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Autore: Enlil    20/05/2009    9 recensioni
Albus Severus Potter era un cotta-dipendente. Con questo termine Scorpius non voleva dire che l’amico fosse affetto da qualche disgustosa malattia esotica, né tanto meno avesse un feticismo per gli incantesimi riscaldanti e i camini accesi. Quello che intendeva dire era che il moro non sembrava essere capace di passare neanche un secondo della propria vita senza essere preda di qualche travolgente passione, afflitto dalle spire del tormento d'amore, scagliato negli abissi più profondi dell'Eros: cotto a puntino, insomma.
Genere: Romantico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Albus Severus Potter, Scorpius Malfoy | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Titolo: Crush

Titolo: Crush
Autrice: Enlil
Beta: Thalia
Trama: Albus Severus Potter era un cotta-dipendente. Con questo termine Scorpius non voleva dire che l’amico fosse affetto da qualche disgustosa malattia esotica, né tanto meno avesse un feticismo per gli incantesimi riscaldanti e i camini accesi. Quello che intendeva dire era che il moro non sembrava essere capace di passare neanche un secondo della propria vita senza essere preda di qualche travolgente passione, afflitto dalle spire del tormento d'amore, scagliato negli abissi più profondi dell'Eros: cotto a puntino, insomma.
DISCLAIMER: Harry Potter e tutti i personaggi della saga sono di proprietà di JK Rowling e di chiunque ne possieda i diritti. Questa storia non ha alcun fine di lucro, né intende infrangere alcuna legge su diritti di pubblicazione e copyright.

Ringraziamenti: Un abbraccio forte forte va a Thalia, beta straordinariamente efficiente e ragazza simpaticissima, nonché mia personale guida spiritua(sessu)ale nel mondo dell'omoerotismo... se mai scriverò una Nc17 sappiate che la colpa sarà tutta sua!
Un ringraziamento grandissimo va anche a T'Jill che, con le sue parole piene di simpatia e di dolcezza, è stata un punto chiave inconsapevole della mia decisione di non abbandonare il mondo della scrittura.

Ovviamente ogni commento, critica e insulto è più che il benvenuto!





Capitolo I

Scorpius si era sempre considerato un bravo amico. Sì, c’era da contare quella volta che aveva buttato giù dalla scopa Thomas Nott durante le selezioni della squadra, ma in fondo Thomas non era proprio suo amico stretto, e poi, insomma, si trattava pur sempre di Quidditch, roba seria! Nonostante le proprie indiscutibili virtù morali, rifletté lo Slytherin rompendo quella che doveva essere la ventesima piuma in una settimana, comportarsi come dovrebbe fare un bravo migliore amico a volte era davvero difficile, specialmente se si aveva a che fare con Albus Severus Potter.

“Insomma, sto cercando di studiare! Vuoi smetterla?!” ringhiò dopo l'ennesimo sospiro enfatico del moro.

“Sto solo respirando. Cosa vuoi fare, impedirmi di continuare ogni funzione vitale?” si difese Albus, offeso.

“Non darmi idee, al momento potrei seriamente prendere in considerazione la cosa.”

Scorpius, obbligandosi a mantenere la calma e a non far caso alla serie di cuoricini stilizzati che facevano bella mostra di sé su quello che doveva essere il tema di Aritmanzia di Albus, cercò di riportare la propria attenzione sul vocabolario di Rune. Impugnò un’altra piuma e tentò di prendere appunti, ma finì solamente col combinare un pasticcio visto che, appena posata la punta dentro il calamaio, Albus sospirò di nuovo e il biondo finì col rovesciare tutto l'inchiostro sulla sua traduzione, ormai quasi finita.

La piuma chiusa nel suo pugno si spezzò in due con un suono secco.

“Dovresti fare maggior attenzione, quella è già la terza che rompi oggi,” gli fece notare Albus, in modo pacato.

Scorpius vide rosso, un po' dalla rabbia ed un po' perché il tema di Aritmanzia di Albus, ormai straripante di nauseanti cuoricini colorati, gli stava proprio sotto gli occhi. Passare all'azione fu un tutt'uno: afferrò la pergamena, la strappò in due pezzi, poi in altri due e così via fino a quando nelle sue mani non rimasero altro che minuscoli coriandoli bianchi e rossi. Li buttò in aria e, con un violento gesto di bacchetta, li fece andare tutti a fuoco con un incantesimo che molti testi di magia avrebbero definito illegale. Poi, senza dire una parola, uscì dalla Sala Comune sbattendo violentemente la porta dietro di sé, seguito dagli sguardi sbigottiti di Albus e di tutti gli altri Slytherin lì presenti.

“Ho detto qualcosa di sbagliato?” chiese Albus, lanciando sguardi confusi ai suoi compagni di Casa.

Alcuni lo fissarono increduli, altri scossero la testa, qualcuno tossì, ma solo perché l'incantesimo aveva riempito di fumo l'intera stanza; nessuno gli rispose.



*

“Stupido Potter!”

Scorpius percorreva a grandi falcate il lungo corridoio, lanciando di tanto in tanto qualche imprecazione che faceva storcere il naso agli occupanti dei ritratti sulle pareti.

“Stupidissimo Potter!” ringhiò, dando un violento calcio contro il muro.

Normalmente lui e Albus non litigavano mai. Ok, questo era vero solo se non si consideravano i primi due anni di scuola, ma Scorpius preferiva non pensare a quel periodo. Il fatto era che, da quando erano diventati amici e, in seguito, migliori amici, non avevano mai avuto motivi di discussione.

Ciò era dovuto probabilmente al fatto che Scorpius, essendo figlio unico, era abituato ad avere sempre ragione e Albus, da bravo secondogenito, conosceva alla perfezione tutti i metodi per dargli ragione facendo comunque di testa propria. In fondo, non a caso, erano entrambi Slytherin.

Eppure era da una settimana che le cose fra di loro erano cambiate. E la colpa, ovviamente, era tutta di Albus.

Albus Severus Potter era un cotta-dipendente. Con questo termine Scorpius non voleva dire che l’amico fosse affetto da qualche disgustosa malattia esotica, né tanto meno avesse un feticismo per gli incantesimi riscaldanti e i camini accesi. Quello che intendeva dire era che il moro non sembrava essere capace di passare neanche un secondo della propria vita senza essere preda di qualche travolgente passione, afflitto dalle spire del tormento d'amore, scagliato negli abissi più profondi dell'Eros: cotto a puntino, insomma.

In quei momenti era impossibile farlo interessare ad altro che non fosse la sua bella e Scorpius lo sapeva bene: non solo era costretto a sorbirsi le sue smielate dichiarazioni d'amore eterno, ma anche a cancellare pazientemente i cuoricini e le iniziali che Albus aveva l'abitudine di disegnare su tutti i fogli di pergamena che gli capitavano sottomano, che, stranamente, solevano essere i temi di Pozioni di Scorpius. Ma il moro non si preoccupava certo di queste inezie, era troppo occupato a sospirare dietro alla propria anima gemella, la sua metà mancante, la donna del destino; questo naturalmente fino a quando questa non sgombrava il campo per cedere il posto alla cotta successiva.

Ogni ciclo di innamoramento era ovviamente accompagnato da tutte le sintomatiche del caso: tachicardia cronica, propensione a imbambolarsi nei momenti meno opportuni, occhi da triglia, inappetenza e, a ruota, eccessiva appetenza, combustione facciale spontanea ogni volta che la bella di turno faceva l'errore di riconoscere la sua esistenza, una alquanto fastidiosa predilezione nei confronti di tutto ciò che avesse la forma di cuore o che emettesse melodie melense, tentativi di svenimento non sempre pienamente riusciti, insonnia (o così almeno affermava, intanto Scorpius continuava ad insonorizzare il proprio letto per evitare di essere svegliato dal suo russare), stupidità permanente, e queste solo per elencarne alcune.

Il problema non era tanto per le cotte in sé che, per quanto fastidiose, erano ancora relativamente normali per un diciassettenne in piena tempesta ormonale; il problema, rifletté Scorpius dando un altro virile calcio contro il muro, erano le ragazze per cui Albus perdeva la testa.

Credeva che il limite fosse stato raggiunto quando l'amico aveva iniziato a guardare stranamente Fiorenza, la nipote mezza-troll di Madama Pomfrey, venuta ad Hogwarts per aiutare la zia ormai avanti con gli anni... Scorpius all'inizio aveva creduto che l'amico stesse avendo un normalissimo attacco di diarrea, poi che fosse particolarmente soggetto al mal di testa, arrivò persino con il lamentarsi con la preside per gli spigoli dei banchi troppo acuminati e pericolosi; ma quando vide il moro ingoiare in un solo fiato tutto il suo compito di Pozioni riuscito male dovette arrendersi alla dura realtà.

Ma purtroppo non c'era mai limite al peggio e Scorpius questo l'aveva capito una settimana prima, quando Albus aveva interrotto l’allenamento della squadra di Quidditch per renderlo partecipe della sua ultima cotta.



*



“Albus, non puoi esserti preso una cotta per lei. Insomma, stai scherzando, vero? Dimmi che stai scherzando, ti scongiuro!”

“Sono serissimo invece, e non vedo perché tu debba prendere la cosa così male. Ok, è un po' fuori dagli schemi, ma mica ti ho detto che mi sono innamorato della preside.”

Un po' fuori dagli schemi, pensò Scorpius, questo sì che era un eufemismo...

“Sì, per favore, dimmi che hai perso la testa per la McGonagall! Dimmi che muori dalla voglia di scoprire che cosa nasconde sotto la sua sottana, che le sue urla stridule ti procurano una tempesta ormonale! Dimmi che stai sviluppando un feticismo per i gatti! Ti scongiuro, tutto ma non lei!”

“Credo che tu abbia bisogno di sederti e riprendere fiato. Vuoi che ti vada a prendere un bicchiere d'acqua? O forse preferisci un succo di zucca?” chiese Albus che sembrava iniziare a sentirsi seriamente preoccupato per la salute psicofisica dell'amico.

“Al momento l'unica cosa che accetterei è un Oblivion,” gli suggerì Scorpius con occhi disperati.

Albus sembrò vagliare la possibilità per un attimo, poi scosse la testa.

“Lo sai che non l'abbiamo ancora fatto a lezione, e poi sarebbe inutile: prima o poi dovrai accettare la cosa.”

Scorpius si buttò la testa fra le mani farfugliando confusamente frasi del tipo: questo lo credi tu e per un amico io lo farei.

Albus gli diede una cameratesca pacca sulla spalla.

“Dai, non fare così. Sono innamorato, dovresti essere felice per me. E poi, in fondo, si tratta solo di una ragazza: la nostra amicizia non è in discussione.”

Scorpius alzò il voto di scatto.

“Ma qui non stiamo parlando di una ragazza qualsiasi! Stiamo parlando di Mirtilla Malcontenta!” urlò all'amico con la voce che passava da un rondò disperato all'isterico andante.

“Non chiamarla così. Lo trovo un soprannome di cattivo gusto,” disse il moro, rivolgendogli un'occhiata di rimprovero.

“Albus, lo so che a volte non sei proprio un fulmine e la cosa potrebbe esserti sfuggita, ma lei, nel caso non l'avessi notato, è un fantasma,” cercò di spiegargli Scorpius, scandendo bene le parole e cercando disperatamente di mantenere il controllo di sé.

Albus gli coprì la bocca con il palmo.

“Abbassa la voce! Lo sai quanto sia sensibile alla cosa, se ti sente le spezzerai il cuore.”

Scorpius avvertì l'impellente impulso di mordergli la mano, ma si limitò a scostarla con violenza.

“Sveglia! Lei un cuore non ce l'ha più. È andata, kaput, all'altro mondo, e anche da un bel po' di tempo. Non puoi andare a sbaciucchiare un ammasso di ectoplasma.”

“Ciò non è detto,” affermò esultante Albus. “Sì, il nostro è un amore contrastato dal crudele destino,qui il moro assunse un'espressione sofferente, “ma ci sono alcune teorie New Age riguardo l'amore fra esseri di corporeità differita che potrebbero aiutarci a trovare una soluzione. Intanto mi limiterò a creare un’unione fra le nostre anime.”

Il biondo avvertì un conato di vomito salirgli per l’esofago.

“Per favore, non usare più la parola unione riferito a Mirtilla Malcontenta in mia presenza: il mio stomaco potrebbe non reggere,” disse con voce sofferente, cercando disperatamente un punto d'appoggio. “E poi pensa a dove è stata quell'anima. Insomma, abita in un gabinetto! Cosa volete fare, due cuori e un water?!”

Albus scosse la testa con un'espressione che a Scorpius ricordò quella di suo padre il giorno in cui erano arrivati a casa i risultati dei GUFO.

“Scorpius, mi stai deludendo profondamente. Mirty ha proprio ragione a definirti insensibile e materialista.”

“Almeno io, a differenza sua, un po' di materia ce l'ho!” ringhiò a denti stretti il biondo.

Scorpius pregò ardentemente di non dover ascoltare mai più in vita sua il nome 'Mirty', poi decise che quella pazzia doveva finire.

“Bene, vuoi stare con quell'ammasso di ectoplasma e brufoli? Fa' pure, ma sappi che in questo caso non ti rivolgerò più la parola,” disse Scorpius, alzando il mento e sentendo di aver sfoderato il proprio poker d'assi.

“Davvero? Allora fa' come vuoi, a me non importa,” rispose l'altro con tono strafottente.

Il biondo guardò il compagno di Casa con occhi spalancati.

“Vuoi dire che preferisci stare con lei piuttosto che essere mio amico?!”

“Mi pare di essere stato chiaro in proposito.”

Il piano, riflettette Scorpius, non stava andando come aveva previsto.

“Perfetto, se è questo quello che vuoi, fa' pure.”

“Magnifico,” disse Albus, incrociando le braccia.

“Ma poi non venire da me a lamentarti!” continuò il biondo, imitando il gesto dell'amico.

“Tranquillo, non lo farò.”

“Eccellente!”

“Fantastico!”



*



Due ore dopo avevano fatto pace.

Comunque, da allora, le cose non erano più state le stesse fra di loro: era come se fosse comparsa una cortina di piombo (o così almeno credeva si chiamasse... era Albus quello esperto di storia babbana). C'era stata quella volta a colazione in cui Albus aveva fatto finta di non sentirlo quando gli aveva chiesto di passargli il Ketchup, poi gli aveva dato una gomitata all'uscita dalla lezione di Aritmanzia, per non parlare di quegli odiosi sospiri enfatici che faceva apposta per fargli dispetto! Albus continuava a dire che le sue erano soltanto paranoie, ma Scorpius era più furbo di così.

“Fottutissimo Potter!” ringhiò Scorpius, ignorando il chiocciare scandalizzato proveniente da un quadro di suore.

Albus aveva preferito Mirtilla Malcontenta alla loro amicizia? Perfetto, a lui la cosa andava benissimo. Non aveva bisogno di nessuno lui, tanto meno di Potter. Come se l'era cavata da solo i primi due anni di scuola poteva benissimo riuscirci ancora.

Oppure, rifletté sentendo l'aria appesantirsi nei polmoni, la cosa gli avrebbe fatto un male cane.

Scorpius tentò di dare un terzo calcio contro il muro, ma questi si spostò e il biondo finì malamente con i piedi per aria.

“Dovresti fare maggior attenzione.”

Lo Slytherin alzò gli occhi e si accorse di essere torreggiato da una figura in uniforme blu e nera.

“Il muro si è spostato,” si difese, cercando inutilmente di ridarsi un contegno.

“Beh,” disse in tono pratico la ragazza, “a nessuno piace essere preso a calci.”

Questa era una delle cose di Rose che odiava di più, la capacità innata di farti sentire un idiota qualunque cosa facessi.

Scorpius si alzò in piedi e, lanciando uno sguardo di puro odio rivolto al muro, cercò di sistemarsi alla bell'e meglio la divisa.

“Cosa ci fai da queste parti? Domani iniziano gli esami, credevo che saresti rimasta appollaiata sulla tua torre a studiare da bravo corvaccio.”

“Stavo andando da Hugo: ha di nuovo preso Euripides. Spero non l'abbia usato per mandare a qualcuno un pacco di escrementi... l'ultima volta che è successo abbiamo avuto un sacco di problemi a casa,” rispose Rose con noncuranza, poi rivolse a Scorpius uno sguardo da sopra la montatura dei suoi occhiali.

“Perché hai i capelli bianchi?” chiese curiosa.

Ora Scorpius si sentiva davvero offeso.

“Mi stai per caso prendendo in giro? Te l'ho detto mille volte: i miei capelli non sono bianchi, sono biondo chiaro con una marcata sfumatura argentea!” rispose bruscamente. I suoi capelli erano sempre stati per lui un argomento delicato.

“Non intendevo questo,” disse tranquillamente Rose. “È solo che hai una strana sostanza in testa.”

Scorpius si passò una mano fra i capelli e la ritrovò piena di cenere.

“Non è nulla,” rispose, sentendo il proprio volto diventare bollente.

Rose ebbe abbastanza buonsenso per non fare ulteriori domande a riguardo. Questo era uno dei motivi per cui piaceva così tanto a Scorpius, questo e per le sue lentiggini, ma quest'ultima cosa non gliel'aveva mai detta: per Rose le lentiggini erano un argomento delicato.

Due anni prima erano anche stati insieme per qualche tempo. La cosa aveva causato un po' di trambusto, sopratutto a causa di una vecchia storia che riguardava un corridoio deserto, una visita a sorpresa del padre di Rose ed una serie di alquanto dolorose fatture a sue spese. Comunque era un argomento di cui avevano deciso di non parlare. Mai.

Nonostante questo spiacevole episodio, la storia era andata bene per un po': Rose aveva imparato fin da piccola a non dar troppo ascolto al padre ed in più sapeva un sacco di controfatture e di incantesimi di guarigione. Scorpius aveva anche pensato di presentarla alla sua famiglia... il nonno non l'avrebbe presa bene, ma ultimamente, grazie ad alcune pozioni che prendeva per la pressione alta, era molto più comprensivo e malleabile.

Il problema arrivò quando Rose decise di darsi alla statistica.



*



“Ho appena finito di leggere un libro babbano sulla matematica, una specie di Aritmanzia ma senza la variabile della magia, e devo dire che mi ha illuminato su molteplici aspetti. Statisticamente parlando Hogwarts ha una popolazione studentesca di duecentottanta elementi, ovvero una media di quaranta per anno. Se prendiamo in considerazione quelli dal quinto anno in su, raggiungiamo un totale di centoventi studenti, del quale la metà di sesso maschile. In questa mia analisi non prenderò in considerazione il corpo docente, per motivi che spero essere ovvi. Fin qui è tutto chiaro?”

“...”

“Allora, Scorpius, affrontando la situazione da un punto di vista puramente matematico, poiché in tutta la Gran Bretagna ci sono sessanta milioni di persone, delle quali circa tre di sesso maschile e di età compresa tra i quindici e i diciotto anni, la proporzione è di uno a cinquantamila. Insomma: per ogni studente ad Hogwarts ci sono altri cinquantamila ragazzi là fuori, e questo se si considera solo la Gran Bretagna!”

“...”

“E questo è il motivo per cui fra di noi è finita. Spero che la mia analisi sia stata chiara ed esauriente. In fondo nemmeno tu avevi intenzione di avere una sola relazione per tutta la tua vita, ciò non ti permetterebbe di vivere nuove esperienze con nuove persone! La cosa può aver funzionato per i miei genitori, ma io credo che, prima di scegliere la persona con cui intraprendere una relazione lungimirante, sarebbe preferibile vagliare più opzioni ed avere in mano abbastanza dati per poter eseguire una previsione dei rischi la più accurata possibile, non trovi?”

“...”

“Sono così felice che ci troviamo d'accordo a riguardo, mi hai davvero levato un grosso peso! Sono sicura che d'ora in poi saremo ottimi amici.”



*



Le cose non andarono proprio così. Prima che Scorpius rivolgesse nuovamente la parola a Rose dovette passare un anno e tutta una serie di crisi di autostima riguardo le proprie capacità baciatorie. Si può dire che quel periodo portò un po' di felicità almeno al nonno visto che, ogni volta che Scorpius si lamentava a gran voce dell'idiozia dei babbani e delle loro stupide teorie statistico-matematiche, questi si illuminava dalla gioia e, dandogli calorose pacche sulla schiena, gli diceva di quanto fosse fiero di lui.

Comunque ormai era tutta storia passata e Scorpius era felice di poter dire di avere un'amica che non passava tutto il proprio tempo a disegnare stupidissimi cuoricini e a studiare tecniche di copulazione infra specie New Age.

“Sai, mia madre mi ha mandato un interessantissimo libro babbano, parla di psicologia,” iniziò a dire Rose.

Beh, rifletté Scorpius, chiudendo gli occhi in un muto gesto di disperazione, non si poteva avere tutto dalla vita.

“Mi ha aiutato davvero un sacco a capire le dinamiche psico-sociali di una comunità di giovani, come può essere quella della scuola,” continuò imperterrita la ragazza con le parole che si susseguivano a raffica, il che era una specie di suo marchio di fabbrica. “Credo che inizierò un movimento per abolire il Quidditch: crea soltanto fanatismo e tensioni. Pensa a tutti gli scontri fra Case che avvengono prima e durante una partita! Secondo Gustave Le Bon, in una massa, quale per esempio è la tifoseria, l'eterogeneità individuale scompare per cedere il posto ad un’omogeneità in cui freni inibitori e senso di responsabilità sono del tutto assenti, e poi-”

Scorpius l'aveva sempre sospettato, ma solo in quel momento ogni dubbio scomparve come Cioccorane nelle mani di un bambino: le ragazze sono malvagie. Rose, poi, con gli occhiali che luccicavano sinistri e i capelli rossi che sembravano muoversi minacciosi sotto la luce tremolante delle candele, al momento era simile più che mai ad un demone bramoso del sangue di poveri e innocenti giocatori di Quidditch.

Scorpius pensò a quella volta che l'amica aveva deciso che le Puffole Pigmee erano il male assoluto, e inghiottì a vuoto. Quando aveva quello sguardo Rose non si fermava dinnanzi a nulla. Presto la ragazza avrebbe formato un comitato, poi avrebbe iniziato una protesta non violenta, allora sarebbero cominciati il terrorismo psicologico e le spille - Scorpius odiava quelle spille -, ed infine la scuola sarebbe caduta nelle sue diaboliche mani.

Scorpius non poteva permettere che ciò accadesse. Doveva trovare un modo, un modo qualsiasi, anche se ciò avrebbe significato non poter più copiare gli appunti di Rose. Non avrebbe mai superato gli esami e suo padre probabilmente l'avrebbe ucciso, ma almeno sarebbe morto per una nobile causa.

“Senti Rose...”

Scorpius non finì mai la frase poiché in quel momento il corridoio si riempì del rumore di passi frenetici e dalla cadenza sincopata. Scorpius si scostò appena in tempo per non essere travolto da Filch. Il vecchio custode sembrava parecchio agitato stando al sudore che gli impregnava capelli, sopracciglia e peli del naso, e sotto il gomito teneva un cartello con sopra scritto: 'ATTENZIONE! GABINETTI CARNIVORI'; a pochi metri di distanza seguiva una zoppicante Mrs Norris, anch'essa parecchio isterica e bagnata, più somigliante ad un vecchio e bitorzoluto maglione di lana appena lavato che ad un gatto. Dopo qualche secondo anche l'ultimo eco di gambe e zampe si perse nel corridoio e le due inquietanti figure scomparvero alla vista.

Scorpius si stropicciò gli occhi con la mano; poi decise che era meglio far finta di niente e di approfittare di quel momento per deviare il corso della conversazione, sperando che Rose si dimenticasse dei propri malvagi intenti.

“Rose, posso farti una domanda?” disse prima che l'amica avesse il tempo di ricominciare, poi buttò fuori la prima cosa che gli venne in mente: “Secondo te è possibile, teoricamente parlando, baciare un fantasma?”

Rose gli rivolse uno sguardo impassibile da sopra la montatura dei suoi occhiali.

“A volte mi sento veramente in apprensione per te. Credi di aver sofferto di mancanza di contatto fisico da bambino?”

“Non lo so, è probabile. Cosa dicono i tuoi libri babbani a riguardo?” chiese, reprimendo un sospiro di sollievo. Aveva appena salvato Hogwarts e l'intero universo da una catastrofe; poteva dire di aver fatto la sua buona azione quotidiana.

Rose iniziò a parlare a raffica e Scorpius si concesse di appoggiarsi con la schiena contro il muro, sentendosi come un valoroso eroe che si è guadagnato il meritato riposo dopo la battaglia.

In quel momento però avvertì una strana vibrazione e si spostò. Con una certa soddisfazione per il proprio eroico sesto senso osservò il muro spostarsi e, concedendosi un'interiore danza della vittoria, gli diede un calcio pieno di malvagia sete di vendetta.

“- pertanto secondo Freud... Scorpius, insomma, la vuoi finire di litigare con il muro?!” disse la Ravenclaw interrompendo il proprio monologo psico-babbanofilo.

“Ha iniziato lui!” ribatté petulante lo Slytherin, assumendo una posa alquanto infantile.

Rose si massaggiò la fronte con fare esasperato.

“A volte mi chiedo davvero come io possa esserti amica.”

Scorpius si irrigidì e la mente gli si riempì di un'altra conversazione, avvenuta con un'altra persona, durante un altro pomeriggio di non molto tempo prima.

“Beh, se non vuoi essermi più amica fa' pure. Per me è uguale,” disse con voce atona e gli occhi fissi sul muro.

Rose sbatté gli occhi per un paio di volte. Poi si avvicinò a Scorpius e gli posò una mano sulla spalla. Lo Slytherin fece per scostarsi, ma la ragazza strinse il pugno artigliandogli la divisa, ben decisa a non lasciare la presa.

“Scorpius, lo sai che non dicevo sul serio. Sono tua amica, ricordi?”

Al biondo vennero in mente un sacco di cose con cui rispondere, alcune si aggiravano al di solito non si dicono le cose che non si intendono, altre erano più simili a non mi ricordo tutta questa amicizia il giorno in cui mi hai lasciato, altre ancora, le più sincere, tendevano al non abbandonarmi pure tu; oppure alla fine riuscì soltanto ad annuire.

Rose lasciò andare la presa, ma non si allontanò; invece iniziò ad accarezzargli i capelli, come se invece che un amico avesse davanti un cane troppo cresciuto. Scorpius comunque non se ne curò e la lasciò fare, sentendosi ad ogni carezza un po' meglio di prima.

“È successo qualcosa che ti ha fatto stare male?” chiese la ragazza.

Il silenzio di Scorpius sembrò essere abbastanza per la Ravenclaw.

“Cos'ha fatto Albus questa volta?” sbuffò Rose con un tono che, sebbene esasperato, tradiva comunque una certa dose di divertimento.

“Beh, ecco...” iniziò a spiegare Scorpius con ampi gesti delle braccia. “Io cercavo di studiare e poi ha iniziato a disegnare quegli odiosi cuoricini. E poi, insomma, faceva dei forti sospiri.”

“Vuoi dire che ce l'hai con lui perché ha osato respirare?!” gli chiese incredula Rose.

“Non erano respiri, ma sospiri. E per lo più davvero rumorosi, dovevi ascoltarli!”

“Giusto, e tu ce l'hai con lui perché questo non ti permetteva di studiare,” disse la ragazza, soppesando le parole una ad una come se stesse cercando di memorizzare una formula molto complessa.

Scorpius non capiva cosa ci fosse di così strano in tutto ciò: una volta Rose aveva defenestrato suo fratello Hugo dalla torre dei Ravenclaw solo perché le aveva rivolto la parola la mattina dei suoi GUFO.

“Non dimenticarti i cuoricini, c'erano anche quelli,” continuò Scorpius, deciso a difendere il proprio diritto ad essere furibondo. “Insomma, non può, ogni volta che si prende una cotta per qualcuna, iniziare a scarabocchiare su ogni superficie disponibile.”

“Certo, i cuoricini. Come dimenticarseli. Tutti perderebbero le staffe di fronte a dei terribili cuoricini.”

Detto così pareva davvero un po' ridicolo. Ma era solamente colpa di quel tono di voce strafottente e di quell'espressione di sufficienza che venivano così bene a Rose. La cosa, in realtà, era assolutamente ragionevole e comprensibile. Non c'erano dubbi a riguardo.

“Dici che dovrei chiedergli scusa?” sentì la propria voce traditrice chiedere all'amica.

“Se vuoi,” rispose la ragazza con un'alzata di spalle.

“Forse ho davvero esagerato, non dovevo reagire in quel modo.”

“Può essere,” continuò l'altra con fare incurante.

“In fondo basta che smetta di sospirare e disegnare cavolate invece di fare i compiti. Non dovrebbe essere difficile arrivare ad un accordo.”

“Secondo me il problema non sono i sospiri e i cuoricini,” sussurrò la ragazza con lo sguardo fisso sul quadro delle suore appeso alla parete che, con finta noncuranza, avevano origliato tutta la loro conversazione.

“Cosa vuoi dire?”

“Niente, stavo pensando fra me e me,” rispose frettolosa Rose, poi accennò il gesto di guardarsi l'orologio del polso. “Guarda come si è fatto tardi. Ci vediamo, Scorpius!”

Lo Slytherin non ebbe neppure il tempo di rispondere al saluto che la ragazza si dette alla fuga.

Scorpius fissò per un attimo la schiena della sua migliore amica farsi sempre più piccola, mentre mentalmente cercava di decifrare il senso di quell'ultima frase. Poi sbuffò e si appoggiò con la schiena contro il muro.

Le ragazze erano davvero strane.

In quel momento il muro si spostò e Scorpius cadde rovinosamente a terra.



*



Un'ora dopo Scorpius entrò nel dormitorio del sesto anno trovandolo completamente deserto, ad eccezione di una figura dinoccolata e lentigginosa che, seduta a gambe incrociate sul letto, era intenta a leggere una rivista.

Albus alzò lo sguardo.

“Dove sei stato?”

“In infermeria,” rispose secco il biondo.

“Ah,” disse Albus mordendosi le labbra, poi non riuscì più a trattenersi. “Come sta Fiorenza?”

Scorpius rivolse al moro uno sguardo trasudante di desiderio omicida.

“Ehm, stavo scherzando...” disse lo Slytherin in tono non troppo convinto.

Il biondo si diresse verso il proprio letto e ci si buttò con un tonfo, coprendosi gli occhi con il braccio e desiderando ardentemente che i dormitori non fossero comuni e che Albus non avesse quella fastidiosa mania di fissare le persone.

Incurante dei pensieri dell'amico, il moro mise da parte la rivista e decise di sedersi invece ai piedi del letto di Scorpius. Qualcuno un giorno o l'altro avrebbe dovuto spiegare il concetto di spazio personale al ragazzo.

“Tutto bene?” chiese Albus con un tono apprensivo che quasi avrebbe ingannato Scorpius... quasi.

“Sono appena stato messo KO da un muro e diventato il zimbello di tutta l'infermeria, quindi no, non va tutto bene,” rispose il biondo in un sibilo velenoso.

“Ah...” disse Albus con voce incerta. “Un muro?” chiese poi aggrottando la fronte.

Scorpius sentì la rabbia dentro di lui esplodere in un turbinio di dolore e vergogna.

“Senti, se vuoi dirmi qualcosa sbrigati, altrimenti tira le tende!” ringhiò ai propri pugni stretti sulle coperte.

“No, io... Non doveva andare così la conversazione, scusa,” rispose Albus passandosi una mano fra i capelli. “È solo che è da una settimana che a malapena mi rivolgi la parola e quando lo fai è per urlare.”

La voce dello Slytherin diventava ogni secondo che passava sempre più flebile e incerta, e Scorpius, per non lasciarsi sfuggire neanche una parola del discorso del moro, trattenne il respiro.

“Volevo dirti che... ecco... mi manchi.”

Scorpius continuò a coprirsi gli occhi con il braccio per evitare di cedere alla tentazione di guardare l'amico negli occhi. Sapeva che se fosse successo avrebbe ceduto e questo non poteva permetterselo.

“Mi dispiace per prima... anche se non so esattamente di cosa mi stia scusando, in realtà,” continuò Albus, con voce cigolante un po' per l'imbarazzo ed un po' per il disagio causato dal silenzio del compagno. “Ma se la cosa servirà a far tornare tutto come prima allora va bene, mi scuserò per tutto quello che ho fatto da quando sono nato. Se vuoi sono disposto ad andare anche subito da Filch a dirgli che sono stato io il mese scorso a trasformare la coda di Mrs Norris in un topo!”

Scorpius si lasciò scappare un mezzo sorriso al ricordo, ma si affrettò prontamente a soffocarlo con il braccio. Nonostante il suo pronto operare, la cosa non passò inosservata ad Albus, il quale prese coraggio e si arrischiò ad avvicinarsi ulteriormente al compagno.

Scorpius cercò di non farci caso e si obbligò a rimanere immobile.

“Ti è passata l'incazzatura?” chiese cauto il moro.

“Non so, hai smesso di respirare?” gli rispose freddo Scorpius, maledicendosi per la propria debolezza.

“Sono ancora vivo, quindi credo di no. Ma se vuoi posso impegnarmi a farlo il più silenziosamente possibile,” propose speranzoso Albus.

“Potrebbe essere una buona opportunità per andare all'altro mondo. In questo modo non avrai più bisogno dei tuoi libri New Age e potrai stare per sempre insieme a Mirty.”

“Ecco, in verità... fra noi è finita.”

Scorpius si alzò a sedere di scatto.

“Quando?” chiese fissando avidamente il volto di Albus, il quale era intento a tracciare con il dito disegni invisibili sul lenzuolo.

“Poco fa. È un bene che non abbia un corpo, altrimenti al momento potrei davvero non essere più capace di respirare. Comunque credo che per un po' non dovresti avvicinarti al bagno delle ragazze.”

“Perché?” disse Scorpius, il quale sembrava aver perso ogni capacità di formulare periodi completi di soggetto, verbo e predicato.

Il moro incrociò le braccia al petto con fare stizzito.

“Tutta colpa di Sandy Abbott che è entrata nel momento meno opportuno. Sai, Mirtilla era davvero arrabbiata e ci ha accusato di avere una tresca. Poi ha iniziato ad urlare delle cose strane, tipo che ci avrebbe fatto uccidere dal mostro di una camera segreta o qualcosa del genere, e a fare degli strani sibili.” Albus fece un gesto noncurante con la mano e continuò: “Comunque non credo che il gabinetto l'abbia davvero mangiata. Insomma, non ha nemmeno lo stomaco, al massimo sarà finita nelle fognature.”

“Non quello. Volevo dire perché l'hai lasciata,” lo interruppe Scorpius con fare spazientito.

“Beh, a te lei non piaceva...” disse Albus, improvvisamente interessatissimo allo stato delle proprie mani. “E poi in effetti avevi proprio ragione: siamo troppo diversi, fra noi non avrebbe mai funzionato.”

Scorpius rimase in silenzio, indeciso su ciò che avrebbe dovuto provare a riguardo.

“Allora, sei ancora arrabbiato?” gli chiese il moro, guardandolo di sottecchi.

“No,” rispose Scorpius e si sorprese nel rendersi conto che era la verità.

Albus gli sorrise.

“Bene, allora non avrai nulla in contrario ad aiutarmi a finire in tempo i compiti di Aritmanzia. Sai, fra lo scaricare fantasmi e l'evitare che la Sala Comune andasse in fiamme sono stato un po' impegnato.”

Il biondo gli diede un pugno scherzoso sulla spalla.

“Te lo puoi scordare e poi è solo colpa tua se mi toccherà passare la nottata a pulire tutto l'inchiostro dalla mia traduzione.”

Albus sbuffò con finto fare scocciato, poi si appoggiò contro la spalla dell'amico e chiuse gli occhi. Scorpius notò che una ciocca di capelli gli stava incollata sulla fronte; doveva dargli fastidio, quindi la spostò con le dita.

“Sii sincero,” iniziò a dire con un tono che voleva essere strafottente ma che risultò soltanto affettuoso. “Non l'hai mollata per me, ma perché la storia del New Age non ha funzionato, vero?”

“Io ci credevo davvero!” sbottò Albus lasciandosi andare con un tonfo sul letto dell'amico, il volto premuto contro il cuscino. “Penso proprio che chiederò il rimborso per i libri. Insomma, le ho provate tutte e non una tecnica, e dico una, che abbia funzionato!”

Scorpius rise, rendendosi conto solo in quel momento che l'ultima volta che era successo era stata una settimana prima.

“E la storia dell'unione delle anime?” chiese curioso.

“'Fanculo all'unione di anime,” bofonchiò Albus con la voce soffocata dal cuscino. “Ho diciassette anni, ed in fondo anche Romeo e Giulietta si sono goduti la loro prima notte di nozze.”

Scorpius non aveva assolutamente idea di chi fossero questi Rometta e Giulieo, e la cosa al momento non avrebbe potuto importargli di meno.

Il biondo si avvicinò ad Albus e iniziò a scompigliargli i capelli, nonostante sapesse alla perfezione quanto la cosa infastidisse l'amico. Albus sbuffò ma lo lasciò comunque fare; il che, dedusse il biondo, era il suo modo per dirgli che gli voleva bene. Scorpius rise di nuovo e poi si lasciò cadere anch'egli sul letto a peso morto.

“Sai una cosa?” disse il moro dopo qualche minuto di silenzio.

“Uhm?” mugugnò il compagno. Al momento stava troppo bene per cercare di trovare qualcosa di più loquace e dignitoso con cui rispondere.

“Ora che me l'hai fatto notare devo dire che hai proprio ragione: la McGonagall ha delle gambe da urlo.

Scorpius non poté farne a meno: si alzò e colpì l’amico col cuscino. Albus iniziò a ridere a crepapelle, fino a quando una cuscinata particolarmente violenta non lo prese proprio in faccia, quindi decise che era ora di passare al contrattacco. Dopo mezz'ora di feroce e virile battaglia coi cuscini si ritrovarono entrambi sfiniti, soddisfatti e ricoperti di piume, come del resto tutta la stanza. Scorpius osservò il volto di Albus non troppo distante dal suo: le sue lentiggini, così simili a quelle di Rose, spiccavano sulla pelle chiara del viso e, tra un ansimo e l'altro, l'amico gli rivolse un'espressione raggiante.

La cotta-Mirty era passata senza troppi disastri, lui e Albus erano di nuovo amici e la Cercatrice di Hufflepuff era stata divorata da un gabinetto due giorni prima della finale.

Scorpius non poté far altro che ricambiare il sorriso.

*



Nonostante tutta la storia della magia, non c'era incantesimo al mondo in grado di far arrivare suo padre puntuale ad un appuntamento, neanche se l'appuntamento in questione consisteva nell'andare a prendere il suo unico figlio, di ritorno per le vacanze estive, alla stazione di King's Cross.

Scorpius fissò con sguardo omicida un primino che aveva fatto l'errore di avvicinarsi troppo a lui, il quale scappò terrorizzato, per poi ricomparire subito dopo attaccato alla gamba di quello che poteva essere o suo fratello maggiore o uno scimpanzé troppo cresciuto con tanto di giacca borchiata e inquietante anello al naso. Il biondo decise di darsi ad una dignitosa e, sopratutto, silenziosa uscita di scena.

“Che stai facendo?” chiese una voce appena dietro di lui. Scorpius maledì per un attimo il suo Karma e tutte le giacche borchiate esistenti al mondo.

“Mi sto nascondendo,” mugugnò lo Slytherin, facendo attenzione a rimanere ben accucciato dietro una pianta.

“Capisco,” disse Rose sistemandosi meglio la stanghetta degli occhiali. “E ti capita spesso di avvertire il desiderio di nasconderti quando ti trovi in luoghi aperti e affollati?”

Scorpius stava davvero iniziando a stancarsi di 'sta storia della psico-babbanologia... fortunatamente una voce giunse in suo soccorso appena in tempo.

“Rose, non starai mica di nuovo tormentando Scorpius, vero? Ormai siamo in estate, dovresti imparare a lasciarti un po' andare.”

Il biondo probabilmente non fu mai felice come in quel momento di vedere il volto lentigginoso e sorridente di Albus.

Rose si mise impettita e alzò il mento con fare offeso.

“Mica lo tormento. Scorpius, digli che non ti sto tormentando!”

Lo Slytherin si accorse in quel momento di avere i lacci delle scarpe slacciati, e prontamente iniziò a sistemarli, catalizzando tutta la propria attenzione in quel gesto.

Albus rise, poi guardò il vecchio orologio che teneva al polso: un regalo che gli aveva fatto suo padre quando aveva compiuto diciassette anni.

“Sarà meglio sbrigarci, Rose. Papà e gli altri sono già andati a mettere i bauli in macchina.”

“Va bene. Ciao Scorpius, ti manderò un gufo il prima possibile,” disse Rose che, con fare ancora piuttosto rigido e offeso, fece dietro-front si affrettò a raggiungere la sua famiglia.

Il biondo stava per voltarsi per salutare l'amico quando si ritrovò a soffocare in un ammasso di braccia, capelli e lentiggini.

“Ciao, appena le cose in famiglia si sistemano verrò a trovarti, lo giuro.”

“Ok,” sussurrò Scorpius, sentendosi imbarazzato ma anche un po' colpito da quell'abbraccio. “Allora ci conto.”

Albus gli rivolse un ultimo sorriso, poi si voltò e iniziò a correre.

Scorpius seguì con lo sguardo il suo migliore amico allontanarsi. Sentiva una strana sensazione allo stomaco, come se ci fosse qualcosa proprio lì, vicino a lui, ma che non riusciva ad afferrare. Comunque non ebbe tempo di fermarcisi a pensare più di tanto, poiché proprio in quel momento vide Albus inciampare e scontrarsi malamente contro una sagoma alta e rigida.

“Papà,” chiamò Scorpius, avvicinandosi all'amico che, apparentemente ancora un po' confuso dalla caduta, continuava ad sorreggersi con i pugni contro la veste di Malfoy Senior.

“Ti pregherei di fare maggiore attenzione la prossima volta. Il fatto che tuo padre sia l'eroe del mondo magico non ti autorizza a obbligare le persone a sorbirsi la tua goffaggine,” disse l'uomo con voce velenosa, guardando il ragazzo come se fosse una cosa disgustosa che aveva calpestato.

Scorpius vide Albus arrossire violentemente e balbettare qualche parola di scusa.

“Vedo che con il cambiare delle generazioni non si sono fatti progressi in campo di loquacità e intelligenza. Non che ci sperassi, naturalmente.”

Scorpius fissò confuso il padre. Sì, da quando aveva ricordo non era mai stata una persona terribilmente gentile e delicata, ma fino a quel momento non se l'era mai presa tanto per una sciocchezza simile, e per di più con un ragazzo della sua età. Il biondo volse gli occhi verso il suo migliore amico, preoccupato per come avesse preso quelle dure parole. Poi il respiro gli si mozzò in gola.

Il volto era così rosso da nascondere completamente alla vista le sue lentiggini, i pugni, ancora posati contro il petto dell'uomo, non accennavano a spostarsi, gli occhi spalancati erano persi in un mondo tutto loro...

Scorpius passò lo sguardo da Albus al padre, poi lo fece un'altra volta, giusto per sicurezza. Una scossa di terrore attraversò ogni singolo nervo del suo corpo. Non poteva sbagliarsi: conosceva quell'espressione fin troppo bene.

Albus si era appena preso una cotta per suo padre.



Continua...





  
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