'emozione che vi ho riversato nello scriverla.
Immagino che qualcuno di voi avesse capito come andava a finire.
Mi sembra giusto.
Spero però che per la maggior parte dei miei lettori (non molti in verità, ma vi ringrazio lo stesso!) questo finale sia stato una sorpresa.
Anche se non credo xD
Ah, per i titoli ho storpiato una canzone dei miei adorati Breaking Benjamin. Dovevo dirlo ù_ù
Oltre a questo.. Non so bene cosa aggiungere. Ne approfitto quindi per ringraziare le due ragazze che mi hanno commentato (Daniela ormai ti ho già detto tutto! Ma Cry_chan... non pensare mai neppure lontanamente che la tua recensione sia deprimente ù_ù Ho quasi pianto di gioia quando l'ho letta! Grazie, davvero).
A questo punto, è giunto il momento di salutarci!
Spero di poter continuare presto a scrivere, lo spero davvero.
Quindi.. see you soon!
  
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