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Autore: Lena_Railgun    13/12/2016    1 recensioni
"Ivan mi stava aspettando: il suo sguardo da prima perso nel vuoto si posò su di me e mi sorrise.
-Bravissima Mary- mi disse evidentemente fiero di me. Si avvicinò e mi scompigliò i capelli mentre io abbassavo il capo.
-Grazie- feci teneramente. Non l'avevo notato, ma nella mano destra teneva un'orchidea.
-è..è per me?- chiesi sorpresa.
-No guarda, per mia cugina che abita Torino che evidentemente frequenta l'accademia. Certo che è per te- fece ironicamente alzando il sopracciglio.
Gli feci la linguaccia:
-Ma dai! Non serviva!- feci quando me la porse.
-Viene sempre dato un fiore a chi si esibisce no?- mi disse lui mettendo le mani in tasca.
-Dove l'hai tirata fuori questa?- chiese divertita.
-Da qualche film- disse lui alzando le spalle. Osservai l'orchidea e sorrisi:
-é...perfetta. È tutto perfetto- "
Marina Rinaldi è una ragazza di sedici anni, che lascerà la sua normale vita da liceale, per accettare una borsa di studio per un'accademia di musica a Firenze. Per fare ciò, verrà ospitata da amici del padre, la famiglia Innocenti, con i loro due figli, Ivan e Celeste. Nonostante Ivan sembri molto diffidente, piano si avvicineranno molto. Cosa succederà tra i due?
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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15-FERMAMI E SARAI FERMATO
 
Si dice che nei sogni ci immergiamo in un mondo tutto nostro, così da sollevarci almeno per un po' da quei problemi che invece ci da' la realtà. Tutto svanisce mentre le immagini prendono il sopravvento. Noi nel nostro piccolo mondo. Ma quella notte non fu per nulla così. Ero immersa nel buio, nella solitudine, chiusa a bozzolo, frastornata. Alzai il volto e due figure si posero lì davanti a me. Ma quando le vidi chiaramente, sprofondai ancora ed ancora. Aprii gli occhi di scatto per liberarmi da quell'incubo. Respiravo affannosamente ed ero terrorizzata.  L'immagine di Ivan mentre si allontanava da me mano nella mano con un'altra ragazza alleggiava nella mia mente e non mi dava tregua. Calma Marina, era solo un sogno. Continuavo a ripetermelo ma non riuscivo a calmarmi sul serio. Strinsi le ginocchia al petto, tirando giù la maglia larga che indossavo per dormire. Il battito del mio cuore tornò normale piano piano, mentre le immagini di quel sogno continuavano a scorrere nella mia mente. Tutto ciò stava per caso a significare che non mi fidavo davvero di lui? che ero ancora piena di dubbi stupidi? Fino a poche ore prima mi stava baciando, sussurrando che mi amava e io lo sapevo, ne ero perfettamente conscia. E allora perché stavo così? Mi buttai nuovamente sul materasso come fossi un peso morto, e pensai che non fosse il caso di insistere e pressarlo quando lui stesso mi dimostrava ogni giorno quanto mi amava. Avrei finito col diventare una di quelle odiose fidanzate appiccicose che si vedono spesso in giro.
Purtroppo, nonostante i miei buoni propositi e lo sforzo nel ricordarmi tutte le sue parole di amore, non riuscii più a chiudere occhio. Mi presentai a colazione con il volto stanco ed assonnato. Alla domanda di Serena su come stavo, mormorai che avevo troppi pensieri per la testa che disturbavano il mio sonno. Non volle approfondire ulteriormente il discorso, ma mi diede un bacio sulla testa con dolcezza.
-Grazie mamma- mormorai. Lei mi guardò stupita e sorrise.
-Nonostante mi avessi chiesto il permesso, non mi avevi mai chiamata mamma-
Mi resi conto dopo di quello che avevo detto ma prima che potessi dire altro, vidi il suo sorriso dolce comparire sul suo viso.
-Sono felice che tu mi consideri come una mamma-
Sorrisi a mia volta, per quanto la mia stanchezza me lo permise.
-Lo sei ormai. Siete la mia casa-
Firenze era davvero diventata la mia casa. L'accademia, le amiche, la danza e il canto erano ciò che componeva la mia essenza, la mia anima. Ciò che era capace di farmi ritornare il buon umore, e si, anche il buon senso. Tutto insieme, riusciva poco per volta a farmi intraprendere la giusta strada. Strinsi la maniglia della custodia del violino mentre aspettavo l'autobus con Ivan e Celeste, stanca si, ma con una strana energia che stava finalmente tornando a darmi vita.
-Mi sembri molto stanca- fece Ivan ad un tratto.
-Ho fatto un brutto sogno- spiegai buttando indietro la testa.
-Ti ha turbata così tanto?- mi prese la mano mentre io chiusi gli occhi per la stanchezza.
-Sì abbastanza- mormorai -Ma non preoccuparti-
Mi diede un lieve bacio sulla nuca per lasciarmi riposare ed immergermi nei miei pensieri.
Il tragitto per arrivare a Firenze mi sembrò infinito quella mattina. Mentre Ivan mi stringeva tra le sue braccia, io guardavo fuori dal finestrino, quasi incantata dal cielo nuvoloso che mi metteva un po' di malinconia. Scendemmo dal bus non appena frenò davanti alla piazzetta.
Davanti a noi, ci trovammo un'allegra Rosalba che ci sorrise. Ivan la salutò allegramente con la mano, mentre io sbiancai, ricordando il mio sogno.
-Buongiorno!- ci salutò allegramente, avvicinandosi con il suo passo elegante.
-Ciao Roxy- fece Ivan, ricambiando il sorriso.
-Ehi- mormorai io, accennando un sorriso.
-Ivan, allora, oggi pomeriggio sei libero? Vieni da me?-
-Si va bene! Così mi aiuti in fisica. Non ho proprio capito quella cosa lì- i loro sorrisi complici mi fecero sentire in più. Strinsi la cinghia dello zaino e presi un grande respiro mentre continuavano a parlare tra di loro.
-Bhe io vado, Aria mi sta aspettando. Buona mattinata-
Ivan mi guardò e sorrise
-Ciao piccola, anche a te-
-Si, ciao Marina- fece eco Rosalba, rimanendo lì con lui e riemergendosi nei loro fitti discorsi.
Amareggiata, mi diressi verso l'accademia, con un tremendo amaro in bocca che speravo se ne sarebbe andato a breve.
Ma, purtroppo, non fu così. Dopo cinque intense ore di lezione, salutai le mie amiche con un sorriso, e mi avvicinai alla fermata dell'autobus dove vidi Ivan e Rosalba chiacchierare animatamente. Lei sorrideva allegramente, passando ogni tanto una mano sui capelli per sistemarseli. Sospirai e mi feci forza, avvicinandomi a loro.
-Ehi, ciao- esclamai fingendomi allegra, poggiando un bacio sulla guancia di Ivan.
-Ciao Mary- mi risposero all'unisono.
Rosalba guardò l'orologio e sobbalzò:
-Ah devo andare a prendere il treno. Ci vediamo oggi pomeriggio Ivan- si avvicinò e gli diede un bacio sulla guancia, socchiudendo gli occhi. Mi morsi un labbro ed abbassai lo sguardo.
-Ciao Marina- disse guardandomi negli occhi e io mormorai un saluto non molto convinto. L'autobus arrivò e salii subito, senza dire una parola. Mi sedetti vicino al finestrino accavallando le gambe. Infilo lentamente gli auricolari nelle orecchie, affogando nel piacere della musica, sperando che la mia gelosia potesse sparire.
Ivan si sedette di fianco a me e mi guardò perplesso.
-Com'è andata oggi?-
-Bene- lo liquidai con una risposta fin troppo fredda, senza nemmeno riuscire a guardarlo negli occhi. Perché ero sicura che i suoi occhi sarebbero riusciti a far ottenere il mio perdono. Erano una maledizione: così dannatamente belli che guardarli quando ero arrabbiata era solo una maledizione.
Mi passò le dita tra i capelli e, con tono preoccupato, chiese:
-Marina, cos'hai?-
Scossi la testa:
-Scusami sono stanca- mentii. Ero fatta così: non ero capace di dire cosa non andava. E continuavo a tenermi tutto dentro invece di dire chiaramente cosa pensavo.
Mi prese per una spalla e mi costrinse a guardarlo. Terra e cielo si incontrarono, ma non c'era più l'armonia di sempre. Mi prese per il mento, tenendolo tra pollice ed indice.
-Marina...-
Mi sottrassi alla sua presa e mi morsi un labbro.
-è tutto ok-
-Non si direbbe- soffiò arrabbiato, ma quella infuriata ero io e non lui. Non ne aveva il diritto.
Fu il telefono a distrarmi, per evitare un qualunque tipo di litigio. Sospirai e lo presi dalla tasca. Il nome di Niccolò mi fece sorridere. Un po' sorpresa, risposi.
-Ehi-
-Scema, indovina dove sono?-
-E come faccio a saperlo?- borbottai risentita.
Lo sentii ridere dall'altro capo del telefono.
-Molto vicino a te...sono a Firenze!-
-Cosa?- esclamai, cercando di trattenere il volume della voce, ma fu impossibile evitare delle occhiatacce da parte di tutto l'autobus, sopratutto da parte di Ivan.
-Ma sei serio?- mi sedetti comodamente sul sedile, mordendomi l'unghia del pollice.
-Si è vero! Ho superato il test d'ingresso all'università, e avevo bisogno di cambiare aria.-
-Sono troppo felice Nic! Potremmo vederci spessissimo-
-Esatto! Ho tanta voglia di vederti! Domani puoi?-
-Certo!- dissi senza esitare -Non vedo l'ora-
-Anche io! Ciao Mary-
Riattaccai con un dolce sorriso sulle labbra. Ivan mi guardò cupo, con faccia scura.
-Chi era?-
-Niccolò- risposi, riponendo il telefono nella mia tasca. -è il mio migliore amico-
-si è trasferito nelle nostre zone?-
Mi sembrò che avesse accentuato in modo molto pensante quel nostre, come convincermi che quello era il mio posto, che Padova non esisteva più per me. Ma si sbagliava.
-Già, frequenta l'università a Firenze.-
Giocherellai con l'orlo del giubbotto, sapendo, anzi sperando, che fosse almeno un po' geloso proprio come mi sentivo io.
-Ah, bhe se siete così amici sarà bello vedervi! Ma non mi hai mai parlato di lui..almeno, non mi risulta-
-era il migliore amico di Gabriele, ora hanno litigato. Ho passato il capodanno con lui, non ti ricordi?-
Lo vidi socchiudere leggermente gli occhi, come stesse andando indietro con la memoria.
-Ah già- commentò alla fine.
Sorrisi per rivolgere nuovamente il mio sguardo al finestrino ed appoggiare la testa contro il vetro freddo. Respirai profondamente, per scacciare una brutta sensazione che si stava facendo largo dentro di me.
Subito dopo aver pranzato, mi rifugiai in camera, spalancando le finestre per ossigenare la stanza ma, soprattutto, me stessa. C'era qualcosa di terribilmente sbagliato. Io ed Ivan non avevamo mai avuto veri problemi o litigi, ci amavamo da morire. Io lo amavo da impazzire. E allora perché mi sentivo così improvvisamente insicura sulla nostra relazione? Mi sedetti su una delle poltrone di pelle, stringendo le ginocchia al petto. Si, avevo bisogno davvero di vedere Niccolò, di parlare con lui come facevamo una volta.
Mordevo impazientemente l'unghia del pollice mentre cercavo di capire cosa stava succedendo dentro di me. Sospirai rassegnata, e cominciai a studiare, cercando di sopprimere le immagini di quell'incubo che ancora erano presenti nella mia testa, insieme agli eventi di quella mattina. Aprii il libro di storia ed il raccoglitore per tentare di farmi entrare in testa qualcosa, ma fu più complicato del previsto. E non fu facile, soprattutto, sentire Ivan salutare Serena, dicendo che stava uscendo. Sospirai, stufa della mia gelosia. Ma era così difficile non darle retta.
 
Passai ancora una nottata intrisa di incubi, per poi alzarmi distrutta il giorno dopo. Non sarei mai stata in grado di affrontare una giornata scolastica intensa come quella che avevo davanti ma dovevo, non potevo lasciare che delle stupide emozioni prendessero il sopravvento su di me. Nonostante la giornata fosse piena di sole, colorata grazie alle foglie, il mio umore non si rispecchiava proprio con essa. Raccolsi i capelli in una coda alta che ricadde delicatamente sulle spalle e passai parecchi strati di correttore sulle occhiaie. Mi guardai allo specchio e sospirai: che cavolo ti succede Marina?
Lei era lì anche quella mattina: con quel sorriso angelico che mi dava la nausea.
-Ciao Ivan, ciao Marina- ci salutò venendoci incontro nella sua aria di perfezione.
-Vado in classe- feci, senza ricambiare il saluto. Ivan mi guardò perplesso ma non ci feci caso ed avanzai verso l'accademia, furente di indignazione.
-E la cosa peggiore- in classe cerco di sfogarmi apertamente con le ragazze, che ormai sono la mia ancora di salvezza per ogni cosa.
-è che lui lo sa quanto io sia tremendamente gelosa! E io so che Rosalba è ancora pazza di lui!-
Mescolai lo zucchero del caffé e portai il bicchierino alla bocca, mordendone l'estremità.
-Marina, Ivan ti ama e lo sai!- esclamò Elisa.
Sospirai,battendo nervosamente le dita sul tavolo:
-Ho paura...-
Aria mi strinse a sé dolcemente.
-Non devi! Andrà tutto bene-
Cercai di rifugiarmi in quelle parole, per sentirmi almeno un po' sollevata. Presi un respiro profondo ed annuii, finendo di bere il caffé, che cercò di scacciare il freddo dentro di me.
Dopo l'interminabile ora di chimica, alla seconda ora ci dirigemmo verso lo studio di danza. Eravamo in pieni preparativi per lo spettacolo di dicembre, e io avrei ballato anche quel natale. Per me era in programma una coreografia di coppia insieme a Federico. Quando la professoressa De Luci ce lo comunicò, io sbiancai e lo guardai di sottecchi. Non ci eravamo parlati molto da quell'uscita dove aveva confessato che gli piacevo, quindi ero terrorizzata che non saremo mai riusciti a ballare bene insieme. Avremmo ballato una coreografia molto sensuale sulle note di Blue Jeans di Lana del Ray, che avrebbe cantato Sophie. La professoressa De luci era molto rigorosa, aveva già scelto i vestiti che avremmo dovuto indossare, provavamo molto di più rispetto agli altri. Ci teneva molto, dovevamo avere un'intesa perfetta. Uno scambio di sguardi sensuale che non saremo mai riusciti ad ottenere, ne ero sicura. Ma ci mettevamo davvero l'anima e quel giorno non eravamo da meno. Mi appoggiai alla sua schiena, mentre le sue mani si intrecciavano con le mie. Si voltò e mi prese per i fianchi, sollevandomi e portandomi sulla sua spalla, dove mi sedetti ed alzai il braccio con eleganza e sguardo dolce. Mi prese in braccio facendomi rotare e poi scesi, con il capo rivolto all'indietro, accarezzando il suo con una mano. La prof ci guardava a braccia incrociate, dandoci suggerimenti ogni tanto, ma annuendo spesso, segno che stavamo andando bene. Mi sentivo sollevata quando vedevo quell'espressione, potevo ballare senza pensieri. Gli applausi entusiasti della classe e della prof si diffusero per la sala, insieme ai nostri respiri affannati colmi di stanchezza.
-Ci siamo quasi, ma sembrate ancora un po' diffidenti. Non abbiate paura delle emozioni. Siete due partner di ballo, dovete creare un'intesa perfetta. Insisterò molto su questo- ci disse avvicinandosi, guardandoci con sguardo serio. Sospirai e guardai Federico, che si portava le mani sui fianchi ed inspirava profondamente.
-Prof credo che qui siamo già al massimo- disse lui, bevendo un sorso d'acqua.
Lei sbuffò.
-Potete fare di meglio, ne sono sicura.- tornò indietro a dare istruzioni ai prossimi ballerini in prove, mentre io mi sistemavo lo chignon e andavo a sedermi per terra, stanca.
Mentre facevo un po' di stretching, mi guardavo intorno ed osservavo i miei compagni con attenzione. Li osservavo ballare ed ascoltare i consigli della De Luci. Sospirai e mi alzai, per riprovare alcuni passi che non mi riuscivano nel modo corretto. Mi esercitai nell'ejambet che ancora non era perfetto, per passare a rapide piroette. Ma girai così troppo che persi l'equilibrio finché due forti braccia non mi fermarono: alzai lo sguardo e vidi gli occhi di Federico.
-Tutto bene Marina?- mi chiese.
-S...sì grazie- mi teneva saldamente tra le sue braccia, in una stretta che, purtroppo per me, era dannatamente piacevole. Mi sollevò delicatamente e io mi portai una mano sulla tempia, socchiudendo gli occhi.
-Non stai bene?-
-Non molto- confessai, vedendo il mondo sottosopra e sentendo una fastidiosa nausea.
-Ti accompagno in infermeria?- mi propose lui ma io scossi la testa con un sorriso:
-Non preoccuparti, mi passerà, devo riposarmi un attimo- feci, ammiccando.
Lui mi guardò serio e, per qualche motivo, mi sentivo catturata da quegli occhi. No Marina, tu sei confusa, stai soffrendo e vedi la tua salvezza dove non c'è nulla.
-Ascolta- fece, mentre io cercavo un asciugamano dalla mia borsa -Ti andrebbe se ci trovassimo per provare ogni tanto?- mi propose.
Alzai la testa dalla mia borsa, guardando il muro della palestra che era davanti a me. Mi voltai lentamente e lo osservai, un po' stupita.
-Sei sicuro?- chiesi. -Cioè...mi farebbe piacere ovviamente ma...- non sapevo come giustificarmi quindi tacqui, sperando che capisse da se. Mi sorrise.
-Va tutto bene, non ci sono problemi-
-Ok allora...quando hai tempo me lo dici- mi sentivo parecchio impacciata ma, per qualche motivo, il suo sorriso mi rassicurava.
-Mercoledì hai grossi impegni? Perché per me è fattibile-
-No no va benissimo-
Sentimmo la campanella suonare in lontananza e ci guardammo nuovamente negli occhi. Raccolsi la mia borsa da per terra e mi diressi velocemente verso lo spogliatoio.
Mentre spazzolavo i capelli, Elisa venne verso di me e mi diede una leggera spinta.
-Ehi, tutto ok?-
Finì di farmi la coda e sistemai la spazzola nella borsa, che presi e sistemai nella spalla.
-Si dai...solo che ,non so...la coreografia...-
Elisa mi capì subito e mi cinse le spalle.
-Guarda che era perfetta. Non preoccuparti Mary. La De luci dovrà accontentarsi un po' questa volta-
Guardai la mia amica mentre salivamo le scale verso la nostra classe e mi morsi un labbro.
-Ci incontreremo per provare...io e Fede. Questo mercoledì-
Sentii Elisa sospirare, non troppo convinta.
-Mary...-
-Lo so Elisa, lo so. Probabilmente è ancora interessato. E io sono debole ora. Ma voglio che riesca bene quella coreografia e lui è il mio partner-
-Le cose tra te e Ivan si sistemeranno Marina. Devi solo avere fiducia.- disse con tono serio.
-è giusto che tu provi la coreografia con Fede ma non sei debole come credi. Quindi puoi reagire-
Appoggiò la mano sulla mia spalla, guardandomi intensamente. Lo sguardo di Elisa era serio come il tono che aveva usato prima. Mi ricordava quando mi disse di seguire il mio cuore prima di uscire con Federico. In quell'occasione aveva ragione, ed avevo fatto comunque di testa mia. Ero una testarda inguaribile, ormai mi conoscevo e non c'era nulla da fare. Ma, da quando conoscevo Elisa, avevo imparato molte cose anche su di me. Tra le amiche che avevo, lei aveva un'abilità meravigliosa di farmi ragionare, di farmi capire cosa non andava e mi dava il potere di risolvere il tutto, senza saperlo. Oltre ad essere un'ottima cantante e abile con la batteria, io la vedevo davvero bene ad intraprendere una carriera da psicologa. Sorrisi e le diedi un forte abbraccio.
-Grazie amica mia- mormorai. Sorpresa dal mio gesto, mi guardò perplessa.
-Marina...-
-Per tutto ciò che hai fatto per me, Elisa.- insistetti -Mi dai sempre degli ottimi consigli e mi fai sempre riflettere...quindi grazie- le sorrisi spontaneamente, sentendomi in dovere di poter ricambiare tutto quell'aiuto in qualche modo.
-Marina, sei una delle mie migliori amiche. Quindi è il minimo. Dai veloce che siamo in ritardo- mi strattonò verso la classe per un'ora di storia, ma con più serenità dentro di me.
Quando suonò la campanella che segnava la fine delle lezioni, indossai la mia giacca ed insieme alle ragazze, scesi le scale per uscire da scuola. Parlavamo serenamente, io stavo molto meglio, e nemmeno la vista di Ivan e Rosalba parlare insieme mi turbò quel giorno. Era tutto merito di Elisa ma, in generale, delle mie meravigliose amiche.
-ciao Mary a domani!- mi salutarono, ed andammo tutte e quattro di direzioni diverse.
Raggiunsi la fermata, ma quel giorno, aspettai l'autobus da sola, lasciando i due ex a parlare, mandando giù quel boccone amaro che avevo in bocca da troppo tempo ormai. Mentre il mio sguardo era perso nell'orizzonte, una mano si appoggiò sulla mia spalla. Mi voltai e vidi Federico salutarmi.
-Ehi, ci vediamo domani-
-Certo! Prova ancora da solo la coreografia oggi- suggerii, con un fare entusiasta.
Rise ma annuì.
-Lo farò. Anche se sarà difficile senza di te-
Arrossii, anche se in realtà, era vero. Quando si ha un partner è dura esercitarsi senza di lui e Federico intendeva quello di sicuro.
-Allora io vado, ciao- fece, accarezzandomi il braccio. Lo salutai con la mano e seguii la sua figura allontanarsi con lo sguardo.
-Marina- la voce di Ivan mi distrasse e mi voltai, accennando un sorriso.
-Ehi. Rosalba?- chiesi, non vedendolo, stranamente, in sua compagnia.
-é andata a prendere il treno. com'è andata oggi?- si avvicinò per darmi un bacio sulla guancia. Improvvisamente, quel tocco così leggero mi diede fastidio. Solitamente lo amavo così tanto, mi faceva stare bene...e invece in quel momento mi infastidiva.
-Tutto bene- sorrisi un po' forzatamente mentre guardavo l'autobus frenare davanti a noi.
Per tutto il tragitto, Ivan mi tenne vicino a me in modo quasi ossessivo. Mentre rispondevo ai messaggi di Niccolò, per accordarci per quel pomeriggio, era fastidiosamente invadente, come non era mai stato. Non lo capivo: passava tutto il tempo con Rosalba ed era geloso se non pensavo a lui? Quella stretta che era la mia salvezza, ora la vedevo come un'ancora...che mi mandava a fondo però. Non appena raggiungemmo la fermata di fronte alla via di casa, mi catapultai fuori per ossigenarmi un po'. Mangiai di fretta per mettermi subito a studiare, visto che Niccolò sarebbe venuto direttamente a casa Innocenti. Nonostante avessi insistito per uscire, lui mi aveva detto che il tempo stava peggiorando e mi diceva di non preoccuparmi. Ma ero preoccupata. Si, perché se l'atteggiamento appiccicoso di Ivan si era fatto valere solo nel leggere messaggi, figuriamoci cosa sarebbe successo se lo avesse visto con i suoi occhi.
Erano le quattro quando sentii il campanello, che mi distolse dallo studio di matematica. Mi alzai dalla scrivania sorridendo, e scesi le scale nel momento in cui Serena aprì la porta.
-Salve, cerco Marina...- sentii dire dalla calda voce di Niccolò.
Finii di scendere le scale e corsi fuori.
-Nic!- urlai, correndo per il vialetto. Serena aprì il cancello, così che potessi fiondarmi tra le braccia del mio migliore amico, più affascinante del solito.
-Ciao Marina- mi strinse dolcemente a se, e quella stretta sì che mi fece sentire al sicuro.
-Oddio non ci credo che sei qui- sospirai, annusando a pieni polmoni il suo profumo. Ci guardammo negli occhi e ci sorridemmo a vicenda.
-Ehm Marina?-
La voce di Serena mi fece ritornare con i piedi nel vialetto. Ogni volta che vedevo Niccolò tornavo indietro con la mente, tornavo a Padova, al Liceo Dante Alighieri, alle chiacchiere nel corridoio. Ma tornai lì a Firenze, in quella situazione poco chiara. Serena era lì, con la porta aperta e lo sguardo perplesso.
-Serena, lui è il mio migliore amico Niccolò- feci, tenendoci a precisare ciò che era per me.
La sua espressione si rilasso, in effetti, e sorrise. Niccolò avanzò verso la porta, per stringerle la mano e presentarsi.
-Piacere signora Innocenti, sono Niccolò Ferrante- fece molto cortesemente.
Serena ricambiò cortesemente la stretta.
-è un piacere conoscere un amico storico della piccola Marina. Vieni dentro, accomodati-
Si pulì educatamente le scarpe sullo zerbino ed entrò. Mormorò un permesso e si guardò intorno.
-Dammi la giacca, la metto nell'armadio- feci, con un sorriso.
Lui annuì e me la porse. La appesi in una delle stampelle nell'armadio a muro vicino alla lavanderia e tornai da lui, proprio mentre Serena stava camminando frettolosamente verso la porta.
-Marina, io vado a fare la spesa, ciao!- mi disse di fretta, prendendo la borsa ed uscendo di casa. Risi ed invitai Niccolò a sedersi.
-Allora, come stai? Com'è la nuova vita qui?- chiesi, mentre scaldavo il the.
-Tutto nuovo! Sei stata coraggiosa tu, veramente! Una piccola Marina che si avventura verso nuovi orizzonti- mi prese un po' in giro, ma io risi semplicemente.
Mi sedetti vicino a lui, accavallando le gambe.
-Dovresti solo ammirarmi- feci, gonfiando le guance.
Mi accarezzò dolcemente la testa.
-Si piccola Mary, va bene- si guardò intorno -Il tuo ragazzo?-
-è dalla sua ex- feci, senza guardarlo negli occhi, per non fargli capire quanto la cosa mi infastidisse. Capì ciò che provavo e non mi chiese altro. Spensi il gas, e versai il the in due tazze e feci per voltarmi, ma lui era già lì, dietro di me. Mi strinse da dietro, appoggiando la testa sulla mia spalla.
-Non preoccuparti Mary. Tu sei fantastica e lui lo sa. Deve rendersi conto di quanto è fortunato ad averti. In molti vorrebbero essere al suo posto.-
Chiusi gli occhi e sorrisi, lasciandomi trasportare dal suo abbraccio.
-Grazie Nic...grazie di essere qui.-
Prese una delle due tazze di the che avevo preparato e se la portò lentamente alle labbra, sorseggiando lentamente.
-Bevi Mary. Ti scalderà e starai meglio. Non devi più preoccuparti. Ci sono io- mormorò sorridendo. -Ci penso io a te, piccola Marina-
-Nic...ma cosa..?-
Appoggiò la tazza sul ripiano, per chinarsi e darmi un bacio sulla testa.
-Bhe...vorrei pensarci io a te. Ma è lui che dovrebbe. Ti conviene ricordarglielo-
Annuii ma poco convinta. Ci trasferimmo con le tazze sul divano, per parlare un po' come facevamo sempre quando ero a Padova. Per quelle orette mi sembrava di essere tornata indietro nel tempo, anzi, meglio. Come se il tempo si fosse fermato, come se tutti i problemi non esistessimo ma ci fossimo solamente noi due, a ridere e scherzare. Ero praticamente distesa sulle sue gambe, mentre mi raccontava dei primi giorni in facoltà, quando sentimmo la porta aprirsi.
-Sono a casa- fece la voce di Ivan. Alzai il busto e gli sorrisi.
-Ehi-
Il suo sguardo stanco si posò su di me, sorridendomi. Un sorriso che sfumò non appena vide un ragazzo che non era lui, seduto troppo vicino a me. Lo vidi irrigidirsi e chiudere gli occhi per diversi secondi prima di avvicinarsi.
-Ciao piccola- si avvicinò e mi diede un bacio sulla fronte. La sua mano premeva sulla mia nuca come per dire "Lei è mia" e,se per le altre ragazze poteva essere un gesto che dimostrava l'amore che lui prova per te, per me era una semplice presa in giro.
Sorrisi in modo forzato non appena i suoi occhi incontrarono i miei.
-Lui è Niccolò, il mio migliore amico- feci, presentandolo. Ivan gli strinse la mano educatamente e disse:
-Io sono Ivan, piacere-
-Piacere mio! Mary parla sempre di te-
Fulminai Niccolò con lo sguardo, mentre Ivan sorrideva lusingato.
-Bhe lei mi ha parlato anche di te- disse lui, andando in cucina.
Lo vidi armeggiare per prepararsi un caffè, ed ero sicura che si sarebbe messo lì con noi, appiccicato a me in modo ossessivo. Sospirai e guardai Niccolò, in cerca di un appiglio a cui aggrapparmi. Sembrò capire il mio sguardo ed annuì di conseguenza.
-Marina, io vado che devo studiare- mi disse.
Sorrisi ed annuii.
Ci alzammo e lo accompagnai verso la porta. Si infilò il giubbotto e mi abbracciò forte.
-Stai tranquilla, si risolverà tutto- mi sussurrò vicino all'orecchio, prima di schioccarmi un bacio sulla guancia.
-Grazie- mormorai. -Mi ha fatto tanto piacere rivederti- gli sorrisi teneramente ed aprii porta e cancello.
-Mi ha fatto piacere conoscerti Ivan- fece ad alta voce rivolta verso il mio ragazzo.
Ivan sorrise e disse:
-Anche a me- per poi tornare a rivolgersi al suo caffé.
Alzai gli occhi al cielo, leggermente esasperata, e mi rivolsi nuovamente a Niccolò, con un sorriso.
-Ci vediamo presto- mi disse, dandomi un bacio sulla nuca. Socchiusi gli occhi a quel contatto e sorrisi.
-Ciao, buono studio- e chiusi la porta. Sospirai e feci per salire le scale quando Ivan si schiarì la voce.
-Non avevo idea che sarebbe venuto qui-
-è anche casa mia questa- commentai acidamente.
-No bhe pensavo faceste un giro, tutto qui- cercò di giustificarsi. Il caffè salii e il rumore della moca lo distrasse.
-Vuoi un caffè?- mi chiese.
-No, non mi va- salii le scale e mi chiusi in camera, parecchio nervosa.
Perché doveva comportarsi cosi? Perché io non potevo essere gelosa della sua ex ma lui poteva esserlo del mio migliore amico? E perché è tutto così un casino?
Mi sedetti sul bordo del letto per rimuginare, ma non sarei mai riuscita a capire cosa cavolo potevo fare. Scossi la testa ed afferrai il mio telefono appoggiato sul comodino e composi il numero di Aria.
-Ehi Mary-
-Aria, non ce la posso fare- piagnucolai.
-Marina...-
-Dovevi vederlo! Niccolò era qui da noi e quando Ivan lo ha visto ha fatto una faccia! Si è comportato davvero male!- spiegai, distendendomi.
-Marina...ascolta...secondo me non state più comunicando! Dovete ritrovare quell'armonia. è quello che ora vi manca-
Stavo per ribattere ma, in cuor mio, sapevo che Aria aveva ragione. Parlavamo poco...è che ero troppo arrabbiata per poter parlare tranquillamente.
-Hai ragione Aria...grazie!- dissi, infine, anche se per ora, non ero intenzionata a parlare con lui. Almeno non quel giorno.
-Prego darling! Ci vediamo domani! E stai tranquilla-
-Ci proverò, ciao!- riagganciai e fissai lo sfondo sul telefono: era una foto mia e di Ivan che Mara aveva scattato quell'estate. Ci stavamo dando un bacio con il tramonto dietro di noi. Sorrisi tristemente. Bloccai il telefono e lo appoggiai nuovamente sul comodino, distendendomi nuovamente sul letto.
Affrontai una delle peggiori giornate scolastiche: sembrava che non me ne volesse andare bene nemmeno una. Feci una delle peggiori verifiche di matematica mai fatte in tutto la mia vita,  non riuscii a seguire le spiegazioni di italiano e la lezione di canto fu un completo disastro, tanto che Berto mi chiese se lo stessi prendendo in giro. Non ero pronta per immergermi in ore di prove con Federico, non ero abbastanza concentrata. Fu strano non prendere l'autobus, ma seguirlo per diverse stradine di Firenze. Ero un vero zombie quel giorno, non riuscivo nemmeno a conversare, ma accennavo qualche mugugno e davo risposte monosillabiche. Arrivammo a casa di Federico: era una casa modesta e molto accogliente.
-Prego- fece, invitandomi ad entrare. Appoggiò le chiavi sul mobiletto vicino all'entrata mentre io entrai timorosa e mi sfilai la giacca, per appenderla nell'attaccapanni.
Eravamo da soli, i suoi genitori erano via per lavoro, e sua sorella aveva scuola fino a tardi. Mangiammo in modo molto leggero e poi mi guidò al secondo piano.
-Abbiamo trasformato lo studio di mio padre in una palestra da quando ho cominciato l'accademia- mi spiegò.
-Ah, bello avere una stanza ampia dove poter ballare- commentai, invidiosa.
Lui sorrise. Aprì la porta e mi meraviglia di quella visione: era una stanza simile a quelle dedicate alla danza classica, con travi e qualche attrezzo. La parete di fronte alla porta era ricoperta dagli specchi. Sorrisi entusiasta:
-Possiamo cominciare quindi?- chiesi felice. Quando cominciai a scaldarmi e a provare i primi passi, fu come se quella giornata disastrosa non fosse mai accaduta. Andava tutto bene, stavo ballando, ero nel posto giusto. Ad ogni prova diventavamo più sicuri sia su di noi come ballerini ma anche tra di noi, come partner. La De Luci lo diceva sempre che conoscersi tra partner era fondamentale, anche solo passare del tempo insieme. Nonostante non fossi nell'umore in quei giorni, quelle ore in compagnia di Federico non mi pesarono per nulla.
-Attenta in questo punto Mary- mi disse, alludendo al passaggio dalla seconda strofa al ritornello. -Se ti allontani troppo non puoi raggiungermi in fretta e rischiamo di non essere a tempo-
Mi accucciai per un attimo, respirando profondamente.
-Mmm...quindi non devo allontanarmi troppo con l'ejambet- feci, riflettendo.
-Più che altro non puoi prendere troppo la rincorsa-
Annuii e mi alzai, battendo le mani.
-Lo riproviamo?-
Lui annuì soddisfatto e fece ripartire la musica. Quando ci ritrovammo schiena contro schiena, presi lo slancio per fare una spaccata in aria, atterrare e scivolare nuovamente vicino a lui.
-Andava bene così?- chiesi, insicura.
-Non preoccuparti Marina, sei bravissima!- mi fece l'occhiolino sorridendomi. Si avvicinò e mi diede una leggera scompigliata ai capelli in modo affettuoso.
-Ma sei sicuro? Cioè dimmelo se...-
Appoggiò l'indice sulle mie labbra facendomi arrossire.
-Era perfetto, davvero-
Si allontanò da me per andare a bere, lasciandomi lì a guardare il pavimento, imbarazzata.
Non fu solo quella volta, ma anche nelle settimane successive, Federico compiva dei gesti che non capivo bene, delle frasi che mi diceva guardandomi dritto negli occhi , facendomi fremere, sentire strana. Riusciva a farmi bloccare in mezzo al corridoio, imbambolata mentre ripensavo a ciò che mi aveva appena detto; e, ogni volta, Elisa mi trascinava per un braccio, riuscendo anche a smuovermi dai miei pensieri. Non potevo essere davvero così confusa, non aveva senso. Ma, se fino a pochi mesi prima i miei pensieri erano rivolti solo verso Ivan, ora nella mia testa c'era una grande confusione. Con il mese di Dicembre, per mia fortuna, avrei avuto l'occasione di tornare a Padova, per staccare un po' e chiarirmi le idee. Forse era ciò che mi serviva: stare lontana da Firenze, da Federico, dall'accademia...e da Ivan e la sua gelosia oppressiva. Mi trattava come fossi un peluche, da coccolare solo quando ti fa comodo, per poi gettarmi via e dedicare l'attenzione ad altro. E io ero così spaesata che non riuscivo a dirgli nulla, mi ero davvero trasformata nel suo peluche.
Quella situazione mi stava stressando e non poco. Ma nonostante la soluzione sarebbe stata parlare con lui, non riuscivo a prendermi coraggio per farlo. Mi ritrovavo distesa sul letto a fissare il soffitto con espressione vuota, come mi sentivo io in quei mesi. Vuota. Qualcuno bussò alla porta ma il mio sguardo rimase puntato lì, sul soffitto.
-Avanti- dissi lentamente. Il mio dilemma comparve sulla soglia, e richiuse la porta dietro di se.
-Marina- chiusi gli occhi e sospirai.
-Marina...cosa ti sta succedendo?- si sedette sul bordo del letto e mi accarezzò la guancia.
Aprii di nuovo gli occhi e mi voltai per guardarlo. No, non potevo guardarlo. Lo amavo ancora e guardarlo dritto negli occhi mi fa perdere la ragione. Mi morsi il labbro ma non risposi.
-Sono settimane che ti vedo così...assente. Cosa sta succedendo?-
-Dimmelo tu- sbraitai. Sentivo come se ci fosse un leone dentro di me, pronto per ruggire tutto ciò che avevo dentro. Mi sedetti a gambe incrociate e lo guardai:
-Si può sapere perché passi tutto quel tempo con Rosalba? è da quando sono tornata che siete sempre insieme, che parlottate tra di voi!-
-Marina siamo molto amici...tutto qui- il suo sguardo era esitante, non mi stava dicendo tutta la verità. Ed io ero stanca.
-E serve passare da lei così tanti pomeriggi?-
-Studiamo insieme Marina...e proviamo per il corso di recitazione. Non mi sembra di averti detto nulla per le tue prove di ballo con quel Federico...o quando esci con Niccolò-
-Federico è il mio partner. E ci passerò al massimo un pomeriggio ogni tanto. - spiegai, come se dovessi giustificarmi. Ma non dovevo farlo, non era necessario.
-Niccolò è il mio migliore amico, ma non è il mio ex!-
-Non è possibile essere tanto amici della propria ex fidanzata?- chiese lui, arrabbiato.
-Non se lei ti ama ancora! Non se è stata la tua prima volta-
Non ci stavamo ascoltando, stavamo solo esprimendo il dolore che avevamo dentro, mescolato con i dubbi ed urla.
-Lei non mi ama ancora- soffiò lui -E cosa centra il fatto che lei è stata la mia prima volta?-
-Ma sei cieco? è ovvio che ti ama, che ti vuole! E centra! Centra perché la rivedi tua, la immagini come non dovresti immaginarla!-
-La ragazza che vorrei immaginare come credi tu, non è pronta! Forse...perché non si fida di me?- quelle ultime parole mi fecero tornare indietro nel dolore, indietro a Gabriele. Tremavo, ero arrabbiata.
-Forse...perché per me è importante fare l'amore! Invece...voi siete tutti uguali- sibilai.
-Non è quello che intendevo Marina!- esclamò, guardandomi negli occhi.
-Già...ultimamente non capisco proprio cosa intendi- mormorai.
-Marina si può sapere qual è il problema?- mi chiese spazientito.
-Nessuno...no nessuno! Passa pure tutto il tuo tempo con Rosalba, stammi vicino solo quando ti fa comodo. Passerò con Niccolò tutto il tempo che tu non hai passato con me in questi mesi, appena tornerò in Veneto-
A quelle parole, mi afferrò per un braccio, stringendomi e costringendomi a guardarlo negli occhi.
-Tu non tornerai in Veneto- sibilò. Cercai di divincolarmi, ma lui mi tirava, mi obbligava a guardarlo negli occhi.
-Padova è casa mia!- feci furiosa.
-Non ti allontanerai ancora da me!-
Mi strinse forte, appropriandosi delle mie labbra avidamente, mordendole, facendomi quasi male. Le sue unghie mi graffiavano facendomi gemere, facendomi male. Tentai di liberarmi dalla sua presa, non volevo che mi baciasse, non potevo perdonarlo così. Fu un attimo: liberai una mano e gli tirai uno schiaffo sulla guancia, il più forte che avessi mai tirato.
Chiuse gli occhi, la guancia iniziava ad arrossarsi, probabilmente pulsava. La mia mano era ancora alzata, il palmo aperto. Ci misi un po' per capire cosa avevo fatto, cos'era successo. Quando lo sguardo di Ivan si posò di nuovo su di me, ebbi paura. Era carico di rabbia, non lo avevo mai visto così.
-Non puoi fermarmi- mormorai io, tremando -Non puoi impedirmi di tornare a casa-
Non disse nulla, ma si alzò ed uscì dalla mia stanza, lasciandomi lì, in confusione.
Il 23 dicembre arrivò in fretta. Io e Ivan non ci parlavamo ed avevo il sentore che fosse finita. Non riuscivamo nemmeno a salutarci la mattina guardandoci negli occhi.
Non vedevo l'ora che anche lo spettacolo passasse e potessi tornare finalmente a casa, in tranquillità. La giornata a scuola fu molto tranquilla ed allegra. Appena entrai in classe, la vidi decorata con lucette intorno alla lavagna, e un piccolo alberello sulla cattedra. Sorrisi nel vedere Camilla e Elisa sistemare qualche addobbo dorato nell'armadio. Appoggiai la borsa al mio posto e mi avvicinai:
-Serve una mano?- chiesi gentilmente.
Elisa si voltò e mi diede un bacio sulla guancia.
-Tranquilla, abbiamo finito Mary- mi disse sorridendo. Annuii e cominciai ad unire qualche banco insieme per riporre il cibo che avevamo portato. Sistemai alcune candele natalizie che avevo portato al centro. Mi voltai e mi ritrovai Federico ad un centimetro da me. Indossava ancora la giacca, doveva appena essere arrivato e non me ne ero accorta. Sentivo il suo fiato caldo sul mio volto.
-E..ehi- balbettai accennando un sorriso.
-Ciao Marina! Pronta per sta sera?- mi chiese ed io annuii convinta. Mi diede una leggera scompigliata ai capelli e se ne andò, per sistemare le sue cose. Mi morsi un labbro e scossi la testa: non potevo ridurmi in quel modo, non dovevo. Fui sollevata nel vedere Aria entrare in classe con il suo buon umore contagioso. Le sorrisi e le diedi un grande abbraccio.
-Ciao Mary- esclamò lei, accarezzandomi dolcemente i capelli.
-Cosa hai portato di buono?- le chiesi, osservando la borsa di plastica che teneva in mano.
-Tronchetto natalizio-
-Mmm...che buono!- ma mi bloccai subito: era il dolce preferito di Ivan. In un attimo, mi tornò in mente una conversazione avvenuta quell'estate, a casa mia, mentre eravamo seduti sul portico ad osservare il sole mentre  tramontava.
 
-Mi insegneresti a cucinare?- gli avevo chiesto all'improvviso, mentre lo guardavo addentare un'albicocca. Si pulì la bocca con un tovagliolo ed annuì entusiasta.
-Certo piccola! Ti insegnerò tutto quello che so-
-Grazie! Vorrei imparare a cucinare bene per te- arrossii nel dirlo. Lui lo notò e mi guardo teneramente.
-Ti amo- disse guardandomi negli occhi, accarezzandomi la guancia con il dorso della mano.
-Anche io- mormorai felice.
Lui mi sorrise e mi baciò la fronte.
-Cucineremo insieme in tronchetto natalizio questo Natale! è il mio dolce preferito- fece ammiccando e stringendomi a se.
-Me ne ricorderò- sussurrai io, mentre guardavo le luci rosee del tramonto.
-Brava! Me ne aspetto uno ogni anno!-
Gli feci la linguaccia:
-Approfittatore-
Lui scoppiò a ridere e mi fissò teneramente.
-Era per dirti che ti voglio accanto a me-
 
Mi ripetevo che vagare nei ricordi era inutile ormai, che bisognava superare tutto ed andare avanti. Ma non riuscivo, non in quel momento in cui avevo iniziato a pensare, a vagare nella mia mente.
-Marina tutto ok?- mi chiese Aria, accarezzandomi la spalla preoccupata.
-Si, tutto bene- feci sorridendo, anche se stavo mentendo. E non volevo ammettere a me stessa che mi mancava.
Fu una giornata molto intensa, dedita a prove, perfezionamento di ogni cosa...e nel fare le valige. Questa volta, però, non avrei avuto nessuno che mi avrebbe aiutato nel farla. E, probabilmente, nemmeno a disfarla. Presi il mio grande trolley da sotto il letto e sospirai, mentre cominciavo a riempirlo svogliatamente. In quei mesi erano successe davvero troppe cose e io avevo bisogno di staccare la spina. Volevo che arrivasse quella sera, poter esibirmi ed aspettare il giorno seguente per tornare a casa. Quando, finalmente, la sera scese, preparai la mia borsa con tutto l'occorrente. Scesi le scale e vidi la famiglia Innocenti che mi stava aspettando.
-Sei pronta Marina?- chiese Serena.
-Si mamma- feci io, avendo ormai preso un certo gusto nel chiamarla così.
Accennai un sorriso e li seguii verso l'auto, mentre osservavo Ivan, cercando di non farmi notare. Era davvero elegante, bellissimo, così tanto che avrei voluto buttarmi tra le sue braccia, fare finta che non fosse successo nulla, ma non potevo. Avevo ancora una dignità, ed ero troppo testarda per darla vinta a qualcun altro. Il viaggio mi sembrò infinito, forse perché mi sentivo terribilmente a disagio seduta accanto a colui a cui stavo donando me stessa. Quei pensieri mi stavano rovinando, ne ero consapevole, ma non ero in grado di reprimerli. Schizzai fuori dall'auto non appena arrivammo, correndo verso i camerini con la scusa di essere in ritardo. Marciai nel corridoio a grandi passi ed aprii una porta a caso. Mi ritrovai sola ma la cosa non mi dispiacque molto, anzi, forse era meglio così. Presi dalla mia borsa il vestito nero che la De Luci mi aveva procurato, e lo indossai. Osservai la mia immagine riflessa allo specchio ed abbozzai un sorriso: il vestito era bellissimo, mi piaceva davvero molto. Le maniche in pizzo  erano molto leggere, giuste per non morire di caldo sotto i riflettori; molto semplice il corpetto attillato ma meraviglioso, così come la gonna voluttuosa, composta da più gonne di diversi tessuti come tulle e raso. Mi legai i capelli in uno chignon e mi truccai con ombretti verdi e un filo di eyeliner. Sospirai ed uscii dal camerino, diretta verso le quinte ma, non appena percepii l'allegria che regnava, per qualche motivo mi tirai indietro, sentendo una forte tristezza pervadermi. Mi morsi un labbro e tornai sui miei passi, verso le vetrate, lontana da lì. Con la scusa di scaldarmi un po', iniziai a muovere qualche passo e a fare dello stretching. Mi piaceva avere uno spazio tutto per me per poter ballare come volevo. Mentre provavo qualche slancio della gamba, il malumore se ne andò, e continuò a svanire ad ogni passo che facevo. Iniziai a piroettare quando urtai qualcuno e caddi a terra.
-Ahi- mi lamentai dolorante.
-Mary tutto bene?-
Riconobbi la voce di Federico ed aprii gli occhi, e lo vidi davanti a me che mi tendeva la mano. Il suo sorriso mi colpì, era meraviglioso. Afferrai la sua mano, annuendo.
-Sei nervosa?- mi chiese. Scossi la testa, guardando fuori e perdendomi nel buio di Firenze.
-Sono sovrappensiero- spiegai, accennando un sorriso.
-Avevo notato che eri strana in questi giorni- disse avvicinandosi. Mi accarezzò delicatamente la schiena e, lentamente, posai lo sguardo su di lui. I suoi occhi castani indugiavano sui miei, ma subito scostò lo sguardo.
-Dai, andiamo- mi disse con un sorriso incoraggiante e io annuii, non potendo fare altro.
-EHi Marina!-
Aria mi venne incontro saltellando e mi abbracciò, piena di entusiasmo. Spostò lo sguardo da me a Federico, e poi nuovamente a me.
-Tutto bene?- fece, alzando un sopraciglio.
Sospirai. La trascinai lontano per poter parlare tranquillamente.
-Le cose con Ivan...non vanno bene- mormorai. Il suo sguardo cambiò, e subito mi abbracciò.
-Cos'è successo?-
-Abbiamo litigato...non vuole che torni a casa. Sembra diverso. Non riusciamo più a parlare come prima. E mi manca...-
Aria mi prese le mani.
-Qualunque cosa accada, ti starò sempre accanto-
Accennai un sorriso ed annuii.
Finii il riscaldamento cercando di calmarmi, e pensando che il giorno dopo, a quell'ora, sarei stata tra le braccia di mia madre. Io e Federico eravamo i sesti ad esibirci, ed ebbi tutto il tempo per focalizzarmi su ciò che andava fatto. Mi sedetti dietro le quinte accanto alle mie amiche che, al corrente di ciò che stavo passando, fecero di tutto per farmi sentire meglio.
Sentii, ad un tratto, una mano posarsi sulla mia spalla.
Federico mi sorrise:
-Pronta?-
-Certo- feci alzandomi. Sistemai il vestito e aspettammo entrambi la presentazione da parte della De Luci, la quale avanzò dolcemente dopo l'esibizione di Rea e Kevin. Era come una regina, elegante, bella e solenne.
-Il prossimo numero, l'ho curato totalmente, dall'inizio alla fine, insieme al professor Berto. I due ballerini hanno lavorato tantissimo per arrivare a questo livello, e io sono davvero fiera del loro lavoro. E la cantante è riuscita a rendere questa canzone proprio come la volevamo. Accogliete "Blue Jeans" cantata da Camilla Lucci e ballata da Federico Graziati e Marina Rinaldi-
Io e Federico sorridemmo ed avanzammo verso il centro del palco. Camilla avanzò insieme a noi, stringendo l'asta del microfono, segno che era pronta, esattamente come lo eravamo noi. Alle prime parole, alzai la testa, ponendo il mio sguardo verso il mio partner, che prese a girarmi intorno, tenendo lo sguardo fisso su di me. Mi prese le mani, mi avvicinò a sé per poi farmi allontanare di nuovo e, piroettando, procedetti con uno slancio veloce della gamba destra, piroette ed enjambet. Federico mi afferrò per i fianchi, non appena tornai vicino a lui dopo alcuni slanci della gamba destra all'indietro, che cercai di eseguire il più elegantemente possibile. Alzai le braccia elegantemente, con le quasi mi aggrappai a lui non appena mi fece scendere. Mi prese in braccio facendomi roteare insieme a lui. Finalmente toccai terra, ed allontanandomi con qualche passo elegante, eseguii una rebaltata, che ero riuscita ad imparare solo grazie all'aiuto di Lara. Fu verso la fine, che la stanchezza, lo stress vennero fuori. Mancavano solo pochi passi, ma i miei muscoli in tensione, stavano cedendo per la stanchezza accumulata. Federico se ne accorse e subito, mentre finivo una serie di piroette, mi avvolse tra le sue braccia proprio quando- per nostra fortuna- la canzone finì, prima di cadere rovinosamente sul palcoscenico. Mentre il pubblico applaudiva entusiasta, io e Federico non riuscivamo a staccarci da quella stretta. Eravamo in completa connessione, con la vista e con il corpo.
-è tutto sbagliato- mormorai spaventata. Mi allontanai subito da lui, mordendomi il labbro. Sembrò confuso, ma non poteva capire che lo ero di più io, in quel momento.
Dopo l'inchino per salutare il pubblico, scappai via, lontano da tutto e da tutti. Aria mi guardò preoccupata, ma la ignorai per andare via. Non capivo cosa mi fosse preso, ma avevo paura di ciò che stava succedendo nella mia testa. Volevo urlare, sfogarmi, far si che quel dannato macigno che avevo dentro se ne andasse, mi lasciasse vivere. Mentre stavo correndo verso i camerini, vidi lì davanti alle scale, la fonte di quel casino. Così dannatamente bello ma così pericoloso per il mio cuore. Il suo sguardo era assente ma era puntato verso di me e mi faceva paura.
-Hai già trovato qualcun altro da abbracciare?- sussurrò.
-Cosa stai dicendo?- ribattei tremando -Insinui che per una lite mi dimentichi già di te?-
-Mi sembra che tu ti sia dimenticata di me molto tempo fa-
Qualcosa scattò in me, qualcosa che stavo tenendo dentro da troppo tempo: una rabbia accumulata pronta ad esplodere. Mi avvicinai a lui, infuriata come non lo ero mai stata.
-Sei tu quello che si è dimenticato di me! Eri troppo preso a stare con la tua ex, piuttosto che capire di cosa avevo bisogno! E ti permetti anche di fare queste scenate del cavolo- urlai come non avevo mai fatto prima d'ora, ferita ed indignata.
-Ne abbiamo già parlato mi pare- il suo sguardo non cambiò, ancora freddo ed insensibile.
-A me sembra di esserti stata vicino...ma tu ti sei allontanata!-
-Eri appiccicoso nel momento sbagliato! Non puoi farlo con la maglietta che sa ancora del profumo di Rosalba...non devi permetterti!-
-Sei tu che non hai fiducia in me! Dovresti farti qualche domanda-
Presi un profondo respiro, trattenendo le lacrime, pronta per ciò che stavo per dire.
-Hai ragione dovrei...pormene tante e trovare risposte. Quindi...forse dovremmo prenderci una pausa-
-Già...dovremmo-
-Bene!- Lo superai e salii velocemente le scale verso il camerino, sentendo la voce di Rosalba chiamare Ivan, mentre una lacrima mi rigava il volto.
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Alt. Abbassate i forconi fan della ship Ivan x Marina. So che mi odiate. So che avete letto le ultime righe pensando "Lena cosa cavolo hai fatto?". Vi dico solo..bhe...così è. Era troppo facile se filava tutto liscio. Annoiava ecco. Già una storia d'amore di per sé, non ha grandi sconvolgimenti in sé, se non proprio litigi, malintesi. Non sapete la fatica per scrivere questo capitolo. Davvero. Sofferente come non mai. La mia Marina ha il cuore spezzato! Come si evolverà la cosa? Bhe...lo scoprireta tra qualche capitolo! Intanto...penso ci vedremmo al prossimo anno con l'aggiornamento...contavo di finire tutta la storia quest'anno, ma ho troppo poco tempo purtroppo. Buon Natale e buone feste <3
 
   
 
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