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Autore: Lady_Tuli    07/12/2016    0 recensioni
Vietnam, 1968. Tre soldati dell'esercito americano scoprono un'inquietante verità nascosta nella giungla devastata dalla guerra. Andrej, un medico dell'esercito di origine russa nato a New York, dovrà fare i conti con una guerra ben più spaventosa, contaminata dai fantasmi del suo passato.
Una storia di amore, dolore e vendetta.
Genere: Drammatico, Guerra, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Dopoguerra
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Andrej si trovava in un bel casino, ma almeno per ora Lyn aveva la certezza che non lo avrebbero ucciso, potevano ancora salvarlo. Appena il tedesco e i suoi scagnozzi si ritirarono in un veicolo al limite della foresta, la ragazza si alzò e ritornò all’interno del campo. Vi erano molti feriti e poche perdite. Era ancora frastornata dal fumo, ma doveva trovare Frank.

Fu Frank a trovare lei:“Charlie! Dove cazzo eri?! Perché la tua radio è spenta?”
“Andrej... L’hanno preso.”
“Cosa?”
“Di là sono tutti morti, Frank. È tornato il tedesco, quello con il cane. Lo ha riconosciuto e lo hanno portato via. È ferito, non so per quanto potrà resistere. Non ho potuto fare niente per... Mi dispiace Frank, mi dispiace.”
“Calmati ora. Ascoltami bene: non è colpa tua. Perché non l’hanno eliminato?”
“Ti ricordi il vietnamita che si è ucciso?”.
Frank si passò nervosamente la mano tra i capelli:“Oh, cazzo no! Vogliono usarlo come cavia?”
“Credo di si, i vietnamiti non resistono a qualche strano esperimento, ora può provare su un russo senza sacrificare gli uomini di Rezic.”
“Andy è americano. Bastardi sadici, dobbiamo portarlo via da... Dovunque siano andati.”

Jack li notò parlare mentre aiutava alcuni feriti a dirigersi verso l’infermeria e andò verso di loro: “Black! Hai trovato il sergente?”
“Sì, ma l’hanno trovato prima i Vietcong. Lo hanno portato via, era ferito.”
“Ci sono altri feriti?”
“tutti morti, Lewis.”
Jack guardò a terra:“Ho capito, lo riporteremo indietro. Arrow! Vieni con me, dobbiamo recuperare i cadaveri!”
“Arrivo Jack.”
Arrow arrivò da loro col fiatone. Era una maschera di sangue, ma apparentemente non suo.
“Sergenti, i due agenti della CIA sono nella base, vogliono parlarvi.”
“Che si mettano in fila.”
Lyn mise una mano sulla spalla dell'amico:“Frank, stai calmo. Andiamo.”

Randy e Frank andarono nella tenda centrale che ricopriva l’entrata del bunker. Presero le scale e scesero fino allo stretto corridoio che portava ad una sala dove li attendevano i due agenti. Jackson si avvicinò a loro e porse la mano a Frank che comunque ricambiò, seppur nervosamente:“Sergente Jackson.”
“Frost.”
Kinsky non si mosse dal suo posto, restò impalato contro la parete opposta a loro guardando con riluttanza Frank, probabilmente ricordava il processo. Frank lasciò il suo fucile sul tavolo ed andò a prendere le munizioni da una cassa che si trovava in un angolo ed iniziò a prenderne alcune silenziosamente. Lyn si rivolse a Jackson:“Mi dispiace sergente, ma qualsiasi cosa il governo voglia dovrà aspettare. Hanno preso il nostro medico, dobbiamo riportarlo indietro.”
Solo ora Kinsky prese la parola, iniziò a sbraitare, la sua pelle olivastra sciupata si colorò di un rosso vivo e una vena sul collo prese a pulsare:“Spero che tu stia scherzando! Mai, MAI si è vista una totale incompetenza nel lavoro! Abbiamo rischiato la vita per arrivare fin qui ed ora mi dite che non eseguirete gli ordini perché un idiota di un russo si è fatto prendere dal nemico?! E chi vi dice che non sia uno di loro?! Ma che diavolo...”
Frank lasciò perdere le munizioni, prese lo sbraitante agente per il colletto della camicia infradiciata e lo mandò a sbattere contro il muro. La sua voce fremeva di rabbia, ma non provò nemmeno ad urlare, non ne aveva voglia.
“Ora stammi a sentire schifoso ratto bastardo: Andrej non è un russo, è americano, è un nostro compagno e amico. Ha dato così tante prove di fedeltà e coraggio che dovrebbe essere sommerso dalle medaglie, ma questo al tuo governo non importa. Se ti credi così bravo perché non vai tu a farlo il tuo fottuto lavoro, eh?
Ah già, ecco perché: mentre tu stavi qui a piangere nel tuo angolo là fuori combattevamo per pararti il culo! Andrej è stato ferito e almeno dieci ragazzi tra i diciotto e i vent'anni sono morti. Non provare più a mancare di rispetto al sergente Black o a Duvalic o non ci penserò due volte a ficcarti una pallottola su per quel tuo culo polacco e se sai chi sono, sai anche che sono in grado di farlo.”

Frank lo lasciò andare, riprese la sua arma e uscì dalla sala. Kinsky si era ritrovato seduto a terra contro il muro e guardava il sergente andarsene con la bocca spalancata.
Lyn si avvicinò a lui e lo fece alzare da terra:“In altre parole sì, il governo dovrà aspettare. Prima andiamo a prendere il nostro amico.”
La ragazza stava per seguire Frank, ma Jackson la fermò prima di lasciarla andare:“Voglio aiutarvi.”
“Per di qua, Daniel.”
Kinsky saltò in piedi:“Jackson, cosa credi di fare?!”
“Vado con loro, Kinsky. Non siamo qui per aiutare?”

I due sergenti e Jackson andarono dal generale Williams, che si trovava nella tenda dei feriti ad aiutare l'unico medico rimasto. I feriti erano almeno una trentina ed un aiuto per i suoi ragazzi lo avrebbe sempre dato.
“Frost, Black! Bella difesa la fuori. Ma tutti quei ragazzi... avrò qualche lettera da scrivere. E guardate qui dentro. Ah, lei deve essere uno dei due agenti della CIA, non ho ancora potuto salutarvi.”
“Sergente Daniel Jackson, signore.”
“Ah, così sei un sergente? Questa è un’ottima cosa, vorrai scusarmi se non ti stringo la mano, ma come puoi notare le mie sono ricoperte di sangue. Dov'è Duvalic? Abbiamo il migliore medico dell'esercito e non si fa vedere.”
Il generale si muoveva rapidamente tra i ragazzi parlando con tutti loro e chiamandoli per nome, soffermandosi di più tra i più giovani che erano anche i più spaventati. Frank lo seguì senza nascondere la sua agitazione:“Generale, hanno preso Duvalic. Charlie ha visto un tedesco portarlo via, lo useranno per i loro esperimenti. Finché siamo qui, deve darci licenza di andare.”
“Cosa vuoi che faccia, Frost?”
“Non gli chiederemo nessuno dei suoi uomini, Signore. Solo ci lasci tornare al bunker e lo riporteremo indietro.”
“No, Lewis è passato qui prima di voi e mi ha avvertito di Duvalic. Subito lui e Arrow sono andati al bunker con un veicolo. Appena arrivati mi hanno comunicato che stavano portando via delle casse, poi se ne sono andati via tutti.”
“Hanno abbandonato la base?”
“Sì, li stanno ancora seguendo per individuarne la posizione, sembra che la più probabile sia Hanoi.”
“Hanoi?! È dall’altra parte del Vietnam!”
“Ecco perché dovreste muovervi.”
Jackson intervenne: “Signori, anche noi abbiamo una mappa dettagliata sulle loro basi e strutture. Vi confermo che si muoveranno ad Hanoi, il laboratorio preferito di Von Schreder si trova proprio lì. Il documento che dovevamo affidarvi, tra l'altro, era relativo all’eliminazione di Iao Chi Sin, il loro protettore e finanziatore. Ha permesso ai russi di occupare la capitale. Dimitri Rezic protegge alcuni scienziati nazisti, almeno una decina tra quelli scappati dalla Germania alla fine della guerra.
Sono guidati da Von Schreder e probabilmente è anche il supervisore dei progetti. Tra questi, uno in particolare ci interessa. Si chiama Progetto Arian. I tedeschi protetti dai russi stanno cercando di creare artificialmente soldati con capacità al di fuori dell’umano, un'incredibile resistenza e non sappiamo che altro utilizzando sieri chimici.
I loro progetti hanno portato terribili conseguenze: in alcuni casi morti improvvise o deterioramento del corpo. Nei casi più fortunati le cavie impazziscono a causa del dolore comportato dalla modifica genetica.”

Il generale Williams si allontanò da loro e prese la radio:“Yankee, qui Wiskey. Tornate alla base, abbiamo la destinazione.”
“Qui Yankee. arriviamo, chiudo.”
Lyn si lasciò cadere sulla sedia più vicina e si mise il volto tra le mani. si sentiva incredibilmente stanca e responsabile dell'accaduto. Solo ora capiva quanto veramente teneva ad Andrej.
“Andy...”
Frank le mise una mano sulla spalla, mentre le accarezzava i capelli:“Non preoccuparti, Charlie, lo riporteremo indietro.”

   
 
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