Aika
sedeva composta su un austero divanetto in una delle tante sale
d'aspetto della base della Excalibur, la testa china unico segno di
scomforto, e Masaru era a fianco a lei anche se dava l'impressione di
voler essere da un'altra parte. La ragazza capiva la sua inquietudine:
in fondo, non aveva solo fatto altro che dargli la terza notizia
più brutta della sua vita, dopo "Hanno trovato il corpo di
Shiro" e "Congratulazioni, sei stata scelta per servire i Black Saints".
Qualche
mese prima sarebbe esplosa in un turbine di rabbia, alla base avrebbero
dichiarato almeno un DEFCON 3 e chiuso le paratie di protezione come
misura preventiva, ma ormai aveva accettato che la sua vita avesse
preso una direzione sbagliata e aveva sopportato la notizia con
disperata rassegnazione.
-Tutto
qui?- rispose all'annuncio del suo commilitone, a testa china.
-...no.-
riprese Masaru, impegnato a scegliere le parole giuste -ci hanno
permesso di tenere le R-Medal a patto che non le attiviamo.-
-Non
ha senso.- replicò, finalmente voltandosi lentamente verso
il suo collega, in un lento movimento di capelli rosso volpe tagliati a
pixie che incorniciavano un volto con gli occhi da cerbiatta abbastanza
piacevole, ignorando la mascella mascolina e le occhiaie marcate -Il
comandante non vuole che io combatta, ma mi lascia le armi?
Finché avrò il mio R-medal a disposizione non...-
-E'
una violazione di livello quattro.- ribatté il giovane con
gli occhiali, scuotendo il capo -E non credo che utilizzarla in una
condizione critica sia un'attenuante. L'intenzione è quella
di tenerci fuori dai combattimenti. Mi dispiace, Aika.-
Silenzio.
L'espressione della ragazza era priva di alcuna emozione, mentre si
voltava di nuovo a guardare davanti a sé.
-Non
fa niente.- affermò lei, nonostante la mano che stritolava
il bracciolo del divano con forza desse un'altra idea.-Ero stanca di
essere presa in giro da quella vipera, dopotutto. Spero davvero che sia
morta.-
In
fondo era vero, solo che non era quel tipo di stanchezza che ti fa
mollare tutto - era il tipo che ti faceva venir voglia di spingere il
tuo pugno nello stomaco dell'avversario finché non capiva
quanto eri stanco, ma ormai non aveva più senso.
Strinse
il bracciolo così forte che, senza accorgersene, lo
accartocciò. Purtroppo, la tecnologia usata per invertire il
processo di conversione era ancora imperfetta quando era stata salvata
dalle grinfie dei Black Saints anni prima, e tra il rischiare la vita
per tornare un comune essere umano ed il tenere i propri superpoteri
aveva scelto la seconda opzione: di conseguenza, nonostante sembrasse
un'universitaria come tante, era forte come un Excaranger in piena
tenuta da battaglia, e soprattutto come quella ragazza Corallo con i
capelli corti e carica di armi da fuoco che le aveva piegato i sai come
se fossero fatti di gomma e che da settimane le stava dando dei
grattacapi, ingaggiandola ad ogni occasione per impedirle di affrontare
Queen Cobra. Ancora non capiva come un soldato privo di cervello
potesse combattere alla pari con lei che indossava l'R-Suit, poi si
ricordò che la sua tuta di combattimento, creata apposta per
lei, era meno mirata a potenziare le sue già esistenti
abilità e più indirizzata al supporto, con
aggiunte tipo cammuffamento visivo, aderenza a pareti, e...
-Aika?-
la voce di Masaru finalmente la raggiunse, facendola uscire dalla
piccola trance autoindotta che continuava a presentarsi a causa della
sua conversione e che le riempiva la testa di pensieri tattici, analisi
e strategie.
-Eh?!-
esclamò, cadendo dalle nuvole. Osservò prima il
suo commilitone, che si era appiattito contro la sedia nel tentativo di
allontanarsi, poi la propria mano ed il bracciolo distrutto -Oh,no. E'
la terza volta questo mese. Shiro sarà fur...-
Si
rimangiò immediatamente le parole. Non riusciva ad accettare
che il suo fidanzato fosse morto proprio per mano di Queen Cobra.
Nascose la mano incriminata con l'altra e singhiozzò. Masaru
immaginò il proprio collo al posto del bracciolo e scelse le
successive parole con cura.
-Forse...era
davvero il caso di prenderci una pausa. E' stato un periodo orribile
per gli Excaranger, la squadra ha bisogno di un aggiornamento. Tu che
hai intenzione di fare?-
-Bella
domanda.- commentò, il volto contratto in una smorfia di
amarezza -Prima tu.-
-Aika,
lo sai.- rispose lui – Io il mio lavoro alla Excalibur ce
l'ho sempre, ma tu... onestamente, sono preoccupato per te. Sei una
civile, ma da quando ti conosco non ti ho mai vista tornare a casa, o
abbandonare la base. Non hai davvero nessuno?-
-Shiro
era tutto quello che avevo.- tagliò corto.
Ulteriore
silenzio. Aika guardò l'orologio sulla parete: erano le
dieci di sera, e sapeva cosa significasse per lei. Tirò
fuori da una tasca sulla giacchetta un piccolo barattolo di farmaci, ne
estrasse due pasticche e le mandò giù senz'acqua,
il tutto mentre Masaru la guardava con sguardo dispiaciuto ed
intimorito allo stesso momento.
Non
gli faceva una colpa neanche di quello - se indossati gli R-Suit erano
alla pari, in borghese lei lo superava in forza, destrezza e riflessi,
e sebbene da soldato addestrato potesse affrontare un normale Serpente
Corallo anche a mani nude, rispetto a lei era come una gazzella contro
un leone.
-S-Sai...
ho un po' di licenza da parte, posso prendermi qualche giorno di pausa,
se hai bisogno di compagnia.- azzardò il ragazzo,
balbettando - A-andiamoci a bere qualcosa. Non pensiamo alle cose
brutte per un po', ok?-
-...bere
qualcosa?-
Una
convocazione nel mezzo della notte poteva essere qualsiasi cosa: un
rendez-vous per un piano segreto, un rapporto fuori orario, una
situazione di emergenza. Ma arrivare alla base principale dei Black
Saints e farsi scortare dai soldati di Gray Shark fino alle sue camere
private alla sommità dell'ala nord del complesso era
già una cosa fuori dal normale (scoprendo peraltro che si,
la base si trovava in un'isola nel mezzo del pacifico, e che c'era una
visuale molto piacevole dai piani più alti, una splendida
foresta tropicale circondata dal mare), il trovarsi da sola davanti il
generale di bell'aspetto e dalla voce roca e stentorea che le proponeva
un drink era l'ultima cosa che si aspettava. Agni, dalla sua spalla
destra, taceva e osservava.
-Non
so se la cosa le conviene, signore.- rispose all'invito con tono freddo
ma sincero -Reggo molto bene l'alcol.-
Il
bel comandante con la benda sull'occhio si mise a ridere, una risata di
cuore. Il movimento sussultorio mise in mostra i muscoli del torace:
quegli addominali erano così scolpiti che ci si poteva
affettare il pane sopra.
-Ma
certo, ma certo.- iniziò lui, versando comunque due calici
di vino e porgendogliene uno -Avrei dovuto aspettarmelo che la tua
particolare struttura fisica ti permettesse di bere senza ubriacarti e
non sono neanche sicuro che tu possa provare i sapori, ma è
solo per rilassarsi. Su, fammi compagnia.-
Già,
non sentiva il gusto dell'alcol e aveva tuttavia un limite a quanto
poteva bere prima che le girasse la testa, ma preferiva tenere per
sé entrambe le informazioni: non aveva idea del motivo della
convocazione, e non era il caso di fargli capire che poteva farla
ubriacare. Accettò il drink e si assicurò che lui
sorseggiasse per primo, dopo averlo visto sedersi su un divano in quel
loft piuttosto lussuoso, facendole cenno di sedersi sulla poltrona
davanti a lui.
Obbedì,
non troppo convinta: il cuscino era straordinariamente comodo, o forse
era lei ad aver dimenticato cosa volesse quel termine, abituata alle
sedie utilitaristiche, prive di fronzoli e dure come il marmo che aveva
nell'avamposto.
-Allora,
Cobra- iniziò lui- allora, che ne pensi del mio
appartamento?-
-E'...
non sono abituata a questo lusso, signore.- rispose, onesta,
domandandosi mentalmente cosa volesse da lei il suo superiore.
-Neanche
io, lo detesto, infatti.- replicò l'uomo, reclinandosi sul
divano e decantando il vino -Detesto questo divano, detesto questo
arredamento e detesto questo vino: 1200 dollari a bottiglia, e sa di
tappo. Lo stavo tenendo per un'occasione, forse avrei dovuto berlo
prima insieme ai miei uomini. Il letto mi piace però, ci si
dorme molto bene, dovresti provarlo.-
Stava
forse flirtando con lei? No, non era il momento di farsi quelle
domande. Sviò il discorso.
-Un'occasione?-
-Ho
finalmente incontrato qualcuno che la pensa come me.- chiarì
lui, abbassando il bicchiere- Immagino tu abbia notato che i membri
della mia guardia personale non sono soldati potenziati, non hanno
alcun aumento cibernetico né sono sotto controllo mentale.
Sono comuni soldati con un ottimo addestramento.-
Davvero?
Chiederselo era inutile, se ne era accorta, principalmente dal fatto
che indossassero normali uniformi e non strani vestiti a tema, e li
avesse sentiti chiacchierare tra di loro e fare battute sconce alle sue
spalle sul fatto che il suo sedere fosse in bella vista: l'unica cosa
che ne mostrava l'affiliazione ai Black Saints era lo stemma con lo
squalo sulla manica delle loro casacche.
-Come
li tiene in riga?- domandò giustamente, cercando di darsi un
tono -La cosa potrebbe tornarmi utile.-
-Li
pago bene.- rispose lui- Inoltre, gestisco i loro contratti da
mercenari e li mando dove richiesto, quindi sanno che con me hanno sia
lavoro che soldi. Ed è di questo che volevo parlarti, Cobra.
O vuoi che ti chiami con il tuo vero nome?-
L'universo
doveva aver cospirato contro di lei, in quanto, proprio in quel
momento, aveva portato il calice alle labbra. Agni prese il controllo
del suo corpo di quanto bastava per farla apparire calma e distaccata
invece di farle andare il vino di traverso o di farglielo sputar fuori,
ma il cuore le schizzò comunque fuori controllo e
andò nel panico per qualche istante.
Trattenne
il bicchiere alle labbra per qualche istante, giusto il tempo di
nascondere il proprio stato d'animo e inventarsi una reazione sensata.
-Il
mio nome non ha importanza, l'ho abbandonato.- la giocò
così, abbassando il calice dopo aver preso un breve sorso di
cui sentì a malapena il sapore -Quando...-
-Non
recitare.- le intimò Shark, l'aria di benevolenza svanita
tutta di un tratto, rimpiazzata dalla freddezza di chi non era abituato
a sentirsi dire di no -So benissimo che non sei sotto il nostro
controllo. Togliti il casco, voglio vederti in faccia.-
Cercò
di mantenere la facciata, sebbene all'apparenza sembrava stesse per
crollare tutto:
-Non
capi...-
Ma
fu immediatamente interrotta:
-Oggi,
durante la riunione, quando il tuo subordinato ha acceso l'ologramma ti
sei portata la mano alla ferita. Se fossi stata sotto controllo non
avresti avuto quel tipo di reazione. L'ho visto, sai? Come ho visto che
le hai sussurrato qualcosa quando l'hai ipnotizzata, e che hai messo
mano alla frusta quando Gull ha iniziato quel simpatico teatrino.- si
portò una mano al volto indicando l'occhio buono -
Ottantanove uccisioni confermate come cecchino: ho un occhio solo, ma
ci vede bene.-
TI
HA BECCATA, commentò il serpente senza muoversi.
Ok,
probabilmente aveva più di un modo per cavarsela, ma
perché rischiare di peggiorare la situazione? Se sapeva
così tanto su di lei tanto valeva mettere le carte sul
tavolo – nel peggiore dei casi, un veloce lavaggio mentale
gli avrebbe fatto dimenticare tutto.
Poggiò
il vino sul tavolo da caffè davanti a sé,
approfittando di un poggiabicchiere, e si sfilò il casco,
scuotendo la testa per liberare i capelli.
-D'accordo,
parliamo a viso aperto. Letteralmente.- annunciò,
separandosi la frangia con una mano.
Shark
parve più sorpreso che contrariato. Si sporse dalla seduta,
appoggiandosi sul tavolino, e si avvicinò a lei lentamente,
guardandola negli occhi. Il cuore di Michiru le salì in gola
mentre l'uomo scrutava ogni singolo anfratto del suo volto.
Poi
lui parlò.
-Sai...
mi aspettavo un viso diverso. Non sei quella ragazza... Reika, mi pare.
Tu sei Michiru Kato.-
Prima
che potesse rispondere, l'uomo si portò una mano sul volto e
si tirò indietro, mollando di nuovo quella risata di cuore.
FACEVI
IN TEMPO AD IPNOTIZZARLO, LO SAI. TI HA DATO QUASI UN MINUTO.
Lei
si voltò verso Agni e gli soffiò un cenno di
silenzio, anche se poteva sentirlo solo lei, mentre si rendeva conto di
aver perso un'occasione d'oro. La risata di Shark, invece, non
accennava a zittirsi. Cosa c'era di così divertente?
-Oh,
cielo.- continuò, togliendosi le lacrime dall'occhio
buono.-Scusa la risata, ma... questo cambia tutto. Pensavo che si
trattasse del tuo successore, non di... ma aspetta, se tu sei qui, vuol
dire che hai mentito sul rapporto della tua morte.-
Si era fatto improvvisamente serio.
-Si,
è lei ad essere morta.- rispose con tono dispiaciuto
-Abbiamo combattuto. E' stato un incidente, non volevo ucciderla.-
Forse
non era la cosa giusta da dire, visto che aveva appena scoperto il nome
della ragazza senza nome che si era rotta il collo nel tentativo di
toglierla di mezzo, ma era la verità, e cercare di
addolcirla non avrebbe cambiato nulla. Shark si sedette di nuovo sul
divano davanti a lei, rilassandosi sul cuscino, mentre iniziava a
formulare ipotesi ad alta voce:
-Quindi,
si parla di sei mesi fa... di conseguenza... tu sei tornata dai Black
Saints nonostante potessi andartene e sparire per sempre, e ci hai
passato mesi e mesi combattendo contro gli Excarangers, interpretando
il ruolo di Green Cobra.... vuol dire che avevi un motivo per cui
tornare. E'... quella ragazza, Marina Kato, vero? Avete lo stesso
cognome e vi assomigliate. Siete parenti. Sorelle, forse?-
-Esatto.-
confermò solo a voce, senza seguire le parole con la testa,
gli occhi fissati sul suo interlocutore - cosa che lui non fece,
annuendo con fare soddisfatto
-Avrei
dovuto capirlo prima, i tuoi piani erano migliorati da qualche mese a
questa parte: una certa creatività di cui chi ha solo
l'autonomia per decidere come fare le cose non
dispone. A proposito... spiegami perché non hai mollato
tutto insieme a Marina alla prima occasione.- le ordinò in
modo fermo ma accomodante -Voglio capire. E non tentare quel trucchetto
con gli occhi ipnotici, sono allenato a resistere.-
Il
cervello di Michiru andò in panne. Si voltò
mentalmente verso Agni, ma il serpente non accennò alcun
consiglio. E adesso? Forse essere onesta era davvero la cosa migliore
da fare, in fondo aveva già cominciato.
Sospirò,
e annunciò nel modo più serio possibile le
proprie intenzioni:
-Voglio
spodestare il Santo e prendere il controllo dell'organizzazione.-
Si
aspettava un'altra risata provocatoria, ma Shark rimase nel silenzio
assoluto per qualche istante, per poi pronunciare una singola parola.
-Davvero?-
-Si.-
rispose fermamente -E' tutto quello che ho da dire sull'argomento.-
-Oh,
ma è chiaro.- riprese lui, altrettanto deciso -Volevi far
colpo su noi Generali per guadagnarti la fiducia nostra e quella del
Santo, e poi provare ad ipnotizzarci uno ad uno. Nel frattempo, puntavi
a costruirti un piccolo esercito di soldati fedeli nel caso la
situazione precipitasse. E' per questo che hai liberato tua sorella.-
Ma
come lo sapeva? O era solo una strategia inventata sul momento
uscitagli senza sforzo, tanto era abituato a mettere su carta piani di
battaglia? Lui si produsse in un piccolo ghigno, lei non
negò né confermò: gli rivolse
semplicemente uno sguardo di sfida, mettendo alla prova la sua
fedeltà all'organizzazione:
-E
ora? Ha intenzione di farmi rapporto su queste congetture?
Perché se sono queste le tue intenzioni, dubito che
arriverai a quella porta.-
Fu
là che arrivò la risata che si aspettava
già qualche paragrafo, ma più sottile e meno
marcata, quasi sotto i baffi. La cosa la metteva a disagio: che aveva
quell'uomo?
-Sei
una tipa tosta, ma le minacce non servono. Sei liberissima di fare
quello che vuoi.- chiarì finalmente Shark -Seppure ti manchi
l'esperienza hai dimostrato di essere intelligente e di saper gestire
le truppe, farti rapporto o sostituirti ti impedirebbe di raggiungere
il tuo potenziale e, di conseguenza, porterebbe soltanto danno,
qualunque siano le tue vere intenzioni. E poi, francamente... sono
interessato di vedere quello che combini. Non ti metterò i
bastoni tra le ruote, a patto che tu lasci in pace me e i miei uomini.
Ma non chiederci di combattere per te... se non sei disposta a pagarci
prima, ovviamente.-
-Davvero?-
domandò, sorpresa. Agni le fece il verso mentalmente:
DAVVERO?
-Lascia
che ti spieghi, Michiru.- iniziò -Io e il mio gruppo siamo
mercenari. Siamo in collaborazione con i Black Saints da diversi anni,
ma siamo un'entità separata. Il Santo ci fornisce lavori in
modo costante e anonimo, noi andiamo lì, spariamo al
problema finché non sparisce, prendiamo il nostro compenso e
ci ritiriamo nel nostro paradiso tropicale con collegamenti in tutto il
mondo, semplice. L'unica cosa di cui ti devi preoccupare è
il tenerci contenti e stipendiati una volta in alto e non alzeremo
un'arma contro di te o i tuoi uomini.-
La
cosa aveva sempre meno senso. Michiru strabuzzò gli occhi e
cercò più volte di trovare qualcosa da dire,
prima di atterrare su un:
-Ma...
lei è un Generale! Non dovrebbe...-
-Oh,
quello?- approfittò della sua esitazione e la interruppe -
La carica è stata proposta al Santo da Black Viper per farmi
obbedire dai tuoi colleghi sul campo, lui ha accettato. Ho visto
un'occasione e ho preso la palla al balzo. Non hai idea di quanti
contratti sono riuscito a portare a termine solo perché
potevo contare su un cyborg bestia. In realtà non mi
interessa del destino dei Black Saints né di avere una
carica al loro interno, ma la mia etica professionale mi vieta di
alzare le armi contro un cliente pagante, è per questo che
il nostro rapporto è in piedi da quasi venti anni.-
Detto
ciò, cambiò postura sulla seduta e le porse la
mano, presentandosi:
-Comunque,
mi chiamo Russell Stern. Piacere di conoscerti, Michiru Kato. E dammi
pure del tu.-
Così
tante informazioni in così poco tempo... il suo cervellino
da ventenne stava veramente rischia di andare in tilt, mentre
rispondeva meccanicamente alla stretta di mano nonostante fosse
abituata agli inchini. C'era da fidarsi? L'esperienza non la aiutava e
il prendere le informazioni date come vere senza alcuna garanzia poteva
essere un errore, e poi c'era sempre un dettaglio piuttosto visibile
che lasciava intendere che non fosse una persona affidabile:
-Quindi...
tradiresti Black Viper per coprirti le spalle?- gli domandò,
diretta, lasciando la stretta.
-Chiamalo
Barrett, si chiama così.- esordì, trattenendo la
risposta -E poi, anche se non andiamo molto d'accordo è pur
sempre uno scienziato che ha dato vita ad un progetto di supersoldati
di cui abbiamo approfittato per anni, non credo che tu sia
così stupida da volerlo togliere di mezzo. Ma mettiamo in
chiaro una cosa: se gli torci un solo capello, tutti
i nostri accordi saltano, e farò ogni cosa in mio
potere per fermarti.-
Probabilmente
la temperatura della stanza, nonostante il clima tropicale, si era
abbassata di qualche grado. Di una cosa era sicura: forse Russell e
Barrett non andavano molto d'accordo, ma erano pur sempre fratelli, e
nessuno dei due voleva tradire un legame di sangue.
Si
voltò verso Agni, in cerca di consiglio. Non dovette nemmeno
porre alcuna domanda, il serpente le si rivolse immediatamente:
probabilmente avevano pensato la stessa cosa.
NON
STA MENTENDO. O E' UN OTTIMO BUGIARDO. HO MONITORATO IL SUO BATTITO
CARDIACO ED IL SUO LINGUAGGIO CORPOREO PER TUTTO IL VOSTRO DIALOGO.
SEMBRA SINCERO.
-Coraggio,
sono un uomo d'affari, e la prima regola degli affari è di
non inimicarsi potenziali clienti.- disse Russell, notando la sua
indecisione e abbassando di nuovo la tensione -Se punti davvero ad
essere il mio capo, metterti contro di te può essere fonte
di problemi. Anche se...-
-Anche
se?-
L'uomo
si sedette in modo più o meno composto, era chiaro che
volesse parlare di affari.
-Suppongo
che tu trovi tutta questa gentilezza come sospetta, o mi sbaglio?
Possiamo fare un accordo bilaterale, se la cosa ti rende più
sicura. Io mi impegno a mantenere il segreto, a coprire le tue tracce e
a giustificarti davanti al resto del Consiglio, ma tu... mi devi
offrire qualcosa in cambio.-
Rabbrividì.
Il suo esitare nell'accettare le intenzioni oneste del suo superiore
l'aveva forse portata ad una di quelle offerte che non si possono
rifiutare? Si sentì come un cervo illuminato dai fari di
un'auto, completamente spiazzata e indecisa sul da farsi. Davanti a
sé aveva un potenziale signore della guerra al quale bastava
un gesto per prendersi tutto ciò che le apparteneva senza
chiederle il permesso - o meglio, era lecito dire che tutto
ciò che lei aveva già apparteneva di
rimando a lui, in quanto suo superiore. Lei era solo una giovane
ragazza giapponese dall'altezza sopra la media con due occhioni
marroni, i capelli nocciola ed il visino carino che si atteggiava a
signora del male usando i ricordi di una persona ormai morta, lui era
un soldato sulla quarantina di bell'aspetto, col volto marcato, i
pettorali scolpiti, capelli scuri folti, i pettorali scolpiti, due
bicipiti spessi come le sue cosce, i pettorali scolpiti, la voce
stentorea e mascolina, i pettorali scolpiti che stava tanto desiderando
di accarezzare...
Oh,
al diavolo. Voleva qualcosa in cambio? Glielo avrebbe dato.
-Qualcosa
in cambio?- anticipò, annullando qualsiasi indecisione nella
propria voce nonostante il cervello le stesse dicendo che stava per
fare un errore.
Si
alzò avvicinandosi a lui con fare sinuoso, come solo un
serpente sapeva fare, e si sedette sul suo grembo cingendogli il collo
con gli avambracci, mentre lui la guardava con sguardo incuriosito e
divertito. Avrebbe potuto ipnotizzarlo, renderlo in suo potere e averlo
suo per sempre, inserendosi così a forza nel Consiglio... ma
non lo fece. Invece, le sue labbra si avvicinarono a quelle di lui
senza nemmeno che se ne accorgesse e gli diede un lungo bacio al quale
lui rispose con limitata passione.
Un
ricordo di Queen Cobra si fece di nuovo sentire, rivelandole che lo
ambiva dal primo momento in cui lo aveva visto e sperava che il suo
desiderio fosse corrisposto. Michiru si sentì rassicurata
dalla brama della sua vecchia identità ed ogni esitazione
sparì, mentre faceva scendere la propria mano sui pettorali
di lui e li accarezzava con fare voglioso, allontanandosi nel contempo
e rivolgendogli uno sguardo languido.
-Pensavo...
che magari....-
E
poi lo sentì ridacchiare.
-Veramente,
speravo che tu o tua sorella poteste aiutarmi in qualche operazione. -
chiarì senza imbarazzo, evidentemente abituato al tocco di
una donna -In incognito, ovviamente, niente di ufficiale. Mi sareste
davvero utili.-
I
residui di Queen Cobra svanirono tutti insieme, e Michiru fu di nuovo
al volante. Rendendosi conto di cosa aveva fatto, arrossì
come una scolaretta sia dentro che fuori. Che stupida era stata!
Sentì Agni darsi una figurativa pacca sulla fronte mentre la
sua testa cercava di portare ordine.
-N-non
posso parlare per mia sorella, quindi pensavo che potessi...-
accennò, la sua voce priva di alcuna sicurezza-... oh, era
da parecchio che volevo farlo. Mi... mi scusi, ho-ho frainteso e mi
sono lasciata prendere.- ammise, finendo, sistemandogli il colletto del
corpetto che aveva inavvertitamente sgualcito, accompagnando il tutto
con un risolino insicuro su un volto color peperone.
-C-Cielo.
Sono pessima, vero?- domandò balbettando, cercando di
distogliere lo sguardo. Russell rispose, stavolta non con una risata
sguaiata ma con un semplice accenno, mentre le portava una mano alla
gota.
-Che
carina che sei. Non ti ho detto di fermarti, possiamo parlare di affari
più tardi.-
Si
fissarono di nuovo, le mani di lei ancora ferme sui vestiti di lui. Si
perse nell'occhio del generale di bell'aspetto, dimenticandosi di nuovo
di avere poteri ipnotici e giocandosi un'ulteriore
possibilità di plagiarne la mente.
Oh,
al diavolo.
Si
fece avanti, un gesto che stavolta fu ricambiato. Il secondo bacio fu
molto più onesto da entrambe le parti, così come
ciò che venne dopo. Quello che ne seguì fu
totalmente naturale nel senso più diretto del termine.
Non
era certo il miglior risultato, ma almeno era riuscita a riportare
indietro pelle e squame. Se la cosa avrebbe portato guai, ancora non lo
sapeva, e francamente non era il momento di curarsene.
-...Micchan? Sei-sei tu?-
Trovò
Marina sveglia, seduta al buio sul letto in quella stanza austera e
priva di personalità che era diventato il suo alloggio per
quelle poche ore di sonno che il corpo le concedeva. Le si sedette
accanto e la prese per mano per rassicurarla.
-Scusami,
Gray Shark mi ha convocato per un colloquio privato. Non ti avrei
lasciata da sola se non fosse stato urgente.-
Marina
annuì con fare incerto. Michiru aveva un'idea di quello che
aveva passato: anche lei, i primi tempi, si svegliava di soprassalto,
perseguitata da sogni di quei cinque anni in cui era senz'anima e,
infine, da quei lunghi momenti in cui il suo io gocciava fuori pian
piano lasciando posto a qualcosa che non sarebbe mai dovuto esistere.
Si, un'esperienza condivisa con Marina, che però era stata
costretta a riviverla al termine di dei lunghi mesi in cui cercava di
recuperare sé stessa. Era un miracolo che l'avesse trovata solo
rannicchiata sul letto con la testa appoggiata sulle
ginocchia e non in posizione fetale sul pavimento a piangere urlando.
-Che
cosa è successo?- domandò la giovane dai capelli
corti, voltandosi a guardarla nella penombra. Michiru cercò
di dire quelle parole nel modo giusto, con tatto e delicatezza, ma
dalla sua bocca uscì ben altro:
-Ci
ha scoperto.-
Le
tappò le labbra istintivamente: fece bene, in quanto lo
strillo che le arrivò, pure se sommesso, era decisamente
terrificante. Chiarì, portandosi la mano libera sotto il
naso in un gesto molto chiaro:
-Shhh!
Stai calma, fammi spiegare!-
Due
occhi come i suoi, ma molto più arrabbiati, la fissarono da
sopra le dita. Passarono dieci secondi e uno sbuffo e liberò
sua sorella, che si produsse in una smorfia di disappunto che riusciva
appena a vedere.
-Beh,
addio segreto. Tanto vale dirlo a tutti, domani vado al Consiglio e
racconto tutto a quella pervertita piumata.- annunciò in
tono sconfitto.
Michiru
ribatté con fare tranquillo:
-No,
non ha intenzione di farlo sapere agli altri. E' dalla nostra parte, ma
gli dobbiamo un favore se vogliamo che ci aiuti.-
-C'entra
il succhiotto che hai sul collo?-
Sussultò.
Si ricordò che sua sorella, a differenza sua, poteva vedere
al buio senza l'ausilio di accessori esterni. Istintivamente
portò la mano a coprire il segno.
-Che--si
vede attraverso la nanotuta?- si domandò, sorpresa -Ma
quanto forte ha--
-Micchan...
lo hai sedotto?- Le chiese a sua volta Marina in tono incerto. La
ragazza serpente arrossì, vista chiaramente dalla sorella, e
cercò di giustificarsi.
-N-no!
O meglio--no, lasciami spiegare!-
Spese
i minuti successivi a chiarire la situazione, divagando di tanto in
tanto sul fatto che avrebbe dovuto aggiungere un foulard alla divisa
per coprire le tracce dei propri misfatti. Al termine della spiegazione
la giovane soldatessa dai capelli corti si guardò attorno
pensierosa ed espresse il proprio dubbio:
-Quindi...
vuole che ci uniamo alla sua squadra di mercenari.- constatò
- Andiamo a sparare ad altra gente, insomma. Grande.-
-Ha
promesso di aiutarci a coprire le nostre tracce. Volevo sapere che ne
pensavi prima di dire che eri disponibile ad aiutarlo, altrimenti
cercherò qualcos'altro da dargli. E' una persona
ragionevole, o almeno così sembra.- si giustificò.
Il
silenzio si fece sentire più rumoroso che mai, mentre le due
sorelle distoglievano lo sguardo l'una dall'altra, ognuna immersa nei
propri pensieri. Marina fu la prima a riuscire a mettere a parole i
dubbi, chiedendo in modo coscienzioso:
-Ti
fermi mai a chiederti se stai andando troppo oltre? -
-Oltre
quanto?- replicò Michiru senza battere
ciglio, anche lei resasi conto di fin dove si fosse spinta -In una sola
giornata ti ho svuotato il cervello e sono andata a letto col generale
per mantenere il nostro segreto. Forse... dovremmo fermarci un attimo e
rivalutare cosa stiamo facendo.-
Marina
le rivolse uno sguardo spazientito che la ragazza serpente non colse, e
ribatté:
-Fermarci?
Col cavolo! Sono rimasta un mostro, e sono diventata una criminale.
L'ho fatto per te - vi diede enfasi indicandola -
perché sei tutto quello che mi è rimasto e
perché pensavo avessi un piano. Poi oggi
vieni e mi dici che il tuo piano è metterti a capo di questa
gabbia di matti, cerco di fare la pace con me stessa per tutta la
serata che quello che hai fatto oggi è stato per il nostro
bene e poi tu vieni qui e mi dici queste stronzate?-
-Mari...-
la chiamò, ma lei non aveva finito:
-Vuoi
diventare il nuovo Santo? Ci diverrai, e io ti
aiuterò finché non lo sarai. Punto.
Penserò dopo a fermarmi.-
Ah,
la cara Marina. Agni aveva ragione, sua sorella aveva una forza di
volontà e di sopportazione fuori dal comune, il che andava
in netto contrasto con la ragazza sovrappeso e pigra che era qualche
anno prima. Forse la disperazione di non avere più niente ed
il sapere che per rifarsi una vita avrebbe dovuto risolvere questa
situazione l'aveva cambiata, o forse la conversione aveva solo fatto
uscire un lato di lei che non conosceva, proprio come le era capitato
dopo essersi risvegliata.
Ma
se c'era una cosa che non voleva era che facesse le spese della propria
ambizione, e aveva imparato cosa poteva capitarle solo poche ore prima,
vedendo in prima persona la sua mente sciogliersi come il burro in una
pozza di servitù è inconsapevolezza. Decise che
era il momento di dare una stretta.
-No.-
affermò con tono fermo, dopo qualche attimo di
esitazione.-Hai fatto fin troppo, Mari. Domani comunicherò
al Consiglio la mia decisione su chi insediare alla base, ce ne andremo
da qui, e mi farò aiutare da Shark a coprire le nostre
tracce. Dopo quello che è successo oggi, hai bisogno di
fermarti.-
-Lo
so io, quello di cui ho bisog-- iniziò
lei, ma la interruppe:
-E'
un ordine del tuo diretto superiore. Non si discute.-
Marina
rimase interdetta per un attimo, poi abbassò la testa con
fare dispiaciuto..
-Se
lo dici tu.-
-Ci
è comunque proibito ingaggiare in combattimento, quindi
resteremmo a marcire qui sotto- continuò - Cambiare aria per
un po' farà bene a tutte e due, credimi.-
Calò
di nuovo un imbarazzato silenzio, rotto, ancora una volta, da Marina.
-Ne
è valsa la pena di andare a letto con Shark?
Cioè, è un buon amante?-
Oooh,
si. Forse era solo una questione di inesperienza, ma le sensazioni che
era stato in grado di risvegliare in lei non se ne sarebbero andate
presto, e probabilmente sarebbero sempre state nella sua mente nei
momenti in cui era da sola. Era stato in grado di farle dimenticare il
proprio essere razionale e aveva risvegliato in lei l'istinto animale
più puro. La dominava facilmente nonostante non avesse un
corpo potenziato come il suo, e ciò, in una persona come
lei, non solo abituata ma anche programmata a stare al comando, l'aveva
gettata in in panico da cui non voleva uscire. Aveva avuto occasioni
ripetute di entrare nella sua testa approfittando della sua
distrazione, ma ogni volta lui la spingeva verso un nuovo limite, e la
sua curiosità posponeva continuamente quel piano,
interessata com'era a scoprire fin dove poteva arrivare. Quelle ore
spese pelle su pelle, labbra su labbra e desiderio su desiderio erano
passate come momenti, ma di sicuro erano stati i momenti più
intensi della sua vita.
Ridacchiò
sommessamente, stringendo le gambe per trattenere l'eccitazione nata
dal ricordo, poi commentò.
-Così
così.-