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Autore: EvrenAll    11/12/2016    1 recensioni
Ho una regola.
Sì, giuro: nonostante il mio pessimo comportamento sono riuscito a darmi una regola: mai scopare con una ragazza interessante.
_ _ _
Esperimento\spin-off che parte dal capitolo 27 di Elizabeth, ff nella sezione dei Guns N' Roses.
Un risveglio, solo che da ben altro punto di vista ;)
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Vince Neil
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Passaggio








Mi massaggio il braccio rimanendo per un attimo sotto il porticato della clinica. Sono avvolto dal buio e sembra quasi inverno con tutta questa pioggia. Tempo di arrivare alla macchina e sarò bagnato come un pulcino.

Sistemo meglio il berretto che ho sulla testa, il mio piccolo modo di provare a mimetizzarmi, e prendo le chiavi in mano. Che palle.

-Che palle-

Faith?

Si copre la bocca quando mi giro ridacchiando per il suo malumore.

-Sboccata, bimba-

Mi si accosta e contempla il tempo preoccupata.

-Preferisco il sole-

Guardandola mi accorgo che ai piedi indossa dei sandali aperti, da cui si intravedono le unghie, dipinte di un fucsia sgargiante. Non proprio il massimo per affrontare una giornata così.

-Sono in macchina, se vuoi-

-Se voglio..?-

Fa finta di non aver capito.

-Faith, lo vuoi o no un passaggio?-

-Grazie- mi bacia la guancia e le sfugge uno dei suoi sorrisetti.

Con un gesto all’apparenza tranquillo faccio passare il mio braccio sopra le sue spalle ed inizio a camminare con lei sotto la pioggia: non ho l’ombrello e neppure lei si aspettava questo tempo, visto che stamattina c’erano solo poche nuvole.

-Quanto lontano hai parcheggiato?- ridacchia, cercando di correre.

-Non ho trovato posto- alzo gli occhi al cielo ed apro la sua portiera.

-Sbrigati, sciocchina-

-A me?- mi guarda mordendosi appena il labbro e si siede al posto del passeggero mentre io prendo la pioggia aspettando di chiudere lo sportello.

-Sì-

Finalmente rientro al mio posto e tolgo il berretto.

-Sembri bagnato, Vince-

Guardo il sorriso sfacciato che ha sulle labbra e mi ritrovo ancora a pensare che vorrei baciarla, proprio come le altre volte che sono passato davanti alla segreteria nelle ultime settimane.

Troppe, troppo poche…

-Mi hai fatto prendere la pioggia, folletto. Colpa tua-

Giro la chiava nella toppa accendendo.

-Dove ti porto?-

-Sai dov’é il bar XXX? Abito lì accanto-

Annuisco e parto, cercando di concentrarmi sulla strada.

Sento che però mi sta guardando e sbirciando verso la sua direzione la vedo sorridermi.

-Sei tremenda- commento, tentato di accarezzarle la gamba nelle pause tra un cambio marcia e l’altro.

-Sei davvero bagnato, Vince-

Sospiro.

Sì, ho i capelli umidicci. Appena arrivo a casa mi butterò nella vasca da bagno.

-Come stai?- prende l'iniziativa e chiede di me direttamente.

-È tutto un po’ uno schifo… però ti ho vista, sai?-

Ripenso all’altra sera. Era ad un paio di metri dal palco.

-Dove?-

-Finta tonta. Al concerto- la sbircio mentre la vedo guardare le cassette ed i dischi infilati nella tasca della portiera.

-Credevo ci fosse troppa gente-

-Ormai riconosco quella tua testolina platinata abbastanza facilmente-

Mi mordo la lingua per quel che ho appena detto.

Lei ridacchia.

-Almeno io sono bionda naturale-

-Sfotti, folletto?-

-Mi piace sfottere te in particolare-

Confessa senza smettere di sorridere.

Potrei chiuderla in auto e togliere la s da quella parola…

-Sicura di non ossigenarti?-

Parcheggio a qualche metro dal locale che mi ha indicato alla partenza.

-Mia madre è tedesca e, come me, è decisamente bionda. Si chiama genetica, non ossigeno- mi fa la linguaccia stringendo a sè la borsa.

-Ci sarebbe un semplice modo per controllare- dico a mezza voce sovrappensiero spegnendo per un attimo l’auto e guardandola fin troppo esplicitamente.

-Che porco-

Allunga una mano e la infila tra i miei capelli scompigliandoli. La testa è quasi asciutta ma le punte sono ancora umidicce. Ci passa le dita e ridacchia per il disordine che deve aver combinato.

-Sai, in genere preferisco che stiano in ordine- mormoro guardandola, anche se mi piace la delicatezza del suo gesto.

-Allora rimedio…-

Si allunga verso di me e cerca di sistemarli trattenendosi dal sogghignare.

È vicina e chiudo gli occhi per cercare di non pensare.

-Siamo abbastanza vicini a casa tua? Non voglio che tu prenda pioggia-

Li riapro non appena il contatto con lei viene meno.

-In quella palazzina-

Indica un edificio dall’altra parte della strada, il cui ingresso è affiancato da un piccolo cortile con parcheggio.

-Corro, non ti preoccupare- mi schiocca un bacio sulla guancia.

-Ed ho in programma una magnifica doccia calda- aggiunge ad un centimetro dal mio orecchio destro.

Maledizione.

Sto per afferrarle un polso e farla rimanere con me, ma mi precede.

-Grazie mille-

Scende senza che io possa dirle o chiederle molto altro lasciandomi solo un occhiolino.

Aspetto di vederla sparire all’interno dell’edificio e me ne torno a casa cercando di scacciare dalla mia testa l’acqua calda, il vapore, la pelle nuda ed un dolciastro odore di caramelle.







 
  
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