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Autore: Regina Oscura    20/05/2009    1 recensioni
Storia all'inizio molto misteriosa, il primo capitolo è piuttosto strano beh...questo per me che scrivo sempre storie comiche. Il protaonista del primo capitolo è un ragazzo piuttosto bizzarro: Aveva lunghi capelli mori legati in una coda che quasi toccava la coscia, una pelle lattea, eterea e così pallida che sembrava non aver mai visto la luce del sole.E gli occhi... Sorpresa!!!leggete e scoprite! *Milli lin* p.s non so, mi sa che ho sbagliato a postarlo in azione, ditemi voi dove spostarlo please ^^
Genere: Mistero, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Caen attraversò il corridoio a lunghi passi, senza degnare di uno sguardo il suo interlocutore.

-Allora?Cosa è successo?- lo chiese senza guardarlo, senza voltarsi

Eilis, l’uomo di fianco a lui, sussultò -Ah, ehm…io non lo so, la Signora mi ha solo ordinato di cercarti.

Il rosso scrutò il vuoto avanti a se, rapito da oscuri pensieri, presentimenti evanescenti, effimeri, ma che ad ogni passo verso di Lei si facevano più forti.

Si scrollò le gocce d’acqua piovana dal mantello e dai capelli con un gesto risoluto della mano.

-Nient’altro?

L’uomo annuii, era ancora agitato da ciò che aveva visto, l’aspetto della Madre era….

Scosse la testa per cancellare quei pensieri, però come poteva dimenticare?

Faris, la sua unica parente era nelle mani di quella donna, se solo avesse fatto un passo falso lei sarebbe morta…

-Temo che sappia già tutto- mormorò Caen stringendo i pugni, cosa gli avrebbe ordinato? Cosa avrebbe dovuto fare?

Aprì la porta ed entrò a grandi passi nella sala.

-Madre?

-Caen, sono contenta che tu sia venuto, Eilis puoi andartene

L’uomo si voltò velocemente e si chiuse il portone dietro di se, il cuore gli pulsava ancora in testa ogni volta che udiva quella voce.

-Deve dirmi qualcosa?- chiese Caen, temendo la risposta

La donna sembrò pensarci, il silenzio rimase tale a lungo –No- disse quella voce metallica –Non ancora, voglio prima vedere come si evolve la situazione.

Il fulvo deglutì, quindi perché l’aveva chiamato?Per un suo capriccio?

Sembrava che La Signora avesse capito tutto, ma non lo volesse ammettere, o non volesse far scoprire i suoi piani, era un’impresa impossibile cercare di comprenderla.

Non riuscì a trattenersi –Ma allora perché mi avete chiamato?- deglutì cercando di rimangiarsi quelle parole che mostravano tutta la sua inquietudine.

La Madre rispose in modo enigmatico e lui ebbe la sensazione che sorridesse, un sorriso beffardo e di scherno.

–Perché?Non c’è un perché volevo solo vedere se saresti venuto.

Caen sgranò gli occhi, allora sapeva tutto?

Si stritolò le mani in una morsa e pregò perché non succedesse nulla.

 

Josh si rigirò, era ormai notte inoltrata, ma non sarebbe mai riuscito a chiudere occhio.

Rimise a posto il cuscino, si stiracchiò, tirò su le coperte, si rigirò, inutile.

La preoccupazione lo rodeva, la sua mente continuava a rivedere le stesse scene come un giradischi rotto che ripete sempre la stessa parola.

Quella voce che gli era così familiare, ma ugualmente irriconoscibile, quello sguardo che sembrava di qualcun altro, quella risata fredda, quel sorriso, rivedeva tutto ciò che non apparteneva ad Amy, ma a quella Katia.

Perché, perché aveva combinato un disastro così grande?

Seppellì la testa nel cuscino sperando di essere inghiottito dal letto e divorato da qualche mostro dell’inferno.

Per di più…Caen, Caen che cosa stava combinando?

Perché l’aveva chiamato di nuovo?Gli avrebbe fatto ammettere tutto?E poi perché continuare a chiamare il fratello?

Si passò una mano sulla spalla destra, il tatuaggio sembrava non volerlo chiamare in alcun modo, e tutto il dolore provato in quei giorni pareva scomparso.

Si sfregò gli occhi con insistenza e scrutò l’oscurità cercando invano la quiete.

Un’immagine, sempre la stessa, gli tornava continuamente alla mente ogni volta che si ricordava del fratello.

Caen, il giorno prima l’aveva avvicinato al suo volto e lui aveva visto che il suo occhio nero si avvicinava all’azzurro vicino alla pupilla.

Non gli sembrava normale, anzi non era per niente normale.

Ma allora…

Si alzò dal letto, scostando le coperte, impossibile, che anche Caen fosse come lui? Che anche lui fosse un impuro?

E allora perché non si somigliavano per niente?Perché il fratello era uguale a tutti gli altri Dominatori e lui era così diverso?

Basta non riusciva a pensare, non a quell’ora di notte, non dopo tutto quello che era successo.

Si ristese sperando di riposare almeno un paio di ore…

Eppure…ma allora cosa stava succedendo al fratello?

Nella camera a fianco, quella di Caen, si trovava Harry.

Neanche lui sarebbe mai riuscito a dormire in una situazione simile.

Si scostò un ciuffo castano dagli occhi e se lo rigirò tra le dita annodandolo.

Solo allora, in quel buio privo di suoni, gli tornò alla mente ciò che aveva visto, tutte le sue visioni.

Soprattutto l’ultima, la più terribile, la più spaventosa…

Quel bambino era lui? Ma allora era umano?Cosa gli aveva fatto?

Tutto ciò che diceva Josh era vero, quindi quel vicolo buio, stretto e inaccessibile era la sua strada.

La verità che si nascondeva dietro a quegli strani ricordi era alla fine di una via che gli pareva inaccessibile, lontanissima.

Il filo dei suoi ragionamenti si era sbrogliato ormai del tutto, e ora sapeva chi era, ma molti misteri erano ancora nascosti e sconosciuti.

Di chi era quella voce che gridava “Ti amo” con quella malinconia infinita?Chi era quella ragazza che aveva incontrato la Madre?

E soprattutto qual’ era veramente il suo legame con quella terribile donna?

Un pugnale, nella sua visione quella donna prendeva un pugnale e probabilmente feriva il bambino, ma perché?

Perché lo avrebbe fatto?

Si strofinò le tempie e cancellò quelle immagini, doveva dormire, doveva solo chiudere gli occhi e dormire dimenticando tutto e rifugiandosi nel mondo dei sogni.

Ma sapeva che era solo una mera illusione e che i sogni sarebbero stati solo incubi, nient’altro che terribili incubi.

 

Amy si strinse in quello straccio logoro che usava come coperta.

Si era ritirata nel piccolo scantinato in cui solo poche ore prima si era ritrovata, sperduta e sola.

Il vento notturno si faceva breccia tra gli spiragli della vecchia porta di legno.

Rimase immobile e ferma per un tempo che le parve infinito.

Non voleva addormentarsi per nessun motivo, altrimenti l’altra, quell’altra anima, avrebbe di nuovo preso pieno possesso di lei.

Stava lottando, combatteva una battaglia probabilmente già persa in partenza, quella Katia era molto più forte e decisa di lei.

Doveva solo resistere, fino alla fine, fino all’ultimo respiro, all’ultima goccia di sudore.

Strinse i pugni e rievocò tutti i suoi ricordi come per contrastare in qualche modo quelli sconosciuti che la colpivano.

Ricordò la sua infanzia, i suoi giochi infiniti, la sua spensieratezza, i suoi amici, le disavventure, tutto….

E Josh, lui che voleva ricordare, lui che voleva dimenticare, lui che l’amava, lui che la odiava, lui che voleva ucciderla, lui che voleva salvarla.

Lo conosceva da sempre eppure non sapeva nulla di lui, aveva sempre voluto bene a uno sconosciuto o odiava il suo migliore amico?

Chiuse gli occhi impedendosi di pensare, quello che conosceva era il vero Josh o era solo la sua pallida immagine riflessa?

Sì perché tutto era iniziato da uno specchio, uno stupido riflesso dentro uno specchio aveva distrutto tutta la sua vita, uno stupido riflesso aveva annientato ogni sua sicurezza.

Tutta colpa di quel suo specchietto rosa.

Tutta colpa sua.

Strinse forte il cencio, lo strinse fino a farsi male alle mani, lo strinse fino a sentire il rumore di uno strappo, perché era successo tutto questo?Perché?

Chiuse gli occhi e ricordò, smembrò la sua memoria di tutti i suoi pensieri più liberi, di tutti i suoi momenti più felici.

Solo per contrastare quell’infinita tristezza che l’altra ragazza voleva trasmetterle, solo per combattere contro quella vita costellata di delusioni, di sconfitte…

Una lacrima le punse gli occhi, ma cercò di ignorarla, la lasciò scendere lungo la guancia bruciandole la pelle al suo passaggio.

Le lacerava la pelle come una fiamma bruciava le pagine di un libro e lasciava che le parole, milioni di parole, si dibattessero fino a ritirarsi in laceri neri e illeggibili.

Ma lei non sarebbe bruciata.

Nessun pensiero triste l’avrebbe mai scalfita, mai; quella ragazza non l’avrebbe mai avuta vinta…

Chiuse gli occhi per quello che le parve un attimo.

Oscurità, quell’oscurità impalpabile, fitta, fittissima, impossibile da attraversare con gli occhi.

Harry era in piedi lì che la fissava con quegli occhi rossi carichi di rancore e di odio, la squadrava con rabbia e stava immobile, lei voleva avvicinarsi voleva...

Poi fu come se il terreno l’aspirasse al suo interno.

E lei cadeva, cadeva nel buio più totale, in un baratro infinito…

E allungava il braccio in cerca di aiuto in cerca di salvezza e chiamava, chiamava senza voce, senza suono, ma chiamava.

Una mano apparse dall’oscurità e la afferrò con forza, lo sconosciuto che la sosteneva era poco più di un’ombra.

Fu Josh che emerse da quelle tenebre e la tenne ancora più forte, la sua bocca si muoveva e gridava qualcosa, ma non emise nessun suono.

Lei cercava di avvicinarsi, di fare qualcosa, ma rimase immobile guardando il volto dell’amico trasformarsi e mutare il proprio aspetto in qualcosa di mostruoso, indefinito e terribile…

E la mano che la sosteneva la lasciò.

La ragazza cadde, cadde in un crollo senza fine, ingoiata dal buio.

Gridò e gridò, trovandosi immobile su quel pavimento freddo del giorno prima la lasciò immobile per troppo tempo.

Sospirò e si premette una mano sul petto per impedire al cuore di fuggire, era stato davvero solo un incubo?

Eppure era così reale.

Così spaventosamente reale.

 

Intanto qualcun altro dormiva e chissà magari faceva lo stesso terribile incubo.

Josh si rigirava mentre le gambe erano sempre più soffocate dalla coperta e uno strato di sudore lo ricopriva.

Si rigirò ancora mentre una smorfia di dolore appariva sul suo viso.

Era come intrappolato e voleva liberarsi, doveva liberarsi, si girò di nuovo.

No, doveva fuggire, doveva…

Un rumore sordo e un dolore alla testa lo svegliò, era caduto dal letto.

Le gambe ancora arrotolate nella coperta che era ormai completamente staccata dal materasso e il resto del corpo appoggiato a terra, sul freddo pavimento nero.

Si massaggio la testa, gli sarebbe venuto di sicuro un bernoccolo.

Si liberò dall’ingombrante coperta e si stiracchiò alzando le braccia verso il soffitto.

Era fradicio di sudore, aprì una porta piuttosto bassa che si trovava in una parete della sua camera ed entrò in un piccolo bagno.

Era l’unica stanza che il fratello non aveva visto e perciò era di un’accecante bianca ceramica e un piccolo specchio lo illuminava ancora di più da sopra il lavandino.

Si sciacquò il viso svegliandosi completamente e guardò il suo riflesso con tristezza, strano gli occhi erano particolarmente rossi, doveva aver avuto un terribile incubo.

Scrutò ancora quel suo aspetto, si sentiva così fuori luogo, come inadatto ad una vita normale.

Si tolse la camicia del pigiama e si asciugò con l’asciugamano la pelle sudata e si specchiò di nuovo, la sua attenzione fu presto stratta verso il tatuaggio.

Cosa? Sgranò gli occhi studiando la spalla nel riflesso impossibile

Girò lo sguardo verso la sua spalla vera, il tatuaggio non era visibile, ma quell’immenso taglio che lacerava i segni della fiamma sì.

Era un’immensa ferita trasversale che aveva rotto il legame che c’era tra le trame del tatuaggio un’immensa macchia di china aveva distrutto il disegno.

Lo sparo lo aveva colpito nell’altra spalla come era possibile che fosse ferito sulla destra?

L’ultima volta che lo aveva chiamato era stato come se il suo corpo si incendiasse e ogni membra perdesse vita, tanto era forte quel dolore.

Si era ferito così gravemente?

Sfiorò lentamente quel taglio, era rappreso, ma non se ne era mai accorto in quei giorni?

Era come se si fosse aperta poche ora prima, ma sapeva che era impossibile, ma che fosse per quello che la Madre non lo chiamava più?

Si era rotto il legame.

Ma allora era forse libero?

Eppure quella voce terribile era inestinguibile, come una fiamma eterna e che nemmeno l’acqua poteva estinguere…

Non riusciva  a capire, e si scrutava nello specchio con aria assorta, come se non avesse mai visto il suo riflesso.

Poi sentì una voce alle sue spalle e il rumore di una porta che si apriva.

-Josh sei qui?Dove cavolo sei?

Harry si era svegliato.

Josh stava rimettendosi la maglia del pigiama quando la porta del bagno si spalancò ed entrò il castano.

Il ragazzo sospirò e guardò Josh che si rimetteva frettolosamente la camicia.

-Cosa succede?

-Niente, Harry, proprio niente.

Harry guardò con aria assente il riflesso nello specchio, un riflesso che mostrava solo la verità e rimase un attimo immobile a guardare quel’aspetto terribile.

-Non vuoi ancora dirmi tutta la verità?

Josh fuggì al suo sguardo e si tolse la maglia del pigiama -Guarda- e porse la spalla destra al ragazzo.

II castano sgranò gli occhi -Quando te la sei fatta?- avvicinò le mani alla ferita e la studiò con attenzione.

-Non c’è l’ho da quando sono stato chiamato?

-Vuoi dire da quando sei svenuto?No, era molto più lieve e sfiorava a malapena i segni del tatuaggio.

Era come se quella ferita si allargasse ogni giorno di più, come se lentamente lo uccidesse.

 

Amy si rialzò in piedi e uscì fuori, il sole splendeva accecante.

Per un attimo lei credette che fosse quello il sogno e che l’altra fosse la realtà.

Scacciò i pensieri e si stiracchiò, ora che era giorno, avrebbe di sicuro incontrato qualcuno, non poteva essere andata lontano, avrebbe ritrovato la strada di casa.

-Nonno vieni, ti dico che devi venire ho sentito delle grida…

Era una voce infantile a parlare, un bambino o una bambina sui sette anni stava parlando velocemente e i passi provenivano da dietro di lei, dietro quella parete vecchie e malridotta.

Allora non era un luogo in disuso, ma chi poteva abitare in un posto del genere?

-Aspetta caro, non tirarmi così, saranno stati due gatti che si azzuffavano

-No, lo so come fanno i gatti, era un urlo di donna.

Amy non sapeva cosa fare, come doveva comportarsi?

*Milli Lin*

 

Kami: come al solito sei la prima a recensire, grazie davvero!!!! le crisi mentali dei miei personaggi peggiorano ma spero capirai tutto.
 

Olglish: wow O_O che super commentone!!!!! Sono contenta che ti piace l’idea di Amy posseduta, mi piace anche a me….
Credo sia la migliore idea che mi sia mai venuta…
Commenta presto

   
 
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