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Autore: bimbettainna    13/12/2016    0 recensioni
Lei: una ragazza dolce,pronta ad aiutare tutti pur di farli contenti.
Lui: un ragazzo, chiuso , scontroso,ma che nasconde un segreto.
Due nemici, ma anche migliori amici. Pronti a sfidare tutto e tutti pur di aiutarsi. Ragazzi forti, decisi, ma deboli quando in mezzo c'è l'amore.
La storia di un amore vero, di un amore che ti travolge, ma che allo stesso tempo ti uccide.
La storia di un amore che durerà per sempre.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Tenevo stretto quel mazzo di fiori tra le mani. La mia andatura era lenta, passavo tra le varie lapidi, osservando i volti delle persone. Uomini, donne e purtroppo anche bambini, portati via troppo in fretta dalla loro vita, dalla loro famiglia. Arrivai ai piedi della tomba di mia madre e mi soffermai per qualche secondo a guardare anche la sua foto. Nei miei ricordi era come in quella foto, piena di vita con il suo sorriso sempre stampato in volto, pronta a darmi tutta la forza di cui avevo bisogno, anche se era lei quella che ne aveva bisogno. Portai i fiori davanti al mio naso, li annusai prima di posarli sulla lapide e una volta fatto mi misi a sedere li accanto, per poter parlare un po con lei. Per un medico era una cosa un po' strana, lo sapevo bene, ma era quello che facevo esattamente da sette anni quando avevo bisogno di parlare di lei e in qualche modo, non so come, era come se lei mi rispondesse, se mi aiutasse a superare le mie paure, i miei dubbi, o magari sono sempre state risposte che ho avuto dentro ma che non riuscivo a vedere e a percepire.

“Eccomi ancora qui mamma. Penso sempre che te ne sia andata troppo presto da me. Adesso ho ventisei anni, ma sento ancora di aver bisogno di te e penso che avrò sempre bisogno di te e infatti sono qui.” dissi posando una mano sulla sua foto.

“E' tornato mamma. Jake è tornato e questo non fa altro che confondermi le idee. Tu eri l'unica che avrebbe potuto capirmi, nonostante non lo avessi accettato all'inizio. Mamma , come devo fare? Io amo Richard, eppure da quando ho rivisto Jake... la mia mente, il mio corpo, il mio cuore sono divisi in due. Se tu fossi qui, so cosa mi diresti: Jake ti ha ferito in passato, non permettergli di ferirti ancora.” dissi mimando la sua voce e un piccolo sorriso compari sul mio volto.

“Claire che fai?” sobbalzai dal mio stato di quiete e la prima cosa che guardai fu la tomba di mia madre, pensai che forse era impazzita, ma poidi nuovo quella voce mi chiamo, allora mi girai verso di essa. Il respiro mi si bloccò e dalla mia bocca uscì un flebile suono.

“Jake, che ci fai qui?” dissi alzandomi da terra e con le mani mi puli i jeans.

“Mia madre” disse, indicandomi un punto impreciso dietro di lui.

“Oh, anche io” dissi voltando lo sguardo verso la tomba di mia madre.

“Lo so” disse guardando anche lui verso la tomba. Come faceva a saperlo? Era passato da qui e l'aveva visto? All'improvviso si avvicinò di più a me e piegandosi verso la lapide fece per posare un fiore. “Posso?” disse chiedendomi il permesso. Io acconsentì con un cenno del capo e lui posò quel fiore, in modo delicato.

“Come stai?” dissi vedendo che ormai era quasi guarito, aveva con se solo una stampella per sorreggersi.

“Molto meglio , grazie” rispose alzandosi da terra e venendo davanti a me, sfoderando uno di quei sorrisi che mi riportò subito al passato, quando insieme eravamo perfetti, una cosa sola. “Stai andando a casa?” disse guardandosi in giro.

“Si, stavo per andare via” risposi prendendo la borsa che avevo poggiato per terra.

“Ti va se facciamo un po' di strada insieme?” propose. Io li fissai per qualche secondo, volevo dire di no, ma non perchè non volessi, perchè semplicemente avevo paura, paura di quello che avrei potuto dire o che avrebbe potuto dirmi o di quello che sarebbe potuto succedere.

“Certo” risposi accennando un sorriso. Cominciammo a camminare in silenzio, senza che nessuno dicesse niente, quando ad un certo punto lui parlò.

“Ti ricordi quando ti portai qui? Pensavo che fosse un posto davvero un luogo romantico.”

“Si, certo che mi ricordo” dissi sorridendo. “Ricordo anche come fossi spaventata dall'idea di venire al cimitero con te. Poi però quando mi hai fatto vedere quel panorama, mi sono subito ricreduta.”

“Già” disse lui con lo sguardo basso ma con un accenno di sorriso.

“Sai, non mi hai mai fatto vedere la tomba di tua madre” dissi cercando di cambiare discorso, anche se non avevo scelto un argomento migliore. Sapevo quanto lui stava male, ancora tutt'oggi. Lui si fermò e con un dito mi indicò un punto lontano. Io mi misi in punta di piedi e con lo sguardo cercai di andare più lontano possibile. Qualcosa di caldo mi toccò la mano e la strinse. Era la sua mano. Me la strinse tra la sua grande, forte e decisa e mi guidò verso il punto che stava indicando.

“Eccoci qui” dissi fermandosi. Restammo li, davanti a quella tomba, in silenzio.

“E' molto bella” dissi sinceramente.

“Era” mi corresse abbassando lo sguardo e in quel momento mi accorsi che stavamo ancora mano nella mano quando lui mi strinse ancora una volta la mia mano tra la sua. Lasciai subito la sua mano con movimenti incerti e lui mi sorrise imbarazzato lasciando la presa.

“Le somigli molto. Avete gli stessi occhi e lo stesso sorriso” dissi avvicinandomi alla sua foto. Lui non rispose,restò a guardarmi mentre mi allontanavo dalla foto.

“Sono sicuro che ti avrebbe amata come una figlia se ti avesse conosciuto” disse passandosi una mano tra i capelli. Era il suo solito movimento che faceva quando era nervosiìo, emozionato e non voleva darlo a vedere.

“ Sono sicura che anche io l'avrei voluta davvero tanto bene. Sembrava essere una bella persona” dissi posando la mia mano sul suo braccio, per conforto. “Lei sarebbe fiera di te, della persona che sei diventata” conclusi.

“Grazie” disse e mi abbracciò, senza pensarci. Io rimasi immobile, come un tronco per qualche secondo. Pensavo sempre a pesare i gesti e le parole, ma in quel moemento non volevo trattenermi, in quel momento, sentivo che lui aveva bisogno di quell'abbraccio e forse anche ne avevo bisogno. Così mi lasciai andare e lo strinsi con tute le mie forze e lui ricambiò l'abbraccio, stringendomi forte a lui come se non volesse lasciami scappare. Restammo in quell'abbraccio per non so quanto tempo. Secondi, minuti, ore … non mi interessava. Era quello di cui avevamo bisogno in quel momento. Dimenticai tutto quello che mi faceva stare male quando pensavo a quello che lui mi aveva fatto, non mi importava, lo volevo li, in quel momento, volevo essere tra le sue e braccia e in nessun altro posto.

“Scusa” disse lui staccandosi da me sorridendo. Io non dissi niente, sorrisi anche io e feci cenno di andare e ci avviammo.

“La tua auto?” dissi prendendo le chiavi della mia, dentro la mia borsa.

“Oh sono venuto con mia sorella Charlotte, ma adesso lei è tornata a casa. Andrò a piedi, tranquilla.”

“No. Vieni con me, ti do un passaggio” dissi tirandolo verso la mia auto. Lui non esitò e sorridendo salì in macchina.

“Posso fidarmi della tua guida?” disse stuzzicandomi.

“Ecco, i soliti pregiudizi degli uomini” dissi fingendomi offesa.

“TI darò un voto a fine guida, allora” disse sorridendo. Piombò il silenzio e mi sentivo un po' in imbarazzo, così dissi la prima cosa che mi venne in mente.

“Che mi dici, di Charlotte?Come sta? Che combina nella vita?” dissi senza togliere gli occhi dalla strada.

“Oh Charlotte... si è sposata!”

“Davvero?” dissi sorpresa.

“Si! Si chiama Raphael, non è di qui. L'ha conosciuto in un viaggio studio e adesso hanno 2 bambini piccoli. Due gemelli, un maschio e una femmina: Isabelle e Jonathan.” disse con gli occhi sognanti.

“Oh, che bello. E zio Jake com'è con loro?” dissi guardandolo. Sul suo volto si stampò un sorriso che illuminò la notte.

“Io li adoro. Sono bellissimi. Li amo. Per loro darei la vita e spero che a loro questo mio amore arrivi. Sappiamo entrambi che non sono molto bravo ad esternare il mio amore” disse.

“Oh non è vero. Devi solo trovare le persone giuste a cui donare il tuo cuore, il tuo amore.”

“E con te ci sono riuscito?” disse provacandomi.

“Secondo te?” risposi facendo un altra domanda. Non volevo rispondere a quella domanda. La risposta era ovvia: Si. Lo hai fatto! Ma non mi andava di dargli questa soddisfazione. Lui non rispose, rimase in silenzio, e accennò un piccolo sorriso.

“Siamo arrivati” dissi fermando la macchina.

“Già” rispose lui guardando fuori dal finestrino.

“Allora, che voto mi da, signor pilota?” dissi sorridendo.

“Un bel nove, se lo merita signorina” disse sorridendo.

“Oh Grazie, sono lusingata, non mi aspettav...” proprio mentre parlavo, le sue labbra si attaccarono alle mie. Io non riusci a capire cosa stesse succedendo, mi lasciai solo trasportare da quelle emozioni e mi abbandonai alle sue labbra. Le nostre bocche si muovevano in sincronia, con un movimento dolce e passionale. La sua lingua si insinuò dentra la mia bocca, dolcemente, aspettando il mio via libera e così fu, entro e incontrandosi con la mia anch'esse cominciarono a muoversi insieme. Le sue mani afferrarono il mio viso per portarlo ancora più vicino al suo, come per non farlo scappare e questo non fece altro che aumentare la nostra foga. Solo quando un auto passò accanto a noi, suoando il clacson ci staccammo. Ci separammo a fatica. Io ansimai e mi accorsi che non stavo respirando così cominciai a farlo con affanno. Lui rimase ancora vicino al mio viso respirando anche lui a fatica.

“Devo dare un voto anche a questo? Disse fissando i suoi occhi sulle mie labbra. Restò così a fissarmi ed io a fissare lui per qualche secondo, poi lui uscì dall'auto e si avviò verso casa. 

  
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