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Autore: hapworth    15/12/2016    1 recensioni
«Io non ci trovo niente di così fantastico... Ci sarà un macello da pulire a Santo Stefano.»
Erwin si rivolse verso di lui, un sorriso radioso. «Ma smonteremo tutto dopo il sei, non certo prima. Del resto verranno Zoe e gli altri a festeggiare il Capodanno.»
[Erwin/Rivaille] ~ Questa storia partecipa al contest “Christmas Game – Puzzle Time” a cura di Fanwriter.it!
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Erwin Smith, Levi Ackerman
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Another World'
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Non penso mi passerà mai la voglia di eruri in modern!au, quindi niente ecco l'ennesima robettina di dubbio gusto, in cui i pargoli sono felici e contenti, in una casa tutta loro e dove non rischiano di morire un giorno sì e l'altro pure. Amo scriverne e, ovviamente, aderendo all'iniziativa natalizia e scegliendo il fluff non potevo dedicare almeno una (in realtà soon posterò anche l'altra, ne ho fatte due) a questi incompresi.
E niente, vi auguro buona lettura. ♥

By
athenachan


Questa storia partecipa al contest "Christmas Game - Puzzle Time" a cura di Fanwriter.it
Puzzle Fluff. Secondo Pezzo: "I personaggi addobbano l'albero di Natale insieme"

Happiness

La stanza era illuminata da innumerevoli luci di tutti i colori, fatte passare sul muro e fissate tra del nastro e dei festoni dai diversi motivi. Era un tipo di usanza che, ancora, Rivaille faticava a capire: i suoi non erano mai stati molto legati a quella festività e, del resto, aveva sempre pensato di non essere il solo. Erwin, invece, si era dimostrato fin troppo entusiasta: aveva tirato fuori dal garage innumerevoli scatole contenenti lucine, palle di natale e festoni di forma e dimensioni differenti e aveva sorriso estasiato per tutto il tempo. Stava sorridendo anche in quel momento, per la verità.
«Io non ci trovo niente di così fantastico... Ci sarà un macello da pulire a Santo Stefano.»
Erwin si rivolse verso di lui, un sorriso radioso. «Ma smonteremo tutto dopo il sei, non certo prima. Del resto verranno Zoe e gli altri a festeggiare il Capodanno.»
In realtà non era così entusiasta: era geloso della sua vita con Erwin. Geloso dei loro momenti insieme e, ogni volta, l'amante non faceva che ricordargli che durante le festività erano terribilmente impegnati: l'uomo era una persona di successo, aveva un lavoro redditizio e la loro villa ne era la prova, tuttavia... A volte avrebbe davvero voluto avere un po' di tempo in più per loro. Non lo avevano da tanto, non lo avevano dai primi tempi in cui si erano messi assieme, quando Erwin era ancora un semplice universitario e lui un ragazzino che lavorava in un semplice negozio aperto a tutte le ore.
«Ah, è vero.» si limitò a dire; non poteva e non voleva guastare l'entusiasmo e l'umore dell'altro. Era così difficile averlo a casa che sapendo che aveva preso qualche giorno di ferie fino al primo dell'anno, non sarebbe riuscito a rimproverargli nulla.
Erwin scese dalla scala: aveva appena finito di sistemare l'ultimo addobbo sopra il lampadario della sala da pranzo e ne era piuttosto soddisfatto. Si voltò verso Rivaille. «E ora andiamo a fare l'albero.»
Rivaille lo guardò un po' sorpreso, accennando un'espressione perplessa, che l'uomo si prodigò ben presto a far sparire scompigliandogli i capelli scuri con una mano, passandogli di fianco. «Aiutami, dobbiamo anche decidere dove metterlo.»
Il moro lo seguì, sebbene non troppo felice – e a ragione, dato che gli aveva messo in disordine tutti i capelli e lo aveva toccato con le mani indubbiamente piene di polvere.
Optarono per l'ingresso: era ampio abbastanza da poter contenere l'albero senza disturbare eccessivamente le abitudini di tutti i giorni e, aprendo la porta, si sarebbe visto immediatamente.
«Passami le palline di Natale.» Gli chiese Erwin, finendo di sistemare le luci intorno all'albero. Rivaille andò a prendere la scatola, prima di aiutare l'amante a decorare l'albero; era un abete finto che si era prodigato a lavare e far asciugare giorni prima – non gli andava di avere la casa con un albero puzzolente di garage polveroso – e ora era perfettamente integro nel suo ingresso.
Erwin aveva come sempre esagerato e quel povero abete sembrava talmente gonfio e pieno, una volta girati anche i festoni intorno, che non sembrava più un albero, ma un lampione a luci intermittenti. «Esageri sempre.» Lo rimproverò, mentre Erwin si grattava sotto il mento, osservando la scatola: che mancasse qualcosa?
«Hai visto la punta? Quella blu.» Rivaille ci pensò, guardandosi intorno: non gli sembrava di averla vista in giro e, solitamente, rimetteva sempre tutto a posto una volta finite le festività, dopo aver strofinato ossessivamente ogni angolo della casa dove pezzi dei festoni avevano lasciato schifezze.
«Non mi pare... Hai guardato nella scatola delle lucine? A volte la mettiamo lì.» Mormorò, mentre Erwin partiva e tornava con la punta blu brillante, bombata sotto e appuntita, dandola a Rivaille. Il moretto lo guardò interrogativo.
«Mettiamola insieme.» Il compagno lo guardò ancora più scettico: era alto una decina di centimetri in meno dell'albero, come poteva pretendere che- Erwin lo prese per i fianchi l'istante più tardi, sollevandolo in modo che arrivasse alla cima facilmente. Gli avrebbe detto senz'altro qualcosa di poco carino, se non fosse stato per quel sorriso brillante che lo illuminava tutto.
Imbronciato sistemò la punta colorata, fissandola bene e raddrizzando l'albero per evitare che pendesse da una parte. «Puoi mettermi giù.» Gli fece notare, voltandosi leggermente con la testa verso il biondo. Erwin scosse il capo, rigirandoselo tra le braccia in modo da poterlo abbracciare stretto. Rivaille sbuffò, ma avvolse le proprie braccia intorno alle sue spalle e le gambe intorno ai suoi fianchi, poggiando la fronte contro il suo collo, a occhi socchiusi.
«È venuto proprio bene.» Osservò Erwin, ancora quell'espressione soddisfatta sul viso; Rivaille mugugnò un assenso, mentre si sentiva già mezzo assopito dal tepore e dalla fragranza che il corpo dell'amante emanava. Non lo avrebbe mai ammesso, ma amava davvero tanto rimanergli addosso, sentire il suo odore ed essere abbracciato.
«Andiamo a guardarci qualcosa alla tv?»
«Mh... Solo se non ti addormenti. È tutto il giorno che aspetto.» Erwin rise, ma Rivaille sapeva che era una risata imbarazzata, di quelle che faceva ancora – nonostante tutto il tempo trascorso – quando lui gli metteva sott'occhio i propri bisogni d'amante che, spesso, l'altro tendeva a sottovalutare proprio per via del fatto che avessero diverse priorità, a volte, nel loro rapporto di coppia. «D'accordo, però prima voglio vedere un film sotto il plaid.» Rivaille alzò gli occhi al cielo, ma si strinse maggiormente contro il suo corpo e contro il suo collo, borbottando che se proprio voleva potevano vedere uno di quei film natalizi che a lui facevano venire il latte alle ginocchia per quanto erano pieni di zucchero.
«Grazie.» Mormorò Erwin, sistemandoselo meglio tra le braccia per poi uscire dalla stanza. Non avevano acceso l'albero, ma del resto avrebbero potuto tranquillamente farlo il giorno dopo.


Fine
   
 
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