Fanfic su artisti musicali > Beatles
Segui la storia  |       
Autore: manubibi    21/05/2009    2 recensioni
Prima fic sui Beatles, con riferimenti alla leggenda secondo cui Paul sarebbe morto in un incidente d'auto. E sul rapporto umano che può nascere fra una semplice infermiera e una star del pop. "Era successo tutto così in fretta che le uniche cose che riusciva a ricordare erano il rumore di quella frenata violenta, e l'immagine degli abbaglianti sul tronco dell'albero. Oltre a questo solo vaghe immagini grigiastre e polverose."
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Daisy, ancora tremante, uscì dalla stanza senza dire altro mentre altre infermiere accorrevano, lasciando che Paul raccontasse l’accaduto. Una di loro si voltò verso le altre e commentò:

-Adesso abbiamo capito perché è sempre così introversa…-, aggiunse l’inevitabile “poverina”.

Paul non disse niente, tornò a stendersi sul lettino cominciando a sentire una forte emicrania, e lanciò uno sguardo di disgusto al corpo stordito per terra.

-Chiama la polizia-, sentì dire ad una delle infermiere.

Lei non si fece vedere per i giorni seguenti e la sostituiva un’altra infermiera, decisamente più gentile e affabile di lei. Ma Paul le chiedeva tutte le mattine quando sarebbe tornata. Voleva capirla, voleva solo conoscere la sua storia, era curioso pur sapendo che non lo riguardava.

-Torna domani, o almeno questo ha detto-, rispose l’infermiera, cominciando a mostrare un’aria scocciata.

Il giorno dopo, come promesso, fu svegliato da un viso familiare, e anche se non ne ricevette uno le indirizzò un sorriso cortese.

-Mi chiedo perché sei ancora qui. Hai un’ottima cera, dovresti essere stato mandato a casa giorni fa!-, commentò lei per tutta risposta.

-Hanno provato a farmi alzare, ma mi si sono riaperte tutte le suture-, spiegò lui facendo spallucce. –E per giunta sono svenuto.

Daisy non batté ciglio e continuò con le sue faccende di routine, mantenendo il silenzio gelido nella stanza, finché Paul non si scosse.

-Come mai?-, le chiese.

-Come mai cosa?-, ribatté lei in tono freddo.

-Perché sei stata via tutto questo tempo?

-Non sono affari tuoi-, tagliò corto la ragazza, piantandogli davanti la colazione.

-Beh, se non ci fossi stato io quello ti avrebbe fatto molto più male, quindi direi che merito di sapere qualcosa-, insistette lui, pur sapendo di essere un po’ sleale.

Lei lo fissò con odio, si morse il labbro ma non rispose.

Paul aspettò qualche minuto, poi decise di cambiare discorso.

-C’è un pianoforte qui?

Daisy alzò un sopracciglio.

-Certo, abbiamo un’intera orchestra in ospedale.

-Neanche una chitarra?-, riprovò lui supplicante. –Per favore, ho bisogno di suonare qualcosa!

Lei ci pensò su e fece un mezzo sorriso.

-Qui davanti c’è un negozio di strumenti, ma non credo di esserti utile.

Paul rifletté.

Nel bel mezzo della notte, a sentire le note profonde di un pianoforte a coda, chiunque si seccherebbe. Daisy fu la prima ad entrare nel piccolo negozio, appoggiandosi allo stipite e osservando.

Paul era completamente assorto in una melodia dissonante, assolutamente improvvisata. Con la coda dell’occhio notò che c’erano visite, e le dita cominciarono ad accarezzare i tasti tessendo un motivo questa volta familiare. Caldo, solare, come tante delle sue composizioni. La cosa più evidente era che gli brillavano gli occhi, a suonare per qualcuno: egocentrico di carattere. Ma ad un ragazzo che faceva l’amore con la musica non si poteva obiettare niente.

La ragazza rimase ad ascoltarlo ostentando indifferenza, aspettando che finisse.

-Ecco-, disse Paul mostrando i polsi.

-Non toccherebbe a me ammanettarti. Ma ti spetta un discorsetto…sai, ho una vita anch’io.

Al poliziotto sbadigliante fuori dalla porta spiegò:

-Aveva bisogno di suonare. Non faceva niente di male.

Il poliziotto scrollò le spalle.

 

Aprì gli occhi e sentì che c’era qualcosa sulle sue gambe, o qualcuno.

-Daisy?-, chiese grattandosi la testa.

Lei si stiracchiò sbadigliando vistosamente, e fece un piccolo sorriso assonnato.

-Buongiorno, Mr. McCartney.

-Che ci fai qui?

Daisy si sistemò la traversina.

-Uhm, dormivo.

-Sei rimasta qui tutta la notte!-, esclamò lui incredulo. Non ne capiva il senso.

-Sì, posso dire di essere rimasta nella stessa stanza del famoso Paul McCartney. Non ero all’obitorio, e non ho subìto avances. Non è una cosa da tutti i giorni.

-E perché adesso ti interesserebbe?-, le chiese lui mettendosi a sedere.

-Perché hai suonato per me-, rispose lei semplicemente.

Non sapeva come, ma per Paul significò qualcosa.

 

-Comunque vuoi dirmi dove sei andata?-, insistette lui.
Daisy rimase in silenzio meditativo per un pò, poi rispose:
-Sono andata da mia madre.

[stavolta ho già scritto qualcosa del prossimo capitoletto XD allora, il rapporto Daisy/Paul si sta delineando e ho capito che NON virerà sul romantico, cosa che a quanto ho capito farà felice un pò tutti u.u comunque potrebbero esserci errori di continuità o incongruenze, questo è dovuto al fatto che, lo ripeto, scrivo di getto e ste cose possono capitare con le riscritture o le distrazioni XD quindi segnalatemele, mi raccomando! E se avete suggerimenti io li accetto MOOOLTO volentieri ^__^ comunque...
Marty_youchy: Fiuuu! Pensavo di ritrovarmi te sotto casa con la mazza ferrata...ma tanto ormai il pericolo è rientrato xDDD Certo che Paul non ha problemi mentali O.o']
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Beatles / Vai alla pagina dell'autore: manubibi