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Autore: Lady R Of Rage    09/12/2016    1 recensioni
In un’altra vita, Mettaton è stato un tiranno. Un dittatore totalitario, subdolo e crudele quanto inquieto e spaventato, che ha costretto il proprio regno in un regime di terrore per il quale ha pagato con la propria vita.
Nel presente, Mettaton scopre segreti su sé stesso che non avrebbe mai immaginato. Viene messo davanti a un lato del proprio essere che non avrebbe mai voluto vedere, che odia e teme allo stesso tempo. E quando le richieste d’aiuto non ottengono risposta, dovrà prendere in mano la situazione da solo.
E salvarsi: perché la sua vita non è uno spettacolo e il finale lo sceglie lui.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Alphys, Asgore Dreemurr, Mettaton, Papyrus, Sans
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!
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- Questa storia fa parte della serie '#MTTBrandVitaDiM...'
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Atto I: Riconoscimento

"The actor playing the King is awful. I mean, really bad. I guess he's supposed to be, like, this really complex character, but he just has sort of these weird mood swings, and out of nowhere goes nuts, and none of it's convincing and it all sounds so silly."
(Nostalgia Critic - Disneycember: Maleficent)

“Re Mettaton I?”.
Mettaton era troppo basito per commentare. Sapeva che avrebbe dovuto ridere, o urlare, ma non riusciva a scatenare nessuna reazione nel proprio viso.
Per essere un fotomontaggio, era davvero realizzato bene. Non vedeva nessun segno di contraffazione. Sembrava una foto vera in tutto e per tutto. Perché era stata lasciata in quel punto, poi? In mezzo alla neve, in un punto isolato dove non veniva mai nessuno: un luogo bizzarro per conservare i propri segreti. Forse quella persona aveva la sue buone ragioni per fare di quel punto il suo antro privato, ma a Mettaton quelle ragioni non importavano.
Continuò ad esaminare la foto e i fogli scritti, cercando di capire cosa significassero.
“Che sia qualche follia dei miei fan?”. Doveva essere l’unica possibilità. Qualche fan particolarmente esaltato che si era divertito a scrivere un fotoromanzo con lui protagonista. In tal caso, però, come faceva a sapere della forma EX? Non l’aveva mai mostrata a nessuno, e aveva fatto sempre di tutto per non essere visto da nessuno nei momenti in cui la sfoggiava. 
Sicuramente era colpa di Alphys. Mettaton gliel’aveva detto, tante e tante volte, di conservare il segreto per lui. Figurarsi, però, se quella sciocca era in grado di fare un favore a un amico che fosse uno.
“Me la vedrò dopo con lei” decise, sbottando nella propria testa. Quegli appunti erano troppo succulenti, ormai, per essere lasciati da parte.

Caro diario,
Oggi è una bellissima giornata. 
Non ci crederai mai: dopo la morte di Asgore il Sottosuolo ha me come suo successore.
Non sono sicuro di sapere perché abbiano scelto proprio me. Non ho alcuna esperienza in fatto di politica: tutto quello che so fare è intrattenere.
Comunque vada, sono molto eccitato. Avrò bisogno di un consiglio, di una nuova guardia, e naturalmente di un look tutto nuovo. Ho disegnato alcuni modellini che piaceranno senz’altro a tutti quanti. Sarò un sovrano spettacolare, me lo sento nei circuiti. Potrei mettermi a ballare di gioia.
Voglio che tutto il Sottosuolo sappia che grande re hanno scelto nella mia persona. Riempirò tutto il regno di mie immagini. Aiuole che formano il mio nome. Cancelli scolpiti nella forma del mio sorriso. E il mio programma in rotazione, ogni momento, su tutti i canali.
Lo adoreranno, ne sono certo. 
Ora ti devo lasciare, caro diario. Devo andare a raccontare ad Alphys la bella notizia. Una ragazza intelligente come lei merita un posto di rilievo nella mia corte. Sarà il mio modo di farmi perdonare per averla trattata così male negli ultimi tempi.
Spero davvero che apprezzi.
Ci vediamo presto.
Mettaton.

Il robot sbatté gli occhi
“Io? Successore di Asgore? Proprio io?”. Ridacchiò sfogliando la pagina. A volte, durante i suoi numerosi sogni ad occhi aperti, si era immaginato nei panni di un re, ma esserlo davvero? Sembrava così eccitante ed esaltante, meglio di qualunque ruolo da protagonista. 
Comandare, ordinare, esigere… si leccò le labbra, affascinato dall’attrattiva.
Qualunque stramba storia essa fosse, andava letta fino in fondo. Infilò il foglio rosa nella custodia di plastica e passò al secondo. La foto raffigurava sempre lui (o meglio “Re Mettaton I”… doveva ancora abituarsi a quell’insolito appellativo) in piedi su un lungo tappeto rosso. Stavolta, oltre a mantello e corona, portava anche un lungo abito rosa, con uno strascico da almeno tre metri. Notò ridacchiando che Burgerpants arrancava alle sue spalle, reggendolo a fatica con le zampe.
Ai suoi fianchi c’era una coppia di scheletri in giacca e cravatta. Uno era alto e magro, l’altro basso e paffuto, ma tutti e due portavano completi identici, occhiali da sole neri ed auricolari nei punti in cui avrebbero dovuto esserci le orecchie. Riconobbe gli amici di Alphys, gli scheletri di Snowdin: aveva visto la loro casa sporgere da sopra gli alberi mentre veniva traghettato verso il suo posto segreto.

Caro diario,
Il mio regno sta andando avanti a gonfie vele. Tutti mi adorano, mi salutano per strada, gettano fiori ai miei piedi, mi acclamano come un salvatore.
Sono molto orgoglioso di me. Non credevo che applicare l’intrattenimento alla politica avesse effetti così positivi.
L’unico problema è che Alphys non mi ha perdonato.
O forse l’ha fatto, ma io non lo saprò mai: non sono riuscito a trovarla. Ho cercato per tutto il laboratorio, chiamando il suo nome nella tenebra, ma nessuno è arrivato.
Sono spaventato, mio caro diario. Temo davvero che sia accaduto l’inevitabile. 
No, non mi rassegnerò. Continuerò a farla cercare. Deve essere viva. Ho bisogno di lei.
Ho parecchi problemi di hardware, adesso. Sans fa del suo meglio per aiutarmi e ripararmi, ma non ha la sua precisione. A volte sento ancora dolore dopo i controlli.
Sans e suo fratello Papyrus sono i miei agenti. Sono due scheletri, vengono da Snowdin Town ed erano amici di Alphys e Undyne. Io non li conosco ancora tanto bene, ma mi stanno discretamente simpatici. Papyrus mi adora; Sans un po’ meno. Non amo la sua compagnia. Mi guarda come se sapesse cose su di me che non dovrebbe né vorrebbe sapere.
Adesso vado, caro diario. Sono tornate le guardie dalla ricognizione. Forse hanno trovato degli indizi su dove è finita Alphys.
Ti farò sapere
Re Mettaton I

“Tipico di Alphys scappar via di fronte ai problemi” pensò Mettaton riponendo il secondo appunto. L’autore degli appunti misteriosi doveva conoscerla bene, per descrivere il suo carattere in modo così azzeccato. Era lui che sembrava non conoscere del tutto. 
“Perché dovrei preoccuparmi di una scappatella di Alphys? Ormai la conosco bene: a volte sente quell’assurdo bisogno di scappare a nascondersi. Non la cerco neanche più, quando lo fa”.
Nella terza foto, Re Mettaton I era seduto nella sala del trono, arredata con un gusto barocco che il robot apprezzò immediatamente. Il trono era stato arricchito con smalti colorati, nei colori del bianco, del nero e del rosa. Alle pareti era stata messa una carta da parati rosa pastello, luccicante di porporina; il pavimento era lastricato di marmo candido, anche se a giudicare dai ciuffi d’erba che sporgevano attraverso le piastrelle, in precedenza c'era stato un giardino. Il lampadario era di cristallo delle Cascate, e lasciava sul corpo androgino del robot, fasciato da un abito nero con lo spacco, tracce di luce iridescente. 

Diario mio caro,
Ogni giorno che passa mi sento meno adeguato. Non so cosa mi stia succedendo. Sto commettendo un errore dopo l’altro, e nonostante tutto non riesco a smettere.
Alphys non è ancora tornata. Ho sguinzagliato guardie e soldati a cercarla per tutto il Sottosuolo. Devono trovarla, devono portarla da me. Non può avermi abbandonato. Non può aver fatto ciò che credo abbia fatto.
Sono stanco, caro diario, e credo davvero di star impazzendo. Stamattina, nella piazza centrale di New Home (che ho fatto ribattezzare mesi fa “New Mettaton”), uno dei vecchi del Sottosuolo non si è inchinato al mio passaggio. Quello che è accaduto dopo… oh, faccio fatica a descriverlo.
Non ci ho visto più, diario. Mi sono gettato su di lui, afferrandolo per il carapace. Ho urlato qualcosa, non ricordo cosa. C’entravano le parole “traditore” e “insubordinazione”. 
Poi ho caricato il cannone e…
Oh, diario mio adorato. La polvere ancora riempie i miei interstizi.
Polvere vecchia, polvere nuova: la sento che mi contamina come un virus. Non so quante volte ho agito così: cerco di controllarmi, ma ogni volta ci ricasco. Perché non riesco più a tollerare il pensiero della gente? Perché mi sto comportando in questo modo? Non volevo essere un tiranno, non volevo far soffrire il mio popolo. Questo non è il comportamento di una star.
A Papyrus, io e Sans diciamo che la gente che scompare va in vacanza. Suo fratello mi ha chiesto così e io non mi sono permesso di dire altrimenti. Papyrus sembra crederci. Speriamo che sia vero: almeno una persona che mi apprezza genuinamente deve restare.
Il mio unico vero conforto, adesso, è trascorrere il tempo con mio cugino Napstablook. Nonostante mi guardi anche lui con quell’aria, come se vedesse nel profondo del mio animo e si accorgesse del mostro che sto diventando, la sua musica mi rassicura. Credo che mi voglia bene nonostante tutto e gliene sono grato. 
Adesso devo andare. Ho un’apparizione pubblica fra un quarto d’ora. Sans ha scritto per me un bellissimo discorso da pronunciare.
Re Mettaton I

Mettaton rischiò seriamente di trasalire ad alta voce.
Che razza di storia era quella? Rappresentarlo nei panni di un assassino, di un tiranno? Come osava, l’autore o autrice della storia, offendere in tal modo la sua reputazione? 
Chiunque fosse, poi, sapeva davvero troppe cose su di lui. Cose che nessuno avrebbe mai dovuto sapere: Napstablook e la sua musica significavano troppo per lui perché andasse a sbandierarli ai quattro venti. Gli umani chiamavano quel tipo di persone stalker, per quel che sapeva, e sapeva anche che molte star tendevano ad incontrarli, ma non ci teneva affatto a sperimentare la sensazione. 
Ormai la curiosità era inarrestabile. Mettaton mise mano alla quarta fotografia: se avesse potuto sbiancare sarebbe stato pallido come il gesso.
La foto raffigurava una statua di Alphys, di pietra violacea probabilmente presa dalle rovine, con ai piedi una piastra in ferro scolpito, che si rivelò essere esattamente quello che Mettaton pensava che fosse. Fu in quel momento che i fogli cominciarono a spaventarlo. 

Diario, mio tesoro,
Ormai non c’è modo di nasconderlo: Alphys è morta.
Oggi ho trovato il coraggio di entrare nelle stanze nascoste del laboratorio. Ho abbattuto la serratura con una cannonata e sono scivolato nel profondo del sotterraneo.
Ho trovato polvere, mucchi di polvere molliccia che non riconosco. Non voglio sapere cos’è successo ai mostri che la composero.
Ho trovato una lettera accanto a uno dei mucchi di polvere, dentro una busta. Non ho trovato il coraggio di aprirla, ma ho capito. Ho capito tutto, e mi sono sentito mancare.
Il Sottosuolo è infelice, stanco di vedermi in ogni angolo e sentirmi parlare. Mi sento così in colpa, non immagini neanche. Ormai piango sempre più spesso, e quando mi passa, per sfogarmi, finisco col prendermela con qualche altro innocente.
Non mi piace più nulla, ormai. La musica mi deprime, trascorrere il tempo con Sans e Papyrus mi nausea, cantare e ballare mi stucca, e nemmeno Napstablook è in grado di confortarmi. Ogni volta che lo vedo, il mio senso di colpa si fa più forte. Non riesco più a incontrarlo: so che ne soffre, ma non posso permettermi altrimenti.
Perdonami, diario mio adorato, se ungo le tue pagine con le mie brutte lacrime nere. Sono davvero disperato, e tu sei l’unico confidente che mi è rimasto.
Ti lascio, mio amico. Sans è al telefono. Credo sia l’umana. Devo fingere, devo mostrarmi felice. Almeno lei deve ricordarmi in modo glorioso.
Ci vedremo presto.
Re Mettaton I

“Santo cielo… quanto dramma”.
Ogni nuovo capitolo inquietava Mettaton più del precedente. Una morte ogni tanto era la benvenuta negli show, per aggiungere quel certo pizzico drammatico che teneva i fan incollati allo schermo televisivo, ma quello che stava leggendo era davvero troppo. Tutti i suoi show finivano sempre con un obbligatorio lieto fine, con gioia e amore per tutti quanti. Quella storia, invece, sembrava destinata a risolversi soltanto nel peggiore dei modi.
Quell'autore, poi, sapeva troppe cose: il Vero Laboratorio, gli Amalgamati, persino il colore delle sue lacrime. Chiunque fosse doveva averlo spiato davvero tanto, troppo a lungo.
“I miei fan sanno essere davvero inquietanti, se vogliono” Prese in mano l’ultimo foglio e fece per guardare la foto. Quella volta non riuscì a trattenersi dal trasalire in modo visibile. 
Nell’ultima foto, il corpo nudo di Mettaton era stato adagiato su un palco di legno, circondato da una folla di mostri vestiti di stracci. Giaceva in ginocchio, con i polsi legati dietro la schiena e il collo appoggiato su un’incudine. I capelli erano scompigliati, il corpo intriso di ruggine, gli occhi socchiusi, ed era chiaro che aveva pianto. Alle sue spalle, una figura incappucciata di nero stringeva con candide zampe canine una grossa alabarda, in procinto di calarla sul collo dell’androide ai suoi piedi.
Mettaton non era il tipo da vergognarsi per una foto di nudo, ma non aveva la minima idea di come avesse fatto l'autore o autrice della storia a procurarsene una. Di tutti i fotomontaggi, quello era senza dubbio il più convincente. L’aria appesantita dal fumo delle torce, le ombre lunghe e nere che si profilavano sul patibolo, e le lacrime marroni sul volto del condannato erano uno dei migliori capolavori della fotografia che avesse mai visto. Poteva quasi percepire il proprio dolore mentre il sé stesso della foto si preparava ad essere decapitato. 
“Che qualcuno mi salvi in corner” pensò. Poi passò alla parte scritta.
Qualunque conclusione si aspettasse, sicuramente non era quella che trovò.

Caro diario,
Questo sarà il mio ultimo appunto. Ormai è chiaro come il giorno: sono stato un sovrano terribile, ed è ora che paghi il mio scotto.
La folla che mi amava, ora mi odia. Circonda il palazzo reale come un’orda di demoni; impugnano torce, forconi, bastoni. Chiamano il mio nome, ma non mi stanno acclamando. Vogliono la mia pelle.
Ebbene, così sia. Ho commesso numerosi errori, rovinato un regno con il mio ego maledetto. Ucciso innocenti, dannato famiglie intere, e portato alla morte la persona che amavo come una madre. Non sono un re, non sono una stella, non sono nulla. Sono un individuo egoista e crudele, e come tale andrò a morire. Spero che sia almeno il gran finale che credevo di meritare.
Ma ad un’ultima speranza mi aggrappo prima che la folla mi abbia. 
L’altra sera, Sans mi vide piangere nel balcone, appoggiato alla colonna che sorreggeva la tettoia. Mi prese per i polsi e mi condusse a letto, e per farmi calmare mi raccontò una storia. 
Mi disse che questo mondo si regge su delle linee temporali che avanzano e si interrompono, ricominciando daccapo quando meno ce l’aspettiamo. Ogni volta che accade, non ricordiamo nulla di ciò che è accaduto prima. Lui ci è già passato decine di volte, ormai non gli importa più nulla.
Non so come Sans sappia queste cose. Credo che c’entri quel suo strano padre, il dottor Gaster. Comunque sia, non ha importanza. Gli credo. Prima che il mio regno si concluda in questo inglorioso ultimo atto, gli ho chiesto un ultimo desiderio. È sempre stato un individuo estremamente pigro, ma non può negarmi questo favore. 
Mi disse, quella notte, che egli conosce i punti del Sottosuolo nei quali la linea temporale non può scorrere. Gli ho chiesto di distribuire questi messaggi in quei luoghi, in modo che se il me stesso che verrà (oh, ingenuo piccolo automa, cosa credevi di fare? Quanto mi manchi, non lo sai) verrà a sapere di quello che il me di adesso ha combinato, e possa impedire che accada di nuovo. 
Ascoltami, se puoi. Credi a quello che leggi. E te ne prego: non commettere questi miei errori.
Animo, adesso. È giunta l’ora. 
Blooky, mio dolce cugino: mi dispiace causarti questa sofferenza, ma non ci sono alternative. Non disperarti troppo per me: per come stanno le cose, non merito di essere pianto da nessuno.
Addio, mio unico amico. La folla mi reclama all’esterno del palazzo. È tempo che li raggiunga.
Mettaton

La pagina del diario scivolò via dalla mano di Mettaton e cadde silenziosamente sulla neve.


Angolo della Lady
Siamo arrivati al Primo Atto, e la situazione inizia a ingarbugliarsi. Ho cercato di dare a questo capitolo un'accezione da thriller di amnesia. Avrete presente, sicuramente, film come The Number 23, in cui Jim Carrey inizia lentamente a identificarsi con il protagonista del thriller che sta leggendo, o The Forgotten, in cui tutti gli amici di Julianne Moore sembrano essere convinti che il suo defunto figlio non sia mai esistito. In breve, storie in cui il/la protagonista si trova ad affrontare una situazione che sembra trascendere lo spazio-tempo in cui tutti gli indizi del mistero puntano proprio contro di loro.
Ora, questi film sono famosi per i loro finali tirati fuori dal nulla (ve li anticipo, se volete, via messaggio privato), ma spero comunque che, quando nel prossimo Atto si vedrà la spiegazione del mistero, sia coerente con il gioco e con le regole del mondo di Undertale. 
Inoltre, come avete notato, questo è il primo capitolo che scrivo in generale in cui la citazione iniziale proviene da uno YouTuber e non da una canzone. Ho deciso che l'unica fanfiction che avrà la citazione fissa in ogni capitolo sarà A Luci Spente, che in questo momento è preda a un tormentoso procedimento di riediting e che si sta trasformando da teen-drama incentrato solo su Mettaton e sui suoi sentimenti in racconto corale che raccoglie un foltito gruppo di personaggi e un intreccio di storie e tematiche diverse. Il focus rimane su Mettaton, naturalmente (come nella fanart su cui la storia è basata), ma ci saranno più trame secondarie e molti, MOLTI più personaggi. Anche Cuore Elastico usava la dinamica delle citazioni a inizio capitolo, ma dato che il riediting della sua trama la sta rendendo decisamente lunghina, mi sa che dovrò cancellare quelle che ho messo. Le conserverò di nuovo per A Luci Spente.
Il mondo degli YouTuber mi affascina relativamente. Non amo affatto gli skits, e i gameplay mi interessano più in base al gioco che al giocatore (per questo non mi vedrete a seguire, per esempio, gente come PewDiePie e JackSepticEye). L'unica eccezione è rappresentata da Ukiekooki, ma solo perchè mi sono presa una sbandata colossale per quello stronzetto ombrettato e per i suoi cosplay in drag. Di solito seguo YouTube per le recensioni: di film d'animazione (AniMat, CellSpex), animazione televisiva (LewToons, MrEnter), musica (Rock Critic, ARTV, The LP Club, e il mio rivale SpectrumPulse) e naturalmente cinematografia e cultura popolare, nella forma del geniale Nostalgia Critic e della sua ricca crew. La recensione di Maleficent, rilasciata nel 2014, fa parte di un ciclo tuttora in corso, per cui ogni anno, per il mese di Dicembre, Doug recensisce dei film della Disney. Credetemi quando vi dico che i suoi commenti sull'attore che interpreta Re Stefano sono fondati: è assolutamente tremendo e per questo benedico il doppiaggio italiano. Tuttavia, appena ho sentito questa frase, mi è subito venuto in mente il King Mettaton Ending, e ho deciso di lasciarla lì come una piccola perla iniziale.
Cercherò di finire presto il Secondo Atto.
A presto e grazie.
Lady R
  
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