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Autore: Urban BlackWolf    14/12/2016    3 recensioni
“ Non ce la faccio...”
“ Ti prego salvala. Salva la mia Ruka....” Michiru trattenne a stento le lacrime puntando lo sguardo a terra mentre con le mani tremanti si stringeva la cornice al petto.
“ Ti prego.” E questa volta l'argine degli occhi crollò.
Il tempo in quell'appartamento di un centro città si era fermato. C'erano solo due giovani donne. Una con la fronte poggiata sul freddo acciaio di una porta, nelle orecchie i singulti composti di un pianto lacerante e un'altra, stretta all'immagine dell'ancora della sua vita, incapace di muoversi, di alzare la testa, di fare qualcosa che non fosse il piangere, aspettando solo il suono dello scatto di una serratura ed il chiudersi di una porta.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yuri | Personaggi: Haruka/Heles, Michiru/Milena, Nuovo personaggio | Coppie: Haruka/Michiru
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna serie
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L'atto più grande

I personaggi di Haruka Tenou e Michiru Kaiou appartengono alla fantasia della scrittrice Naoko Takeuchi
Sviluppo della storia ed altri personaggi  sono idea di Urban Blackwolf



Il calcolo delle probabilità


Michiru avvertì la gamba frenetica di Giovanna farsi sempre più veloce e decise di mettere fine di quel dondolio tarantolato. Con la mano le bloccò il ginocchio continuando a guardare le sedie vuote del laboratorio di analisi disposte in nell’ordine davanti a loro. Roteando gli occhi l'altra ritrovò la postura sedendosi in maniera più femminile iniziando di rimando a tamburellare il piede opposto sul pavimento di ceramica bianca. Non aveva potuto mangiare per via del prelievo, aveva dormito pochissimo e dopo tutte le notizie ricevute poche ore prima, aveva ancora un senso latente di confusione mentale. Il corpo perciò aveva iniziato ad andare per conto suo e quella sadica donna che le sedeva ora accanto avvolta da un odore asettico di disinfettante, la stava costringendo alla tortura dell'immobilità. Giovanna tornò ad osservare i poster medici appesi alle pareti ingoiando la poca saliva che ancora era presente nella sua bocca. Non aveva certo paura di un paio di prelievi, perché tanti ne bastavano, ma di tutta la situazione in generale.

Erano state le prime ad entrare e visto che non avevano potuto prendere un appuntamento per l'ovvia fretta, si erano dovute presentare allo sportello accettazione praticamente all'alba. Prive di un sonno sufficiente per via della sera dilatatasi sin quasi alle quattro del mattino, erano riuscite a dormire si e no un'oretta per poi farsi una doccia, vestirsi e bere un caffè al volo. Michiru aveva convinto una reticente Giovanna ad ottimizzare i tempi dell'arrivo al laboratorio della città vaticana rimanendo a dormire da lei, prestandole una camicia da notte, uno spazzolino da denti ed un posto, per dirla tutta non certo comodissimo, sul suo divano letto. Ed ora oltre ad avere un buco allo stomaco ferale, Giovanna si sentiva anche gran parte delle vertebre cervicali fuori posto. Aveva perciò il sacrosanto diritto di muoversi come meglio le piaceva.

“ Continuare a dimenarsi così non porta a nulla, credimi.” Le disse Michiru.

“ Come riesci a stare tanto calma?! A me questi posti mettono ansia.”

“ Ci ho fatto l'abitudine.” Confessò arrivando a scorgere l'abisso della sopportazione fulminandola con un rapido sguardo.

L'altra rallentò il movimento del polpaccio non fermandolo però del tutto. "Scusa. Chissà quante volte l'avrai vissuta quest'esperienza. Ammiro il sangue freddo che stai dimostrando.”

L’altra sorrise addolcendo leggermente i lineamenti del viso. Era stanca morta ed agitata da morire, ed anche se fatto non con cattiveria, il vedersi rimarcata la sua capacità di autocontrollo per l'ennesima volta, non faceva altro che innervosirla ancora di più. E poi le sembrava di stare vivendo l'ennesimo dejavu, solo che invece che cercare di bloccare una bionda incontrollabile nella gestione del trittico, analisi, dottori, responsi, doveva adesso arginare una donna che non conosceva affatto. Per bloccare la sua compagna sarebbe bastato uno sguardo di affine complicità, o uno dei suoi baci dolcissimi. Ma per calmare Giovanna? Una pistolettata forse!?

“ Non è che non voglia che tu dia sfogo alle tue pulsioni muscolari, ma l'esperienza mi ha insegnato che serve solo a farti stancare ed agitare di più. Cerca di non pensarci. Concentrati, che ne so, sulla lettura.” Le consiglio provando la carta della comprensione.

Ma niente. Anzi, peggio. Afferrando un opuscolo informativo adocchiato e studiato poco dopo il loro ingresso, l'altra glielo sventolò davanti agli occhi con saccenza. “ Il 25% di probabilità Kaiou! Ci sono solo il 25% di probabilità che io sia compatibile. E' una miseria lo sai?!"

“ Lo avresti letto su quello?“ E all'assenso sorrise scuotendo leggermente il capo.

Michiru sapeva perfettamente quante probabilità ci fossero ed ammise non senza una punta di rammarico, che nel caso del legame fraterno tra lei ed Haruka, quel valore statistico scendeva ulteriormente di circa la metà.

Facendo mente locale Giovanna tornò mestamente ad incrociare le braccia al petto riprendendo un leggero dondolio del piede. 

" Dannazione! Non ci avevo pensato. Abbiamo solo mezzo DNA in comune...” 

Michiru sospirò pesantemente. Era pur qualcosa. Era tutto. Era comunque una percentuale altissima. La più alta che avessero mai avuto, che avrebbero mai potuto trovare. Accarezzò dolcemente la spalla dell'altra che quasi di rimpetto cessò ogni tipo di movimento. Prese nota. 

Pochi istanti dopo un'infermiera uscì da una delle sale prelievo. “ Signora Aulis prego, si accomodi. Il dottore sarà qui a momenti.”

“ Ti metti allora d'accordo tu con il medico appena arriva?” Chiese mentre si alzava per seguire l'operatrice sanitaria.

“ Tranquilla.” Rispose Michiru prendendo la borsa dove avrebbe cercato l'agenda con l'appunto dell'indirizzo Pec che il laboratorio avrebbe dovuto usare per inviare i risultati delle analisi al dottor Kurzh. Celerissimo e speranzoso le aveva inviato tutto non appena era stato contattato da Michiru nella tarda sera del giorno precedente.

Verso le nove del mattino avevano già finito e dirigendosi verso Porta Sant'Anna si ritrovarono a camminare lentamente ognuna persa nei propri pensieri. Avevano fatto colazione ed ora loro malgrado dovevano prendere servizio e la voglia era poca.

“ Non mi va per niente. Ho un'infinità di cose da fare oggi e non ricordo neanche bene quale siano.” Pigolò Miciru guardando distrattamente il cielo.

Ma Giovanna non rispose. Mani in tasca ed occhi fissi alle lastre di basalto che componevano il marciapiede, camminava semplicemente mettendo un sandalo di fronte all'altro senza un'apparente meta. Come immersa in un mondo ovattato tutto suo.

“ Avremo i risultati in tarda mattinata...” Continuò l'altra ancora ignorata.

Così Kaiou decise di provare una sua teoria. Si fermò bloccando lievemente l'avambraccio della collega avendo finalmente attenzione. Tornò a prendere nota; Giovanna aveva bisogno di lievi contatti fisici per interrompere un loop come quello. Così com'era avvenuto nella sala d'aspetto.

“ Posso chiederti a cosa stai pensando? Se riguarda la malattia di Ruka o qualsiasi altra curiositá su di lei o noi, puoi farmi tutte le domande che credi.

Ruka. Ancora quel diminutivo che spesso aveva usato la sera precedente nel chiamare la sua compagna e che a Giovanna piaceva tanto. Racchiudeva un senso di famiglia.

Michiru si era sforzata concentrandosi il più possibile nel cercare di rispondere esaustivamente ad ogni domanda, sfamando così tutta l'ovia curiosità che una Giovanna più che frastornata, le aveva posto in quella specie d'interrogatorio che era stato il loro chiacchiericcio notturno. Quando la descrizione del carattere della bionda, le sue piccole manie, i gusti in fatto di musica, gli hobby, l'amore per i motori, per gli sport che praticava, per i piatti che mangiava, erano stati snocciolati con dovizia di particolari, Michiru aveva deciso di passare ad un atto più pratico; il suo album di foto ed i contesti nelle quali quelle immagini avevano preso vita. Non avrebbe mai immaginato che lei per prima avrebbe goduto di tali ricordi. Era stato come un balsamo rigenerante. Dolcissimo e sottilmente triste.

Si erano sedute sul divano sfogliando un quaderno in pelle chiara non troppo voluminoso, che conteneva al massimo una trentina di foto, ognuna con il proprio carico di storia vissuta. Nel corso dei minuti, lentamente, quelle tessere visive erano andate sistemandosi ordinatamente componendo così il grande mosaico che era la storia d'amore di Michiru ed Haruka. Due di queste avevano colpito più di tutte la curiosità di Giovanna.

Assieme a quella nella quale Haruka inforcava una Ducati 1299 Panigale S dalla carena rosso fuoco, nell'atto di sorridere ad un tecnico che le stava porgendo il casco, serena, a suo agio e perfettamente conscia che da li a qualche ora avrebbe firmato un contratto d'assunzione che le avrebbe finalmente permesso d'iniziare a vivere il grande sogno di lavorare per una casa motociclistica di altissimo livello, ve n'era un'altra che ricordava il suggello dell'unione di quelle due donne straordinarie.

Come quasi tutte le foto dell'album di Michiru, anche quella di lei ed Haruka durante una gita in montagna, era stata scattata a loro insaputa. Ferme cartina alla mano, sulla piazzola di un campo sosta prima d'iniziare un percorso di trekking che le avrebbe condotte a quota 2000, sulla Paganella, in uno dei posti più belli della catena del Brenta. L'immagine le ritraeva intente a decidere quale strada battere per evitare i banchi di nebbia che in quelle mattine di maggio serpeggiavano tra il sottobosco. Haruka che teneva saldamente la carta di zona e Michiru che indicava un punto su di essa. Entrambe vestite con comodi pantaloncini corti, entrambe con i necessari scarponi ben saldi ai piedi, entrambe con gli zaini sulle spalle e gli occhiali da sole sul naso. La sola differenza nel loro abbigliamento stava nella canottiera verde acqua di Michiru e nella maglietta tecnica dai colori appariscenti di Haruka.

“ Sai Giovanna, non credo di aver mai camminato tanto. - Le aveva confessato Michiru divertita al ricordo di quella tortura. - Ho avuto le vesciche ai piedi per giorni. Sopra, sotto, ai lati. Per non parlare del dolore alle gambe. Ho persino scoperto muscoli che non sapevo di avere. E lei niente. Imperterrita su per quelle salite, riuscendo simultaneamente a camminare, respirare e sfottermi. Se non l'avessi amata così tanto credo che avrei commesso un omicidio.”

“ Perché allora non le hai detto di rallentare?” Aveva chiesto Giovanna ridendo divertita della buffa faccia fatta dall'altra che inarcando le sopracciglia l'aveva guardata come a voler dire "neanche morta".

"Ho un carattere troppo coriaceo per arrendermi alla mia donna."

Michiru non era testarda come la bionda, ma quanto a spirito di competizione, bhe, se si metteva in testa una cosa, si doveva abbatterla per mettere termine ai suoi deliri. 

“ Dovresti capire quando smetterla, Michi mia.” L'aveva sbeffeggiata Haruka con lo sguardo da mammina impietosita nel vederla seduta su di una roccia con la schiena piegata in avanti e la fronte poggiata sulle ginocchia.

Il respiro ansante, il collo imperlato di sudore lasciato libero dai capelli legati con una coda di cavallo. "Ma tu..., tu non sei stanca?” Aveva rantolato umiliata.

" Per niente! Anzi. Mi sento forte come un toro!” E girandosi verso lo strapiombo che si inabissava a pochi metri da dove si erano fermate, alzando le braccia come per abbracciare quel magnifico panorama, aveva continuato con l'enfasi di una ragazzina. “ Ma non ti sembra la cosa più bella del mondo? Guarda che spettacolo, Michiru.”

Mani sui fianchi aveva cercato un imprinting visivo ed olfattivo che le avrebbe permesso di ricordare il lago di nuvole che il quel momento stava coprendo Trento e che si perdeva sotto di loro fino all'orizzonte, le guglie dolomitiche che ne bucavano la lattea consistenza come zanne rosa ed argentee, il sole caldo a bruciarle la pelle ed il vento leggero che le accarezzava i capelli.

Da per se l'altra aveva mugugnato qualcosa, perché se pur ammettendo lo spettacolo pazzesco, aveva ogni fibra del corpo intenta ad urlare volgarissime parole verso entrambe."Non mi farò mai più coinvolgere nelle tue follie deliranti, Tenou. Mai più!"

La vita di coppia è compromesso. Così a volte Haruka si doveva piegare a Michiru ed al suo amore viscerale per il mare, ed altre, come in quel caso, era lei a dover abbozzare per la felicità del suo bizzoso amore.

“ Mamma mia Kaiou. Ma che mosciume! Pensa a come il tuo bel culetto si manterrà sodo dopo questa prova.” Neanche il tempo di sedersi al suo fianco che le era arrivata una manata gettata a caso.

Sempre prona su se stessa, Michiru le aveva così giurato che con il sesso avrebbero chiuso ed il suo rampante fondo schiena avrebbe potuto gustarselo solo in un sogno sporco, che lei sarebbe comunque riuscita a pulire massacrandola di sensi di colpa.

" Quanto sei permalosa! Se avessi saputo che per farti una sorpresa avrei dovuto essere picchiata e minacciata in una delle cose a me più care, ti avrei dato il mio regalino a valle.” Aveva detto fintamente offesa vedendola alzare leggermente la testa curiosa.

" Neanche avessi un gomitolo nelle mani. Kaiou..., sei proprio femmina! - E dallo zaino era uscito magicamente una scatolina di raso rosso. - Una premessa però; fino a qualche mese fa non avrei mai immaginato una situazione come questa, ma ora..., visto che mi sopporti già da un pò..., credo che questo premio sia più che meritato."

Michiru aveva aperto così la scatola trovandoci una fedina piatta d'oro bianco con due lamelle esterne di oro giallo. Un'anello semplice, come l'animo di Haruka, ma estremamente fine, come quello di Michiru. Un oggetto che rappresentava in maniera perfetta la diversità di due donne che ora si completavano. All'interno inciso il nome di una città, Berna, e la data che aveva sancito il loro incontro.

“ E se ti stai chiedendo del perchè non sono due... - Dal collo era spuntata una catenina da dove penzolava un anello identico. - E si... la metterò. Così sarà come avere una lettera scarlatta tatuata sulla fronte e nessuna proverà più a rimorchiare questa sventola che e' la tua donna.”

Neanche a dirlo. Kaiou si era sciolta come un mucchietto di neve al sole e baciandola con trasporto aveva revocato immediatamente il castigo che poco prima aveva giurato d'infliggerle. Quella sera avrebbero fatto l'amore per la prima volta dopo avere alzato l’asticella del loro rapporto. E sarebbe stato fantastico.

“ Veramente Giovanna. Non farti remore se vuoi chiedermi qualcosa.” Pungolò, ma l'altra ebbe pudore nel rivelarle quanto quel ricordo confessatole l'avesse emozionata e quanto sentisse un'ovvia pressione nel sapere di essere l'ultima speranza per quelle due anime.

Scosse semplicemente la testa tornando a camminare tra la gente. Michiru non insistette e per evitarle un surplus di stress, decise di non chiamare Haruka come invece si era ripromessa di fare prima di uscire di casa. Guardò l'ora sul display e si rese conto di quanto fosse tardi.

“ Non è possibile. Anche oggi dovrò saltare il pranzo per rimettermi in pari.”

“ Scusa se te lo dico, ma dovresti mangiare un po' di più. Guarda che ieri sera non è che tu abbia fatto tutta queta gran giustizia alla tua buonissima cucina.” Ammonì bonariamente.

“ Lo so..., anche se ieri ero un tantino agitata per...” Si bloccò di colpo. Il tempo di afferrare l'altra per un braccio e schizzare dentro l'ombra del primo androne disponibile.

incespicando sullo zerbino d'ingresso di quello che era un hotel, Giovanna centrò in pieno un vaso di marmo alto mezzo metro per poi rimbalzare sul muro vicino. Finito d'imprecare fissò allibita la donna iniziando a massaggiarsi una spalla.

" Di un pò! Sei impazzita?!"

" Sssss..... " Michiru si sporse fuori dall'ombra facendo capolino per rientrare subito dopo. Era proprio lui. "Ma non è possibile! Ora si che siamo nei guai!

" Cosa stiamo facendo Kaiou?"

Chiese guardando male alcuni turisti che avendo visto tutta la scena se la stavano ridendo bellamente.

Facendole cenno di venirle accanto, Michiru l'invitò a sporgersi verso il marciapiede. "Guarda affianco all'edicola e poi dimmi se non siamo sfortunate!"

Uscendo dal cono d'ombra e messo a fuoco Giovanna rinculò subito dopo. “ Quell'uomo mi da da pensare. Ma secondo te ce l'ha un lavoro o sta sempre a spasso a non far nulla?”

“ Se continuiamo così tra non molto saremo noi a non avercelo più un lavoro. Cerchiamo di passare dalla parte opposta della strada così da entrare prima di lui.” Suggerì pronta per lo scatto.

E così fecero sgattaiolando tra il traffico dell'ora di punta. Un paio d'ore dopo Michiru venne raggiunta al cellulare dal dottor Kurzh. Le analisi di Giovanna erano state finalmente comparate con quelle di Haruka.

   
 
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