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Autore: yo_ki_min    11/12/2016    1 recensioni
Katsuki Yuri è un ansioso cronico. Victor Nikiforov non prova più la stessa passione che provava prima nel pattinare. Scoprono di poter risolvere i loro problemi lavorandci su, assieme.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Un po' tutti, Victor Nikiforov, Yuri Plisetsky, Yuuri Katsuki
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Risvegliarsi al mattino è sempre un'esperienza surreale, per me. Quei pochi minuti in cui ci si ritrova fra il sonno e la veglia mi destabilizzano.
A volte il contenuto dei sogni si mescola alla realtà, e per un attimo credo che tutto ciò che ho desiderato sia possibile, che tutte le entusiasmanti avventure che ho vissuto nella mia mente possano continuare una volta sceso dal letto. Mi sento pieno di voglia di fare, sento che tutto è alla mia portata di mano; la luce splende, la città brulica di vita e la giornata è piena di opportunità, di occasioni da cogliere. Credo che nel momento del risveglio io riesca davvero a capire, a vivere la speranza. La felicità. Per un attimo tutto è pura estasi.
E l'attimo successivo, il mondo perde il suo colore. E' proprio come una secchiata d'acqua gelida che ti colpisce in pieno volto, come un gelo che penetra nel tuo petto e risucchia ogni energia. Inizi a pensare a tutti i tuoi piccoli doveri, a tutti gli sforzi che dovrai compiere per riuscire a trascinarti fino alla fine della giornata. Alla gente con cui dovrai parlare. Alle faccende che dovrai sbrigare. A tutto ciò che puntualmente, ogni giorno, ti strapperà via quel tempo necessario a rincorrere i tuoi sogni, che fino a un momento prima ti erano sembrati così veri.
E allora fai fatica ad alzarti dal letto, e resti a pensare, a indugiare ancora un momento, a rifugiarti nel mondo beato della tua immaginazione ancora per un altro po', solo per un po'. Cinque, dieci minuti. Mezz'ora.
 
Prendo il cellulare dal comodino, per impostare una sveglia e concedermi una sana mezz'ora di tregua dal mondo. Mi accorgo che sono passate quindici ore dalla mia ingloriosa esibizione. Mi fanno male tutti i muscoli e ho la testa pesante, pur avendo dormito a lungo. Forse troppo a lungo. Non mi capita spesso di svegliarmi così tardi, sono già le un-
 
LE UNDICI?!?
 
Devo essere all'aeroporto fra mezz'ora. In preda all'ansia più totale, metto da parte tutti i miei pensieri cupi e, gettati alla rinfusa i vestiti nella valigia, mi fiondo fuori dalla stanza, dove scopro che il mio allenatore stava tentando inutilmente di chiamarmi da più di un'ora. Celestino non è tipo da fare prediche o innervosirsi per cose simili ma io mi sento lo stesso in colpa e mi sento in dovere di chiedergli scusa. E per essere più sicuro, ripeto le mie scuse.
 
Dodici volte. L'ultima volta quando stiamo per decollare e Celestino si trova probabilmente sull'orlo di una crisi di nervi, questa volta sul serio. Sto per iniziare a chiedermi se non sia bene domandargli scusa per essermi scusato, ma a questo punto ci troviamo già sopra le nuvole e iniziano le crisi di panico perché ci sono le turbolenze e se cadiamo?? Se c'è una tempesta? Se si rompe un motore? Se ci schiantiamo contro un altro aereo???
 
Insomma, dopo una quindicina di minuti passati con le unghia conficcate al bracciolo della poltrona riesco, finalmente, a rilassarmi. Mi metto ad osservare il panorama, i monti inondati dalla neve, il sole che colpisce i finestrini. E mi torna in mente il sogno da cui ero stato strappato la mattina.
 
Ballavo come non avevo mai ballato, senza freni, senza inibizioni. La gente mi guardava sbalordita, ma io continuavo a ballare senza la minima preoccupazione. Si aggiungeva gente alla mia danza sfrenata.
Poi, fra tutti, ecco che spunta lui.
 
Victor.
 
Vicino a me, come può esserlo solo in un sogno. Ride, scherza, parla con me. Ci divertiamo. Siamo alla pari. Non più l'idolo e un qualsiasi fan fra i tanti, da liquidare con una foto autografata, non più una celebrità e un fallimento. Due corpi che si muovono all'unisono e si fondono nella frenesia del ritmo e della musica.
 
Un sogno che mi lascia con l'amaro in bocca e la dolcezza nel cuore, anche a ripensarci ore dopo, su un aereo che mi porta lontano da tutto ciò che ho sempre desiderato e che non sono riuscito ad ottenere.

______
 
Un sogno.  Yuri Katsuki è un sogno.
 
Mi ritrovo a pensarlo dopo mesi dal nostro secondo – e ultimo – incontro, quando vengo informato da Mila che qualcuno ha pubblicato su Youtube un video, diventato subito virale, in cui il giapponese si esibisce in una perfetta interpretazione della coreografia che mi aveva fatto vincere l'oro lo scorso anno.
 
Mi fiondo a guardarla mangiato dalla curiosità, e, devo ammetterlo, mi commuovo. Vedere la cura dei suoi gesti, osservare come in ciascuno di essi metta tutto il suo animo. L'intensità e l'intimità delle sue movenze mi sovrastano.
 
Ho indugiato fin troppo. Quello di Katsuki è chiaramente un nuovo invito, formulato senza bisogno di parole e soprattutto senza l'imbarazzante intermediazione dell'alcol che più di un anno prima mi aveva spinto a dubitare delle sue parole a tal punto da non sentirmela di ricontattarlo dopo la sera del banchetto finale del Gran Prix.
 
Se c'è una cosa che posso dire di me stesso, è che non sono un codardo. Ho una più che discreta fiducia in me stesso e nelle mie capacità, e non mi lascio intimorire dai fallimenti. Ma un rifiuto da parte sua non avrei potuto sopportarlo, perché in lui avevo visto, quella notte, una spensieratezza e un'energia che volevo, e voglio tutt'ora, fare miei. E avevo preferito indugiare piuttosto che confrontarmi con la realtà.
 
E la realtà è questa: un pattinatore dall'enorme talento si è ubriacato, probabilmente per dimenticare il suo totale fallimento, al banchetto più noioso e formale del mondo trasformandolo in una serata piacevole ed emozionante, e dopo essersi gettato in una danza vivace e disinibita con il sottoscritto, dopo avermi chiesto di fargli da allenatore aggrappandosi a me con le guance rosse, lo sguardo sognante e lacrimoso e un alito da ammazzare un cavallo, dopo essersi scontrato con l'irascibile Yuri  in una temibile battaglia di break dance, senza esclusione di colpi, e soprattutto dopo essersi esibito in una sensuale pole dance con Chris, campione indiscusso dell'erotismo sul ghiaccio, indossando solo una cravatta e dei boxer e mostrando una forza e una muscolatura da far paura, perché volteggiare aggrappati a quel palo non è roba da niente…insomma, dopo tutto questo il suddetto pattinatore è scomparso dalla faccia della terra per mesi e mesi lasciandomi diviso fra il desierio di mollare tutto e dedicarmi interamente a lui e la preoccupazione che possa essersi nel frattempo pentito di avermi fatto quella richiesta, perché si sa, quando si è ubriachi non sempre si dice ciò che si pensa, né si pensa ciò che si dice.
 
Ma adesso che posso vederlo pattinare di nuovo, adesso che posso notare quanta cura, quanta grazia mette in quello che fa, adesso che mi scopro, al vedere eseguito il mio stesso programma su un'anonima pista, senza musica, senza pubblico, senza riflettori puntati addosso, più entusiasta di quando io stesso l'ho mostrato al mondo di fronte a una folla in visibilio, adesso so quale decisione prendere.
 
Ho controllato, il prossimo volo per il Giappone parte fra meno di quattro ore. Faccio una rapida prenotazione online e preparo solo lo stretto indispensabile. Il resto me lo farò mandare una volta arrivato.
 
"Makkachin, su, andiamo. Abbiamo un appuntamento da non perdere."
  
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