Daisy, ancora tremante, uscì dalla stanza senza dire altro mentre altre infermiere accorrevano, lasciando che Paul raccontasse l’accaduto. Una di loro si voltò verso le altre e commentò:
-Adesso abbiamo capito perché è sempre così introversa…-, aggiunse l’inevitabile “poverina”.
Paul non disse niente, tornò a stendersi sul lettino cominciando a sentire una forte emicrania, e lanciò uno sguardo di disgusto al corpo stordito per terra.
-Chiama la polizia-, sentì dire ad una delle infermiere.
Lei non si fece vedere per i giorni seguenti e la sostituiva un’altra infermiera, decisamente più gentile e affabile di lei. Ma Paul le chiedeva tutte le mattine quando sarebbe tornata. Voleva capirla, voleva solo conoscere la sua storia, era curioso pur sapendo che non lo riguardava.
-Torna domani, o almeno questo ha detto-, rispose l’infermiera, cominciando a mostrare un’aria scocciata.
Il giorno dopo, come promesso, fu svegliato da un viso familiare, e anche se non ne ricevette uno le indirizzò un sorriso cortese.
-Mi chiedo perché sei ancora qui. Hai un’ottima cera, dovresti essere stato mandato a casa giorni fa!-, commentò lei per tutta risposta.
-Hanno provato a farmi alzare, ma mi si sono riaperte tutte le suture-, spiegò lui facendo spallucce. –E per giunta sono svenuto.
Daisy non batté ciglio e continuò con le sue faccende di routine, mantenendo il silenzio gelido nella stanza, finché Paul non si scosse.
-Come mai?-, le chiese.
-Come mai cosa?-, ribatté lei in tono freddo.
-Perché sei stata via tutto questo tempo?
-Non sono affari tuoi-, tagliò corto la ragazza, piantandogli davanti la colazione.
-Beh, se non ci fossi stato io quello ti avrebbe fatto molto più male, quindi direi che merito di sapere qualcosa-, insistette lui, pur sapendo di essere un po’ sleale.
Lei lo fissò con odio, si morse il labbro ma non rispose.
Paul aspettò qualche minuto, poi decise di cambiare discorso.
-C’è un pianoforte qui?
Daisy alzò un sopracciglio.
-Certo, abbiamo un’intera orchestra in ospedale.
-Neanche una chitarra?-, riprovò lui supplicante. –Per favore, ho bisogno di suonare qualcosa!
Lei ci pensò su e fece un mezzo sorriso.
-Qui davanti c’è un negozio di strumenti, ma non credo di esserti utile.
Paul rifletté.
Nel bel mezzo della notte, a sentire le note profonde di un pianoforte a coda, chiunque si seccherebbe. Daisy fu la prima ad entrare nel piccolo negozio, appoggiandosi allo stipite e osservando.
Paul era completamente assorto in una melodia dissonante, assolutamente improvvisata. Con la coda dell’occhio notò che c’erano visite, e le dita cominciarono ad accarezzare i tasti tessendo un motivo questa volta familiare. Caldo, solare, come tante delle sue composizioni. La cosa più evidente era che gli brillavano gli occhi, a suonare per qualcuno: egocentrico di carattere. Ma ad un ragazzo che faceva l’amore con la musica non si poteva obiettare niente.
La ragazza rimase ad ascoltarlo ostentando indifferenza, aspettando che finisse.
-Ecco-, disse Paul mostrando i polsi.
-Non toccherebbe a me ammanettarti. Ma ti spetta un discorsetto…sai, ho una vita anch’io.
Al poliziotto sbadigliante fuori dalla porta spiegò:
-Aveva bisogno di suonare. Non faceva niente di male.
Il poliziotto scrollò le spalle.
Aprì gli occhi e sentì che c’era qualcosa sulle sue gambe, o qualcuno.
-Daisy?-, chiese grattandosi la testa.
Lei si stiracchiò sbadigliando vistosamente, e fece un piccolo sorriso assonnato.
-Buongiorno, Mr. McCartney.
-Che ci fai qui?
Daisy si sistemò la traversina.
-Uhm, dormivo.
-Sei rimasta qui tutta la notte!-, esclamò lui incredulo. Non ne capiva il senso.
-Sì, posso dire di essere rimasta nella stessa stanza del famoso Paul McCartney. Non ero all’obitorio, e non ho subìto avances. Non è una cosa da tutti i giorni.
-E perché adesso ti interesserebbe?-, le chiese lui mettendosi a sedere.
-Perché hai suonato per me-, rispose lei semplicemente.
Non sapeva come, ma per Paul significò qualcosa.
-Comunque vuoi dirmi dove sei
andata?-, insistette lui.
Daisy rimase in silenzio meditativo per un pò, poi rispose:
-Sono andata da mia madre.
Marty_youchy: Fiuuu! Pensavo di ritrovarmi te sotto casa con la mazza ferrata...ma tanto ormai il pericolo è rientrato xDDD Certo che Paul non ha problemi mentali O.o']