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Autore: Vulpes Fennec    09/12/2016    1 recensioni
Ispirata dalle parole della vecchia canzone di Claudio Villa " La capinera" e la serie animata "Miraculous Ladybug & ChatNoir".
Tratto dal testo:
"... I monelli giocavano per strada, e tra di loro una bambina dalla chioma corvina cercava di riprendere un nastro cremisi, che faceva coppia con uno che le teneva metà dei capelli raccolti in un codino.
La bambina mi osservò sorridendomi, ..."
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Cap•4

Mi svegliò la luce che penetrava da uno spiraglio della tenda.
Ero annebbiato dopo una notte movimentata, turbato da sogni che già al momento del risveglio erano spariti, portati via dalla notte per dare spazio alla luce e all'allegria di un mattino di fine estate.
Marinette, la pensai e quasi a comando, in quel momento, iniziai a sentire il suo leggero cicaleccio con Alya.
Le voci erano ovattate dai due piani che ci separavano eppure ero certo che fossero in cucina in quanto sentii una porcellana rovinare a terra.
Corsi giù per le scale preoccupato per l'accaduto, tirando un respiro di sollievo nel vederle incolumi, ma in un secondo la mia preoccupazione riprese nel vedere un rigolo di sangue solcare la mano  di Marinette.
«Mio Dio Marinette!» raccolsi la sua mano tra le mie, la sua pelle, più delicata della porcellana, si era ferita, così come il piatto a terra.
«Adrien tranquillo non è niente, solo un taglietto» il che era vero, eppure la mia preoccupazione non si fermava neanche al vedere che era poco profondo e della lunghezza di pochi centimetri.
«Cos'è successo?» domandai cercando di uscire da un' apnea creata dallo sgomento.
«Solo una disavvedutezza, perdonami» si strinse nelle spalle come in attesa di una sgridata.
«Vai a medicarti e poi mangiamo okay? » sfiorai con la punta di un dito la ferita fresca e ciò le fece ritrarre leggermente la mano, per poi voltarsi verso Alya ed essere accolta dalle sue mani con un piccolo bendaggio.
Nel bon-ton vigeva ancora la buon usanza che se si andava a mangiare da qualcuno non bisognasse arrivare lì a stomaco vuoto per poi rimpinzarsi di cibo, soprattutto per quanto riguardava le fanciulle, perciò ci rifocillammo a dovere prima di uscire.
Io mi avviai  prima di Marinette verso la dependance ove tenevo la mia automobile coperta da un telo, siccome la utilizzavo di rado.
Era un gioiello moderno, quattro posti di pelle fiammante e la vernice nera metteva in risalto le inserzioni e i fanali d'ottone, eppure non era niente messo in confronto   alla bellezza di Marinette, che riparata sotto un parasole, sfoggiava un abito azzurro decorato da un nastro rosa alla vita.
Si avvicinò alla vettura e l'aiutai a salire.
«Posso guidare?»
«No!» ero quasi spaventato all'idea che Marinette volesse guidare, dato che la sua goffaggine si faceva sentire sempre al momento sbagliato.
Ripensando alla sua sbadataggine guardai la mano ferita che ora era bendata e nascosta da un leggero guantino azzurro.
«Daaii! Ti prometto che sto attenta» mi guardò languida, con gli occhi come acqua,  mentre provava a rompere gli argini della mia rigida corazza.
Neppure io riuscivo a liberarmi di quella mia inflessibilità, eppure lei c'era riuscita, quella volta, il giorno del nostro primo incontro.
«La prossima volta e poi non é bello vedere una donna guidare»non riuscii a dirle "sì".
«E poi ora é tardi, dobbiamo fare in fretta» dissi guardando l'orologio.
Sfrecciammo per la strada e in poco tempo ci ritrovammo al centro di Parigi, davanti ad una villa di medie dimensioni.
Nino avrebbe potuto permettersi una villa tre volte più grande, ma non amava farsi notare. Ad aprirci il portone fu una delle domestiche ma poi fummo subito accolti da Nino.
«Adrien!»
Mi abbracciò, come se non ci vedessimo da una vita.
«Tu invece sei la graziosa Marinette» disse porgendole un baciamano,  come se la conoscesse da una vita; lei invece sembrava leggermente stupita da quella sua spigliatezza nei suoi confronti.
«Voi invece dovete essere Nino» disse ridendo leggermente.
A quello spettacolino non riuscii a trattenere una risata  
«Marinette, ti prego, dammi del "tu" e che ne dite di un buon thè e pasticcini? » chiese Nino
Io alla sola idea dei dolci mi illuminai, facendo così ridere Marinette.
«Cosa c'è? » chiesi guardandola
«N...Niente ahahah»
«Credo si riferisca al rigolo di bava che ti viene ogni volta che pensi ai dolci» completò Nino il pensiero di Marinette, toccandosi l'angolo della bocca.
«Non é vero che sbavo» dissi tra le risate dei due mentre mi tastavo l'angolo della bocca.
Ci sedemmo ad una tavola rotonda, imbandita di croissant e macarons colorati, nella serra decorata da mille piante diverse.
Marinette si tratteneva dal mostrare le mille sfaccettature della sua emozione in quel momento così magico ai suoi occhi.
Perdemmo la mattina in chiacchiere e dopo il pranzo ci riposammo nel salotto.
«Adrien mi ha detto che suoni il piano» disse Nino rivolgendosi a Marinette.
Appoggiata al divano sembrava volesse sprofondarci.
«Non direi di saperlo suonare...» mi guardò.
«Però ho saputo da Adrien che voi invece siete molto bravo»
«Sì, sono abbastanza bravo, ma mai quanto Adrien, io sono più portato a questo» disse prendendo un violino che stava appoggiato ad un pianoforte a muro.
Nino mi fece segno di andare da lui vicino al piano, mi posò uno spartito, io al piano e lui al violino. Iniziammo a suonare.
Marinette, nel sentire la combinazione dei due strumenti sembrava persa, vagante in una miriade di colori e sensazioni che le si accesero in testa, e quando finimmo sembrò risvegliarsi da un sogno.
Messi via gli strumenti e ci sedemmo nuovamente, io sul divano con Marinette e Nino davanti sulla poltrona.
«Ora dobbiamo trovare una spiegazione plausibile alla tua presenza qui Marinette...» riportai tutti alla realtà.
«...c'è bisogno che ti si inserisca in società senza dare una cattiva impressione»
Si fece piccola e serró le labbra, leggermente a disagio.
«L'altro giorno é andata a fuoco la casa dei Moreau» sentenziò Nino
«...non ho capito» risposi io
«Claude Moreau, uno dei più grandi donnaioli di Francia, e tutta la famiglia sono morti nell'incendio»continuò lui
Sgranai gli occhi, continuando a non  capire.
«Credo che abbia avuto talmente tanti figli illegittimi da farne un esercito e se una di quelle fosse una mia cara amica, di cui suo padre mi ha chiesto esplicitamente di prendermi cura?»
«Continuo a non seguirti mio caro amico, chi sarebbe questa ragazza?»
«Questa ragazza» disse indicando Marinette
«Come se darle della bastarda aiutasse la sua immagine>»
«Adrien, é sempre meglio di una ragazza di strada »
Marinette si alzò, offesa da quel commento.
«Io credo che andrò ad osservare i fiori nella serra, appena voi due gentil uomini avrete finito di mettere su la mia recita teatrale vi prego di venirmi a chiamare» ci fulminò con lo sguardo e sia io che Nino provammo un brivido lungo la schiena.
Noi non facemmo altro che annuire e lei se ne andò.
Restammo in silenzio qualche minuto, scambiandoci sguardi misti tra paura e colpevolezza.
Fu Nino per primo a parlare
«Non volevo offendere»
«Tranquillo, lo capirà. Però Marinette ha ragione, dobbiamo finire di mettere su la recita> dissi massaggiandomi la base del setto nasale.
«Dove eravamo rimasti?...Sì! Marinette figlia illegittima di Moreau. Può andare» sentenziai
«Davvero? Ma non avevi detto…»
«Lo so, solo che non mi viene idea migliore» dissi appoggiandomi meglio alla schienale, come se quel gesto rilassante potesse portarmi ad un'idea migliore.
Guardai l'orologio e notai che il tempo era volato.
«Meglio se torniamo a casa, vado a chiamare Marinette»
Arrivammo alla serra e trovammo Marinette dormiente su un divanetto sotto una cascata di fiori e circondata da piante, così addormentata sembrava una ninfa, quasi mi dispiaceva svegliarla.



Angolo autrice:
OH MIO DIOOO!! SCUSATE!!! Ho fatto tardissimo! Davvero scusatemiii!!! Con i due giorni di vacanza sono finita in culo ai lupi senza pc e non vi ho nemmeno avvertito.
CHIEDO PERDOONOO!!! sono un verme, un verme verminosooo

Okay ciurmaglia dopo sta scenetta alla Pena (Hercules) passiamo alle cose serie.
Per la seconda volta non sono riuscita a postare disegni, ma prima o poi capirò come diavolo si fa, lo so ! sono stupida
Bene, non ho nient'altro da dire se non il solito, se avete qualche cosa da farmi notare non siate timidi a lasciare un commento, o anche solo per fare domande, anche stupide(tanto la mia vita è noiosa e sono spesso online, anche solo per fissare i numeri delle persone che entrano o escono dal sito…la mia vita è così emozionante YUPPI!) ringrazio ancora tantissimo per i commenti lasciati al capitolo precedente, spero che questo non vi abbia deluso(così come per i prossimi)
Al prossimo episodio Vulpes Fennec ^^
   
 
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