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Autore: Ode To Joy    12/12/2016    5 recensioni
(Victor x Yuuri)
Yuuri guardò Victor ed in quello sguardo entrambi trovarono la sintesi perfetta di quello che erano e che avevano creato insieme.
La sabbia sotto i loro piedi era calda ed il mare non era semplicemente blu. Era di tutti i colori del mondo di Yuuri: l’azzurro degli occhi di Victor, il verde acqua di quelli di Yurio.
L’orizzonte: il suo sconfinato amore per loro.

[Questa storia partecipa al contest “Christmas Game – Puzzle Time” a cura di Fanwriter.it!] [Puzzle Fluff]
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Victor Nikiforov, Yuri Plisetsky, Yuuri Katsuki
Note: Missing Moments, Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Numero parole: 1646
Traccia: 55. A chiede a B di ballare


 
VI
Bianco


Il loro piccolo Yuri nacque in una notte di neve all’inizio di marzo ma il mondo lo seppe solo qualche giorno più tardi, quando Yuuri uscì dall’ospedale avvolto in uno dei lunghi cappotti di Victor stringendo al petto un fagotto azzurro a cui entrambi sorridevano innamorati.
Qualche giorno dopo, uscirono delle foto di quel momento e Victor ebbe la bella idea di rintracciarne l’autore per avere una copia degli originali. “Queste sembrano fatte a posta per cominciare l’album del primo anno di Yuri!” Aveva esclamato.
Yuuri non aveva potuto dargli torto. Erano belle quelle fotografie, spontanee, vere.
Dolcissime.
Victor, ovviamente, da quel punto di vista non si era risparmiato fin dal primo momento della vita del loro bambino. Era talmente affascinato da qualsiasi cosa Yuri facesse – fosse anche un semplice battere di ciglia – che si sentiva in dovere d’immortalare ogni cosa, ogni momento.
Yuuri sospirava con un sorriso e lo lasciava fare. Non dava quell’euforia scontata. Al contrario, si era sentito tanto perso e spaventato poco prima della nascita di Yuri che, come suo solito, aveva temuto che non ce l’avrebbe fatto. Che loro non ce l’avrebbero fatta.
Gli era bastato guardare Victor stringere Yuri tra le braccia per la prima volta per rendersi conto di quanto fosse stati stupidi i suoi timori.
Non erano solo le foto e quell’euforia quasi bambina con cui Victor aveva accolto quella creaturina nelle loro vite. In quel nuovo capitolo della loro storia, Victor si era dimostrato un compagno degno di tale nome esattamente come nel pattinaggio e la quotidianità. Non c’era un giorno in cui Yuuri non si sentisse appoggiato, al sicuro. Trovava sempre una mano d’afferrare senza chiederla ogni volta che sentiva di non poter resistere oltre con le proprie forze.
Victor non aspettava che chiedesse e non giudicava troppo o poco quello che riusciva a fare.
“Lo conoscere ed impareremo insieme,” aveva detto Victor alla fine della loro prima settimana da genitori, dopo l’ennesima notte insonne.
E Yuuri non aveva potuto non farsi contagiare dal suo ottimismo.
 
 
La neve continuava a cadere lenta e silenziosa nelle notti di San Pietroburgo.
C’era stato un tempo – non poi così lontano ma a Victor sembrava passata un’eternità – in cui lui e Yuuri avevano assistito a quello spettacolo stretti nel calore di un abbraccio e circondati dal più intimo e sereno silenzio. Ora, Victor sentiva che se avesse passato un’altra notte a passeggiare come un folle per il salotto semibuio con quei maledetti fiocchi di neve sullo sfondo a prendersi gioco di lui con la loro silenziosità avrebbe potuto decidere d’impacchettare casa e famiglia e trasferirsi in Giappone a lunga scadenza solo per cambiare panorama. Alla famiglia di Yuuri non sarebbe dispiaciuto e, vista la nuova situazione che si era creata nelle ultime settimane, anche il suo compagno sarebbe stato contento di avere due o tre paia di braccia in più su cui fare affidamento in casi estremi.
Tipo quella notte…
Fece appena in tempo a fermarsi per fare una pausa da quel suo folle vagare come un’anima in pena che il principino tra le sue braccia si sentì in dovere di fargli sentire tutto il suo disappunto.
Yurio…” Victor appoggiò il bambino alla spalla con espressione disperata. “Abbi pietà di papà, d’accordo?” Per tutta risposta gli arrivò una testata che per poco non gli dislocò la mandibola. Anche al piccolo Yurio il colpo dovette fare male, però, perché prese a piangere più rabbiosamente del solito.
“No, no… Shhh…” Mormorò Victor con dolcezza, nonostante il dolore pulsante e la stanchezza accumulata lo stessero spingendo velocemente sull’orlo delle lacrime a sua volta. “Va tutto bene, Yurio. C’è papà qui con te…” Continuò a ripetere sedendosi sul divano – perché temeva che a momenti sarebbe collassato sul pavimento – e passando le dita tra i morbidi fili d’oro pallido sulla testolina di suo figlio.
L’unico risultato che ottenne fu di trasformare le grida disperate in singhiozzi appena percettibili, quasi come i versi di un gattino. La piccola schiena tremava sotto il suo palmo e Victor sentiva il cuore dolergli sempre di più, istante dopo istante.
Una mano calda sul retro del collo lo fece quasi sobbalzare. Gli bastò sollevare lo sguardo ed incontrare gli occhi scuri di Yuuri per tornare a rilassarsi. “Ti abbiamo svegliato, vero?” Era una domanda inutile. Victor faceva il possibile per permettere a Yuuri di dormire quanto gli serviva ma il loro Yurio non sembrava contento fino a che non attirava su di sé l’attenzione di entrambi ed anche allora sembrava arrabbiato con il mondo intero.
Gli occhi scuri, però, seppur stanchi, erano illuminati solo dalla più sincera dolcezza. “Vuoi che ti dia il cambio?”
Victor appoggiò la nuca allo schienale del divano accomodando Yurio contro il suo petto, la mano accarezzava ancora la piccola schiena. “Non credo riuscirei a dormire,” confessò sebbene fosse stanchissimo.
“Vuoi che ti prepari qualcosa di caldo per rilassarti?” Propose Yuuri gentilmente.
“No, voglio dormire accanto a te.”
Yuuri si sedette sul divano con un sospiro. “Temo sia troppo presto per lamentarsi,” allungò una mano ed accarezzò il faccino bagnato e caldo del piccino. “L’importante è che non stia così perché qualcosa non va.” Si sporse in avanti appoggiando le labbra sulla piccola fronte. “Non credo abbia la febbre.”
“No,” Victor scosse la testa e, suo malgrado, sorrise. “Guardalo! Adesso che ci sei anche tu qui con noi non piange più.”
Anche gli angoli della bocca di Yuuri si sollevarono. “È ancora arrabbiato, però.”
“Oh, ma questa è la sua espressione allegra!”
Risero entrambi ed il piccolo Yurio sollevò la piccola testa quel tanto che poteva per fissarli come se fossero due completi idioti. Victor aveva insistito fino all’ultimo per chiamarlo Yuri ma un nomignolo era stato necessario fin da subito per evitare di creare confusione anche tra loro.
“Dovremmo portarlo in Giappone,” propose Victor. “Potremmo restare lì fino alla fine dell’estate… Abbiamo il nostro palaghiaccio anche lì, dopotutto.”
Yuuri appoggiò la guancia alla spalla del compagno, le dita della mancina strette intorno ad una delle manine minuscole di Yurio. “Il pensiero di un lungo viaggio in questo momento non mi entusiasma particolarmente,” ammise. “Tuttavia, la possibilità di contare sull’aiuto della mia famiglia per qualche mese mi rende egoisticamente più leggero.”
“Non è egoismo,” disse Victor posando un bacio tra i capelli corvini, “il mondo è pieno di nonni che si lamentano di non potersi godere i nipoti. Yurio abita lontano dai suoi nonni e fino ad oggi lo hanno visto solo grazie alle foto che io spedisco a Yuko e Minako e le videochiamate che fai tu.”
Yuuri sollevò lo sguardo stanco sul compagno ma si sentiva improvvisamente sereno.
“Impazziranno di felicità,” concluse Victor con un sorriso luminoso. “E Yurochka deve vedere il Giappone! Ha genitori di nazionalità diverse ed è giusto che conosca entrambi i nostri paesi. Se ci sbrighiamo, possiamo ancora vedere i ciliegi in fiore… Sì! Yurio amerà i ciliegi in fiore.”
Yuuri coprì con la sua la mano che il compagno aveva posato sulla nuca del piccino. “Prima arriviamo alla fine di questa notte sulle nostre gambe, Victor,” propose pazientemente alzandosi in piedi.
Victor lo seguì con lo sguardo. “Dove vai?”
“Mi è venuta un’idea,” disse Yuuri con un sorriso sparendo all’interno della camera da letto buia per poi riemergere con il cellulare tra le mani.
Victor inarcò le sopracciglia più confuso di prima ma non disse una parola mentre Yuuri s’inginocchiava davanti alla cassa principale dell’impianto dolby-surround. Un istante ed il silenzio di quella notte di neve venne interrotto dal suono gentile ed un poco malinconico di un pianoforte.
Victor conosceva alla perfezione quella melodia. In un certo senso, era la loro.
Yuuri si fermò di fronte al divano e Victor lo guardò. I capelli neri erano in disordine, gli occhi erano stanchi e, come lui, aveva proprio la faccia di un giovane genitore con un bambino di sei settimana di cui prendersi cura. Sorrideva, però. Sorrideva e Victor pensò che fosse bellissimo.
Yuuri allungò la mano sinistra e la fede d’oro bianco scintillò nella semi-oscurità della stanza. “Balla con me, Victor,” lo invitò. “Fai ballare me e Yurio. Ricordi quando lo facevi nel cuore della notte per tranquillizzarmi? Magari funziona anche con lui.”
Victor sorrise. Non c’era un giorno in cui si pentisse delle scelte che aveva fatto o che dubitasse del sentimento che lo legava a Yuuri ma c’erano dei momenti… Istanti proprio come quello in cui si sorprendeva ad amarlo più di prima.
Sorresse Yurio con un braccio e sollevò l’altro per afferrare la mano del compagno. Yuuri premette una guancia contro la sua spalla, gli occhi scuri fissi sul faccino paffuto del loro bambino. Victor gli circondò la vita con il braccio libero stringendolo a sé.
Ballarono un lento a tre sulle note di Yuuri On Ice.
L’espressione di Yurio era cambiata: sembrava sorpreso ma in modo positivo. Sollevò la testolina e Victor lo rassicurò immediatamente con un bacio.
“Shhh…” Intervenne Yuuri accarezzandogli la schiena. “Va tutto bene, Yurio. Va tutto bene.”
Il piccino si rilassò immediatamente contro il petto del padre, un pugnetto chiuso vicino alla bocca.
“Vuoi ballare con la mamma?” Propose Victor. “Sai, lui ha passato in una scuola di ballo tutto il tempo che non ha passato sul ghiaccio. È un esperto. Sicuramente ti piacerebbe più che con me.”
Gli occhi scuri si sollevarono. Erano brillanti, innamorati. “Facciamo che io gli insegno a danzare e tu gli insegni a pattinare. Che dici?”
Il sorriso di Victor assunse delle sfumature divertite. “Dico che Yakov e sua moglie ce lo toglieranno dalle mani prima che ci sia concessa l’occasione per rovinarlo.”
Yuuri trattenne una risata per non spezzare la serenità del momento, poi si sollevò un poco sulle punte per fare sue le labbra di Victor.
Solo quando la melodia lasciò nuovamente il posto al silenzio, i due giovane genitori si accorsero che Yurio si era serenamente addormentato tra le loro braccia.
 
 




 
   
 
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