Predestinati
Come
ogni volta…
Anche
oggi, fuori dall’aula di Pozioni…
-Potty
sei proprio sicuro di volerlo fare?-
-Non
sono io il codardo tra i due, Malferret-
Dopo
due estenuanti ore di lezione con il professore che li odiava di
più, durante
le quali l’autocontrollo di Harry veniva messo già
abbastanza a dura prova,
quei due si provocavano, minacciavano e scontravano. Ancora una volta.
-Codardo?
Non sono io che mi faccio scudo con gli altri, facendoli morire uno ad
uno, pur
di salvarmi la pelle-
Bacchette
tese, parole che fanno male, dette con un cattiveria, scavando nelle
ferite
aperte.
Tutto
così prevedibile… come la rabbia cieca di Harry.
-Bastardo!
Non è vero!- ruggisce
-Allora
mostra a tutti i tuoi pensieri, sfregiato!- attacca
Ma
non lo colpirà. Mi sono già messa tra loro con
sulla lingua un potente
incantesimo scudo... Eppure sono arrivata troppo tardi.
Temo
già quali pensieri Malfoy riuscirà a sottrarre
dalla mia mente, ma quando
sollevo lo sguardo per puntarlo nel suo, lo vedo sbalzato lontano dalla
forza
del mio incantesimo senza voce, troppo incompleto per fermarlo, ma
abbastanza
potente da contrattaccare.
La
mia
bacchetta tira un filo argenteo dai suoi pensieri, la sua fa lo stesso
con i
miei.
Quando
si incontrano a mezz’aria, abbiamo appena il tempo di
fissarci sconvolti, che
perdo i sensi…
L’urlo
di Harry e Ron che chiamano il mio nome è l’ultima
cosa che riesco a sentire.
Quando
riapro gli occhi sono sdraiata su un
morbido letto a baldacchino, ma non mi ci vuole molto per capire che
non è il
mio e che sono circondata da un cupo colore verde.
Mi
alzo di scatto, spaventata di essere
finita nei ricordi di Draco Malfoy e con il sospetto che lui ora stia
girovagando tra i miei, quando mi osservo le mani.
Piccole,
delicate.
Decisamente
femminili, curate ed
elaboratamente smaltate… e incredibilmente mie.
-Buon
giorno!- mi dice una voce sarcastica
e accanto a me.
Vicine
ai rispettivi letti, trovo Pansy
Parkinson, Daphne Greengrass e Millicen Bulstrode appena uscita dal
bagno.
-Sbrigati
che faremo tardi per
trasfigurazione. Quella megera non aspetta altro che toglierci punti.-
mi
dicono ancora, intente chi a spazzolarsi i lucenti capelli, chi a
controllare
che l’eyeliner fosse stato applicato correttamente.
Ancora
intontita mi alzo e mi dirigo in
bagno, dove un immenso specchio mi rimanda la mia immagine ora
più perplessa.
Queste
ciglia lunghe e scure, questa pelle
perfetta, i capelli che ricadono in morbidi riccioli, le braccia esili
e
toniche come l’addome piatto, persino le unghie dei piedi
sono colorate come
quelle delle mani, mi accorgo guardando in giù…
non posso essere io, ma allo
stesso tempo lo sono e sono esattamente come ho sempre desiderato
essere, penso
con un sospiro meravigliato.
Sobbalzo
quando mi bussano ricordandomi di
sbrigarmi, quindi mi lavo i denti e torno velocemente in camera,
aprendo il
baule per prendere la divisa e qui, dove di solito
c’è la mia collezione di
libri, accuratamente rimpiccioliti ed ordinati,
c’è il più vasto assortimento
di abiti ed accessori che abbia mai visto, anche da Madama McClan.
Afferro
distrattamente la divisa, una camicia ed un paio di calze, cercando
invano il
mio paio di scarpe comode e fuori moda, ma mi assale un dubbio quando
le lunghe
gambe della Greengrass mi sorpassano, in perfetto equilibrio su un paio
di
scarpe dal tacco vertiginoso.
Rificco
la testa nel baule, cercando in
ogni scompartimento, sperando vivamente di sbagliarmi, ma dopo qualche
altro
istante devo rassegnarmi e ne fuoriesco con in mano delle scarpe simili
a
quelle delle mie compagne di casa. Mi auguro almeno di aver scelto il
paio più
comodo o non riuscirò a correre da una lezione
all’altra oggi.
Poi
scuoto la testa, questo non è il mio
mondo, devo cercare di scoprire cosa mi è successo.
Mi
vesto in fretta, la stoffa è morbida
sulla pelle e dal modo in cui si adatta al mio corpo deve essere stata
cucita
su misura, la gonna striminzita arriva giusto al limite
dell’indecenza e sto
valutando seriamente se allungarla con la bacchetta, quando mi rendo
conto che
non so dove sia.
Mi
avvicino al letto e non la trovo sotto
il cuscino, dove l’ho sempre tenuta, stretta in una mano, fin
dal mio primo
anno. Mi giro ed è sul comodino, ma quando sto per
afferrarla qualcos’altro
attira la mia attenzione: una foto in cui io e Draco Malfoy sorridiamo
prima di
baciarci davanti all’obbiettivo.
-Hermione
noi cominciamo ad andare- mi
dice qualcuna e, staccandomi a fatica dalla visione di una me felice
come non
mi sono mai vista, afferro la bacchetta e la tracolla, insolitamente
leggera, e
le raggiungo.
-Ma
che fai? Non ti trucchi oggi?- mi
chiede la Parkinson guardandomi sconcertata, probabilmente questa
versione di
me è molto più frivola di quanto mi piacerebbe
ammettere
-E’
tardi.- la liquido in fretta, cercando
di apparire tranquilla, e non aggiunge altro, anche se il suo sguardo
è fin
troppo eloquente.
Le
seguo lungo un corridoio lussuoso
illuminato da torce. I sotterranei si trovano al di sotto del lago
nero, non so
come facciano a vivere in un luogo così opprimente, penso,
ma quando arrivo
nella loro sala comune e i giochi di colore che cambiano a seconda dei
riflessi
dell’acqua mi lasciano senza fiato. E’ uno
spettacolo straordinario.
Forse
non è tanto male qui.
Mi
volto per raggiungere le ragazze e le
trovo ad aspettarmi sull’uscio per cedermi incredibilmente il
passo.
Possibile
che in questo universo parallelo
il mio sangue sia puro quanto il loro? Appartengo forse ad una famiglia
potente? Scorgo i ragazzini più piccoli scansarsi al mio
passaggio, come tante
volte ho visto fare con Malfoy.
Forse
è lui la chiave di tutto.
Probabilmente si comportavano così perché sono la
sua ragazza.
Scuoto
di nuovo la testa, ancora incredula
e imbarazzata, cosa che peggiora quando varco la Sala Grande e lo
intravedo
seduto al tavolo serpeverde, intento a lanciare occhiate di fuoco a
quello
grifondoro.
Sospiro,
avvicinandomi.
Almeno
sono sicura che il loro odio sia
una costante di ogni dimensione.
Senza
che neanche apra bocca Goyle si
sposta di lato per cedermi il posto accanto al biondo che, non appena
mi siedo,
mi prende una mano e se la porta alle labbra.
Improvvisamente
tutto intorno a me si
muove. Il viso sorridente del biondo sembra distorcersi
-Non
ho mai visto niente del genere Minerva, credo sia meglio chiamare il
professor
Silente- sembra di udire la voce dell’infermiera della scuola
Strabuzzo
gli occhi e mi ritrovo seduta al
tavolo sbagliato.
Quell’interferenza
sembra essere scomparsa
e adesso sono riflessa nell’argento fuso degli occhi di
Malfoy che mi fissano
con malizia, quasi come se fossi nuda.
Mi
guardo intorno imbarazzata, ma gli
altri sembrano non farci caso, così sciolgo la stretta della
mano del mio
ragazzo e afferrò la caraffa di succo di zucca e qualche
biscotto al cioccolato,
giusto per fare qualcosa visto che sento un nodo allo stomaco.
-Cosa
stai facendo?- mi chiede divertito
osservandomi addentare un biscotto di malavoglia
-Mangio?-
faccio un po’ troppo sarcastica,
maledicendomi per non aver usato un tono più gentile
-E
da quando?- ride, lasciandomi così
sorpresa da non sapere cosa rispondere -Questa forse è la
prima volta in tutta
la mia vita che ti vedo mangiare qualcosa di calorico- ghigna
Giusto.
Il mio fisico invidiabile deve per
forza essere frutto di allentamenti e digiuni.
Scrollo
le spalle –Ho fame oggi.-
Lui
continua a studiarmi per un po’, poi il
suo ghigno si allarga e si avvicina per parlarmi all’orecchio.
Non
ricordo più come si fa a respirare e
quel piccolo boccone al cioccolato sembra essersi bloccato in gola.
-Davvero,
mia piccola mezzosangue? Ti sei
stancata troppo stanotte?-
Avverto
le palpebre pesanti e un
improvviso ed inspiegabile torpore; riesco a capire a stento quello che
dice. A
quanto pare sono una mezzosangue anche in questo mondo…
Aspetta…
cos’altro ha detto?
-Cosa?-
scatto guardandolo con le guance
in fiamme e tutti ridono al tavolo, accentuando il mio imbarazzo
-Non
ho detto niente di strano- mi fa l’occhiolino
-Ma
sei scemo? E voi che cavolo ridete?
Pensate agli affari vostri- sbotto dimenticandomi di nuovo le buone
maniere,
senza accorgermi che gli altri non ne sembrano troppo sorpresi. Forse
sono più
simile a me stessa di quanto immaginassi.
-Lo
faremmo volentieri se non discuteste
dei vostri affari davanti a noi.- mi corregge Zabini, con un sorriso
divertito
che non gli ho mai visto.
-Touché-
ride Draco alzandosi e prendendo
anche la mia borsa in un muto segnale di seguirlo –andiamo a
discuterne in
privato allora.- fa l’occhiolino all’amico che
ghigna, afferrando un altro paio
dei biscotti che stavo mangiando.
Lo
affianco camminando a testa alta. Mi sovrasta
meno del solito grazie alle scarpe che indosso, gli lancio
un’occhiata in
tralice, scorgendo solo la sua bocca rilassata in un sorriso.
Non
mi prende la mano, né mi poggia un
braccio sulle spalle come tante volte ho visto fare con fastidio ai
fidanzati, mi
sta solo vicino, e ciò basta a distrarmi.
Nemmeno
bado alla serie di mormorii che ci
accompagnano fino a quando non lasciamo la sala.
Faccio
per muovere un passo in direzione
dell’aula della professoressa McGranitt, quando mi spinge
rudemente in una
delle aule vuote.
Avverto
nuovamente quel vuoto d’aria e la
vista barcollare
Harry,
preoccupato, seduto accanto a me, mentre delle voci indistinguibili si
sovrappongono fra loro
Spaventata
torno tra le braccia di Malfoy,
mi tiene inchiodata contro il muro con il suo corpo e mi bacia.
La
lingua calda e morbida, con un dolce sapore
di caffè, carezza la mia risvegliando qualcosa alla bocca
dello stomaco.
Il
bacio è lento. Profondo.
Inconsapevolmente
mi inarco per farmi più
vicina e, quando le sua mani scendono a sfiorarmi il seno al di sopra
della
leggera camicetta, avverto le gambe tremare. Mi stacco per riprendere
fiato,
come dopo una profonda immersione… agognando quel tocco
estraneo e conosciuto
allo stesso tempo. Ma quella sensazione di oppressione non sembra
lasciarmi il
petto.
Solo
quando lo sento armeggiare sotto la
gonna, riesco a trovare la lucidità per allontanarlo.
-Scusa.-
sussurra per niente pentito,
appoggiando le mani al muro e nascondendo il volto
nell’incavo del mio collo. In
un gesto di inconsueta tenerezza.
Poi
improvvisamente si stacca per guardami
dritto negli occhi, scivolando sulle labbra
-E’
questo l’unico rossore che voglio
vedere sulle tue guance- dice carezzandomene una con una nocca
–Era da anni che
non mi permettevi di vederti così, al naturale. Sei
più bella che mai.-
Abbasso
gli occhi, incapace di sostenere i
suoi e lo sento ridacchiare
-Solo
tu sai sembrare così innocente dopo
quello abbiamo fatto stanotte.- aggiunge malizioso, strusciando i
fianchi
contro i miei, togliendomi il respiro quando sento il suo desiderio.
-Come
ci siamo finiti insieme io e te?-
non riesco ad evitare di chiedere
-Siamo
tutto ciò che l’altro detesta… non mi
sembra che avessimo scelta.- ammicca facendomi sorridere
–L’ho capito quando ti
ho vista al Ballo del Ceppo con quell’idiota di Krum-
-Non
ti importa che io sia una
mezzosangue?- sussurro e lo vedo alzare gli occhi al cielo
-Questa
stupida mania del sangue puro. Chi
ti conosce sa che non hai niente da invidiare a nessun purosangue.
Quando ci
diplomeremo ti porterò via da tutto questo- diventa serio
Schiudo
le labbra, incredula che proprio
lui abbia potuto dire una cosa del genere.
Gli
prendo il viso tra le mani
costringendolo a guardarmi, questa volta senza fuggire dal mio riflesso
in
quegli occhi argentei, scuri come un mare in tempesta.
-Non
permetterò a nessuno di portarti via
da me.- lo sento dire in lontananza.
Quella
sensazione di frattura spazio
temporale mi scuote di nuovo, mentre qualcosa lotta per farmi
riemergere da
questa dimensione.
-Sei
sicuro che funzionerà Severus?- sento dire dalla voce
angosciata della
professoressa McGranitt
-No.
Ma da quello che ha detto Potter sono sprofondati in questo stato di
incoscienza dopo che i loro pensieri si sono toccati. Se ha ragione
preside,
questo dovrebbe accelerare le cose- risponde la solita voce melliflua e
strascicata del professore di pozioni.
-Procediamo.-
La
sensazione di pressione è così forte che sembra
schiacciarmi, come se fossi
rimasta incastrata perennemente nel limbo della smaterializzazione. Poi
qualcuno
mi prende la mano e la avvicina ad un’altra, fredda, che si
intreccia alla mia.
Sento
come un’onda d’urto che non coinvolge il mio corpo,
ma la mente viene spazzata
via.
Cerco
di resistere…
-Dipende
tutto da loro Minerva- dice la voce di Silente
E
poi di nuovo buio.
Apro
gli occhi in camera mia.
Sono
tornata.
Mi
precipito allo specchio e i miei
capelli ribelli, quelle macchie rosse dei brufoli e i miei chili in
più sono tornati,
purtroppo.
Certo,
quando sono bella e perfetta anche
un ragazzo come Draco Malfoy può trovarmi attraente.
Sbuffo
sconsolata nella stanza vuota, le
altre saranno già scese a fare colazione, ma sicuramente
Harry e Ron mi
staranno aspettando in sala comune, spazientiti per il ritardo.
Chissà
come sono riusciti ad annullare l’incantesimo
e perché mi sono ritrovata nella torre dei grifondoro
piuttosto che in
infermeria? Indosso la mia divisa monacale e le scarpe dalla suola in
gomma.
Appesantita
dalla fedele tracolla
traboccante di libri, scendo le scale, sentendo la risata cavernosa di
Ron e
quella di qualcun altro che le fa eco, ritrovandomi davanti i miei
amici di
sempre che si lanciano un frisbee zannuto, insieme a Draco Malfoy.
Fisso
la sua divisa rosso oro con tanto d’occhi
prima che lui si accorga di me, nascondendo il frisbee dietro la
schiena con un’espressione
innocente, azzardando persino un sorriso luminoso.
-Finalmente!
Pensavamo che non scendessi
più.- sorride avvicinandosi e prendendomi la tracolla dalla
spalla,
bofonchiando qualcosa divertito su quanto sia pensante, come al solito.
Ma poi
mi prende una mano e se la porta alle labbra.
Il
ricordo di quanto accaduto poco prima,
in una situazione analoga, mi distrae dalla variazione temporale che si
manifesta e capisco. Deve essere lui la chiave di tutto. Anzi noi due
insieme.
La
situazione diventa sempre più
inverosimile.
Che
io possa essere una serpeverde che
passi, che lui possa essere un grifondoro ancora, ancora, ma
ciò che veramente
è impossibile sono Draco Malfoy ed Harry Potter che
scherzano amabilmente
insieme a Ron Weasley come migliori amici…
-Mal…
ehm Draco.- lo chiamo a bassa voce,
cercando di non farmi udire dagli altri due –Devo parlarti.-
dico seria,
ripensando che la dimensione temporale precedente si è
dissolta solo quando ci
siamo ritrovati da soli, e arrossisco, mio malgrado.
-Ragazzi
Hermione ha dimenticato un libro
in camera, la aspetto io. Ci vediamo in Sala Grande- inventa, ma non si
volta a
guardarmi finché non hanno voltato il corridoio.
Sospira
prima di alzare uno sguardo
insicuro nel mio, chiaro come il cielo che penetra dalle finestre.
-E’
per quello che è successo ieri notte?-
chiede in quel modo intenso che appartiene solo a lui.
E’
così serio che non rispondo, si accorgerebbe
di sicuro che non ho idea di cosa parli…
-Non
me ne pento- confessa duramente,
probabilmente ferito dal mio comportamento –ho desiderato
averti fin da quando
ti ho vista al braccio di Krum al Ballo del Ceppo.-
Sobbalzo…
Ora
capisco di cosa parla, e non mi fa
affatto sentire meglio.
Perché
avrei potuto capire l’essere andata
a letto con Malfoy quando ero una serpeverde più maliziosa e
libera… ma da me,
o meglio da quella che somiglia tanto a me, lo ritenevo
impossibile… Che cosa
dovrei provare per lui?
-Ma
la tua famiglia? – balbetto incerta e
lui ride amaramente. Quell’espressione di cattiveria che gli
ho sempre
attribuito emerge sul suo viso.
Non
è poi tanto diverso…
-Dopo
che mi hanno diseredato perché sono
finito a Grifondoro?- mi riscuote dai miei pensieri –se non
fosse stato per mia
zia Andromeda sarei finito in mezzo alla strada. Non hanno alcun
diritto di
intromettersi.- continua duro prima di addolcire il tono e guardarmi
seriamente
–la mia famiglia adesso siete voi-
Deglutisco
quando mi sfiora con le dita
fredde
Le
luci bianche dell’infermeria sembrano accecarmi
-Sai
cosa provo per te- mi riporta da lui,
parlando con tanta sincerità che una morsa mi stringe lo
stomaco. Probabilmente
se mi avesse confessato il suo amore mi avrebbe fatto meno effetto,
perchè lo
vedo trapelare ad ogni respiro, sguardo o battito di ciglia. - Quando
ci
diplomeremo ti porterò via da tutto questo- mi promette
ancora e per un attimo
la sua versione rosso-oro si frappone a quella verde-argento.
Per
un attimo si fondono -Non permetterò a
nessuno di portarti via da me.- mi dicono legando insieme quei due
mondi
paralleli.
Perché
in entrambi, quando ci siamo
ritrovati dalla stessa parte, ci siamo innamorati.
Un
singhiozzo di commozione mi schiude la
labbra, prontamente avvolte dalle sue, mentre il pavimento sotto i
piedi sembra
vacillare.
Ora
ho capito.
E’
l’ultima cosa che riesco a pensare.
-Finalmente
sei tornata!- esclama la McGranitt, quando apro gli occhi, infastidita
dalla
luce bianca e dall’ambiente asettico.
Quando
mi metto a sedere sul lettino, vedo che Draco Malfoy ha fatto lo stesso
su
quello di fronte, sembra essersi ripreso da più tempo di me
e ora mi guarda con
più odio di prima, se solo fosse possibile.
La
breve parentesi che ho vissuto insieme ad un Malfoy gentile si dissolve
come
fumo davanti a me, facendomi sentire stupida e triste solo per averci
creduto.
-Cosa
è successo?- chiedo mentre Piton scruta il suo pupillo per
controllare che
tutto vada bene.
-I
vostri incantesimi non era completi quando ve li siete lanciati- inizia
contrariata la professoressa, promettendo punizioni –vi hanno
spediti in uno
dei tanti universi paralleli-
-Un
cosa?- chiede il biondo ancora intontito
-Ne
esistono di più tipi: mondi uguali al nostro che
differiscono in qualcosa-
spiega tranquillo il professor Silente, sorridendomi bonariamente
-Ma
è tutto falso no? Sono solo scenari diversi- parla di nuovo
Malfoy, a disagio.
-Solo
perché sono diversi non significa che siano falsi.- aggiunge
l’uomo –Mi diletto
spesso nel visitare scenari differenti dai miei per convincermi di aver
fatto
le scelte giuste, perché vedete, per quanto ci si possa
opporre,- sorride a
entrambi, come se conoscesse un segreto –alla fine portano
sempre allo stesso
risultato-
-Questo
è ridicolo.- esclama il giovane alzandosi dal lettino, sotto
lo sguardo
ammonitore dei docenti e di quello tranquillo di Silente.
-Come
abbiamo fatto a tornare?- chiedo invece io, attirando
l’attenzione di tutti,
avidi di sapere
-Semplice.-
risponde sotto la lunga barba argentea –avete trovato la
vostra costante. E’
qualcosa che non cambia mai, la stessa che vi ha uniti in un solo
incantesimo e
che poi vi ha permesso di tornare.- prende una pausa per scrutare i
nostri visi
perplessi –E’ il destino.-
Solo
per un attimo i nostri occhi si incrociano.
Riesco
ad intravedere nel suo sguardo la ragazza diversa che sono stata per
lui,
mentre probabilmente lui rivede una pallida eco di sé nel
mio.
Dura
solo un attimo…
Poi
tutto torna
come prima… ma non è più la stessa
cosa.
(Alessandro
Baricco)
Spazio
Autrice:
Salve
a tutti.
Premettendo
che è la prima volta che scrivo una storia in prima persona,
e che ho dovuto
correggermi mille volte, mi auguro proprio di non aver saltato nessun
errore.
Colpita
da un’improvvisa ispirazione prenatalizia, spero che
scuserete queste mie one-shot
che non hanno una collocazione precisa né seguito. Sono solo
momenti da vivere
alla leggera.
Grazie
a tutti coloro che, pazientemente, mi seguono.
Baci