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Autore: iQuit    13/12/2016    0 recensioni
Queen Cobra, luogotenente dei Black Saints, flagello dell'umanità, sta per scoprire qualcosa di sconvolgente su sè stessa e sulla propria natura, qualcosa che cambierà il destino suo e dell'organizzazione a cui appartiene.
Parodia affezionata del genere tokusatsu/super sentai.
N.B. la storia è completa e in fase di rilettura/correzione, se vi interessa aiutare si cercano beta readers.
Genere: Drammatico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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cap3

Aika sedeva composta su un austero divanetto in una delle tante sale d'aspetto della base della Excalibur, la testa china unico segno di scomforto, e Masaru era a fianco a lei anche se dava l'impressione di voler essere da un'altra parte. La ragazza capiva la sua inquietudine: in fondo, non aveva solo fatto altro che dargli la terza notizia più brutta della sua vita, dopo "Hanno trovato il corpo di Shiro" e "Congratulazioni, sei stata scelta per servire i Black Saints".
Qualche mese prima sarebbe esplosa in un turbine di rabbia, alla base avrebbero dichiarato almeno un DEFCON 3 e chiuso le paratie di protezione come misura preventiva, ma ormai aveva accettato che la sua vita avesse preso una direzione sbagliata e aveva sopportato la notizia con disperata rassegnazione.
-Tutto qui?- rispose all'annuncio del suo commilitone, a testa china.
-...no.- riprese Masaru, impegnato a scegliere le parole giuste -ci hanno permesso di tenere le R-Medal a patto che non le attiviamo.-
-Non ha senso.- replicò, finalmente voltandosi lentamente verso il suo collega, in un lento movimento di capelli rosso volpe tagliati a pixie che incorniciavano un volto con gli occhi da cerbiatta abbastanza piacevole, ignorando la mascella mascolina e le occhiaie marcate -Il comandante non vuole che io combatta, ma mi lascia le armi? Finché avrò il mio R-medal a disposizione non...-
-E' una violazione di livello quattro.- ribatté il giovane con gli occhiali, scuotendo il capo -E non credo che utilizzarla in una condizione critica sia un'attenuante. L'intenzione è quella di tenerci fuori dai combattimenti. Mi dispiace, Aika.-
Silenzio. L'espressione della ragazza era priva di alcuna emozione, mentre si voltava di nuovo a guardare davanti a sé.
-Non fa niente.- affermò lei, nonostante la mano che stritolava il bracciolo del divano con forza desse un'altra idea.-Ero stanca di essere presa in giro da quella vipera, dopotutto. Spero davvero che sia morta.-
In fondo era vero, solo che non era quel tipo di stanchezza che ti fa mollare tutto - era il tipo che ti faceva venir voglia di spingere il tuo pugno nello stomaco dell'avversario finché non capiva quanto eri stanco, ma ormai non aveva più senso.
Strinse il bracciolo così forte che, senza accorgersene, lo accartocciò. Purtroppo, la tecnologia usata per invertire il processo di conversione era ancora imperfetta quando era stata salvata dalle grinfie dei Black Saints anni prima, e tra il rischiare la vita per tornare un comune essere umano ed il tenere i propri superpoteri aveva scelto la seconda opzione: di conseguenza, nonostante sembrasse un'universitaria come tante, era forte come un Excaranger in piena tenuta da battaglia, e soprattutto come quella ragazza Corallo con i capelli corti e carica di armi da fuoco che le aveva piegato i sai come se fossero fatti di gomma e che da settimane le stava dando dei grattacapi, ingaggiandola ad ogni occasione per impedirle di affrontare Queen Cobra. Ancora non capiva come un soldato privo di cervello potesse combattere alla pari con lei che indossava l'R-Suit, poi si ricordò che la sua tuta di combattimento, creata apposta per lei, era meno mirata a potenziare le sue già esistenti abilità e più indirizzata al supporto, con aggiunte tipo cammuffamento visivo, aderenza a pareti, e...
-Aika?- la voce di Masaru finalmente la raggiunse, facendola uscire dalla piccola trance autoindotta che continuava a presentarsi a causa della sua conversione e che le riempiva la testa di pensieri tattici, analisi e strategie.
-Eh?!- esclamò, cadendo dalle nuvole. Osservò prima il suo commilitone, che si era appiattito contro la sedia nel tentativo di allontanarsi, poi la propria mano ed il bracciolo distrutto -Oh,no. E' la terza volta questo mese. Shiro sarà fur...-
Si rimangiò immediatamente le parole. Non riusciva ad accettare che il suo fidanzato fosse morto proprio per mano di Queen Cobra. Nascose la mano incriminata con l'altra e singhiozzò. Masaru immaginò il proprio collo al posto del bracciolo e scelse le successive parole con cura.
-Forse...era davvero il caso di prenderci una pausa. E' stato un periodo orribile per gli Excaranger, la squadra ha bisogno di un aggiornamento. Tu che hai intenzione di fare?-
-Bella domanda.- commentò, il volto contratto in una smorfia di amarezza -Prima tu.-
-Aika, lo sai.- rispose lui – Io il mio lavoro alla Excalibur ce l'ho sempre, ma tu... onestamente, sono preoccupato per te. Sei una civile, ma da quando ti conosco non ti ho mai vista tornare a casa, o abbandonare la base. Non hai davvero nessuno?-
-Shiro era tutto quello che avevo.- tagliò corto.
Ulteriore silenzio. Aika guardò l'orologio sulla parete: erano le dieci di sera, e sapeva cosa significasse per lei. Tirò fuori da una tasca sulla giacchetta un piccolo barattolo di farmaci, ne estrasse due pasticche e le mandò giù senz'acqua, il tutto mentre Masaru la guardava con sguardo dispiaciuto ed intimorito allo stesso momento.
Non gli faceva una colpa neanche di quello - se indossati gli R-Suit erano alla pari, in borghese lei lo superava in forza, destrezza e riflessi, e sebbene da soldato addestrato potesse affrontare un normale Serpente Corallo anche a mani nude, rispetto a lei era come una gazzella contro un leone.
-S-Sai... ho un po' di licenza da parte, posso prendermi qualche giorno di pausa, se hai bisogno di compagnia.- azzardò il ragazzo, balbettando - A-andiamoci a bere qualcosa. Non pensiamo alle cose brutte per un po', ok?-

-...bere qualcosa?-
Una convocazione nel mezzo della notte poteva essere qualsiasi cosa: un rendez-vous per un piano segreto, un rapporto fuori orario, una situazione di emergenza. Ma arrivare alla base principale dei Black Saints e farsi scortare dai soldati di Gray Shark fino alle sue camere private alla sommità dell'ala nord del complesso era già una cosa fuori dal normale (scoprendo peraltro che si, la base si trovava in un'isola nel mezzo del pacifico, e che c'era una visuale molto piacevole dai piani più alti, una splendida foresta tropicale circondata dal mare), il trovarsi da sola davanti il generale di bell'aspetto e dalla voce roca e stentorea che le proponeva un drink era l'ultima cosa che si aspettava. Agni, dalla sua spalla destra, taceva e osservava.
-Non so se la cosa le conviene, signore.- rispose all'invito con tono freddo ma sincero -Reggo molto bene l'alcol.-
Il bel comandante con la benda sull'occhio si mise a ridere, una risata di cuore. Il movimento sussultorio mise in mostra i muscoli del torace: quegli addominali erano così scolpiti che ci si poteva affettare il pane sopra.
-Ma certo, ma certo.- iniziò lui, versando comunque due calici di vino e porgendogliene uno -Avrei dovuto aspettarmelo che la tua particolare struttura fisica ti permettesse di bere senza ubriacarti e non sono neanche sicuro che tu possa provare i sapori, ma è solo per rilassarsi. Su, fammi compagnia.-
Già, non sentiva il gusto dell'alcol e aveva tuttavia un limite a quanto poteva bere prima che le girasse la testa, ma preferiva tenere per sé entrambe le informazioni: non aveva idea del motivo della convocazione, e non era il caso di fargli capire che poteva farla ubriacare. Accettò il drink e si assicurò che lui sorseggiasse per primo, dopo averlo visto sedersi su un divano in quel loft piuttosto lussuoso, facendole cenno di sedersi sulla poltrona davanti a lui.
Obbedì, non troppo convinta: il cuscino era straordinariamente comodo, o forse era lei ad aver dimenticato cosa volesse quel termine, abituata alle sedie utilitaristiche, prive di fronzoli e dure come il marmo che aveva nell'avamposto.
-Allora, Cobra- iniziò lui- allora, che ne pensi del mio appartamento?-
-E'... non sono abituata a questo lusso, signore.- rispose, onesta, domandandosi mentalmente cosa volesse da lei il suo superiore.
-Neanche io, lo detesto, infatti.- replicò l'uomo, reclinandosi sul divano e decantando il vino -Detesto questo divano, detesto questo arredamento e detesto questo vino: 1200 dollari a bottiglia, e sa di tappo. Lo stavo tenendo per un'occasione, forse avrei dovuto berlo prima insieme ai miei uomini. Il letto mi piace però, ci si dorme molto bene, dovresti provarlo.-
Stava forse flirtando con lei? No, non era il momento di farsi quelle domande. Sviò il discorso.
-Un'occasione?-
-Ho finalmente incontrato qualcuno che la pensa come me.- chiarì lui, abbassando il bicchiere- Immagino tu abbia notato che i membri della mia guardia personale non sono soldati potenziati, non hanno alcun aumento cibernetico né sono sotto controllo mentale. Sono comuni soldati con un ottimo addestramento.-
Davvero? Chiederselo era inutile, se ne era accorta, principalmente dal fatto che indossassero normali uniformi e non strani vestiti a tema, e li avesse sentiti chiacchierare tra di loro e fare battute sconce alle sue spalle sul fatto che il suo sedere fosse in bella vista: l'unica cosa che ne mostrava l'affiliazione ai Black Saints era lo stemma con lo squalo sulla manica delle loro casacche.
-Come li tiene in riga?- domandò giustamente, cercando di darsi un tono -La cosa potrebbe tornarmi utile.-
-Li pago bene.- rispose lui- Inoltre, gestisco i loro contratti da mercenari e li mando dove richiesto, quindi sanno che con me hanno sia lavoro che soldi. Ed è di questo che volevo parlarti, Cobra. O vuoi che ti chiami con il tuo vero nome?-
L'universo doveva aver cospirato contro di lei, in quanto, proprio in quel momento, aveva portato il calice alle labbra. Agni prese il controllo del suo corpo di quanto bastava per farla apparire calma e distaccata invece di farle andare il vino di traverso o di farglielo sputar fuori, ma il cuore le schizzò comunque fuori controllo e andò nel panico per qualche istante.
Trattenne il bicchiere alle labbra per qualche istante, giusto il tempo di nascondere il proprio stato d'animo e inventarsi una reazione sensata.
-Il mio nome non ha importanza, l'ho abbandonato.- la giocò così, abbassando il calice dopo aver preso un breve sorso di cui sentì a malapena il sapore -Quando...-
-Non recitare.- le intimò Shark, l'aria di benevolenza svanita tutta di un tratto, rimpiazzata dalla freddezza di chi non era abituato a sentirsi dire di no -So benissimo che non sei sotto il nostro controllo. Togliti il casco, voglio vederti in faccia.-
Cercò di mantenere la facciata, sebbene all'apparenza sembrava stesse per crollare tutto:
-Non capi...-
Ma fu immediatamente interrotta:
-Oggi, durante la riunione, quando il tuo subordinato ha acceso l'ologramma ti sei portata la mano alla ferita. Se fossi stata sotto controllo non avresti avuto quel tipo di reazione. L'ho visto, sai? Come ho visto che le hai sussurrato qualcosa quando l'hai ipnotizzata, e che hai messo mano alla frusta quando Gull ha iniziato quel simpatico teatrino.- si portò una mano al volto indicando l'occhio buono - Ottantanove uccisioni confermate come cecchino: ho un occhio solo, ma ci vede bene.-
TI HA BECCATA, commentò il serpente senza muoversi.

Ok, probabilmente aveva più di un modo per cavarsela, ma perché rischiare di peggiorare la situazione? Se sapeva così tanto su di lei tanto valeva mettere le carte sul tavolo – nel peggiore dei casi, un veloce lavaggio mentale gli avrebbe fatto dimenticare tutto.
Poggiò il vino sul tavolo da caffè davanti a sé, approfittando di un poggiabicchiere, e si sfilò il casco, scuotendo la testa per liberare i capelli.
-D'accordo, parliamo a viso aperto. Letteralmente.- annunciò, separandosi la frangia con una mano.
Shark parve più sorpreso che contrariato. Si sporse dalla seduta, appoggiandosi sul tavolino, e si avvicinò a lei lentamente, guardandola negli occhi. Il cuore di Michiru le salì in gola mentre l'uomo scrutava ogni singolo anfratto del suo volto.
Poi lui parlò.
-Sai... mi aspettavo un viso diverso. Non sei quella ragazza... Reika, mi pare. Tu sei Michiru Kato.-
Prima che potesse rispondere, l'uomo si portò una mano sul volto e si tirò indietro, mollando di nuovo quella risata di cuore.
FACEVI IN TEMPO AD IPNOTIZZARLO, LO SAI. TI HA DATO QUASI UN MINUTO.
Lei si voltò verso Agni e gli soffiò un cenno di silenzio, anche se poteva sentirlo solo lei, mentre si rendeva conto di aver perso un'occasione d'oro. La risata di Shark, invece, non accennava a zittirsi. Cosa c'era di così divertente?
-Oh, cielo.- continuò, togliendosi le lacrime dall'occhio buono.-Scusa la risata, ma... questo cambia tutto. Pensavo che si trattasse del tuo successore, non di... ma aspetta, se tu sei qui, vuol dire che hai mentito sul rapporto della tua morte.-
Si era fatto improvvisamente serio.

-Si, è lei ad essere morta.- rispose con tono dispiaciuto -Abbiamo combattuto. E' stato un incidente, non volevo ucciderla.-
Forse non era la cosa giusta da dire, visto che aveva appena scoperto il nome della ragazza senza nome che si era rotta il collo nel tentativo di toglierla di mezzo, ma era la verità, e cercare di addolcirla non avrebbe cambiato nulla. Shark si sedette di nuovo sul divano davanti a lei, rilassandosi sul cuscino, mentre iniziava a formulare ipotesi ad alta voce:
-Quindi, si parla di sei mesi fa... di conseguenza... tu sei tornata dai Black Saints nonostante potessi andartene e sparire per sempre, e ci hai passato mesi e mesi combattendo contro gli Excarangers, interpretando il ruolo di Green Cobra.... vuol dire che avevi un motivo per cui tornare. E'... quella ragazza, Marina Kato, vero? Avete lo stesso cognome e vi assomigliate. Siete parenti. Sorelle, forse?-
-Esatto.- confermò solo a voce, senza seguire le parole con la testa, gli occhi fissati sul suo interlocutore - cosa che lui non fece, annuendo con fare soddisfatto
-Avrei dovuto capirlo prima, i tuoi piani erano migliorati da qualche mese a questa parte: una certa creatività di cui chi ha solo l'autonomia per decidere come fare le cose non dispone. A proposito... spiegami perché non hai mollato tutto insieme a Marina alla prima occasione.- le ordinò in modo fermo ma accomodante -Voglio capire. E non tentare quel trucchetto con gli occhi ipnotici, sono allenato a resistere.-
Il cervello di Michiru andò in panne. Si voltò mentalmente verso Agni, ma il serpente non accennò alcun consiglio. E adesso? Forse essere onesta era davvero la cosa migliore da fare, in fondo aveva già cominciato.
Sospirò, e annunciò nel modo più serio possibile le proprie intenzioni:
-Voglio spodestare il Santo e prendere il controllo dell'organizzazione.-
Si aspettava un'altra risata provocatoria, ma Shark rimase nel silenzio assoluto per qualche istante, per poi pronunciare una singola parola.
-Davvero?-
-Si.- rispose fermamente -E' tutto quello che ho da dire sull'argomento.-
-Oh, ma è chiaro.- riprese lui, altrettanto deciso -Volevi far colpo su noi Generali per guadagnarti la fiducia nostra e quella del Santo, e poi provare ad ipnotizzarci uno ad uno. Nel frattempo, puntavi a costruirti un piccolo esercito di soldati fedeli nel caso la situazione precipitasse. E' per questo che hai liberato tua sorella.-
Ma come lo sapeva? O era solo una strategia inventata sul momento uscitagli senza sforzo, tanto era abituato a mettere su carta piani di battaglia? Lui si produsse in un piccolo ghigno, lei non negò né confermò: gli rivolse semplicemente uno sguardo di sfida, mettendo alla prova la sua fedeltà all'organizzazione:
-E ora? Ha intenzione di farmi rapporto su queste congetture? Perché se sono queste le tue intenzioni, dubito che arriverai a quella porta.-
Fu là che arrivò la risata che si aspettava già qualche paragrafo, ma più sottile e meno marcata, quasi sotto i baffi. La cosa la metteva a disagio: che aveva quell'uomo?
-Sei una tipa tosta, ma le minacce non servono. Sei liberissima di fare quello che vuoi.- chiarì finalmente Shark -Seppure ti manchi l'esperienza hai dimostrato di essere intelligente e di saper gestire le truppe, farti rapporto o sostituirti ti impedirebbe di raggiungere il tuo potenziale e, di conseguenza, porterebbe soltanto danno, qualunque siano le tue vere intenzioni. E poi, francamente... sono interessato di vedere quello che combini. Non ti metterò i bastoni tra le ruote, a patto che tu lasci in pace me e i miei uomini. Ma non chiederci di combattere per te... se non sei disposta a pagarci prima, ovviamente.-
-Davvero?- domandò, sorpresa. Agni le fece il verso mentalmente:
DAVVERO?
-Lascia che ti spieghi, Michiru.- iniziò -Io e il mio gruppo siamo mercenari. Siamo in collaborazione con i Black Saints da diversi anni, ma siamo un'entità separata. Il Santo ci fornisce lavori in modo costante e anonimo, noi andiamo lì, spariamo al problema finché non sparisce, prendiamo il nostro compenso e ci ritiriamo nel nostro paradiso tropicale con collegamenti in tutto il mondo, semplice. L'unica cosa di cui ti devi preoccupare è il tenerci contenti e stipendiati una volta in alto e non alzeremo un'arma contro di te o i tuoi uomini.-
La cosa aveva sempre meno senso. Michiru strabuzzò gli occhi e cercò più volte di trovare qualcosa da dire, prima di atterrare su un:
-Ma... lei è un Generale! Non dovrebbe...-
-Oh, quello?- approfittò della sua esitazione e la interruppe - La carica è stata proposta al Santo da Black Viper per farmi obbedire dai tuoi colleghi sul campo, lui ha accettato. Ho visto un'occasione e ho preso la palla al balzo. Non hai idea di quanti contratti sono riuscito a portare a termine solo perché potevo contare su un cyborg bestia. In realtà non mi interessa del destino dei Black Saints né di avere una carica al loro interno, ma la mia etica professionale mi vieta di alzare le armi contro un cliente pagante, è per questo che il nostro rapporto è in piedi da quasi venti anni.-
Detto ciò, cambiò postura sulla seduta e le porse la mano, presentandosi:
-Comunque, mi chiamo Russell Stern. Piacere di conoscerti, Michiru Kato. E dammi pure del tu.-
Così tante informazioni in così poco tempo... il suo cervellino da ventenne stava veramente rischia di andare in tilt, mentre rispondeva meccanicamente alla stretta di mano nonostante fosse abituata agli inchini. C'era da fidarsi? L'esperienza non la aiutava e il prendere le informazioni date come vere senza alcuna garanzia poteva essere un errore, e poi c'era sempre un dettaglio piuttosto visibile che lasciava intendere che non fosse una persona affidabile:
-Quindi... tradiresti Black Viper per coprirti le spalle?- gli domandò, diretta, lasciando la stretta.
-Chiamalo Barrett, si chiama così.- esordì, trattenendo la risposta -E poi, anche se non andiamo molto d'accordo è pur sempre uno scienziato che ha dato vita ad un progetto di supersoldati di cui abbiamo approfittato per anni, non credo che tu sia così stupida da volerlo togliere di mezzo. Ma mettiamo in chiaro una cosa: se gli torci un solo capello, tutti i nostri accordi saltano, e farò ogni cosa in mio potere per fermarti.-
Probabilmente la temperatura della stanza, nonostante il clima tropicale, si era abbassata di qualche grado. Di una cosa era sicura: forse Russell e Barrett non andavano molto d'accordo, ma erano pur sempre fratelli, e nessuno dei due voleva tradire un legame di sangue.
Si voltò verso Agni, in cerca di consiglio. Non dovette nemmeno porre alcuna domanda, il serpente le si rivolse immediatamente: probabilmente avevano pensato la stessa cosa.
NON STA MENTENDO. O E' UN OTTIMO BUGIARDO. HO MONITORATO IL SUO BATTITO CARDIACO ED IL SUO LINGUAGGIO CORPOREO PER TUTTO IL VOSTRO DIALOGO. SEMBRA SINCERO.
-Coraggio, sono un uomo d'affari, e la prima regola degli affari è di non inimicarsi potenziali clienti.- disse Russell, notando la sua indecisione e abbassando di nuovo la tensione -Se punti davvero ad essere il mio capo, metterti contro di te può essere fonte di problemi. Anche se...-
-Anche se?-
L'uomo si sedette in modo più o meno composto, era chiaro che volesse parlare di affari.
-Suppongo che tu trovi tutta questa gentilezza come sospetta, o mi sbaglio? Possiamo fare un accordo bilaterale, se la cosa ti rende più sicura. Io mi impegno a mantenere il segreto, a coprire le tue tracce e a giustificarti davanti al resto del Consiglio, ma tu... mi devi offrire qualcosa in cambio.-
Rabbrividì. Il suo esitare nell'accettare le intenzioni oneste del suo superiore l'aveva forse portata ad una di quelle offerte che non si possono rifiutare? Si sentì come un cervo illuminato dai fari di un'auto, completamente spiazzata e indecisa sul da farsi. Davanti a sé aveva un potenziale signore della guerra al quale bastava un gesto per prendersi tutto ciò che le apparteneva senza chiederle il permesso - o meglio, era lecito dire che tutto ciò che lei aveva già apparteneva di rimando a lui, in quanto suo superiore. Lei era solo una giovane ragazza giapponese dall'altezza sopra la media con due occhioni marroni, i capelli nocciola ed il visino carino che si atteggiava a signora del male usando i ricordi di una persona ormai morta, lui era un soldato sulla quarantina di bell'aspetto, col volto marcato, i pettorali scolpiti, capelli scuri folti, i pettorali scolpiti, due bicipiti spessi come le sue cosce, i pettorali scolpiti, la voce stentorea e mascolina, i pettorali scolpiti che stava tanto desiderando di accarezzare...
Oh, al diavolo. Voleva qualcosa in cambio? Glielo avrebbe dato.
-Qualcosa in cambio?- anticipò, annullando qualsiasi indecisione nella propria voce nonostante il cervello le stesse dicendo che stava per fare un errore.
Si alzò avvicinandosi a lui con fare sinuoso, come solo un serpente sapeva fare, e si sedette sul suo grembo cingendogli il collo con gli avambracci, mentre lui la guardava con sguardo incuriosito e divertito. Avrebbe potuto ipnotizzarlo, renderlo in suo potere e averlo suo per sempre, inserendosi così a forza nel Consiglio... ma non lo fece. Invece, le sue labbra si avvicinarono a quelle di lui senza nemmeno che se ne accorgesse e gli diede un lungo bacio al quale lui rispose con limitata passione.
Un ricordo di Queen Cobra si fece di nuovo sentire, rivelandole che lo ambiva dal primo momento in cui lo aveva visto e sperava che il suo desiderio fosse corrisposto. Michiru si sentì rassicurata dalla brama della sua vecchia identità ed ogni esitazione sparì, mentre faceva scendere la propria mano sui pettorali di lui e li accarezzava con fare voglioso, allontanandosi nel contempo e rivolgendogli uno sguardo languido.
-Pensavo... che magari....-
E poi lo sentì ridacchiare.
-Veramente, speravo che tu o tua sorella poteste aiutarmi in qualche operazione. - chiarì senza imbarazzo, evidentemente abituato al tocco di una donna -In incognito, ovviamente, niente di ufficiale. Mi sareste davvero utili.-
I residui di Queen Cobra svanirono tutti insieme, e Michiru fu di nuovo al volante. Rendendosi conto di cosa aveva fatto, arrossì come una scolaretta sia dentro che fuori. Che stupida era stata! Sentì Agni darsi una figurativa pacca sulla fronte mentre la sua testa cercava di portare ordine.
-N-non posso parlare per mia sorella, quindi pensavo che potessi...- accennò, la sua voce priva di alcuna sicurezza-... oh, era da parecchio che volevo farlo. Mi... mi scusi, ho-ho frainteso e mi sono lasciata prendere.- ammise, finendo, sistemandogli il colletto del corpetto che aveva inavvertitamente sgualcito, accompagnando il tutto con un risolino insicuro su un volto color peperone.
-C-Cielo. Sono pessima, vero?- domandò balbettando, cercando di distogliere lo sguardo. Russell rispose, stavolta non con una risata sguaiata ma con un semplice accenno, mentre le portava una mano alla gota.
-Che carina che sei. Non ti ho detto di fermarti, possiamo parlare di affari più tardi.-
Si fissarono di nuovo, le mani di lei ancora ferme sui vestiti di lui. Si perse nell'occhio del generale di bell'aspetto, dimenticandosi di nuovo di avere poteri ipnotici e giocandosi un'ulteriore possibilità di plagiarne la mente.
Oh, al diavolo.
Si fece avanti, un gesto che stavolta fu ricambiato. Il secondo bacio fu molto più onesto da entrambe le parti, così come ciò che venne dopo. Quello che ne seguì fu totalmente naturale nel senso più diretto del termine.
Non era certo il miglior risultato, ma almeno era riuscita a riportare indietro pelle e squame. Se la cosa avrebbe portato guai, ancora non lo sapeva, e francamente non era il momento di curarsene.

-...Micchan? Sei-sei tu?-
Trovò Marina sveglia, seduta al buio sul letto in quella stanza austera e priva di personalità che era diventato il suo alloggio per quelle poche ore di sonno che il corpo le concedeva. Le si sedette accanto e la prese per mano per rassicurarla.
-Scusami, Gray Shark mi ha convocato per un colloquio privato. Non ti avrei lasciata da sola se non fosse stato urgente.-
Marina annuì con fare incerto. Michiru aveva un'idea di quello che aveva passato: anche lei, i primi tempi, si svegliava di soprassalto, perseguitata da sogni di quei cinque anni in cui era senz'anima e, infine, da quei lunghi momenti in cui il suo io gocciava fuori pian piano lasciando posto a qualcosa che non sarebbe mai dovuto esistere. Si, un'esperienza condivisa con Marina, che però era stata costretta a riviverla al termine di dei lunghi mesi in cui cercava di recuperare sé stessa. Era un miracolo che l'avesse trovata solo rannicchiata sul letto con la testa appoggiata sulle ginocchia e non in posizione fetale sul pavimento a piangere urlando.
-Che cosa è successo?- domandò la giovane dai capelli corti, voltandosi a guardarla nella penombra. Michiru cercò di dire quelle parole nel modo giusto, con tatto e delicatezza, ma dalla sua bocca uscì ben altro:
-Ci ha scoperto.-
Le tappò le labbra istintivamente: fece bene, in quanto lo strillo che le arrivò, pure se sommesso, era decisamente terrificante. Chiarì, portandosi la mano libera sotto il naso in un gesto molto chiaro:
-Shhh! Stai calma, fammi spiegare!-
Due occhi come i suoi, ma molto più arrabbiati, la fissarono da sopra le dita. Passarono dieci secondi e uno sbuffo e liberò sua sorella, che si produsse in una smorfia di disappunto che riusciva appena a vedere.
-Beh, addio segreto. Tanto vale dirlo a tutti, domani vado al Consiglio e racconto tutto a quella pervertita piumata.- annunciò in tono sconfitto.
Michiru ribatté con fare tranquillo:
-No, non ha intenzione di farlo sapere agli altri. E' dalla nostra parte, ma gli dobbiamo un favore se vogliamo che ci aiuti.-
-C'entra il succhiotto che hai sul collo?-
Sussultò. Si ricordò che sua sorella, a differenza sua, poteva vedere al buio senza l'ausilio di accessori esterni. Istintivamente portò la mano a coprire il segno.
-Che--si vede attraverso la nanotuta?- si domandò, sorpresa -Ma quanto forte ha--
-Micchan... lo hai sedotto?- Le chiese a sua volta Marina in tono incerto. La ragazza serpente arrossì, vista chiaramente dalla sorella, e cercò di giustificarsi.
-N-no! O meglio--no, lasciami spiegare!-
Spese i minuti successivi a chiarire la situazione, divagando di tanto in tanto sul fatto che avrebbe dovuto aggiungere un foulard alla divisa per coprire le tracce dei propri misfatti. Al termine della spiegazione la giovane soldatessa dai capelli corti si guardò attorno pensierosa ed espresse il proprio dubbio:
-Quindi... vuole che ci uniamo alla sua squadra di mercenari.- constatò - Andiamo a sparare ad altra gente, insomma. Grande.-
-Ha promesso di aiutarci a coprire le nostre tracce. Volevo sapere che ne pensavi prima di dire che eri disponibile ad aiutarlo, altrimenti cercherò qualcos'altro da dargli. E' una persona ragionevole, o almeno così sembra.- si giustificò.
Il silenzio si fece sentire più rumoroso che mai, mentre le due sorelle distoglievano lo sguardo l'una dall'altra, ognuna immersa nei propri pensieri. Marina fu la prima a riuscire a mettere a parole i dubbi, chiedendo in modo coscienzioso:
-Ti fermi mai a chiederti se stai andando troppo oltre? -
-Oltre quanto?- replicò Michiru senza battere ciglio, anche lei resasi conto di fin dove si fosse spinta -In una sola giornata ti ho svuotato il cervello e sono andata a letto col generale per mantenere il nostro segreto. Forse... dovremmo fermarci un attimo e rivalutare cosa stiamo facendo.-
Marina le rivolse uno sguardo spazientito che la ragazza serpente non colse, e ribatté:
-Fermarci? Col cavolo! Sono rimasta un mostro, e sono diventata una criminale. L'ho fatto per te - vi diede enfasi indicandola - perché sei tutto quello che mi è rimasto e perché pensavo avessi un piano. Poi oggi vieni e mi dici che il tuo piano è metterti a capo di questa gabbia di matti, cerco di fare la pace con me stessa per tutta la serata che quello che hai fatto oggi è stato per il nostro bene e poi tu vieni qui e mi dici queste stronzate?-
-Mari...- la chiamò, ma lei non aveva finito:
-Vuoi diventare il nuovo Santo? Ci diverrai, e io ti aiuterò finché non lo sarai. Punto. Penserò dopo a fermarmi.-
Ah, la cara Marina. Agni aveva ragione, sua sorella aveva una forza di volontà e di sopportazione fuori dal comune, il che andava in netto contrasto con la ragazza sovrappeso e pigra che era qualche anno prima. Forse la disperazione di non avere più niente ed il sapere che per rifarsi una vita avrebbe dovuto risolvere questa situazione l'aveva cambiata, o forse la conversione aveva solo fatto uscire un lato di lei che non conosceva, proprio come le era capitato dopo essersi risvegliata.
Ma se c'era una cosa che non voleva era che facesse le spese della propria ambizione, e aveva imparato cosa poteva capitarle solo poche ore prima, vedendo in prima persona la sua mente sciogliersi come il burro in una pozza di servitù è inconsapevolezza. Decise che era il momento di dare una stretta.
-No.- affermò con tono fermo, dopo qualche attimo di esitazione.-Hai fatto fin troppo, Mari. Domani comunicherò al Consiglio la mia decisione su chi insediare alla base, ce ne andremo da qui, e mi farò aiutare da Shark a coprire le nostre tracce. Dopo quello che è successo oggi, hai bisogno di fermarti.-
-Lo so io, quello di cui ho bisog-- iniziò lei, ma la interruppe:
-E' un ordine del tuo diretto superiore. Non si discute.-
Marina rimase interdetta per un attimo, poi abbassò la testa con fare dispiaciuto..
-Se lo dici tu.-
-Ci è comunque proibito ingaggiare in combattimento, quindi resteremmo a marcire qui sotto- continuò - Cambiare aria per un po' farà bene a tutte e due, credimi.-
Calò di nuovo un imbarazzato silenzio, rotto, ancora una volta, da Marina.
-Ne è valsa la pena di andare a letto con Shark? Cioè, è un buon amante?-
Oooh, si. Forse era solo una questione di inesperienza, ma le sensazioni che era stato in grado di risvegliare in lei non se ne sarebbero andate presto, e probabilmente sarebbero sempre state nella sua mente nei momenti in cui era da sola. Era stato in grado di farle dimenticare il proprio essere razionale e aveva risvegliato in lei l'istinto animale più puro. La dominava facilmente nonostante non avesse un corpo potenziato come il suo, e ciò, in una persona come lei, non solo abituata ma anche programmata a stare al comando, l'aveva gettata in in panico da cui non voleva uscire. Aveva avuto occasioni ripetute di entrare nella sua testa approfittando della sua distrazione, ma ogni volta lui la spingeva verso un nuovo limite, e la sua curiosità posponeva continuamente quel piano, interessata com'era a scoprire fin dove poteva arrivare. Quelle ore spese pelle su pelle, labbra su labbra e desiderio su desiderio erano passate come momenti, ma di sicuro erano stati i momenti più intensi della sua vita.
Ridacchiò sommessamente, stringendo le gambe per trattenere l'eccitazione nata dal ricordo, poi commentò.
-Così così.-

  
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