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Autore: NaomyK    13/12/2016    2 recensioni
Si fa forza, ormai è troppo tardi per tirarsi indietro. Sta per mettere il piede sull'ennesimo scalino, quando Draco fa qualcosa che non si sarebbe mai aspettata: le prende la mano. «Per precauzione, non vorrei che ti ritrovassi con il nasino a terra. Spero non ti dispiaccia»
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Astoria Greengrass, Draco Malfoy | Coppie: Draco/Astoria
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Prompt-dEa
Checkmate, Greengrass


Prompt:
«Non ha importanza chi comincia il gioco, ma chi lo termina»
Da: Elena.
Note: Complice la foto profilo di Elena a tema Harry Potter, questo è ciò che la sua citazione mi ha ispirato. E' la mia prima Drastoria, dunque spero di non aver combinato un disastro. Siate clementi! cwc



Astoria, accomodata dinanzi al fuoco scoppiettante del focolare, si porta alle labbra il proprio calice, sorseggiando il vino al suo interno. Sull'architrave del caminetto sono attaccate una decina di calze che, seppur vuote, servono a far percepire agli studenti l'aria del Natale che si avvicina. Il soffitto è imbandito con piante d'agrifoglio che vorticano sulle loro teste, stregate da un incantesimo di levitazione.
La bevanda ha un sapore per lei talmente sgradevole da obbligarla ad arricciare il nasino ogni volta che si costringe a berne un altro sorso.
Cosa dovrebbe fare, però? Le signorine a modo non si abbassano di certo a bere del succo di zucca, di grazia.
E lei deve esserlo, proprio come sua sorella Daphne e sua madre.
Il corpo, dalle forme inusualmente ben fatte per appartenere ad una ragazzina di quindici anni, giace sulla poltrona di velluto verde, in modo più composto del solito. 
E sapete perché?
Perché sente che gli occhi di Draco Malfoy sono puntati su di lei.
I suoi invece non hanno la minima intenzione di staccarsi dal libro che stava leggendo, sebbene ormai abbia smesso di farlo realmente da un pezzo. Le gote sono porpora, segno che la timidezza di Astoria ha preso il sopravvento.
Oh, vorrebbe possedere un briciolo della spavalderia della sorella, o per lo meno quanto basti per sostenere lo sguardo del biondo.
''Fatti forza Astoria, sei una donna che diamine!'' Si morde il labbro sottile, come per darsi coraggio, per poi sollevare gli occhi smeraldini in direzione del compagno di casata.
E lui è lì.
Poggiato elegantemente allo stipite della porta - che conduce alle scalinate per raggiungere le camere da letto - che la fissa armato d'un sorriso sornione che cela un qualcosa che Astoria, sebbene sia una ragazza dotata di notevole intelletto, non riesce a decifrare. I loro occhi si intrecciano per una manciata di secondi, e quel gioco di sguardi sarebbe continuato se non fosse che, la timida Astoria, l'ha interrotto riportando i propri sul libro; ormai non le interessa più scoprire se i protagonisti del suo tomo riusciranno mai a rincontrarsi e a coronare il loro sogno d'amore.
«Che leggi?» Le accappona il sangue nelle vene. Con una lentezza asfissiante solleva il capo, ritrovandosi dinanzi il biondo più desiderato dell'intera scuola. Rimane così, sorpresa ed a bocca leggermente schiusa, finché non si rende conto che deve avere un'aria incredibilmente stupida e che deve ricomporsi.
Tace per qualche istante, posando sul tavolino che affianca la poltrona in cui è seduta il bicchiere rimasto mezzo pieno.
«Oh, io..» colta alla sprovvista, tenta di biascicare la prima cosa sensata che le viene in mente, ma tutto le appare improvvisamente  sciocco.
Neanche fosse la prima volta che si parlano!
Il destino ha voluto che entrambi appartenessero a buone famiglie, ed è per questo che i loro genitori sono amici da anni. Lui è sempre stato gentile nei suoi confronti ed in quelli di sua sorella, tanto da farle pensare che forse è interessato a quest'ultima.
E come biasimarlo? Daphne riuscirebbe a far cadere ai suoi piedi chiunque.
«..Non importa, una sciocchezza» ed ecco che lo chiude di scacco, adagiandolo sulle gambe coperte dalla gonna della divisa e dal sottile strato del collant. Del resto, a Draco non potrebbe interessare di certo delle sciocchezze contenute nei suoi noiosissimi libri d'amore, e la sua era esclusivamente una domanda di cortesia «Ti serve qualcosa, Draco?» E la facilità con cui pronuncia quel nome sorprende lei stessa.
Egli, che intanto non ha mai abbandonato il suo solito sorrisetto, non sembra per nulla turbato dal glaciale distacco della fanciulla, come se la conoscesse sufficientemente bene da capire che è del tutto costruito.
Non sono estranei, ma neppure amici.
Draco è venuto spesso, insieme ai suoi genitori, a pranzo nell'immensa villa dei Greengrass, ma Astoria non ha mai fatto nulla per rendersi simpatica ai suoi occhi, anzi. Spesso, mentre lui e sua sorella chiacchieravano, si chiudeva in camera a leggere per ore finché il rombo del motore non le faceva intuire che i Malfoy erano andati via. Il mostrarsi antipatica non era tra i suoi desideri, ma era anche l'unico modo - o per lo meno il più facile che conosceva - per nascondere la sua timidezza. E proprio non ce la faceva, non possedeva il carisma invidiabile di Daphne né la sua sorprendente capacità di dire sempre la cosa giusta al momento giusto.
 «A dire il vero mi stavo semplicemente annoiando» Astoria non sa se esserne dispiaciuta. Cos'è lei, un animale da circo da osservare per ammazzare il tempo? Dovrebbe sentirsi offesa.
«..E posso aiutarti in qualche modo?» Con la schiena innaturalmente diritta, la mora fa saettare un sopracciglio all'insù.
Draco, ghignando, si mette a sedere nella poltrona di fronte a quella di ella, a separarli solo il tavolino su cui Astoria ha adagiato il bicchiere di vino
«Posso?» Chiede, stringendo le dita intorno a quest'ultimo «tanto non credo tu stessi gradendo più di tanto» e senza aggiungere altro manda giù il nettare rosso tutto d'un fiato; Astoria assume improvvisamente lo stesso colorito di questo, sentendosi colta in flagrante.
«Non avevo molta sete.» Si discolpa, secca, come se Draco fosse lì per discutere dei suoi gusti alimentari.
«Certo, certo..» ignorando le sue scuse, il biondo tira fuori la propria bacchetta e, con immenso stupore della spettatrice, dopo un colpo di essa fa materializzare sul tavolo una scacchiera. Adesso è più confusa di prima. «Allora, Astoria..» la confidenza con cui pronuncia il suo nome la destabilizza ancor di più, mettendola gravemente in difficoltà «girano parecchie voci sul tuo conto, e molte tra queste ti elogiano per le tue sorprendenti capacità di gioco»
E' vero, Astoria è un asso quando si tratta di giocare a scacchi. Al terzo anno si era addirittura permessa di iscriversi al club che li riguardava, prima che sua sorella facesse la spia con i suoi genitori, che la costrinsero ad abbandonare perché, altrimenti, si sarebbe mischiata con tutta quella plebaglia. Di sicuro, non è lo sport adatto ad una signorina del suo calibro. «..Non so di che parli, Malfoy» mente.
«Ah no? E' un vero peccato» Draco si finge dispiaciuto «pensavo d'aver finalmente trovato una degna avversaria» ed a questo punto, sporgendosi in avanti, punta gli occhi ghiaccio in quelli verdi di lei, che gli ricordano tanto le verdi pianure del Galles in cui era stato una volta «avrei persino accettato di fare una scommessa con te»
L'animo competitivo di Astoria si accende a tal punto da spegnere quanto basti la sua natura timida per restare a sentire ciò che il ragazzo ha da dire.
«Mi hai incuriosita, continua»
Draco schiude le labbra, mostrandole la dentatura perfetta e ben curata
«Conosco un posto» inizia, e la curiosità della Greengrass è già alle stelle «..Di sicuro ne hai sentito parlare, è molto noto tra noi Serpeverde seppure pochi si spingono a dire che esiste davvero» si lascia andare nella poltrona e si umetta le labbra con un movimento circolatorio della lingua, talmente lento da risultare quasi ipnotico per Astoria «è una scorciatoia per Hogsmeade, che ti permetterebbe di raggiungerla a tuo piacimento senza il rischio di venire scoperta. Te la mostrerò, semmai riuscissi a battermi»
Astoria, che conosce le sue qualità e sa di avere già la vittoria in pugno, non se lo fa ripetere due volte 
«E nel remoto caso in cui io dovessi perdere?» Chiede, attingendo al suo animo previdente.
«In quel caso, mi vanterò per l'intera scuola di averti sottratto il titolo di miglior giocatrice del castello» Draco, che non sembra molto interessato alla vittoria, le fa cenno di cominciare. Astoria appare stupita.
«Sei sicuro di volere che sia io a fare la prima mossa?»
Il Malfoy è divertito.
«Non ha importanza chi comincia il gioco, ma chi lo termina» con estrema superiorità attende che la più giovane abbia fatto la sua mossa. E' indispettita ed il tono di Draco la spinge a dare il meglio di sé.

I primi pedoni iniziano a cadere, qualche alfiere, finché la regina di Astoria non sovrasta il re di Draco, che si scaglia al suolo con il tonfo teatrale che caratterizza gli scacchi dei maghi
«Ho vinto» E' enormemente soddisfatta ma non vuole darlo a vedere. Anche Draco non da l'aria di essere dispiaciuto, e per qualche motivo Astoria inizia a pensare che la sua non sia una recita.
«Benissimo» scatta in piedi «prendi il tuo cappotto e seguimi, baby Greengrass. Ci vediamo al terzo piano tra dieci minuti»
Astoria, che vorrebbe dire qualcosa riguardo al soprannome che le è stato affibbiato, non fa in tempo perché Draco ha già lasciato la sala comune. Seccata, fa come le è stato detto e raggiunge la propria camera per recuperare ed indossare il proprio soprabito, un cappotto nero che la copre fino alle ginocchia.
Dopo di che raggiunge il luogo prestabilito dove ad attenderla c'è il bello, chiuso nel proprio cappotto. Il suo viso è avvolto nella penombra che gli conferisce un'aria ancor più misteriosa ed affascinante, Astoria non sa se esserne attratta o intimidita.
«Sei lenta, svelta» lievemente infastidita dal tono di superiorità del compagno, lo scruta con aria di rimprovero
«Se ti rivolgi di nuovo a me in quel modo, tornerò a ciò che stavo facendo prima che venissi a disturbarmi»
Egli, inizialmente sorpreso, si lascia andare in una risata
«Ma guarda un po' che caratterino! Sapevo che in fondo anche la più piccola delle Greengrass lo possedeva. Ad ogni modo puoi anche farlo, ma così non riscuoterai mai il tuo premio. Vogliamo andare?» Draco, sicuro che la ragazza lo seguirà seguito, marcia per il corridoio, tenendo sempre un occhio vigile: non sia mai che qualche prefetto li becchi mentre infrangono il coprifuoco
«Manca molto? Dovrei essere in camera prima delle undici..» Draco sbuffa. Si è dimenticato di non aver a che fare con Daphne, assai più libertina e amante del pericolo rispetto alla sorella, che inizia a dargli l'aria di essere una bacchettona.
«Siamo quasi arrivati, ma credo che dovrai comunque posticipare il tuo sonnellino»
Ad Astoria non è mai importato infrangere le regole, né tanto meno trova piacere nel pensare di farlo, ma Draco Malfoy sembra riuscire a tirar fuori il suo senso dell'avventura, facendola ribollire di adrenalina. Sarà mica per questo che il suo cuore batte all'impazzata?
Dopo poco, ecco che si ritrovano ad un bivio: destra o sinistra, al centro del corridoio una grossa statua raffigurante la Strega Orba. Con suo grande stupore, Draco non imbocca né una strada né l'altra, limitandosi a premere la punta della bacchetta contro la gobba della statua.
Ed ecco che, con un tonfo simile ad un terremoto, essa si apre scoprendo un passaggio.
«..Merlino» Mormora Astoria, sorpresa.
«Prima le signore, prego. E fa attenzione a dove metti i piedi, non mi va di accompagnarti in infermeria» Astoria, cauta, posa il piede nel primo scalino dello stretto cunicolo che avrebbero attraversato, rendendosi conto che era formato da un fitto intreccio di scale a chiocciola. Draco la segue e richiude il passaggio, facendo il modo che si ritrovino nel buio più totale per qualche attimo, finché la punta della bacchetta del mago non inizia a brillare di una tiepida luce.
Astoria odia il buio, ed odia sé stessa per essersi cacciata in quella scomoda situazione.
L'aria sa di muffa e di vecchio, la polvere sembra regnare sovrana e con lei la paura della mora. Non avrebbe neppure dovuto accettare di giocare quella ridicola partita a scacchi, e questa è la sua punizione, ben le sta.
Si fa forza, ormai è troppo tardi per tirarsi indietro. Sta per mettere il piede nell'ennesimo scalino, quando Draco fa qualcosa che non si sarebbe mai aspettata: le prende la mano.
«Per precauzione, non vorrei che ti ritrovassi con il nasino a terra. Spero non ti dispiaccia» Se le dispiace, questo Astoria non lo sa. Ma una cosa è sicura: ringrazia il buio che li avvolge, perché nasconde il rosso delle sue guance.
In silenzio, avanza talmente stretta a Draco da giurare di poter sentire il suo respiro sul collo: è caldo, accogliente, assai diverso dalla sua mano che invece è ghiacciata. Il cuore sembra volerle scoppiare nel petto, un tamburo impazzito che accompagna la loro discesa. Chissà se Draco ha capito di farle questo effetto.
Percorrono il resto del percorso in silenzio, finché non si ritrovano in un vicolo cielo. Astoria affonda nel panico e Draco se ne accorge
«Sta tranquilla, è tutto okay» la calma, alzando le braccia verso un particolare che l'altra non aveva notato: una botola sopra le loro teste. La scoperchia ed ecco che la luce della luna li avvolge, sono dentro Mielandia, e la luce proviene dalle finestre. Draco esce per primo, porgendole nuovamente la mano per aiutarla: Astoria l'accetta come se fosse il gesto più naturale del mondo, e se ne rende conto solo dopo averlo compiuto.
Escono da Mielandia con passo felpato, temendo di essere scoperti, e si ritrovano nel gelo di Hogsmeade.
«Aspetto dei ringraziamenti»
Astoria sorride a Draco Malfoy per la prima volta in vita sua. 
«E perché mai? Ti ho battuto, ricordi?»
Draco ridacchia senza distogliere gli occhi dalla sua accompagnatrice «Baggianate. Ti ho lasciata vincere.»
Astoria inarca le sopracciglia, scettica
«E perché mai avresti dovuto.»
Il purosangue china il capo, avvicinando pericolosamente il viso a quello di lei, che deve sforzarsi parecchio per non ritrarsi, sebbene sia visibilmente imbarazzata
«Perché altrimenti non avresti mai accettato di venire con me, Greengrass. Come ti ho detto, l'importante è chi termina il gioco. Scacco matto.»
Astoria, sgomenta, continua a fissare il suo sorrisetto cercando qualcosa da dire 
«Voglio la rivincita.» Dice, infine, mentre la prima neve dell'anno inizia a cadere sopra le loro teste.



  
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