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Autore: Palketta    09/12/2016    0 recensioni
Era la carriera adatta a lui, tutto sommato: svegliarsi-compilare scartoffie in modo meccanico e impeccabile -tornare a casa. Ripetuto tutto all’infinito. Niente intromissioni nella sua routine.
[... ]Eppure ogni sera, davanti alla tavola apparecchiata per uno, la casa in perfetto ordine –quasi maniacale- e il silenzio rotto solo dalla televisione di sottofondo, si trova a domandarsi se nella sua vita non mancasse qualcosa o…Qualcuno, forse?
No, che sciocchezze!
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Kei Tsukishima
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Come ogni sera Tsukishima si trovava a varcare la soglia di casa, dopo noiose e ripetitive ore di lavoro d’ufficio.
Era la carriera adatta a lui, tutto sommato: svegliarsi-compilare scartoffie in modo meccanico e impeccabile -tornare a casa. Ripetuto tutto all’infinito. Niente intromissioni nella sua routine.
Eppure ogni sera, davanti alla tavola apparecchiata per uno, la casa in perfetto ordine –quasi maniacale- e il silenzio rotto solo dalla televisione di sottofondo, si trova a domandarsi se nella sua vita non manchi qualcosa o…Qualcuno, forse?
No, che sciocchezze!
Eppure non può fare a meno di alzarsi e andare a prendere l’unica cornice presente in tutta la casa. Non sa davvero perché sia lì; ogni tanto prova a ricordare dove possa averla scattata ma i ricordi risultano sfocati, come i contorni di quelle che sembrano essere molte persone vicine disposte in due file. Vede chiaramente una macchia arancione spiccare tra tutti quei colori sbiaditi –in cui nota prevalere una gran quantità di nero e una seconda macchietta bianca e gialla ad aggiungere colore al tutto- e la cosa lo irrita in un modo che non sa spiegarsi. Perché quella macchia deve invadere il suo campo visivo in modo tanto prepotente? E’ quasi tentato di coprirla in qualche modo, ma perché tanta fatica per una sciocchezza simile? Non è da lui farsi certi problemi…
E’ tempo di andare a dormire.

Come ogni sera Tsukishima si trovava a percorrere la via di casa, dopo noiose e ripetitive ore di lavoro d’ufficio.
Era la carriera adatta a lui, tutto sommato: svegliarsi-compilare scartoffie in modo meccanico e impeccabile -tornare a casa. Ripetuto tutto all’infinito. Niente intromissioni nella sua routine.
Eppure ogni sera, seduto nel solito vagone magicamente vuoto e circondato da silenzio, si trova a domandarsi se nella sua vita non manchi qualcosa o…Qualcuno, forse?
No, che sciocchezze!
Eppure non può fare a meno di fermarsi di colpo quando qualcosa di piccolo e veloce gli attraversa la strada all’improvviso, distraendolo dai suoi pensieri. Alla debole luce dei lampioni, il bianco e il giallo della palla catturano tutta la sua attenzione.
Un flash lo coglie con la stessa forza di un fulmine improvviso.
Questa volta la soglia di casa e’ varcata con fretta e impazienza; non si ferma in cucina a riscaldare la cena, si dirige a passo spedito verso la cornice e la afferra. Proprio come pensava, quella macchia bianca era una palla, ora lo vedeva chiaramente. Ma perché una palla? Da che aveva memoria non gli risultava avesse praticato nessuno sport che non fosse percorrere il tratto casa-lavoro-casa…Magari molto tempo addietro aveva tifato quella squadra, di cui ora non ricordava più né nome né partecipanti; si doveva essere così.
Ma perché darsi pensiero per una sciocchezza simile? Non è da lui agitarsi per una palla.
E’ tempo di andare a dormire.


Come ogni sera Tsukishima si trovava a percorrere la via di casa, dopo noiose e ripetitive ore di lavoro d’ufficio.
Era la carriera adatta a lui, tutto sommato: svegliarsi-compilare scartoffie in modo meccanico e impeccabile -tornare a casa. Ripetuto tutto all’infinito. Niente intromissioni nella sua routine.
Eppure quel giorno aveva ricevuto il suo primo richiamo sul lavoro da quando era stato assunto.
Una ragazza –probabilmente una collega di qualche ufficio ai piani superiori- era andata da lui con i questionari mensili da distribuire a tutti; solita routine, dicevamo, non fosse che quella ragazza era piena di lentiggini. Tante, tantissime lentiggini le decoravano le guance, il collo, per poi sparire sotto la camicetta fino ad arrivare alle spalle e perfino –Tsukishima ne era certo-  la schiena.
Accorgendosi forse del suo sguardo insistente la ragazza domandò un timido “Tsukki, tutto ok?”
Tsukki.
Tsukki Tsukki Tsukki.
Quasi la aggredì chiedendole come facesse a conoscere quel soprannome e chi poteva averglielo rivelato. Per tutta risposta quella, spaventata da tale scatto, asserì di non averlo mai chiamato in nessun altro modo che non fosse ‘Tsukishima’.
La confusione attirò il capo reparto che, meravigliato dallo strano comportamento di quello che poteva definire un impiegato modello, consigliò calorosamente di andare a casa e prendersi un paio di giorni di ferie.
Il ritorno a casa fu frettoloso e agitato, popolato da quel nomignolo così famigliare ma al tempo stesso oscuro.
Di nuovo il suo primo pensiero va alla fotografia. Questa volta ,però, non si sofferma sull’immagine, bensì la apre e ne controlla il retro.
Ecco quello che cercava: una scritta disordinata recitava “La prossima volta vinceremo noi, Tsukki! Andiamo sempre avanti, insieme. Yama ~”
Girò di nuovo la foto, non più sfocata ma dai colori accesi e contorni ben delineati.
Non sapeva quando di preciso aveva iniziato a piangere, ma grosse lacrime colarono sulla foto trascinando con se l’inchiostro e il messaggio che portavano, le facce sorridenti e stanche di quelli che erano stati i suoi compagni di squadra.
Non si accorse nemmeno che l’inchiostro colava dalla foto impregnando tutto ciò che lo circondava, gettandolo in un abisso oscuro. Sarebbe dovuto andare a dormire, così da riavere il giorno dopo di nuovo la sua vita perfetta e metodica!
Ma ormai il vaso di Pandora era stato aperto, e con esso la sua memoria era stata liberata da quel circolo di finzione che durava da…Quanto tempo? Quanto era rimasto imprigionato in quel loop di perfezione fittizia?
Tutto gli tornò in mente: la sconfitta in semifinale, così vicini ad una vittoria che non avrebbero mai avuto. Il senso di frustrazione e impotenza. Le lacrime che premevano per uscire ma trattenute in quella foto fatta per ricordare che “sorridete, siete comunque arrivati in alto!”
In alto non e’ abbastanza quando il tuo unico limite è il cielo, ma di nuovo al corvo erano state strappate le ali.
«La prossima volta…vinceremo noi, Tsukki! Andiamo sempre…sempre avanti, insieme.»
L’ultimo ricordo che aveva, una volta uscito dallo spogliatoio, era quella frase sussurrata tra le lacrime e il silenzio seguì tra lui e Yamaguchi mentre si dirigevano a casa.
Mai aveva desiderato tanto non provare nulla, non essere mai entrato in quel mondo fatto di reti da superare e palloni da murare. Desiderò per sé una vita tranquilla, lontano dalle scenate da Re di Kageyama, dalle urla esagitate di Hinata, dalle pacche sulle spalle –e gomitate nello stomaco- di Nishinoya e Tanaka, da quel senso di fallimento che lo pervadeva in ogni centimetro del suo corpo.
E il suo desiderio venne esaudito.
Il suo personale genio della lampada aveva l’aspetto di una macchina che sbandava, ma non ebbe nemmeno tempo di rendersene conto.
I contorni si fecero sfuocati e tutto si fece nero.
Di nuovo.
Era tempo di andare a dormire.
 
Per Tsukishima, quella mattina il risveglio fu scandito non dalla solita sveglia che apriva una nuova giornata di lavoro, bensì delle urla concitate che venivano da ‘fuori’.
«Ha avuto una crisi! Svelti, 10 cc di Diazepam, presto!»
«Tsukki! Tsukki ti prego!»
«Ohi, Tsukishima, non ti permette di…! Svegliati!»
«Dovete uscire, non potete stare qui!»
«Ragazzi, dovete usci-»
«TSUKKI! Dovevamo andare avanti insieme!»
Era il momento di scegliere. Sogno o realtà? Rimanere per sempre nel suo limbo di perfezione e morbosa tranquillità o svegliarsi e affrontare le conseguenze del suo insuccesso? È più deprecabile abbandonare la vita per un sogno, o è più complicato abbandonare un sogno per la vita?
Aprì gli occhi, guardandosi intorno.
Le lacrime, i sorrisi, le urla dei suoi amici –dei suoi compagni- che lo investirono furono una risposta più che sufficiente.
 
 
 
Note Palkette ~❀ 
Zalve! ♥ 
Riappaio con questa ispiratissima TsukkiYama, scritta una decina di giorni fa. E' il mio primo (e unico, penso) tentativo di angst, ma il promp *frase in grasetto* si prestava troppo bene GNNN
Ok, dicevamo! non so come possa essere uscito, anche se alla mia Tsukka piace e tanto basta (ma se piacesse anche a voi ne sarei molto felice :3 ), pero' alla fine non ho resistiro e quindi happy ending per tutti!!
Detto cio', se riconoscete la frase che sta alla base di tutto meritate una medaglia e tutta la mia solidarietà!!
Alla prossima, CHUUUUUU
  
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