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Autore: maryku    20/05/2009    3 recensioni
Una mappa. Un tesoro di un pirata di cui si sa poco e niente. Uno spirito che dimora in una sfera. Una nave che solca l'universo. Un nemico misterioso. Akane si troverà a essere la custode della mappa, molti sono gli ostacoli che dovrà affrontare, fortunatamente troverà anceh personaggi di nostra conoscenza pronti ad aiutarla.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Alternate Universe (AU), OOC | Avvertimenti: nessuno
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Mi scuso con tutti! Non avendo più internet e non riuscendo a contattare la beta (se lo leggi elly scusami se non ti ho detto nulla, ma non riuscivo a contattarti!) ho fatto molòto, molto tardi con la pubblicazione. Mi dispiace fdavvero tanto! Il peggio è che non so nemmeno quando riuscirò a pubblicare l'altro, ma è già in lavorazione. 

Scusate, ma non riesco a ripondere alle recensioni. Sappiate solo che dico una marea di grazie a chi ha recensito e anche chi ha aggiunto la fanfic fra le preferite o le seguite, siete favolosi! Scusate se non riesco nemmeno a commentare, appoena riavrò internet mi rimetterò in paro!

Adesso vi lascio al capitolo, alla prossima, spero che sarà presto!

Buona lettura!


Capitolo 10

 

I rumori le arrivavano ovattati. Sentiva in sottofondo due voci che parlavano, dicevano qualcosa su una partenza imminente e sul fatto che non arrivavano gli “altri”. Lei non aveva la minima idea di chi parlassero e nemmeno le interessava, voleva solo continuare a dormire... D’altronde non aveva niente a che fare con quelle voci.

Era solo una vagabonda, una persona che in pochi aiuterebbero aiutato, e che stava dormendo per terra, motivo in più per tenersi in disparte. Doveva solo stare attenta a quella che chiamavano polizia, che in realtà era solo un ammasso di gente ingorda che seguiva delle regole proprie sotto la supervisione sciocca e infantile dell’“Alleanza Dei Pianeti”, come si  facevano chiamare quegli inutili scansafatiche che governavano la pace dei mondi. Facevano proprio un bel lavoro, quelli! Lasciavano che l’inquinamento si espandesse a vista d’occhio pensando solo ai loro soldi, per questo lei aveva deciso di rimanere fedele a se stessa per sempre e non seguire le stupide regole di quell’Alleanza...

Sì, non aveva nessun obbligo, nessuna voglia di alzarsi da quel pavimento solo per vedere gli sguardi inorriditi di chi credeva veramente nelle regole imposte dall’Alleanza. Nessun motivo apparentemente importante, a parte quello di cercare...

I pensieri le si schiarirono all’improvviso e ricordò dove si trovava. Aprì di scatto gli occhi, girandosi appena e vide il padre che dormiva placidamente, senza nessuna preoccupazione.

Per loro fortuna ancora non li avevano scoperti, le botti erano, per ora, al loro posto e li coprivano perfettamente.

Affinò l’udito per percepire qualsiasi rumore sospetto, anche solo quello del rombo dei motori, ma, a parte quelle voci che insistentemente chiacchieravano, non sentiva nient’altro.

Tirò un leggerissimo sospiro di sollievo. Non erano ancora partiti, non li avevano scoperti e per di più avevano dormito in un posto molto comodo rispetto alle fogne della città.

Si accoccolò vicino al padre, sbadigliando. Forse avrebbe potuto farsi un altro sonnellino...

In quel momento sentì le voci avvicinarsi. Mai un momento che potesse stare tranquilla!

Si fece più attenta a quei suoni, sperando che le dessero qualche buona informazione.

- Sempre in ritardo, sempre! Mai una volta che possiamo partire all’ora stabilita - disse una voce maschile, alquanto alterata.

- Mousse, a te non da affatto fastidio che loro siano in ritardo, ma che lo sia anche Shampoo - disse una seconda voce, più bassa dell’altra.

- A dire il vero qui nessuno è in ritardo; Obaba ha detto che saremmo partiti fra mezz’ora, e state sicuri che per quell’ora saranno arrivati tutti - li ammonì stavolta una ragazza.

Si sporse appena oltre le botti, per vedere chi aveva parlato. Davanti a lei scorse tre figure, due ragazzi, uno con un lungo kimono bianco l’altro con una bandana gialla in testa; e una ragazza, con due occhi azzurri chiarissimi.

- Sakiko, lui è il vice-capitano e non dovrebbe andare in giro per la città quando qui c’è tanto lavoro da fare - disse quello con il kimono bianco.

- Non cambiare discorso, prima di tutto Obaba gli ha dato il permesso, quindi voi due non potete farci nulla, e poi stiamo pur sempre parlando... ok, lo ammetto, fate bene ad essere preoccupati, ma conoscendo Ranma sarà già scappato da Shampoo... - disse la ragazza, che a quanto pare si chiamava Sakiko.

Al di là delle botti, un sorriso di trionfo si accese dietro un mantello scuro. La nave era quella giusta, per una volta!

- Così non aiuti - sbuffò appena quello con la bandana.

- Ormai non ho altro da fare se non quello di aiutare Obaba - sussurrò Mousse, incamminandosi verso i barili. Il sorriso si spense e la ragazza nascosta cercò di non farsi vedere.

- Muosse, attento al palo... - cercò di avvisarlo qualcuno.

Un rumore fece capire alla figura che quel Mousse era andato a sbattere. Non le importava granché di quello che si era fatto visto che, per fortuna, non li aveva scoperti.

Sospirò di sollievo, prima che il padre cominciasse a russare come suo solito. Lo guardò inorridita. Possibile che dopo essere scampata a quel Mousse lui dovesse mettersi a russare? Prese un sacco lì vicino e glielo buttò addosso, facendolo smettere in fretta.

L’uomo cambiò posizione e il mantello da viaggio si tolse un poco dalla sua testa, mostrando la calvizia. Sbuffò, esasperata, e lo coprì nuovamente, con delicatezza. Sarebbe stata una giornata molto lunga.

 

Akane stava sbuffando senza ritegno. Nabiki, dopo che era corsa fuori, le aveva detto, no, ordinato di andare a comprare saponi, tra cui shampi e balsami pregiati, e, come se non bastasse, stuzzichini vari per i prossimi giorni. Stavolta il viaggio per il prossimo rifornimento sarebbe stato più lungo, non potevano stare senza queste cose che la sorella aveva definito “essenziali”. Per Akane non erano che l’ennesima perdita di tempo. Inoltre, come se non bastasse, doveva portarsi appresso una delle buste, visto che per Nabiki erano troppo pesanti.

- Ma è mai possibile che debbano succedere tutte a me? – si lamentò la mora, battendo i piedi a terra come una bambina.

Continuando a lamentarsi senza ritegno, lasciò cadere a terra ciò che aveva in mano, che si andò a schiantare sul piede di un estraneo.

Akane volse lo sguardo verso il basso, recuperando in fretta le sue cose.

- Mi dispiace, non l’ho fatto apposta – la ragazza alzò gli occhi e vide un uomo. Aveva un che di familiare, ma non ricordava di averlo mai incontrato.

- Questa è la seconda volta che mi vieni addosso, ragazzina – ringhiò, guardandola con disprezzo.

- Non mi ricordo di lei – disse la giovane, con voce fredda e distaccata.

- Già, sono troppo in basso per te, forse? Oppure sei proprio tonta? Ma il tuo amichetto stavolta dov’è? – chiese a raffica l’uomo, guardandosi intorno per scrutare la gente con occhiate di fuoco.

Lei sgranò gli occhi capendo solo in quel momento chi era. Si ricordava di lui, il giorno in cui doveva partire e era rimasta indietro, il suo primo incontro con Ranma.

- Ora mi ricordo... Cosa vuole da me? – chiese Akane, intimorita e incerta sulle sue intenzioni.

- Gempachi, datti una calmata... Non vedi che la ragazza è spaventata? – un uomo, che non superava i trenta anni d’età, si avvicinò ai due, sorridendo di sbieco.

- Non intendo farle nulla, lo sai anche tu – disse Gempachi, storcendo la bocca.

- Giusto, ma lei non lo sa… - gli fece notare l’altro. I suoi occhi a mandorla, così rari in quel pianeta, avevano il colore dell’oro e guizzavano da lei all’altro, osservandoli con occhio critico.

- Lo so cosa devo fare, Hoitsu, non… - cominciò Gempachi, solo per venire interrotto da Akane.

- Chi siete voi due? E cosa volete da me? – la voce le era uscita forte e chiara, ma non era così sicura di se stessa. Strinse più forte la busta, cercando in tutti i modi di non far trasparire dai suoi occhi la confusione interiore che sentiva.

- Siamo stati due maleducati! Come possiamo non presentarci a una bellezza come te? - fece un mezzo inchino, indicandosi con la mancina – Io sono Hoitsu, mentre lui è Gempachi. Siamo… “marinai”, se così ci possiamo chiamare, come te, d’altronde.

- Forse… Non so se posso definirmi un marinaio... - biascicò Akane, guardando quegli intensi occhi dorati, per poi spostare lo sguardo verso i capelli, castani e anonimi. Era vestito con degli abiti comodi, ma eleganti, che facevano risaltare la sua pelle scura.

- Come? Non sei tu che solchi il cielo con quella stupida imbarcazione? Ah! Quella non si può nemmeno chiamare nave tant’è ridicola! – Gempachi scoppiò in una risata sguaiata, posando la manona sopra la pancia.

- Scusa per quell’incivile, non sa trattare con una signorina – il sorriso che le donò fu così sincero, spietato e malefico, che non poté fermare il brivido che le salì lungo la schiena. Nonostante i suoi modi educati e l’aspetto affascinante, aveva un’aria tenebrosa che allontanava la gente.

- No… Non è… - Cosa voleva dire? Che non era un problema? In realtà voleva dirlo, voleva urlare che non c’erano problemi e sorridere ai due sconosciuti che la affascinavano, anche se aveva capito che non era gente per bene, ma allo stesso tempo aveva il disperato bisogno di scappare.

Non riusciva a capire quello che volevano da lei. Più si insospettiva, più i modi di quell’Hoitsu si facevano gentili e quelli di Gempachi rudi.

Però non poteva dire che andava tutto bene. Non era vero, perché anche in quella maledetta situazione ripensava a Ranma e a quando l’aveva salvata dall’uomo davanti a sé.

- Cosa succede? - chiese premurosamente l’uomo dagli occhi dorati.

- Voglio sapere cosa volete da me! – si ritrovò ad esclamare, prima ancora di aver formulato il pensiero.

- Credo che questa sia... – cominciò Hoitsu, per poi venir fermato dall’altro.

- Ragazzina, penso che tu voglia sapere troppo. Chi ti credi di essere? Per non parlare della scorta che ti sei portata, che c’è, hai forse paura? – volse lo sguardo dietro di lei e, se non fosse per la confusione che si sarebbe creata, avrebbe sicuramente fatto a pezzi qualcosa... o qualcuno.

Akane, stupita, girò la testa, però non vide nulla, se non i soliti passanti del centro commerciale.

- Secondo me non è... Gempachi! – lo sgridò Hoitsu.

L’uomo si era girato di scatto, furioso, e, non ascoltando nulla, si diresse a grandi passi lontano da lì, verso l’uscita.

- Mi dispiace che si sia comportato così, spero solo che starai bene. Vedi di tenere stretta a te la mappa... – le sorrise, mentre gli occhi lanciarono una scintilla di malignità, poi raggiunse l’altro.

Akane li osservò girare l’angolo, poi sospirò. Stava per rilasciare tutta la tensione e ripensare a ciò che le era appena successo, quando un flash le attraversò la testa.

- Attiri sempre le disgrazie, non posso allontanarmi un attimo che ti si avvicinano i tipi peggiori! – esclamò una voce maschile dietro di lei.

Si girò, vedendo il profilo asciutto di Ranma e si perse per un secondo nei suoi occhi azzurri. Non sapeva che fare, troppo sorpresa dal suo arrivo, così, senza pensarci oltre, girò i tacchi diretta verso un negozio di profumi.

- Mi hai visto oppure sono trasparente? – chiese leggermente irritato il ragazzo, seguendola malvolentieri dentro quella stanzetta piena di donne che lanciavano piccoli urletti mentre passava.

Akane ignorò il tentativo di far conversazione e si diresse verso i saponi, guardandoli con attenzione.

- Senti, è la seconda volta da quando ci conosciamo che quel tizio ti si avvicina, per caso lo conosci o...? – cercò di dire Ranma, ma venne bruscamente fermato dalla mano alzata di lei, che gli imponeva il silenzio.

- Sto pensando, potresti azzittirti? – esclamò con stizza, adirata.

- Finalmente hai parlato! Pensavo fossi diventata muta... –

Un flacone di sapone per il corpo volò verso di lui, che lo prese senza una piega.

- Sei troppo lenta.

- E tu sei un baka! Ho detto di stare zitto! Quello lì sapeva della mappa, dannazione! – urlò Akane. Ranma le tappò la bocca con la mano.

- Vedi di non farlo sapere a tutto il mondo... – le sussurrò all’orecchio, prendendo qualche sapone a caso e andando velocemente alla cassa.

- Aspetta, se prendo quelli Nabiki mi uccide! – disse Akane, cercando in tutti i modi di fermarlo.

- Per un sapone?

- Sì, tu non le conosci proprio le ragazze! – disse esasperata, tornando indietro e, dopo aver controllato che i saponi fossero quelli giusti, andò alla cassa a pagarli.

- Bene, adesso possiamo tornare alla nave?

- Se vuoi tornaci tu, io devo finire le compere... – uscì in fretta dal negozio, incamminandosi verso l’alimentari.

- Te l’ho detto, se mi allontano anche solo per un secondo ti si avvicinano i tipi peggiori, anche se non capisco perché quel tipo ti ha chiamata bellezza con la vita larga che ti ritrovi – disse Ranma, annoiato da quel dannato centro commerciale.

- Baka! – urlò Akane, dandogli un pugno in testa.

- Maschiaccio... – biascicò lui, massaggiandosi la parte dolorante.

- Ai Len! Ai Len! Dove sei? – un grido femminile lo ridestò. Sgranò gli occhi, seguito a ruota da Akane, e entrambi riconobbero tra la folla la chioma viola di Shampoo.

- Non di nuovo! Non è possibile... Mi segue dappertutto! Perfino qui dove non sarei mai entrato.  

- Allora scappa, non le dirò dove vai – sussurrò la mora, pagando ciò che aveva comprato.

- Non glielo dirai...? Che vuol dire?

- Che non sono così perfida, anche se te lo meriteresti.

Akane prese l’ennesima busta, adesso si sentiva un mulo. Nabiki, in un modo o nell’altro, gliel’avrebbe pagata.

All’improvviso il peso diminuì. Si guardò intorno, stupita e impaurita. Se la sorella non avrebbe avuto ciò che voleva...

- Se ti sbrighi possiamo correre assieme, no? – le propose Ranma. La ragazza si girò, per ringraziarlo almeno una volta, ma lo ritrovò di spalle, senza vederne il viso. Non se la sentì di parlargli in quel momento.

Il codinato saettò verso l’uscita, più veloce di quanto lei gli avesse mai visto fare.

- Grazie... – sussurrò, per poi seguirlo.

In quel momento, anche Shampoo si recò verso l’uscita, affranta per non aver trovato Ranma.

 

- Sai qual è la cosa più brutta? – chiese una voce, mentre osservava una ragazza con lunghi capelli blu litigare con una viola per un ragazzo, che scappava con due buste in mano.

- Sentiamo – disse un’altra voce.

Gli occhi dorati saettarono dalla scenetta al foglio con le informazioni sulla mappa… e su Akane.

- Che questa ragazza non è male, non è per niente male… - esclamò, stropicciando la carta nelle mani e dandogli fuoco con un accendino.

- Sì, vero, ma non è questo il brutto, o sbaglio? – ridacchiò portandosi la manona sulla bocca.

- Vero. Però sono sicuro che sapranno portarci dove vogliamo – sorrise diabolicamente, guardando per un’ultima volta i tre che si inseguivano a vicenda, poi voltò le spalle al gruppetto, dirigendosi verso la sua imbarcazione.

   
 
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