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Autore: Danmel_Faust_Machieri    11/12/2016    1 recensioni
Sword Art Online e i Souls Game: questa serie vuole provare a coniugare queste due componenti.
Io e il mio coinquilino abbiamo seguito Sword Art Online affascinati dall'idea su cui è stato costruito: l'essere intrappolati in un gioco. Purtroppo siamo rimasti delusi dalle potenzialità inespresse di questo anime. Essendo anche due Souls Player recentemente ci è venuta un'idea: un mondo simile a quello di SAO con un universo narrativo come un Souls. Ci è sembrato qualcosa di interessante: abbiamo creato i personaggi, studiato le meccaniche di gioco e la lore. Naturalmente ci saranno citazionismi più o meno espliciti e ci auguriamo che possa essere un'idea di vostro gradimento.
Naturalmente ci teniamo alla vostra opinione quindi non fate i timidi e fate sentire la vostra voce :)
Siamo Danmel_Faust_Machieri e Djanni e vi auguriamo buona lettura!
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Quindi? Non hai intenzione di tornare?
- Non mettermi in bocca parole che non ho detto Rob…
- Invece, guarda un po’, è proprio quello che sia abbiamo recepito- la ragazza era infuriata
- Statemi bene a sentire voi due- riprese Claudio in tono freddo e misurato –Non siete obbligati a rimanere con me e seguirmi. Se volete tornare con gli altri membri della Vitriol fate pure- gli scappò un sorrisetto sarcastico a pronunciare quel nome. Gesto che non scappò agli occhi acuti di Luna. Lei lo guardò allibita. Erano settimane che si comportava così e sentiva di essere arrivata al limite. Il suo ragazzo ormai parlava poco e niente, prendeva ogni decisione più o meno rilevante in solitarie e se i suoi due accompagnatori provavano ad avanzare qualche obiezione, costruttiva o meno che fosse, venivano prontamente ignorati.  Se gli si faceva qualche domanda, se si avanzava qualche consiglio il ladro rispondeva sempre facendo intendere alla ragazza ed all’amico che nessuno dei due era necessario che rimanesse. Sembrava quasi non si rendesse conto del dolore che le causava comportandosi così, di quanto la facesse sentire inutile in quel periodo. Sentiva che anche per Roberto si poteva fare un discorso analogo, che anche per lui non era facile seguire Claudio in quello stato. Senza poi citare Aldo, Eleonor, River e Phones, in continua pressione per farlo rinsavire e continuamente ignorati. Più di una volta li avevano raggiunti, aspettati, rincorsi e tracciati per far cambiare idea al ragazzo, sempre senza mai cavare un ragno dal buco. Eppure ogni tanto riusciva a scorgere negli assenti occhi del ladro un luccichio lontano, quasi fosse la muta richiesta di soccorso di una nave dispersa nel buio mare notturno, privata di ogni punto di riferimento da una nottata burrascosa. Lei si aggrappava a questa sua interpretazione per non crollare, sentiva dentro di sé che era così, ma non si arrischiava a chiedere a Claudio se avesse ragione. Più che un non rischiare era un sapere che il ragazzo avrebbe sicuramente negato , sapeva che lui era il primo ad ignorare ciò che i suoi occhi lasciavano trasparire, non lasciando agli altri l’occasione di avvicinarsi. Lo fissò negli occhi, l’ultima di una lunga serie di guerre di sguardi, e lui sostenne l’ennesima battaglia. Sempre così. Arrogante fine alla fine, chiuso fino al midollo. Ostinato fino a farsi male da solo. Lo conosceva fin troppo bene, per fortuna. Ma anche conoscendolo in tutto e per tutto non avrebbe retto ancora per molto. Dieci secondi poi la ragazza si dichiarò sconfitta, non senza aver fatto seguire alla resa uno schiaffo in piena guancia. Claudio arrivò a perdere qualche briciola di Hp, in quanto i tre erano all’infuori di una zona sicura, ma non fece neppure una piega, non cambiò espressione, non si portò la mano alla guancia pulsante, non un riflesso brillante di lacrima passò per i suoi occhi. Nulla. Rabbia e dolore crescevano nel petto, bruciavano i polmoni e spingevano per uscire, ma non avrebbe pianto di fronte a lui. Si girò e nel farlo il mantello sollevato dallo spostamento d’aria andò a sfiorare il petto di Claudio. Sentì il suo sguardo fisso su di lei mentre si allontanava a passi decisi verso quel rustico casolare in mattoni bruni che li aveva ospitati quella notte. Vide poco più avanti Roberto fissare il ladro e scuotere la testa. Almeno in quella situazione poteva contare sul sostegno del guerriero. La reciproca preoccupazione per Claudio li aveva uniti più che mai nel minor tempo possibile. Spesso la sera rimanevano infatti alzati fino a tardi chiacchierando dei loro giorni a Firenze, sebbene assieme ne avessero effettivamente trascorsi ben pochi. Lui la consolava e la rincuorava, mentre il ladro non si univa mai a loro, neppure per una parola gentile. Rimaneva o fuori dal rifugio scelto appollaiato sopra un albero o in silenzio in un angolino, nemmeno fosse in punizione. Certo, non è che avessero buttato al vento gli ultimi mesi di gioco, avevano infatti trovato tutti nuovi oggetti unici o rari. Lei aveva rimediato un bel pugnale che infliggeva al 99% gli status alterati sanguinamento, paralisi e veleno, anche contemporaneamente, mentre Roberto oltre ad un pendente che aumentava i danni inflitti dalle armi da taglio era anche arrivato molto in là con la scia di duelli che la quest che stava seguendo lo obbligava a fare. Il loro pellegrinare dietro a Claudio lasciava infatti tantissimi tempi morti. Ora il ladro era tutto preso dietro un dungeon segreto per tirare fuori un set dell’equipaggiamento di Fastre, ora passava tre/quattro giorni rinchiuso in una catapecchia nel nulla. Ed era in quei momenti che lei ed il guerriero si prendevano del tempo per se stessi, sempre attenti a non stare via troppo però. Sapevano che Claudio sarebbe potuto sparire da un momento all’altro senza lasciar detto nulla a nessuno. In genere si incontravano con River o Phones, raramente con Aldo o Eleonor, si aggiornavano su ciò che stava succedendo. Il luogo in cui avevano trovato il particolare oggetto o la missione che avevano completato per ottenerlo ed in cambio venivano informati sui grandi avvenimenti del mondo di gioco: le cadute dei boss, la cattura di Feril e via discorrendo.
Aprì violentemente la porta del rifugio e la fece chiudere di botto dietro di sé. Le parve anche di sentire lo schianto secco di un’asse di legno. Non se ne curò ma si diresse direttamente verso il giaciglio occupato la notte precedente e si abbandonò su un mucchio di fieno trattenuto da un paio di lenzuola e qualche legaccio  e lasciò scorrere libere le lacrime. Fece trascorrere qualche minuto, in modo da potersi calmare, poi come se nulla fosse accaduto prese un profondo respiro ed aprì il proprio menù di gioco. Scrisse un messaggio all’amica ranger, poche chiare parole: “Lo sto perdendo”. Non attese la risposta, piuttosto valutò l’ipotesi di addormentarsi e scacciare dalla testa le varie preoccupazioni che la affliggevano, magari assumendo un sonnifero... doveva obbligarsi a staccare la spina o il pensiero fisso a Claudio la avrebbe fatta scoppiare.

Il piano 26 venne esplorato totalmente nel corso di una settimana. Quella effettuata dalla prima linea era ancora una scansione superficiale che individuava le città, i vari luoghi di interesse e le entrate dei dungeon che comparivano sul piano, ma si limitava all'entrata di questi ultimi; i dungeon sarebbero stati esplorati nella loro interezza in un secondo momento. Tra le città localizzate ve ne era una particolarmente suggestiva: Katka. Katka sorgeva a ridosso di un fianco del monte Rytka, il monte più alto di quel piano, e, per questo, si sviluppava su tre livelli di altezza: il primo ospitava le case dei vari cittadini e le locande, il secondo le botteghe ed i negozi mentre il terzo i templi e la piazza centrale; Katka era famosa per i suoi negozi specializzati negli oggetti magici e questo si rifletteva anche nelle strade e nelle piazze: profumi improbabili e colori mai visti si intrecciavano per l'aria mentre le luci dei lampioni, nel loro scoppiettare illuminando le vie, emettevano suoni armoniosi che richiamavano sonate ed opere lontane; le strade mutavano il loro colore a seconda del tempo atmosferico, con il sole assumevano una colorazione tra il bianco e il grigio tenue, quando il cielo era coperto diventavano azzurro pastello, quando pioveva invece erano nere come l'ossidiana e invece, finché la neve rischiava di nasconderle agli occhi dei viandanti, sfoggiavano un magnifico rosso mattone per farsi vedere comunque al di là del candore invernale; poi, ogni notte, nelle 7 piazze (la centrale, le due nel livello delle botteghe e le quattro nel livello delle abitazioni) veniva sempre accesa una pira alta circa tre metri e, in ogni piazza, il fuoco, aveva un colore diverso dell'iride. Questa era l'atmosfera che si respirava a Katka: un'atmosfera di perenne incanto e stupore. 
Camilla e Riccardo, subito dopo pranzo, decisero di visitare quel piano alla ricerca di nuovi equipaggiamenti o di oggetti interessanti. Mentre Camilla guardava le vetrine interessata Riccardo continuava a fotografare ogni minimo dettaglio, ogni colore, la maga lo guardava storto non capendo la necessità di congelare ogni ricordo sulla carta. Passarono davanti a un'erboristeria e Riccardo comprò 10 tipi diversi di semi dai quali sarebbero germogliate delle piante utili per le varie pozioni di cui si avvaleva in clinica. Camilla invece fu attratta da un negozio che vendeva articoli per la divinazione; la possibilità di vedere il futuro aveva attirato da sempre la ragazza e voleva capire cosa avrebbe potuto fare in quel mondo con quell'abilità. Il negozio era piena di oggetti assurdi: scatole di tea con sopra incisi simboli antichi, ciotole di legno con sopra intarsiate rune di natura celtica, acchiappa-sogni di mille colori diversi, incensi profumati, specchi, sfere di cristallo e altri oggetti che né la maga né il chierico riuscivano a definire. La ragazza però venne catturata da un mazzo di carte con il dorso viola, si avvicinò ad esso e digitando sopra di esso lesse la descrizione:
"Tarocchi Purpurei;
Uno degli strumenti base per la divinazione. 
Anche i più grandi veggenti hanno avuto a che fare con queste carte"
Controllò il prezzo e, trovandolo molto abbordabile, decise di comprarli senza nemmeno controllare gli altri oggetti nel negozio. Salutò la negoziante e, uscita dall'emporio, nell'attesa di Riccardo, iniziò a guardare le immagini delle carte venendo rapita da quei disegni così bizzarri.
"Certo che solo te potevi comprare una boiata del genere" commentò il chierico comparendo alle spalle della ragazza.
Lei trasalì per lo spavento poi, voltandosi verso di lui, disse "Ma da che pulpito! Anche tu hai comprato qualcosa là dentro o sbaglio?"
"Sbagli! Ho semplicemente comprato una roba per conto di Nico" rispose estraendo dall'inventario un frammento di specchio "Non ho nemmeno idea di cosa voglia farci" e riposi quell'oggetto "Comunque… Hai capito perché la tua magia ha assunto un colore giallo quando all'interno della boss-fight aveva una colorazione blu?"
"Io e Linton ci abbiamo pensato sù un po' e, secondo noi, potrebbe essere legato al fatto che la magia riconosca il colore della mia aura"
"Colore dell'aura?" la guardò storto il ragazzo "Ahahahah che fantasia bambinesca"
"Beh, sentiamo il gran saccente cosa crede che sia allora…" disse Camilla con tono provocatorio.
"Allora… Perché avete pensato che riconoscesse il colore dell'aura?"
"Perché il giallo è il mio colore preferito e Linton mi ha spiegato che, secondo alcuni, le due cose sono legate"
"Ah capisco… E, senti, ti ricordi che nelle impostazioni del Nerv-Gear è possibile indicare il colore preferito in base al quale cambia il colore dello sfondo del menu principale?"
"Sì, mi ricordo" annuì la ragazza.
"Bene e, per curiosità, tu che colore hai inserito?"
"Il giallo"
"Bene, il gioco ha preso dalla console le informazioni e ha traslato il colore alla tua magia, semplice no?"
Camilla guardò il ragazzo; probabilmente aveva ragione, era solo una questione relativa a dei dati, ma continuava a non capire una cosa "Riccardo" iniziò a dire "Probabilmente hai ragione ma mi puoi spiegare una cosa? perché sei così scettico?"
Il ragazzo la guardò negli occhi un attimo e, per un secondo, Camilla percepì una vaga tristezza aleggiare intorno alle iridi dell'amico poi, come se lui se ne fosse accorto, li chiuse scoppiando a ridere "Certo che farsi dire certe cose da un'atea è proprio assurdo ahahahah"
Camilla non voleva mettere a disagio il ragazzo e quindi decise di non approfondire l'argomento e rispose scherzosa "Guarda che sono due cose completamente diverse!" e i due iniziarono a battibeccare allegramente fino al ritorno al portale per il teletrasporto rapido; Riccardo tornò alla Città d'Inizio per sistemare un po' di cose in clinica e consegnare l'oggetto a Nicolò mentre Camilla decise di tornare alla sede della gilda.

Luna aprì gli occhi in una stanza buia, senza alcuna luce che la rischiarasse. Stirò i muscoli ancora intorpiditi e si guardò intorno. Dopo un primo momento di inquietudine riuscì a distinguere la disposizione degli oggetti e si rese conto che quello era effettivamente il luogo dove si era addormentata. “Alla faccia del riposino pomeridiano..” pensò “eppure non mi sembrava di averlo preso alla fine quel sonnifero…”
Guardò nel proprio HUD ed effettivamente si rese conto che era ormai tarda notte così si affacciò alla finestra per controllare fuori. Vide la figura di Roberto seduta accanto ad un fuocherello vivace intento probabilmente a combattere il freddo pungente della notte. Evidentemente aveva preferito lasciarla dormire, visto il suo stato d’animo pomeridiano. Claudio probabilmente era seduto su qualche ramo ad osservare Noisy che svolazzava, come era solito fare prima di addormentarsi. Vide infatti il famiglio, ormai delle dimensioni di un’aquila reale, compiere alcune evoluzioni nei cieli sopra il falò. Uscì per parlare col guerriero, chiedergli magari se fosse successo qualcosa durante la mattinata. 
La ragazza non fece in tempo ad aprire bocca che Roberto, sentendola aprire la porta, farfugliò un:
- E’ andato-
Capì subito a cosa si riferisse. A chi si riferisse. Sapeva che sarebbe successo prima o poi.
-Ah ma… c’è il suo famiglio qui!- Luna indicò il celo, poi allargò le braccia e gli urlò in faccia – E poi perché gliel’hai permesso? Perché non l’hai fermato? Perché non mi hai svegliato? Perché?-
- Langley…-
-Langley il cazzo. Luna! Che si fotta questo gioco e tutto quello che lo riguarda!- si avvicinò al guerriero, fino ad arrivargli di fronte –ah neppure ti alzi? Non sono degna neppure della tua attenzione ? -  si sentiva tremendamente presa in giro. Da tutti. Studiò la mimica facciale dell’amico, per capire se era rimasto qualcuno al mondo a cui importasse di lei e di come si sentisse. No, probabilmente non gliene fregava poi tanto neppure a lui. Sembrava quasi non riuscisse a fare altra espressione che quella insofferente che aveva stampata in faccia. Si voltò di spalle, non voleva neppure guardarlo in faccia. Controllò se River avesse risposto al suo messaggio pomeridiano. Trovò nella casella dei messaggi la risposta “ Langley, non dubitare mai di quello che lui prova per te. Fidati, so quello che dico. Se si comporta così c’è un motivo. Abbi fiducia in lui perché lui non smetterà mai di averla in te”
“ Se, tutti bravi a parole…”. Fiducia, fiducia… eppure lui se ne era andato e Roberto sembrava essere schierato dalla sua parte. “Ovvio, sono amici suoi, non miei. Non avrà sicuramente mosso un muscolo per fermarlo ” guardò in cielo e si accorse che Noisy era sparito, quasi avesse finito un compito che gli era stato affidato ed era tornato a riferire al padrone. Sentì nuovamente le lacrime risalire fino agli occhi, vogliose di tuffarsi poi lungo le guance e tirò su col naso, in un ennesimo disperato tentativo di non mettersi a piangere di fronte a qualcuno. Era stanca delle lacrime. Era scappata da quelle di Firenze rifugiandosi dentro LSO, anche se i suoi piani erano di rimanere un pomeriggio alla volta, ma almeno sarebbe riuscita a staccare dalle preoccupazioni, dalle corse in ospedale, dalle mattine a portare i nuovi fiori sulla lapide… ed ora si vedeva costretta a piangere anche qui. Stanchezza, tanta. Tutto qui. Era stanca. Si abbandonò sul terreno. Era stanca e nessuno muoveva un muscolo per aiutarla…
“Ahah” ridacchiò sarcastica dentro di sé “è la seconda volta in mezzo minuto che mi viene in mente questo modo di dire” si girò lentamente verso Roberto e fu in quel momento  che collegò. Aah l’istinto umano! Quanto è più rapido degli occhi e quanto è più oggettivo di una mente traviata dalle preoccupazioni.
Corse verso il guerriero, armeggiò nel menù e gli somministrò una cura contro la paralisi. Non avrebbe funzionato subito, ma in un paio di minuti si sarebbe ripreso completamente. Lo aiutò a sistemarsi in una posizione più comoda, con la schiena appoggiata ad un tronco.
Aspettò che si riprese, poi chiese cosa fosse successo. Il ragazzo lo guardò con lo sguardo da cane bastonato poi le raccontò di come Claudio lo avesse avvelenato, di come avesse somministrato a lei un potente sonnifero e messaggio che gli aveva mandato  prima di andarsene. 
-“Ho saputo di un certo prigioniero rinchiuso nella gilda delle sentinelle… so che sai a chi mi riferisco. Beh ecco, pensavo di fargli una visitina, in gran segreto ovviamente. Per questo non posso permettervi di seguirmi, rallentarmi o dire a qualcuno quello che ho intenzione di fare. Non voglio un comitato di benvenuto. Non aspettate il mio ritorno, sarebbe tempo sprecato”. Tutto qui, il messaggio non dice altro- Roberto tossì per schiarirsi la gola ed appoggiò la mano sulla spalla della ragazza
- Quindi è vero… mi ha abbandonata- si massaggiò la testa –ed io che per un momento ho sperato che boh, lo avessero rapito….
- Luna…
- … ed invece se ne è semplicemente andato, alla ricerca di chissà quale informazione….AAAH che si fotta questo gioco!
- Calmati. Lo sai quanto sei importante per lui
- Si, tanto importante da correre attraverso il mondo di gioco per poi ignorarmi completamente e lasciarmi da sola… come nel primo periodo qui. Almeno all’epoca avevo conosciuto qualche altro giocatore, solo e spaesato. Adesso chissà dove sono, se sono vivi o meno…    
-Luna… io non ti conosco bene come lui, non so bene quello che stai passando e posso solo provare ad immaginarlo. Ma posso dirti una cosa: se uno come lui ha messo così tante cose in gioco per venirti a prendere la prima volta non dubitare del fatto che lo farà di nuovo. Questo non è un addio, tornerà. Non tanto da me, da Camilla, Nicolò, Hyrtang o Phones, ma da te. Potrai muoverti ovunque per il mondo quanto rimanere ferma in una sola posizione, ma lui ti troverà. E non credere che lo stia dicendo solo per tirarti su poiché lo penso realmente.              
- Roberto… Grazie. Davvero. Ma non è così semplice. Noi due… lui… mi ha fatto una promessa. Il fondamento stesso della nostra relazione probabilmente. E l’ha appena infranta- materializzò il pugnale ed iniziò a giocherellarci –scusa, ma ora non ho voglia di parlare.
- Ti capisco…forse..
- Credimi, non mi puoi capire – la sua attenzione fu poi attratta dal falò –Rob… è tua la spada conficcata là per terra?
Il guerriero la squadrò, poi diede una rapida occhiata nell’inventario – no, io le ho tutte qui… ma ipotizzo sia una sorta di regalo di Claudio, per scusarsi di avermi avvelenato- 
Si alzò ad andò a recuperarla. Dopo qualche istante passato ad armeggiare Luna lo vide sorridere
- E’ un pezzo unico. Non molto potente, anzi. La sua unicità però sta nell’essere stato forgiato su commissione- glielo girò come regalo- leggi
- “ Spada su commissione sulla quale il committente ha voluto incidere queste parole: Te la affido. Io per cause di forza maggiore devo separarmene. Proteggila e curala come se fosse tua. Se quando ci ricongiungeremo non dovessi trovarla  o mi accorgessi che si è, in qualche modo, rovinata, ti riterrò personalmente responsabile. Ed in quel caso augurati che le tue gambe siano più veloci di quelle di un assassino  infuriato. Possa il tuo viaggio essere memorabile”- 
-Ebbene?
- Ebbene ti ha forgiato una spada che rivuole indietro. Probabilmente è upgradabile e diventa una delle armi dei sette astri, dato quello che ha fatto scrivere.
- Oppure…- il guerriero si stava divertendo un mondo, glielo si poteva vedere stampato in faccia
-Oppure? Dai Roberto, non ne ho voglia!              
- In un oggetto la prima cosa da fare è leggerne il nome- le fece l’occhiolino
La ragazza obbedì, si portò stupita una mano a coprire la bocca, poi disse in tono glaciale:
- Non credere che gli basti questo per essere scusato-
- No, non lo credo- gli allungò la mano- ma per il momento mi basta riavere indietro la mia Luna.           

Era il 3 dicembre, dall'inizio di quel mese una lenta e continua neve aveva iniziato a imbiancare tutti i piani. Ormai ogni bosco, ogni città, ogni radura, ogni sentiero era coperto dalla neve.
"Così però è difficile orientarsi" osservò Alessandro mentre avanzava all'interno di un bosco. 
"Beh dai il sentiero, tutto sommato, è ancora visibile" commentò Nicolò poggiandosi al suo bastone.
"Suvvia suvvia! Non dovrebbe mancare molto!" disse felice Lorenzo mentre saltellava qua e là nella neve.
I tre amici, per resistere alle temperature che erano diventate più rigide, avevano aggiunto al loro equipaggiamento degli accessori per i climi freddi: Alessandro un anello che diffondeva nel suo corpo un leggero tepore, Lorenzo un mantello imbottito e Nicolò un pastrano.
"Ora però ci spieghi come hai fatto ad avere da Linton questa autorizzazione?" domandò il barbaro rivolgendosi al monaco.
Effettivamente, quella mattina, prima dell'inizio delle lezioni, Lorenzo era andato dagli altri due ragazzi dicendogli che aveva ottenuto da Clereo le informazioni su dove trovare gli oggetti che gli avrebbero permesso di creare gli ultimi pezzi dell'equipaggiamento che aveva in mente per lui; l'NPC non aveva detto al ragazzo il nome degli oggetti o il nemico da affrontare ma aveva detto che avrebbe trovato tutto nelle profondità della Caverna Affamata al piano 26. Lorenzo era corso da Linton per avere l'approvazione ad esplorare quel dungeon per primi. Alessandro e Nicolò erano sorpresi che il generale avesse dato l'OK a quella esplorazione condotta solo da tre persone e insistevano dalla mattina con Lorenzo affinché gli spiegasse il come aveva ottenuto l'autorizzazione.
"Beh… Ormai ci siamo quindi è giusto dirvelo… Ho detto al generale che saremmo andati con tutta la gilda" spiegò il monaco.
"Ma sei impazzito!" lo interruppe Nicolò "Siamo in giro senza un healer, senza la nostra caster più potente! Se moriamo qui è possibile che ci rimetta anche Linton perché tu gli hai mentito"
"Suvvia! Insieme abbiamo fatto di peggio noi tre!" osservò Lorenzo ricordando tutte le avventure che loro tre insieme avevano vissuto in altri giochi.
"Mmm…" si fermò a pensare il bardo.
"Beh alla fine… In caso di pericolo troppo grande possiamo utilizzare i Marchi del Ritorno e possiamo utilizzare le pozioni al posto degli incantesimi di guarigione… Per me si può fare!" disse Alessandro battendo il cinque al monaco.
I due ragazzi allora si misero a guardare Nicolò cercando di forzare il suo animo. Dopo una decina di secondi il ragazzo switchò il suo bastone con la falce e disse "E va bene ma se moriamo poi vi uccido io!"
L'ingresso del dungeon era un'apertura in una montagna che ricordava delle fauci spalancate. I tre amici tolsero gli accessori per le basse temperature notando che all'interno di quella grotta si diffondeva un calore confortevole. I mostri al suo interno non si rivelarono per nulla pericolosi, il peggio che vi si poteva trovare erano dei cani neri lungo la schiena dei quali crescevano degli aculei che potevano sparare dalla distanza; questi esseri però venivano shottati regolarmente da un attacco caricato di Alessandro.
"Visto che non era poi così pericoloso?" disse il monaco rivolgendosi al bardo.
"Hai ragione, lo ammetto. Ormai non dovrebbe mancare troppo e ne abbiamo approfittato anche per mappare l'area" disse Nicolò.
"Sì ma manca ancora qualche stanza quindi non abbassiamo la guardia" osservò Alessandro mentre si beveva una pozione per ripristinare i pochi HP che aveva perso.
I ragazzi proseguirono e, dopo aver superato una stanza in cui trovarono solo qualche carcassa di animali già abbattuti, giunsero davanti ad una galleria che si sviluppava verso altre profondità. I tre si scambiarono uno sguardo deciso e iniziarono a percorrere quella strada, giungendo infine in una stanza scavata nella pietra e illuminata da qualche fiamma; al centro di questa i ragazzi distinsero una grande ficcar che si stava nutrendo dalla carcassa di un essere ancora più grande di lui.
"Quello che cazzo è?" domandò ad alta voce Lorenzo.
La figura alzò la testa, poi ne alzò un'altra e poi un'altra ancora.
"Oh mio Dio…" esclamò Nicolò "Quello è un cerbero!"
In quel momento il cane a tre teste ringhiò e, sopra ognuna delle teste, comparvero due barre degli HP e i nomi "Testa sinistra di Cerbero", "Testa centrale di Cerbero" e "Testa destra di Cerbero".
"Ok… Dovremo elaborare una strategia in poco tempo!" osservò Alessandro mentre si preparava a parare il nemico che gli si parava davanti.
Il cane iniziò a caricare in direzione di Lorenzo che lo schivò con grande maestri "Com'è possibile che in un dungeon così semplice riposi una creatura simile?"
"Penso che i nemici che abbiamo incontrato prima fossero in realtà sue vittime!" ipotizzò Nicolò mentre provava ad attaccare la testa di sinistra "Sarà tipo il suo territorio di caccia…" ma mentre diceva questo la testa centrale cercò di azzannarlo costringendolo così a indietreggiare.
"Nico non puoi addormentarlo?" domandò Alessandro alle prese con la testa destra.
"La vedo dura! Dovrei essere molto vicino a lui e non so per quanto tempo potrebbe rimanere addormentato!" rispose lui mentre si preparava a scagliare un Globo Oscuro contro il cane.
"Beh… Allora la tattica da adottare è semplice" disse Lorenzo facendosi scrocchiate le dita "Ognuno di noi si occuperà di una testa!" e dicendo così si avventò sulla testa centrale assestando un montante devastante. Subito le altre due teste provarono a colpirlo ma una venne bloccata prontamente da Alessandro mentre l'altra si beccò un Globo Oscuro in piena faccia.
"Va bene!" dissero il barbaro e il bardo all'unisono.

Camilla aveva appena finito di sistemare la sede della gilda e pensava di andare a trovare Nicolò e gli altri alla scuola, perciò uscì di casa e utilizzò un portale per trasportarsi rapidamente alla Città d'Inizio. Raggiunse in pochi minuti la scuola di Berthyn e percorse rapidamente i corridoi per arrivare agli uffici degli amici ma li trovò tutti vuoti. Era una cosa che non si aspettava. Decise allora di chiedere a Lesen informazioni. L'ufficio di Lesen era situato subito accanto a quello di Nicolò "E te pareva" pensò la ragazza sbuffando, bussò alla porta e, non appena la ragazza gli ebbe risposto, aprì la porta. 
"Ciao Lesen… Scusa se ti disturbo ma mi sapresti dire dove sono andati Orpheus e gli altri?"
L'altra ragazza la guardò in cagnesco "Hanno detto che avevano intenzione di svolgere qualche missione" tagliò corto.
"Ah… Capisco…" disse la ragazza in imbarazzo per l'atteggiamento dell'altra "Grazie mille comunque e alla prossima"
Lesen le rispose solamente con un cenno del capo.
"Cosa ho fatto di male" sospirò Camilla appoggiandosi con la schiena alla porta.
"Ehi Mineritt! Cosa ci fai da queste parti?" proruppe una voce dal corridoio.
La maga si voltò e vide Zarathustra che le sorrideva "Ah! Sei tu Zarathustra! Beh… Io… Nulla. Ero venuta a trovare Orpheus e gli altri ma a quanto pare non sono qui"
"Ah già… Ho sentito che volevano svolgere una qualche missione ma non ho capito bene di cosa si trattasse… Comunque, già che ci siamo, ti andrebbe di fare due passi?"
Camilla guardò il ragazzo per qualche secondo e poi, sorridendo, rispose "Con molto piacere"
La Città d'Inizio non era scampata al bianco incanto dell'avanzata dell'inverno: i tetti erano tutti coperti dalla neve, gli alberi ai lati dei viali sembravano essersi acquattati sotto una coperta bianca per scampare al freddo e, nelle fontane, l'acqua ghiacciata, sembrava imitare la brillantezza di alcune pietre preziose.
Camilla si guardava intorno felice e intanto chiacchierava con Zarathustra. Ad un tratto, interrompendo il discorso in svolgimento, la ragazza chiese "So che in questo mondo la domanda che ti sto per fare è un po' da impiccioni però avrei piacere di fartela comunque: il nome Zarathustra da cosa deriva? Sei per caso un fan di Nietzsche?"
Il ragazzo la guardò e rise.
"Cosa c'è?" domando lei "Ho detto qualcosa di sbagliato?"
"No, no… È che, in realtà, ho scelto questo nome proprio perché odio Nietzsche" rispose lui in mezzo alle risate "Vedi, dopo aver conosciuto il lavoro di Nietzsche ho scoperto che le nostre idee erano all'opposto e per ciò mi son detto "Ora gli faccio vedere io come parla Zarathustra!" e quindi nei vari giochi o nei forum online utilizzo questo nome"
"Ah…" si limitò a commentare Camilla.
"Dai come si possono apprezzare gli scritti di un uomo che sfotte in quella maniera il cristianesimo?" riprese a dire il ragazzo.
"Perché sei cristiano?" domandò la ragazza incuriosita.
"Sì, perché? Te di che fede sei?"
"Vedi io in realtà sono atea"
Il ragazzo si fermò di colpo e scoppiò nuovamente a ridere "Ma io voi non vi capirò mai ahahahahah! L'ateismo mi sembra un'enorme barzelletta ahahahah! Come fate a non credere in Dio con il mondo che vi circonda ahahahah"
Il volto di Camilla divenne una maschera di furia e delusione. Si era avvicinata a Zarathustra perché lo trovava un ragazzo molto interessante, credeva fosse sveglio e invece era uno come tutti gli altri. Camilla nel mondo reale era una ragazza che piaceva a molti ed era stata anche insieme a persone molto più grandi di lei solo che, presto o tardi, queste persone finivano per deluderla; forse era lei che si creava aspettative troppo alte o che si ostinava a provarci anche con persone stupide che già a priori sapeva che l'avrebbero fatta soffrire. Da questo nasceva la sua delusione, dal fatto che si era sbagliata di nuovo ma la sua furia nasceva da un altro fattore: detestava quando gli altri (e questo avveniva spesso con i cristiani) criticavano la sua scelta religiosa; una volta Nicolò aveva intavolato con lei un discorso molto pacato sull'esistenza di un dio o meno e, ad un certo punto, lei stava per mangiargli la faccia. 
Stava per urlare in faccia al ragazzo quando una foce proveniente dalle finestre di un edificio lì accanto la fermò.
"Ehi voi due!" stava urlando Riccardo dalla finestra "La smettiamo con queste risate da idioti! Qui ci sono pazienti che vogliono riposare!"
"Scusaci Symon!" urlò la ragazza ringraziando con un occhiolino l'amico per aver trattenuto lo scoppio della sua collera. Il chierico se ne accorse e ricambiò l'occhiolino con un sorriso complice.
"Beh, penso che andrò un attimo a parlare con Symon, ora che ci penso gli devo dire una cosa importante" tagliò corto la maga.
"Ah… Ehm… Se vuoi ti aspetto qua fuori" disse Zarathustra preso alla sprovvista.
"Ah nono, vai pure; potrei impiegarci un bel po' " rispose la ragazza e scomparve all'interno della clinica.
Non appena Camilla ebbe aperto la porta si ritrovò difronte Riccardo. Lui la guardò un attimo e le chiese "Ha criticato l'ateismo?"
"Sì" le rispose lei.
"L'hai mandato a fare in culo?"
"Sì"
"Hai fatto bene"
Ad un tratto si sentì nuovamente bussare alla porta.
"Chi sarà mai a quest'ora?" commentò Riccardo mentre apriva.
Subito entrarono Lorenzo, Alessandro e Nicolò che si agitavano come dei cretini e blaterando frasi come "Sono il conte Dracula!" "Miiii so' Gigrobot d'acciaio" "Miii io vagabondo che so' io" e altre mischiate che richiamavano un vecchio sketch di Aldo, Giovanni e Giacomo.
"Ma siete cretini!" bisbigliò Riccardo "Qui c'è gente che si riposa!"
"Eh dai! A quest'ora li avrà già svegliati tutti la fragorosa risata di Zarathustra!" ridacchiò Lorenzo.
"Ci avete visti anche voi?" domandò Camilla imbarazzata.
"In primis: chiedo che tutta la Città d'Inizio vi abbia visto barra sentito; in secundis: sì" disse Nicolò abbracciando la ragazza "Io però me la sono vista peggio l'ultima volta" aggiunse il ragazzo.
"Ehi Rik, te come sei messo qui in clinica?" domandò Alessandro.
"Beh… Teoricamente potrei anche staccare per oggi" rispose il chierico mentre si asciugava le mani in un panno.
"Bene, allora puoi venire con me e Lore; dobbiamo andare a far fabbricare l'ultimo oggetto del suo equipaggiamento" aggiunse allora il barbaro.
"Ah! Ecco cos'eravate andati a fare!" esclamò la maga "Cosa avete dovuto abbattere questa volta?"
"Niente di che, solo un cerbero affamato" si vantò Alessandro alitandosi sulla punta delle dita e strofinandosele sul cuore.
"Un cerbero? Mi sarebbe piaciuto esserci… Uffi…" sbuffò Riccardo.
E mentre i tre si preparavano a raggiungere l'officina di Clereo Nicolò si rivolse all'amica e chiese "Andiamo alla sede a farci un tea?"
"Con molto piacere" rispose lei.

Il player Feril era lì, seduto a terra nella propria cella, davanti a lui. Evidentemente la storiella del “colonnello” aveva convinto le guardie, che gli avevano concesso la facoltà di aprire la cella e parlare a quattr’occhi col prigioniero. Avevano privato quell’uomo di tutto l’equipaggiamento, in cerca sicuramente di qualche item rubato, anche se Claudio dubitava del fatto che tenesse qualcosa addosso a sé o nei suoi ripostigli conosciuti. Chi poteva essere così stupido da tenerli addosso, in fondo? Adesso Feril indossava delle brache in cotone leggero ed una maglietta scura.  Lo vide accorgersi del suo arrivo ed alzarsi in piedi e fargli un cenno di saluto, non senza dimenticarsi di accompagnarlo con un fischio ed un applauso       
"Guarda Guarda chi torna a farsi vedere in giro" scimmiottò un saluto militare "Il caro colonnello Ashel!"
- Non sono qui per scherzare… Feril giusto?
"Come se tu non mi conoscessi" disse con tono di sufficienza "Anche se non posso riservarle una degna accoglienza in questa mia squallida dimora"
- Oh avrai da fare il gradasso- gli rispose insofferente Claudio – non pensarci neppure a sfidare un ladro, quando basta un bardo a batterti… e per due volte per di più- rise fragorosamente –in una delle quali nemmeno si è battuto seriamente. Dai stai al tuo posto assassino e non farmi sprecare fiato.                             
"Ahahah" ridacchiò l'assassino dietro le sbarre "Il tuo amico ha avuto fortuna… Solo che l'ha avuta due volte… È proprio vero "Fortuna audax iuuta". Vuoi provare tu ad affrontarmi? Vieni dentro"
Claudio scosse la testa –Insomma, quanta fama per qualche giorno di riflessione… e poi anche se venissi là dentro sarebbe uno scontro impari, inutile che ricicli le battute da un qualsivoglia poliziesco americano 
A quel punto Claudio entrò, richiuse la porta dietro di sé e si accomodò su un cumuletto di paglia ammassata in un angolo.
"Non hai paura anche tu nello stare così vicino ad un assassino" osservò Feril senza neppure guardarlo "Non provi ribrezzo" lo guardò nel profondo degli occhi  "non mi guardi con quegli occhi accusatori con cui mi stanno giudicando tutti"
Claudio rimase in silenzio qualche secondo.
"Perché fai questo?" iniziò a domandarsi Feril con fare amletico "Forse hai rispetto di me? No… Paura? No… Mmm… Ma certo!" disse battendosi la mano contro la fronte "Dimenticavo che anche tu sei un assassino!"
- Allora la notizia è già arrivata alle tue orecchie! Già! Io e te, mio caro- portò una mano sulla spalla di Feril- non siamo così diversi. Vedi, siamo entrambi assassini in questo mondo, ed entrambi a “causa” di un Item particolare- lo avvicinò a sé –Perché vedi, sono sicuro che mi puoi capire. L’inebriante sensazione di possedere qualcosa che nessun altro può avere- annusò qualcosa che solo lui poteva sentire – il profumo stesso della rarità… dell’unicità. Certe volte mi sembra di riuscirlo a sentire sai?- si staccò violentemente dal prigioniero- L’idea di avere una collezione privata, un mucchio di oggetti che appartengono a te soltanto… Ah che nessuno mi venga a dire che è sbagliato agognare il possedere, in ogni sua forma. 
 Feril lo stava fissando divertito, ma Claudio era sicuro che stesse seguendo il suo discorso. Mancava solo la stoccata finale.
- Ed in fondo la vita stessa non è un collezionabile? Vantarsi di aver ucciso, che ne so, il grande Orias, Salazar, Ashel… d’altronde non siamo forse tutti un ammasso di dati? Siamo già morti, non usciremo mai da qui. Questo è certo. Siamo neppure ad un terzo di gioco e le zone stanno diventando sempre più impegnative, come possono Linton e i capi della prima linea sperare di portarci tutti fuori di qui? Moriremo lo stesso di vecchiaia, no?
"Che suono meraviglioso hanno queste parole proferite da uno dei due consapevoli! Ahahahah!"
- Già anche io ho ucciso in questo gioco. Ed a essere sinceri neppure per un oggetto particolare, ma per la soddisfazione, per avere la prova di essere più forte di una qualsiasi altra persona. I duelli in questo gioco non spingono a dare il meglio di noi, sappiamo che tanto la nostra vita non è in palio- si strinse il petto- l’adrenalina del guardare la morte prima negli occhi e poi fotterla. L’ultimo barlume di vita che scappa dagli occhi di uno che sta per morire… oddio lo so che mi riesci a capire benissimo. Viviamo per questo, per vantarci delle nostre vittorie… per bearci della nostra forza…
"Il colonello Ashel, il consapevole, e ora possiamo aggiungere a questa lista di epiteti quello di player Killer" rise divertito Feril.
-Sono mesi che non mi faccio vedere in giro, eppure tu sai tutto… Come mai?
"Molto semplice! La malavita di questo gioco ha informatori sparsi in ogni dove ahahahah"
-Forse però non sai come si è consumato quell'inebriante assassinio… Lascia che ti racconti!
Claudio allora gli raccontò per filo e per segno cosa fosse successo quel giorno, delle sue sensazioni, della sua soddisfazione… sentiva che più parlava più si guadagnava la fiducia di Feril. Accompagnava le parole con alcuni sorsi di vino, offrendone ogni tanto un bicchiere anche al barbaro. Parole calme e misurate, incidenza costante, fiducia che saliva ed il vino… tutto secondo i piani.
Alla fine della storia Feril applaudì chiedendo il bis "Ora vediamo un po'! Il nostro consapevole rinato a Player Killer cosa vuole da me?"
-Oh, è semplice. Voglio sapere a chi volevi portare l’oggetto che hai cercato di sottrarre ad Orpheus e qualche altro tuo aggancio nella … malavita come la chiami tu.
"Tutti gli accordi hanno bisogno di due parti che offrono un qualcosa, quindi… Cosa mi offri?" 
- Farò di tutto per concederti una sorta di domiciliari. Sono sicuro che Linton mi ascolterà. Ovviamente non potremo ridarti né equipaggiamento né soldi, sarai seguito a vista da un paio di guardie scelte e non potrai uscire dalla città in cui ti manderemo… piuttosto, qualche preferenza? 
"La città d’inizio direi"
- Perfetto, ti farò mandare lì. La città è grande e troverai sicuramente qualcosa da fare. Sempre meglio che marcire qui, direi
"Puoi farlo davvero?" domandò Feril fattosi serio in volto.
- Prima le informazioni, poi hai la mia parola che combatterò giorno e notte, darò anima e corpo per farti uscire. Ma prima ho bisogno di nomi ed indicazioni. Servono a me personalmente, non a Linton o robe varie. I tuoi agganci Non sapranno neppure chi mi ha dato i loro nomi. Abbi fiducia in me, così come io l’ho avuta in te, raccontandoti una cosa che nessuno, in questo mondo, sa.   
Sperò di essere riuscito a convincerlo. Vino, fiducia, una persona amica… le difese di Feril dovevano per forza essersi abbassate, in fondo era uno stronzo nel gioco, ma magari all’infuori era una persona normale. Sicuramente non una abituata a stare dietro alle sbarre. Non dovette attendere troppo che il barbaro annui lentamente e gli sussurrò qualche nome, qualche luogo e qualche indicazione per raggiungerli. Il ladro si appuntò tutto, poi uscì dalla cella. Era fatta. Feril lo guardò con sguardo complice.
"Aspetto notizie da te Ashel…"
Claudio uscì dalla cella richiudendola, si girò e sorrise.
- Vedi, la parte migliore di tutto è che… naa, te lo dico dai. Nessun accordo, mi servivano solo i nomi. Fatti furbo la prossima volta che ci vediamo e tieni la bocca chiusa. Che tenero che sei Feril- Claudio lo fissò come si guarda un gattino nella gabbietta- ma lascia che ti dica una cosa: le guardie ora stanno dormendo, al loro risveglio nemmeno sapranno che sono passato di qui. E per quello che riguarda quello che tu sai…- trasse un profondo respiro, poi la sua espressione mutò totalmente. Iniziò a parlare sempre più forte, fino quasi a sputare in faccia le parole al barbaro -… Nessuno mi impedirebbe di ucciderti in un modo o nell’altro, ma a differenza di te io, quando ho ucciso quell’uomo, non l’ho fatto perche non ho un cazzo di rispetto della vita altrui! Io ho ucciso per salvare la mia, per rivedere una persona cara,per non farla soffrire. Io non mi lascio calpestare da una lurida testa di cazzo come te o da quelli come te. Vermi viscidi che trattano Come gioco una cosa che gioco non é. LA realtà dei fatti è questa: siamo intrappolati qui ed anche se nessuno ne ha la conferma per quello che sappiamo una morte qui è una morte definitiva- riprese fiato, poi si avventò nuovamente sul prigioniero - Orpheus è stato fin troppo bravo a non arrecarti il minimo danno. Fosse per me saresti già morto. Occhio per occhio, dente per dente. Senza mai essere il primo a colpire, a meno che non si tratti di proteggere la propria vita o di quelli che si amano- si fermò ad un millimetro la viso repellente di Feril, che non riusciva più a mantenere lo sguardo da duro e si stava trasformando in una maschera di terrore –Per tua fortuna il vino che hai bevuto era mischiato ad un raro veleno, che ti farà dimenticare le ultime ore vissute. E non chiederti neppure se avrà effetto, perché sarebbe una domanda stupida.
Il barbaro lo stava guardando senza dire nulla po disse "Anche tu hai bevuto il vino ma hai anche assunto in precedenza l'antidoto"
Claudio annuì- Veleno raro e pericoloso, bisogna avere delle precauzioni nel maneggiarlo. Per fortuna esisto erbe che ne contrastano gli effetti.
All'improvviso Claudio sentì nascere un nuovo applauso alle sue spalle "Bravo! Bravo!" diceva sorridente Feril "Me l'hai fatta! Solitamente mi fa incazzare essere preso per il culo da persone come Orpheus ma tu… Sai perché non mi guardavi negli occhi? Sai perché scansavi il mio sguardo? Guardati in quello specchio"
Claudio vide uno specchio posto davanti alla cella in cui si riflettevano il suo volto e quello dell'assassino di là dalle sbarre.
"I nostri occhi sono uguali! Sono quelli di due assassini! solo che tu cerchi di ripetere a te stesso che hai ucciso per sopravvivere ma non esiste mai un buon motivo per uccidere! Tu e Orpheus… Siete così diversi… Lui era pronto a lasciarsi uccidere pur di non macchiarsi le mani di sangue, tu invece… Con quale superbia in cuore hai deciso che era più giusto che tu sopravvivessi? Ti sei alzato in volo come Icaro e finirai per cadere nuovamente a terra! Parli di differenze tra di noi ma sai qual è la verità? Tra noi esiste un'unica differenza: entrambi siamo colpevoli ma solo uno di noi è nel posto che si merita! Per questo non mi dispiace di essere stato preso per il culo da te: perché sei Narciso che si specchia al fonte e, guardami, io sono il tuo riflesso!"
Claudio si voltò e uscì dal carcere lasciandosi alle spalle le parole del barbaro.
"Mi raccomando!" continuò il barbaro "Non dire a quelle persone che ti ho mandato io! Potrebbero arrivare ad uccidermi"
Claudio si fermò - Oooh, adesso la vita ha acquistato un senso? Mi fai schifo guarda- gli sputò in faccia, gli diede le spalle ed iniziò ad andarsene- Tranquillo comunque, non sta a me giudicare i tuoi crimini.
"Sangue chiama sangue caro il mio Player Killer! Ti macchierai le mani del mio stesso assassinio!" poi, dopo aver sentito chiudersi la porta si mise a sedere e fissò lo specchio davanti alla sua cella "Hai vinto due volte, ammetto la sconfitta ed è giusto che tu abbia il premio, le armi di Achille, caro il mio Aiace. Ti ho fatto vedere i suoi occhi, ora vediamo se sarai in grado di salvarlo"

Era lì, nel suo specchio, non aveva potuto ascoltare le sue parole ma solo vederlo parlare con Feril. Poi lo vide avvicinarsi allo specchio, lo vide fissare il suo riflesso e lui poté vedere i suoi occhi vuoti, scavati dalla sofferenza dell'aver fatto qualcosa che non aveva la forza di confessare: aveva ucciso una persona; l'aveva capito dal suo sguardo, glielo aveva letto negli occhi. Nicolò era in piedi davanti ad un grosso specchio retto da una struttura in legno nero che rendeva inutile il fissarlo ad una parete. Lì aveva visto tutta quella scena mentre ora fissava Feril blaterare qualcosa.
"Cosa ti è successo Claudio?" pensò quasi rassegnato il bardo "Perché non ci sono con te Roberto e Luna? Perché…" 
Il resto della stanza era molto in ordine, sul tavolino-scacchiera erano appoggiati il libro Se una notte d'inverno un viaggiatore di Calvino ed una tazza di tea che intrecciava arazzi con fragranze e profumi incantevoli. Ad un tratto qualcuno bussò alla porta di camera sua "Avanti" si limitò a dire lui. Camilla entrò nella stanza timidamente come se sentisse necessaria una sorta di riverenza nei confronti di quello spazio così privato per il ragazzo.
"Ho appena sistemato un po' di cose nell'orto e in cucina e volevo chiederti se avevi voglia di parlare un po' " disse al ragazzo "Ma… Cosa ci fai davanti a quello specchio?" domandò curiosa avvicinandosi e intravide la cella di Feril "Ma quello è Feril!"
"Ti ricordi che oggi Rik mi ha comprato un oggetto? È un oggetto molto costoso in vendita in un particolare negozio del ventiseiesimo piano che ne vende solo 3 pezzi. È un Frammento dello Specchio dell'Occhio… Ho comprato gli altri due pezzi io e ho incaricato Rik di comprarmi il terzo perché non avevo abbastanza soldi con me da comprarli tutti e tre appena arrivato in quel negozio. Inserendo uno dei frammenti in uno specchio qualsiasi esso permette di guardare attraverso un secondo specchio collocato in un luogo diverso, basta che questi abbia una runa disegnata sul retro. Uno specchio con all'interno un Frammento dello Specchio dell'Occhio può utilizzare al massimo cinque specchi diversi con la runa sul retro per osservare altri luoghi. Ho deciso di mettere uno specchio difronte alla cella di Feril per tenerlo d'occhio; quando gli ho spiegato il tutto si è limitato a ridere e a dire "Non ti starai mica innamorando di me?"… La galera l'ha reso un comico…  Comunque dicevamo… Se ho voglia di parlare? Io ho sempre voglia di parlare con te" sorrise lui muovendosi per andare a prendere una seconda sedia sulla quale la ragazza si sarebbe potuta sedere e avvicinandola al tavolino "Vuoi parlare di Zarathustra?"
"A dire il vero no" si limitò a rispondere sedendosi "In realtà vorrei parlare di Riccardo"
Il ragazzo la osservò curioso e lei continuò "Vedi… A parte Lorenzo che lo conosco da poco, nel nostro gruppo Riccardo è quello che conosco meno… Me ne sono accorta molto bene oggi…"
"Perché dici questo?"
"Vedi, dopo pranzo io e lui abbiamo deciso di visitare i negozi di Katka… Ah ma questo te già lo sai! Hai chiesto a lui di farti una commissione" il ragazzo annuì e lei riprese "Comunque ho acquistato un mazzo di tarocchi e lui li ha definiti una "boiata" e poi ha smontato la teoria mia e di Linton rispetto il colore della mia Magia Arcana perché, per lui, era troppo fantasiosa… Non mi ha infastidito troppo ma mi è dispiaciuto vedere Riccardo credere così poco alla "magia", al surreale… Quindi volevo conoscerlo meglio per capire se tutto questo è legato a qualcosa"
"Certo che sentir fare certi discorsi a un'atea è molto divertente" lei lo guardò in cagnesco "Scherzavo!" disse lui prima di continuare "Allora… Sì, effettivamente Riccardo è molto… come posso dire… Razionale! Ed effettivamente mi ha sempre spiegato che questa cosa è legata al lavoro di suo padre"
"E sarebbe?"
"Suo padre è il secondo mago più bravo d'Italia, spesso si esibisce anche all'estero e fa delle tournée anche di mesi"
"Ma che figata! Chissà che bello avere un padre che fa il mago"
"A sentir parlare Riccardo non sono tutte rose e fiori. Vedi, quando era piccolo vedere il padre far sparire oggetti o farli levitare era incredibile ma poi, crescendo, il padre decise di svelargli i vari trucchi, le varie scatole con il doppio fondo e simili. Riccardo divenne un mago provetto o, come preferisce definirsi lui: un illusionista. Ha sempre sottolineato il fatto che quello che facevano lui e suo padre non erano magie ma trucchi. Praticamente è vissuto in un mondo dove le magie si infrangevano davanti a lui, per quello è diventato sempre più scettico… È anche per questo che ama i videogiochi, perché qui la magia esiste sul serio…"
Camilla non avrebbe mai immaginato che dietro allo scetticismo di Riccardo si celassero quelle motivazioni; provò ad immaginare la sua vita privata del senso della meraviglia e della magia e si sentì una stretta al cuore.
"Sai" riprese a dire Nicolò "Penso che sia per questo motivo che è tanto appassionato alla fotografia… Non dico che la fotografia in sé sia una magia ma il potere evocativo di essa è qualcosa di magico, la sua capacità di fermare il tempo… Questa è la sola magia in cui Riccardo può credere"
Il clima ormai si era fatto serio e Nicolò, notando questo, cercò di cambiare discorso per alleggerire la tensione che si era creata nel progredire del discorso "Quindi hai comprato dei tarocchi… Perché non provi a farmi una lettura del futuro?"
La ragazza si girò di scatto come se fosse stata appena destata da un sogno "Eh? Ah! Sì, certo! Possiamo provarci!"
La ragazza estrasse dal menu il mazzo dei tarocchi e li poggiò sul tavolo poi disse "Innanzitutto mi devi porre una domanda"
"Allora…" il bardo ci pensò un po' e poi disse "Cosa mi riserverà il futuro?"
La ragazza tocco il mazzo facendo così aprire una finestra dove era riportato un elenco di domande, dopo aver trovato quella più simile a quella posta dall'amico la tocco e gli disse "Ora devi poggiare la tua mano sul mazzo"
Nicolò obbedì e dopo qualche secondo comparve la scritta "Giocatore riconosciuto: Orpheus. Confermi?" la ragazza digitò "Sì" e le carte si mischiarono in automatico.
"Molto bene!" disse lei e pose cinque carte, rivolte verso il basso, sul tavolo, formando una specie di croce "Bene allora… La prima carta, quella al centro, rappresenta la tua personalità e stiamo parlando del…" la ragazza voltò la carta rivelando un vecchio, seduto su un grande trono, che reggeva nella mano destra una spada rossa "… Re di Spade! Wow… Certo che questa è strana…"
"Cosa intendi dire?" domandò il bardo.
"Vedi… Quando ho letto la descrizione di questa carta ho pensato subito a te: rappresenta un uomo all'antica dotato di sani principi, un uomo dotato di leadership e di spirito di comando, ogni tanto però si perde nel mondo dei suoi pensieri… Questa carta rappresenta anche l'idea nel suo compimento, l'ideale sicuro, che non vacilla… Mi ricorda molto te… Ma ora procediamo! Il tuo prossimo futuro è racchiuso nel…" voltò la carta subito a sinistra del Re di Spede rivelando il Nove di Spade "Ah… questo non è proprio bellissimo… Il Nove di Spade indica un periodo travagliato, delle notti insonni, anche un senso di autopunizione; l'esito di questo periodo è racchiuso in questa carta" e voltò la carta più in basso scoprendo una figura scheletrica a cavallo che reggeva una falce rossa, era rivolta verso il basso e il nome non annunciava niente di buono "Ah… La Morte" osservò Camilla.
"Sapevo che non sarebbe finita bene questa cosa…" commentò Nicolò ridacchiando.
"Non è pericolosa come si annuncia… La carta indica un mutamento forzato… Solo di rado indica la morte…"
"Ah… Buono…" 
"Allora, la prossima carta indica un futuro più remoto" voltò la carta a destra del Re di Spade "L'Otto di Bastoni! Questa è una carta molto positiva: indica viaggi, gite e analoghi. Ora controlliamo l'esito di tutto questo" e, così dicendo, voltò la carta più in alto rivelanti due coppe tra le quali si intrecciavano due pesci dall'incrocio dei quali nasceva un fiore. Camilla guardò la carta e esitò un attimo a spiegare il suo significato.
"Il Due di  Coppe… E cosa vorrebbe dire?" chiese Nicolò vedendo la ragazza restia a parlare.
"Il Due di Coppe… Rappresenta il più profondo degli amori… Il raggiungimento di esso e la sua maturazione…" Camilla sapeva che Nicolò non avrebbe mai trovato un altro vero amore, il suo Due di Coppe era Teresa e non ne avrebbe mai avuto un altro.
Nicolò guardò le carte e sospirò "Eh vabbé dai! Magari le tue previsioni saranno più azzeccate man mano che ti eserciterai ahahahah" poi il ragazzo guardò il libro di Calvino poggiato sul tavolino e disse "Aspetta! Ho un'idea!" andò verso una libreria e prese un altro libro di Calvino: il castello dei destini incrociati "Sai, alla fine non solo la fotografia può evocare situazioni e simili, tutte le immagini lo possono fare; ad esempio, Calvino, in questo libro, utilizza le immagini dei tarocchi per raccontare le storie dei commensali riuniti a tavola… Ho sempre sognato di provare a dire la mia, quindi, se mi permetti" e porse la mano verso la ragazza nella speranza che gli passasse i tarocchi e lei lo fece. Nicolò si sedette sul tavolo e iniziò a guardare le varie carte. 
Camilla lo osservò. La prima carta che il ragazzo posò sul tavolo fu il Re di Spade; la maga pensò che quella carta dovesse rappresentare il bardo come aveva detto lei poco prima. La seconda carta scelta dal bardo fu la carta de La Luna: la luna era rappresentata con un volto rassicurante ed osservava, sotto di lei, uno scarabeo difronte ad un bivio, a sinistra si trovava una torre antica con a guardi di essa un cane mentre a destra un lupo sorvegliava un palazzo moderno, simile ad un grattacielo. Camilla pensò che quella carta dovesse rappresentare Firenze, la città in cui modernità e classico si amalgamavano, la città che Nicolò aveva più a cuore e la luna che pendeva sopra di essa era la complice che il bardo tanto amava. Poi il ragazzo dispose altre due carte di seguito a La Luna: il Sette di Spade e il Nove di Pentacoli; la ragazza pensò che l'amico avesse scelto quelle carte per l'aspetto che avevano: il Sette di Spade era formato da sei spade che si intrecciavano tra loro formando una specie di ellisse al centro della quale splendeva un globo bianco che era parzialmente coperto dalla lama di una settima spada richiamando così la forma di un occhio; lo stesso valeva per il Nove di Pentacoli, otto pentacoli erano disposti su due colonne, ognuna da quattro pentacoli l'una, mentre il nono si trovava al centro della carta e avvolto da un'ellisse formata da elementi arborei. Quelle due carta, simili a degli occhi, richiamavano i due occhi di Nicolò: quello che egli teneva sempre aperto verso l'interiorità di sé stesso e l'altro che teneva sempre aperto sul mondo che lo circondava. Una quinta carta venne aggiunta al mosaico La Ruota della Fortuna, probabilmente quella carta indicava il trascorrere del tempo, il trascorrere del tempo risolvendo gli enigmi della sfinge, alimentando la conoscenza simboleggiata dal serpente e lottando con la tenacia del lupo; probabilmente tutto quello aveva condotto Nicolò alla carta che seguì: l'Asso di spade. L'Asso di Spade simboleggiava il percorso dell'idea ma il ragazzo l'aveva scelta perché, oltre al richiamare una spada con cui combattere, poteva rievocare lo stilo che utilizzava per scrivere, per sognare: l'Asso di Spade rappresentava l'arma con cui il bardo combatteva ogni sua sfida, la scrittura. Poi Nicolò evocò un secondo luogo disponendo sul tavolo il Sei di Bastoni; in quella carta era rappresentata una casa tra le colline, che riposava immersa nella pace del verde: quella carta ricordava la piccola casa in campagna che avevano i nonni del bardo dove lui andava sempre a trascorrere le vacanze estive e lì, accanto a quella piccola oasi, comparve il Cavaliere di Bastoni: un ragazzo sicuro, che sfoggiava un'armatura orientaleggiante; Camilla, data la successione delle carte, pensò che si potesse trattare di Lorenzo, l'amico fidato di quei periodi, l'amico che alla fine l'aveva avvicinato sempre di più a Teresa, come poi confermarono le carte successive: l'Asso di Coppe, una mano che sorgeva dalle acque reggendo una coppa sulla quale era rappresentato un cuore, Camilla rise per la coincidenza: non solo quella carta indicava il cuore che Nicolò stava per donare ad una donna ma richiamava anche il primo incontro dei due, l'acqua che lei aveva fatto cadere sulla testa di lui; La Papessa, capì che dietro quella carta era celata Teresa, la Teresa che secondo i racconti di Nicolò era una grande appassionata di ogni tipo di filosofia, come la Papessa che reggeva in mano un qualche papiro; Nicolò iniziò poi una seconda fila di carte, posta al di sotto della prima, che procedeva nel verso opposto, posando il Due di Coppe. In quella carta i sospetti di Camilla trovarono le loro conferme: l'unico e vero amore di Nicolò era Teresa. Il ragazzo poi prese la carta de Il Sole, probabilmente nel tentativo di rappresentare tutta la gioia che fece seguito a quell'incontro, tutta la sua felicità e i momenti meravigliosi che gli seppe donare quella ragazza; con il Quattro di Bastoni cercò invece di rappresentare il futuro che sognavano insieme, una casa in campagna, un quadretto bucolico in cui vivere felici ed insieme. Camilla riuscì a comprendere quelle immagini e riuscì a capire i sentimenti che Nicolò cercava di trasmettere. Ma poi il bardo posò sul tavolo una nuova carta: La Morte, l'incidente di Teresa, l'infrangersi del sogno, l'evento che aveva fatto chiudere Nicolò in sé stesso, che lo aveva rinchiuso dietro al Dieci di Spade, la carta che posò subito dopo: un intrecciarsi confuso di spade che sembravano formare una prigione. A salvarlo da quella prigione di sofferenza era subentrata una nuova carta: la Regina di Bastoni; Camilla si riconobbe nel volto di quella donna circondata dalla natura, infondo era stata lei a salvarlo da quel dolore immenso, lei l'aveva ricondotto ad essere parte del Sette di Coppe insieme ai suoi amici ed era anche per loro che aveva deciso di ripartire, di mettersi in gioco in una nuova sfida come faceva il Cavaliere di Spade, la carta che chiudeva la sua storia e che apriva quella che stava vivendo in quel momento: l'avventura all'interno di quel mondo artificiale.
"Mi sembra carina" disse Nicolò soddisfatto guardando le carte sul tavolo per poi rimetterle via.
"Cosa stai facendo?" domandò Camilla confusa.
"È stato un bell'esperimento ma ora dobbiamo andare di là a preparare da mangiare! Gli altri saranno qui a momenti!" spiegò lui cercando di scansare tutte quelle emozioni, tutti quegli eventi che quelle carte avevano evocato.
Camilla se ne accorse e lo assecondò seguendolo in cucina. Passò poco tempo prima che anche gli altri arrivarono e iniziarono a ravvivare il clima. Passarono quella notte in piedi a raccontarsi le proprie giornate, a canzonare con invidia Lorenzo per il nuovo abbigliamento e a sentire le mirabolanti descrizioni della città di Katka, decidendo di visitarla tutti insieme a breve. Si divertirono col cuore come facevano sempre quando si ritrovavano a fine giornata.
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