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Autore: Ode To Joy    15/12/2016    2 recensioni
(Victor x Yuuri)
Yuuri guardò Victor ed in quello sguardo entrambi trovarono la sintesi perfetta di quello che erano e che avevano creato insieme.
La sabbia sotto i loro piedi era calda ed il mare non era semplicemente blu. Era di tutti i colori del mondo di Yuuri: l’azzurro degli occhi di Victor, il verde acqua di quelli di Yurio.
L’orizzonte: il suo sconfinato amore per loro.

[Questa storia partecipa al contest “Christmas Game – Puzzle Time” a cura di Fanwriter.it!] [Puzzle Fluff]
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Victor Nikiforov, Yuri Plisetsky, Yuuri Katsuki
Note: Missing Moments, Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Numero parole: 1676
Prompt: 32. Viaggio last minute


 
VII
Rosso


 

Yuuri si svegliò nella tarda mattinata per nessuna ragione in particolare.
Non la ricordava l’ultima volta che aveva dormito così bene e, specialmente, in un letto che era pieno di calore e di vita. Si stiracchiò godendosi la luce pallida di quella fredda mattina di primavera. Si erano coricati talmente stanchi che nessuno si era preoccupato di tirare le tende ma a Yuuri non dispiaceva. I vetri erano decorati da una naturale cornice di ghiaccio e neve ma quel freddo non lo preoccupava.
Il freddo non lo aveva mai preoccupato.
Allontanò gli occhi scuri dalla finestra e li posò sulle due meraviglie che occupavano l’altra metà del letto.
Yurio era in mezzo al lettone con il suo pigiamino rosso, il ciuccio a forma di gatto era scivolato via dalla boccuccia a cuore durante il sonno. Non era importante. La condizione indispensabile perché quel sonno angelico perdurasse era il dito indice che Yurio stringeva nel pugnetto.
Da parte sua, Victor non era angelico come soleva essere nelle lontane notti in cui ad occupare quel letto erano solo in due: la frangia argentea era sparsa sul cuscino e dalla bocca era semi-spalancata colava un filo di bava che aveva inumidito la federa. Era letteralmente crollato.
Yuuri sorrise intenerito e dovette combattere con la tentazione di voltarsi ed afferrare il cellulare per immortalare il momento. Avrebbe dovuto staccare gli occhi dai suoi principi per farlo e non credeva di averne la forza.
Allungò una mano, invece e sistemò la frangia di capelli argentei dietro all’orecchio del suo compagno. “Victor,” chiamò dolcemente. “Victor…”
Le ciglia chiare fluttuarono un paio di volte prima che quegli occhi meravigliosi si posassero sui suoi.
Yuuri sorrise con dolcezza. “Buongiorno…” Mormorò.
Victor fece scivolare la mano che non era in possesso di Yurio sotto il cuscino ed afferrò quella del suo compagno per accompagnarla alle labbra e posarvi un bacio. “Devo stare ancora sognando perché non è possibile che mi sia svegliato come una tua carezza, invece dei ruggiti della piccola tigre.”
Yuuri rise a bassa voce passando la punta delle dita su quel bel viso pallido. “Sei ancora stanco,” commentò con espressione un po’ malinconica.
“Sei settimane di notti così e dimenticherò quelle passate,” disse Victor con quella sua espressione un po’ infantile che Yuuri adorava.
Sospirò. “Non è molto educativo farlo dormire con noi, lo sai?”
Victor scrollò le spalle. “Allora un giorno ce ne pentiremo,” rispose. “Questa notte, però, dormiremo entrambi nel nostro letto, uno accanto all’altro, come due novelli sposi dovrebbero fare.”
Novelli sposi?” Domandò Yuuri. “Se stai pensando a quella luna di miele che non abbiamo mai fatto, sappi che è davvero troppo tardi adesso, Victor.”
Victor lo guardò confuso. “E perché?” Domandò con la stessa voce di un bambino che nega completamente il buon senso. “Possiamo sempre farla in tre!”
Yuuri si lasciò cadere sul cuscino con un sorriso stanco, poi portò le dita tra i capelli dorati del loro bambino. “Me lo sono immaginato un milione di volte, lo sai?” Gli confidò. “Ma nemmeno nei miei sogni era così bello.”
Victor mosse le dita libere della presa del bambino per accarezzare il piccolo pancino. “Perfetto,” disse a voce talmente bassa che l’altro fece difficoltà ad udirlo. “Come poteva esserlo solo qualcosa nato da te e me.”
Yuuri fece una smorfietta. “Modesto…” Commentò.
Erano profondi gli occhi di Victor quando tornarono a guardarlo, però. “È figlio dell’amore,” disse con dolcezza disarmante. “Non poteva essere niente di diverso, Yuuri.”
E Yuuri non poté fare altro che ricambiare il suo sguardo incantato perché non avrebbe mai potuto dire nulla di più giusto, di più vero.
“Certo, se sorridesse un po’ di più…” Aggiunse Victor.
Yuuri si sollevò su di un gomito. “Glielo insegneremo, basta avere un po’ di pazienza.”
Victor lo guardò poco convinto. “Non so perché ma penso che imparerà prima a fare un quadruplo flip!”
I giovani genitori risero insieme ma non abbastanza piano perché la loro piccola tigre non venisse disturbata. Yurio lasciò la presa sull’indice di Victor distendendo le piccole braccia sopra la testolina bionda.
Yuuri e Victor si fecero immobili osservando il corpicino muoversi mentre il sonno lo lasciava andare. Quando le ciglia chiare si sollevarono e gli occhi verde acqua li guardarono assonnati, fu impossibile non baciarlo.
“Ma buongiorno!” Esclamò Victor allegro.
“Ben svegliato, amore,” mormorò Yuuri dolcemente posando un bacio ancora su una delle guance morbide. Victor fece lo stesso e Yurio li guardò entrambi imbronciato, le guance rosse quanto il suo pigiamino. “Yurochka!” Esclamò Victor afferrandolo da sotto le braccia e tenendolo sollevato davanti al suo viso. “Sei troppo piccolo per vergognarti dei baci di mama e papa, avanti!”
Per tutta risposta, Yurio prese a dimenarsi in aria con espressione arrabbiata.
“Victor, non farlo arrabbiare,” lo rimproverò bonariamente Yuuri con un sorriso.
Victor sospirò con aria melodrammatica stringendo il bambino al petto. “È così aggressivo e sgraziato, il nostro micino! Come faremo quando dovremmo mettergli il tutù, i fiocchetti e tutto il resto?”
Yuuri fece per ridere, poi aggrottò la fronte. “Quale tutù? Quali fiocchetti?” Mal che andasse, sempre ammesso che Yurio avrebbe seguito le loro orme, avrebbe avuto dei costumi pieni di lustrini.
Victor scrollò le spalle. “Dovremmo pur addolcirlo in qualche modo,” si giustificò. “Già tutti lo scambiano per una bella bambina, possiamo approfittarne?”
Per tutta risposta, Yurio gli assestò un bel calcio tra le costole e Yuuri, pur sentendosi un poco in colpa, rise. “Visto? Non è convinto.”
Victor guardò il bambino tra le sue braccia in modo vagamente storto. “Aspetta che impari a camminare e finisce dritto dritto nella scuola di ballo di Lilia e allora vedrai come righerà dritto.”
Yuuri sospirò. “Ed io che pensavo che stessimo parlando di come addolcirlo.”
“Te l’ho detto,” replicò Victor guardando il piccino con aria di sfida. “Tutù e fiocchetti, sarai una meravigliosa prima ballerina, Yurio!” Si ritrovò poi a sollevare il viso di colpo per impedire ad una di quelle manine minuscole di cavargli un occhio.
Non potendo raggiungere l’obbiettivo, Yurio scoppiò a piangere.
Fu il turno di Yuuri di guardare storto qualcuno. “Victor…”
Quello che era ancora il principe imbattuto del ghiaccio gli rivolse un broncio peggio di quello di un bambino, poi gli passò Yurio. “Lo fa a posta, comunque.”
Yuuri chiuse gli occhi cullando Yurio contro il petto aspettando che cominciasse il primo discorso maturo della giornata. “A fare cosa?” Domandò, suo malgrado.
“Guardalo, non piange più!”
Yuuri reclinò il viso di lato e si accorse che, effettivamente, Yurio continuava a guardare il padre con sguardo offeso ma si era completamente calmato. “Se tu lo provochi è normale che poi si arrabbi con te,” gli fece notare.
A quel punto, fu Victor ad assumere un’aria colpevole. Si sporse in avanti fino a che il suo naso non toccò quello minuscolo di Yurio. “Facciamo la pace, micino?”
Gli occhi verde acqua si sollevarono su quelli scuri di Yuuri ed il giovane genitore sorrise. “Vai da papà, amore.”
Victor riprese Yurio tra le braccia ed il bambino si lasciò stringere e baciare, anche se ancora con un broncio bello in vista sul faccino paffuto. “Andiamo a preparare la colazione per noi e la mamma, Yurochka?” Propose Victor alzandosi in piedi. “Facciamo colazione nel lettone tutti insieme, che ne dici?”
Yuuri li guardò sparire nel salotto, poi si lasciò ricadere tra i cuscini con un sorriso sereno. Se quella tranquillità fosse durata per sempre…
“E dopo mangiato aiuti papà a fare le valigie per andare dai nonni!” Concluse Victor con allegria dalla cucina.
Yuuri spalancò gli occhi e scattò a sedere. “Le valigie per cosa?!”


 
Come tutte le volte che Victor dichiarava ad alta voce di avere un’idea, anche quella trovò la sua concretizzazione.
Appena una settimana dopo quel ballo nel cuore della notte durante il quale Yurio aveva concesso loro una pausa rigenerativa, Victor aveva preparo le valigie, il bambino, il cane e, come se non bastasse, si era premurato di abbottonare personalmente il cappotto di Yuuri.
Da parte sua, il pattinatore aveva compiuto l’enorme errore di non aver detto subito di no a quel progetto impulsivo. Perché, per quanto l’idea di tornare a casa lo rasserenasse in particolar modo dopo la nascita di Yurio, l’idea di affrontare con il piccino un viaggio di quelle proporzioni lo preoccupava a dir poco.
“E se succede qualcosa in aereo?”
“Yuuri, lo abbiamo portato a casa guidando nel bel mezzo di una tempesta di neve. Guidiamo continuamente su strade ghiacciate con Yurio sul sedile posteriore.”
“Stai cercando di rassicurarmi o di convincermi che sarebbe meglio restare a casa con Yurio fino al disgelo?”
All’incirca una decina di ore più tardi, in cui Yurio si era lamentato giusto per ricordare ai suoi genitori che doveva essere nutrito, erano tutti e tre nell’atrio della stazione di Haisetsu con Victor che era radioso come suo solito e Yuuri che sembrava essere l’unico a portare addosso i segni di quel viaggio logorante. Il guinzaglio di Makkachin era stretto tra le sue dita, mentre Victor si era inginocchiato davanti al trasportino in cui aveva accomodato Yurio per assicurarsi che fosse caldo e coperto.
“Ancora un po’ di pazienza, Yurochka e saremo a casa dei nonni. È la casa dove è cresciuta la mamma, sai?”
Suo malgrado, Yuuri sorrise. Non era un segreto quanto lo rassicurasse il fatto che Victor amasse quel piccolo pezzo di mondo in cui avevano smesso di essere due estranei proveniente da mondi troppo diversi per toccarsi. Sì, Yuuri aveva imparato a vivere lontano da casa subito dopo il liceo e, in realtà, il desiderio di fuggire lontano era sempre stato più forte di quello di tornare. Victor, però, aveva avuto il potere di cancellare tutta la malinconia che Yuuri aveva attribuito a quei luoghi ed aveva lasciato solo le cose belle.
Portare il loro piccolo Yuri lì era come completare un lungo percorso ad ostacoli che finiva esattamente dove tutto era iniziato.
Victor aggiustò la cuffietta rossa con le orecchie da gatto sulla testa di Yurio, poi sollevò il trasportino. “Andiamo, mamma?”
Yuuri sorrise come se la fatica del viaggio fosse completamente sparita. “Arrivo…”
 




M for Marta





 
   
 
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