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Autore: Urban BlackWolf    15/12/2016    3 recensioni
“ Non ce la faccio...”
“ Ti prego salvala. Salva la mia Ruka....” Michiru trattenne a stento le lacrime puntando lo sguardo a terra mentre con le mani tremanti si stringeva la cornice al petto.
“ Ti prego.” E questa volta l'argine degli occhi crollò.
Il tempo in quell'appartamento di un centro città si era fermato. C'erano solo due giovani donne. Una con la fronte poggiata sul freddo acciaio di una porta, nelle orecchie i singulti composti di un pianto lacerante e un'altra, stretta all'immagine dell'ancora della sua vita, incapace di muoversi, di alzare la testa, di fare qualcosa che non fosse il piangere, aspettando solo il suono dello scatto di una serratura ed il chiudersi di una porta.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yuri | Personaggi: Haruka/Heles, Michiru/Milena, Nuovo personaggio | Coppie: Haruka/Michiru
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna serie
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L'atto più grande

 

I personaggi di Haruka Tenou e Michiru Kaiou appartengono alla fantasia della scrittrice Naoko Takeuchi

Sviluppo della storia ed altri personaggi sono idea di Urban Blackwolf


 

 

 

Spavalderia, testardaggine ed un piccolo sasso

 

 

Giovanna nascose il cellulare dietro la schiena salutando cordialmente un gruppo di francescani. Li vide sparire dopo aver aperto una pesante porta di abete rosso tornando poi a camminare speditamente dietro al novizio che l'aveva presa in consegna. Sentendosi lo stomaco in bocca controllò nuovamente il messaggio che Michiru le aveva inviato mezz'ora prima.

Ho appena sentito il dottor Kurzh. Non ci crede neanche lui. Avete un'ottima compatibilità!!!

Pazzesco, si disse la giovane donna per l'ennesima volta iniziando a fare i gradini di una rampa a due a due. Era tutto così strano. Tutto così veloce. Si sentiva come un sasso preso a calci da qualcuno che controvoglia sta percorrendo una strada e lanciato giù da una scarpata. Era questa la sensazione del tutto nuova che aveva preso ad albergare nel cuore di una Giovanna completamente fuori controllo per l'eccitazione; l'essere un sasso che rotolando a valle diventa valanga modificando gli eventi. Ora con un piccolo gesto aveva la coscienza e la possibilità di poter contribbuire a salvare una vita diventando di fatto una sorella maggiore.

Anche se in tal senso era stata molto chiara con Michiru e di controbalzo quest'ultima lo era stata con il dottor Kurzh. Haruka non avrebbe mai dovuto sapere del loro legame. Giovanna era stata categorica ed anche se in un primo momento Kaiou aveva cercato di dissuaderla, lei non aveva arretrato di un passo. Determinata fino ad una strana, ma comprensibilissima ostinazione. E Michiru non aveva insistito, perchè anche se conosceva Haruka fin nel profondo, in questa situazione non riusciva proprio a figurarsi come avrebbe potuto reagire nel sapere di Giovanna e cosa sarebbe successo nel metterle a confronto. Aveva visto come la notizia avesse scombussolato l'amica. Con quale spirito l'avrebbe appresa la sua Ruka?

“ Se questa cosa dovesse andare a buon fine... - aveva concluso Giovanna parlando del trapianto – ... ed Haruka dovesse guarire, non voglio che debba mai sentirsi obbligata a volermi bene o semplicemente ad accettarmi nella sua vita. Non voglio che si senta in debito.“

Un'altro angolo per poi imboccare il corridoio affrescato che portava agli uffici cardinalizi e il giovane Architetto allungo' il passo stringendo i pugni dalla frenesia.

Era euforica per la sua sorellina spacca culi e conoscendola, lo era ancor di più per una Michiru ormai a corto di forze. Giovanna non si era mai soffermata molto a riflettere sull'amore tra due donne. Non aveva amiche che formassero una coppia e perciò era abbastanza ignorante in materia, ma doveva riconoscere che in quel caso, quelle due creature sembravano far parte di due pezzi di un'unica medaglia. Il loro amore era così bello, così intenso, così maturo.

Notò quanto fracasso stessero facendo le sue scarpe anti infortunistica e rallentando si guardo' indietro. Spolverate di calce erano apparse qua e la tra i marmi multicolori del pavimento opacizzando le figure geometriche degli stemmi papali. Merda..., tuonò mentalmente ed accelerando nuovamente arrivò a diventare l'ombra del novizio.

Arrivati davanti alla porta di un ufficio, il ragazzo bussò ed un istante dopo aprì una delle due ante per lasciarla passare. Sorridendo gentilmente la richiuse alle sue spalle sparendo nel suo talare nero.

 

Michiru lesse il messaggio di risposta di Giovanna ridendo nel palmo della mano.

Daje!!! Quando si parte? Dovremmo chiedere le ferie o che altro? Vabè chi se ne frega... ci pensiamo a pranzo. Vengo a portarti un panino... DAJE!!!

“ Tralasciando il daje, sei tale e quale ad Haruka. Partite subito in quarta.” Disse guardando l'immagine della pala aggiungendo un mentale grazie.

Sentì qualcuno bussare alla porta ed andandola ad aprire si vide il segretario del Cardinal Berti con il suo solito ghigno composto. Le si smorzò il sorriso. L'uomo sulla quarantina, dalle fattezze orientali e dalla statura abbastanza importante, si presentò chinando il capo in segno di rispetto.

“ Dottoressa Kaiou, sua Eminenza il Cardinal Berti vorrebbe parlarle nei suoi uffici.”

Non era orario di ricevimento dipendenti e la cosa la insospettì. Decise quindi di sondare il terreno temporeggiando. “ E' un colloquio urgente? Avrei iniziato la mescola dei pigmenti.” Guardò in direzione della pala sapendo di averla detta grossa. In quella mattina di finto lavoro aveva su il camicie per puro caso.

“ Si. Sua Eminenza avrebbe una certa urgenza.”

Camuffando l'anzia prese le chiavi del laboratorio dalla tasca, chiuse la porta a due mandate ed iniziò a seguirlo lungo il chiostro dalle colonnine binate che portava alle scale. Qualche minuto e l'ufficio le venne aperto dal Cardinal Berti in persona.

 

 

“ Dottoressa Kaiou buongiorno. Prego si accomodi. Stavo scambiando due chiacchiere con l'Architetto Aulis.” Michiru riconobbe il profumo del deodorante che le aveva prestato quella mattina prima ancora d'intravederla appollaiata su una delle enormi sedie ottocentesche poste davanti alla scrivania del prelato.

Le due si guardarono e fu chiaro che stava per accadere qualcosa e dall'espressione poco gioviale dell'uomo, questo “qualcosa” non sarebbe risultata una passeggiata.

Nel prendere posto sulla sedia accanto a quella di Giovanna, Michiru si sistemò con cura le maniche del camicie acquisendo una posa composta e sicura, quasi spavalda. L'amica fece altrettanto anche se di spavaldo sentiva di avere ben poco. Dalla mattina precedente le sembrava di stare vivendo una estenuante quanto lunghissima giornata. Interminabile.

“ Dunque dottoresse, vi confesso che mi trovo in una posizione spiacevole che non avrei mai creduto di occupare. Soprattutto da quando avete iniziato a lavorare qui. Non conoscevo le vostre competenze e se per lei Architetto, ha parlato la e-mail di referenza che mi è stata recapitata dalla ditta con la quale ha lavorato al restauro del chiostro dei Ss Quattro Coronati, per lei Dottoressa Kaiou ha parlato invece direttamente l'ambasciata svizzera. Seguendo i vostri rispettivi lavori, inizialmente mi ero convinto che la scelta nell'assumervi fosse stata più che corretta. Ma devo ammettere con dispiacere che da qualche tempo le cose hanno iniziato a prendere una piega che non mi piace affatto.”

Michiru non si scompose, anzi. “ Sua Eminenza vorrebbe essere più preciso?”

Giovanna la fulmino' come a voler dire di non stuzzicarlo, ma l'altra continuo' a fissare il viso dell'uomo senza palesare il minimo disagio.

“ Mi riferisco al fatto dottoressa, che nell'ultimo mese il suo lavoro ha subito una sorta di involuzione che francamente mi ha deluso parecchio. Lei è sempre stata una professionista calibrata e precisa e non mi ha mai dato occasione di pentirmi sulla sua assunzione. Sono stato io a chiedere che fosse scelta proprio lei per il Perugino, in virtù del suo enorme talento. Mi chiedo ora se non abbia commesso un errore.”

Michiru ammise che sapeva perfettamente di essere calata di rendimento. Se ne scuso' prontamente sperando così di tagliar corto.

“ Almeno è onesta e lo riconosce. Ne sono sollevato. Ma si ricordi che alla precisa domanda che le feci alla consegna dell'incarico, ovvero se la Pala avesse potuto essere esposta in Basilica per la notte di Natale, lei mi rispose affermativamente. Dico bene?”

“ E' corretto Eminenza.” Piego' la testa. Era dispiaciuta, ma non poteva farci nulla. Quando aveva firmato il contratto con la Santa Sede, Haruka stava rispondendo benissimo alle nuove terapie. Poi...

“ Dottoressa Kaiou vorrei farle notare che sarebbe il mio nome ad essere in gioco e non il suo e comunque, se proprio non tiene a rispettare un contratto o la parola data, vorrei fosse ben chiaro che per me entrambi valgono ancora qualcosa.”

Perfetto, allora era di questo che si intendeva parlare?! Del buon nome e della reputazione di un membro della Curia romana? Quando Haruka stava in un letto d'ospedale, a Giovanna aveva sconvolto la vita e lei stessa stava cercando disperatamente di tenere la vita di tutte e tre con uno scotch per pacchi!? Michiru strinse le mani a pugno premendole sulle gambe e pur non avendone facoltà l'altra decise d'intervenire.

“ Eminenza mi perdoni se mi permetto, ma non credo che la Dottoressa Kaiou abbia intenzione di mancare agli accordi contrattuali presi. Potrebbero invece essersi presentate delle situazioni che hanno... in qualche modo deviato la sua concentrazione.” Intervenne Giovanna. E fece peggio.

“ Parla proprio lei Architetto?! Da quando avete iniziato a frequentarvi ha inanellato una serie di fandonie una dietro l'altra ed aggiungerei anche di pessima qualità.” Si alzò dalla poltrona dirigendosi verso una delle finestre.

“ Lei che di Architettura ne capisce senz'altro più di me, non si è mai presa la briga di guardare da una delle finestre che danno sul cortile interno, perchè se lo avesse fatto avrebbe sicuramente notato che dal mio studio privato si vede tutto il cantiere che sta dirigendo. Architetto, la sua presenza si è fatta sempre meno assidua e gli operai hanno iniziato a fare di testa loro. Ed appena se n'e' accorta ha iniziato a mentirmi per coprire la loro scarsa vivacità lavorativa.”

Giovanna guardò Michiru stringendo le labbra. Era stata scoperta ed ora la vedeva veramente brutta.

“ Passi per la Dottoressa Kaiou e le sue... crisi d'identità, ma lei Architetto... Mi ha trattato da idiota.” Concluse il prelato tornando a sedersi per versarsi un po' d'acqua.

“ Per non parlare della pantomima ridicola di questa mattina vicino all'edicola.”

Dopo aver bevuto sembrò tornare più conciliante e quasi in maniera paterna disse ad entrambe che la “carità divina” imponeva loro di fare ammenda, di scusarsi e d'impegnarsi nel mantenere la parola data. In più l'Architetto Aulis avrebbe dovuto ringraziare il cielo che quel giorno si sentiva magnanimo, perchè altrimenti l'avrebbe già cacciata via.

Se non fosse esplosa Giovanna, che comunque tra le tre figure era quella più fuori posto, lo avrebbe fatto Michiru, ma se la prima, una volta accesa la miccia avrebbe provocato solo un enorme cratere nel terreno, zona fertile per la sua sepoltura lavorativa, la razionalità e la buona educazione teutonica della seconda, avrebbe potuto dilaniare il Cardinale, il suo ufficio, lo studio privato e tutta la Santa Sede. E questo successe.

Vedendo lo sguardo dell'altra accendersi improvvisamente di una luce pericolosa, Michiru l'anticipo' entrando il modalità WinZip Professional. “ Eminenza, vorrei farle le mie più sincere scuse e credo di non sbagliare parlando anche per l'Architetto Ausis. - Sorrise a Giovanna prendendo subito dopo a martellare come un fabbro - Ma vede, la questione è più o meno questa. La mia compagna, la donna della mia vita, quella che considero essere la mia anima gemella ed il fulcro di tutta la mia esistenza, è attualmente ricoverata in una clinica di Zurigo dopo che circa un'anno fa le è stata diagnosticata una leucemia cronica. Accettando il lavoro che mi avete offerto, ho provato a far fronte alle spese della clinica e di parte del mutuo per la casa che abbiamo acquistato qualche tempo fa a Bellinzona. Purtroppo le terapie con gli inibitori della crescita prima e le cure sperimentali di ultima generazione ora, non stanno dando i risultati che i medici ed io speravamo. Non siamo speranzosi e l'unica persona che forse potrebbe salvarla siede proprio qui accanto a me. Non le spiegherò come, ma da poche settimane ho scoperto in maniera del tutto fortuita che l'Architetto Aulis è la sorella da parte di padre della mia compagna. Quando questa mattina ci ha viste, venivamo dal prelievo per la compatibilità del midollo osseo e poco meno di un'ora fa, il dottore che ha in cura la mia Haruka ci ha informate che l'esito di tale prelievo è positivo. Spero che capisca il perchè del comportamento e della scarsa professionalità che ho dimostro nell'ultimo periodo, come spero capisca che l'Architetto Aulis è stata portata a mentirle solo per coprire i ritardi che ero io a farle fare. Volevo conoscerla il più possibile prima di rivelarle quello che avevo scoperto su un legame che lei per prima non sapeva di avere. Ed in ultima battuta..., spero accetti le mie dimissioni con effetto immediato.”

Fu come se un enorme fungo atomico fosse deflagrato nella stanza. Un fall out dalle dimensioni devastanti. Giovanna spalancò gli occhi per poi coprirseli con una mano.

E che cazzo, Michiru....Pensò come se una mattonata l'avesse colpita in pieno stomaco.

“ So che l'Architetto Aulis ha preso un breve permesso proprio pochi giorni fa, ma vorrei comunque chiederle di fare in modo che ne abbia un altro per malattia cosi' che possa seguirmi a Zurigo.” Terminò Michiru sicura del fatto suo.

Non gli aveva staccato gli occhi di dosso e lui aveva sostenuto tranquillamente quello sguardo penetrante con la luce dei suoi occhi scuri. Non era da tutti.

Un silenzio improvviso scese allora nella stanza sospendendo il tempo per qualche secondo, poi, come se le informazioni appena ricevute fossero state all’ordine del giorno, l’uomo spostò lo sguardo dalla donna che aveva appena parlato, a quella che di parlare sembrava proprio non averne intenzione. “ Davvero Architetto, non sapeva di avere una sorella?” Domandò a brucia pelo e sentendosi Sentendosi parte in causa, lei scosse la testa senza però dire una parola. Sembrava uno scontro fra due titani e lei era la fornichina capitata proprio nel mezzo.

Il Cardinal Berti mise allora i gomiti sulla scrivania riflettendo. Poi, iniziando a tamburellare sul piano della scrivania con l'indice della destra, sembrò estraniarsi per qualche secondo prima di partire a raffica come un vero e proprio inquisitore.

“ Lei Dottoressa Kaiou, è dunque omosessuale?! - E a un assenso convinto proseguì. - Ha una relazione stabile con quella donna?”

“ Haruka. Haruka Tenou. Si Eminenza, siamo legate da quattro anni.”

“Haruka... Tenou. - Ripete' lentamente.- Ed intendete... sposarvi?”

Michiru si toccò la fede all'anulare sinistro inarcando i lati della bocca. “Non credo sia così importante, ne ai nostri occhi, ne a quelli di Dio, Eminenza. Ma non mi dispiacerebbe se un giorno mi venisse fatta una proposta."

“ Ed intendete avere dei figli?”

O terra ti prego... apriti ed inghiottimi, pregò Giovanna non riuscendo più a stare chiusa nella stessa stanza con quei due. E quella maledetta sedia. Dio del cielo quanto poteva essere scomoda!

“Con tutto il rispetto, credo che questa conversazione stia scivolando troppo sul personale. Sarei estremamente sollevata se accettasse le mie scuse e le mie dimissioni. Per non far sfigurare Sua Eminenza, le posso segnalare due ottime restauratrici. Saranno certamente in grado di consegnarle il Perugino nel tempo stabilito. Così che possa essere sfoggiato la notte di Natale.” Concluse piccandolo.

“ Non reagisca cosi' con me, dottoressa Kaiou. Ammetto che ha un gran coraggio, ma rischia di bruciarsi la mano talentuosa che il Signore le ha concesso se continua a giocare con il fuoco.” Disse continuando a guardarla dritta negli occhi ed alzando la cornetta del telefono che aveva alla sua destra, compose un numero a tre cifre riattaccando subito dopo.

Due colpi alla porta ed il segretario comparve. Il Cardinale allora gli fece cenno di avvicinarsi alla poltrona e bisbigliando diede degli ordini. Un assenso e l'uomo sparì frusciando via. La porta si richiuse e la tregua cessò.

“Crede veramente che potrei rinunciare a lei per un altro professionista? Chiunque esso sia? Sa benissimo che qui non stiamo parlano di una pulitura o di una semplice doratura, ma di una reintegrazione pittorica. Non può essere tanto ingenua da pensare che possa esserci un altro tecnico con il suo stesso stile. Andarla a sostituire ora equivarrebbe a gettare al vento il suo lavoro ed i soldi che la Curia ha investito. Stiamo parlando di una pala con uno svariato valore economico ed artistico Dottoressa.”

Voglio andare a casa mia. Giovanna sentiva di stare sull'orlo di una crisi. Non era quello il suo ambiente e non erano certo quelle le frasi che potevano stemperarle l'ansia che sentiva attanagliarle lo stomaco. Lei era una donna semplice, poco avvezza a quel tipo di contesto. Le piaceva si, era una storica, ma si era trovata a fare quel lavoro per puro caso. kaiou invece, sembrava trovarsi perfettamente a proprio agio nel discorrere a quel modo e di argomenti tanto delicati con un uomo come quello. Improvvisamente si senti' una ragazzina immatura.

Michiru ammise di non averci pensato. In effetti sarebbe stato come se un pittore avesse terminato il quadro di un altro. Follia solo il pensiero.

“ Vedo dalla sua espressione di aver colto nel segno. Comunque... facciamo finta che io acconsenta a mettere in stand-by il lavoro alla pala e riesca a sostituire il capo cantiere, come intenderebbe procedere? Spero abbia messo in conto le spese del vitto e dell'alloggio che lei e l'Architetto Aulis sareste chiamate a sostenere in una città cara come Zurigo.” Un altro paio di colpi all'anta e si alzò nuovamente per dirigersi verso la porta. Aprendola afferrò un foglio consegnatogli dal suo segretario. Pochi istanti e troneggio' davanti alla sedia di Michiru.

“ Questo è l'indirizzo del convento dei Cappuccini di Zurigo. Non abbiamo una struttura femminile nei dintorni, ma per il turismo religioso hanno comunque una foresteria bene attrezzata. Sarà mia premura avvertirli del vostro arrivo. Quando pensavate di partire?”

Michiru fu presa in contropiede. Aveva appena dato le dimissioni e si ritrovava in un convento di frati?!

“ Eminenza..., non credo di capire...”

“ Ha capito benissimo Michiru – La chiamò per nome – L'Architetto Aulis avrà i giorni di malattia che vi servono e lei, bhe lei... ha una bella faccia tosta. E questo devo ammettere che mi piace.”

Le mise una mano sulla spalla e finalmente tornò ad essere il buontempone di sempre. “ Penserò qualcosa per far procrastinare la data di ultimazione del restauro. Dal Santo Natale potremmo passare alla Santa Pasqua. O al compleanno del Santo Padre. Vedremo.”

“ Eminenza, io...” A Michiru pizzicarono violentemente gli occhi.

“ O su via! Restituite i tesserini di servizio in guardiania ed andate ad organizzare la partenza.” Disse facendo loro cenno di alzarsi e spingendole praticamente fuori dalla stanza dove il segretario le stava attendendo per riportarle giù da basso.

“ Dottoressa Kaiou... - concluse – Non sono tutti aperti come me riguardo ad alcuni argomenti trattati in questa sede. Sia saggia, mi raccomando. Mi sono spiegato?”

Michiru sorrise all'uomo facendo un leggero assenso con la testa e poi seguì velocemente gli altri due verso le scale.

Quel giorno il Cadinal Berti si dimostrò più un burbero padre che un alto dignitario del clero.

 

 

L'acqua calda della doccia stava finalmente sciogliendo il freddo che sentiva nelle ossa. E pensare che quella giornata era iniziata così bene.

Era riuscita a vincere Mattias a PES 2016, il che era una rarità da segnare sul calendario con tanto di evidenziatore, il pranzo sembrava domato e rinchiuso negli anfratti più bui del suo stomaco ed essendo il turno infrasettimanale delle coppe europee, da li a qualche ora si sarebbe trasformata nel boss della rete satellitare. E si, era proprio una bella giornata quella.

Seduta sul piatto doccia, Haruka si portò le gambe al petto appoggiando la testa sulle ginocchia lasciando che il tepore le martellasse il collo e le spalle. E allora perchè quella bella giornata aveva sbandato come un auto sul ghiaccio trasformandosi improvvisamente in una schifezza?!

Tutta colpa dello psicopatico in bianco e delle sue geniali idee, si disse.

Non aveva mai sopportato quell'uomo. Troppo alto, troppo bene educato, troppo fascinoso, con quegli occhiali rotondi che non facevano altro che arricchirlo donandogli un'aria da intellettuale. Michiru lo aveva definito da subito un “uomo interessante” e da allora era stata guerra aperta. E si che Haruka era un'adulta ormai e sapeva perfettamente cosa le s'innescava negli istinti primordiali più abietti del suo “io” ogni qual volta la sua donna provava delle simpatie, anche se assolutamente ingenue, per l'altro sesso. Non poteva farci nulla se in circostanze come quelle il mostro dagli occhi verdi le toccava la spalla per dar cenno di se. Come sapeva Haruka, da cosa dipendesse tutta quella gelosia che non faceva altro che crescere al “crescere” della sua Michiru e mentre la compagna si avvicinava al punto del non ritorno dell'età biologica, che poi per una donna è la mezza età, lei si chiedeva se la loro storia avesse come unico lato negativo il privarla di una gravidanza.

“ Ma cosa stai dicendo!? Haruka falla finita.” Le ringhiava contro ogni volta si ritornava sull'argomento.

“ Io non voglio nessun figlio. Io voglio solo te.”

Ma Haruka lo vedeva come l'altra si comportava in presenza dei bambini e non riusciva proprio a non domandarsi se a Michiru sarebbe realmente bastata solo lei. Ed allora giù con il lavoro per cercare di comprarle le cose che più amava e portarla in giro per mezzo mondo, quando magari a Michiru le cose belle ed i viaggi piacevano si, ma fino ad un certo punto, perchè tutto quello che realmente voleva era stare insieme alla sua amata Ruka.

Come sapeva che il dottor Kurzh era un notevole professionista, in realtà uno degli oncologi migliori del paese e doveva ringraziare il cielo che avesse ancora voglia e tempo di starle dietro. Ma lui non capiva, non poteva capire come si potesse sentire una come lei a stare in quella situazione tanto frustrante. Lei, un'atleta, una giovane donna che in vita sua non era mai stata male. Un paio di malattie santematiche da bambina, un'influenza ad anni alterni, tracheiti, quelle si, ma più per distrazione che per un'effettiva debolezza immunitaria.

Si toccò i bicipiti tornando a schiacciare la testa contro le ginocchia. Stava continuando a perdere massa muscolare ed ormai era arrivata al punto di non riuscire più a sopportare la sua immagine riflessa nello specchio. Perciò quello psicopatico in camice bianco avrebbe fatto meglio a tenersi le sue fottutissime idee per se, invece di andarle a spifferare ai quattro venti.

Cos'era questa storia di un nuovo donatore! Che cosa si erano messi in testa lui e Michiru? Si, perchè se lui l'aveva chiamata nel suo studio annunciandole che avrebbe dovuto provare a rifare immediatamente un ciclo di chemio perchè avevano trovato un midollo compatibile, lei aveva rincarato la dose chiamandola al cellulare felice come una tortorella sopra una grondaia.

Haruka afferrò lo shampoo alla mela verde iniziando a massaggiarsi i capelli. Si erano indeboliti anche loro, come tutto il resto, ma erano ancora tutti al loro posto, come lei. Non avrebbe fatto da cavia un'altra volta. Non avrebbe rischiato la vita per nulla, anche se quest'ultima le stava scivolando via dalle dita. Era ancora troppo fresco il ricordo di com'era stata male prima e dopo il primo innesto. Non l'avrebbero convinta a farlo ancora. Non ne valeva la pena.

Per sperare in cosa? Una guarigione? Ma non diciamo stronzate, si disse puntando il viso verso il getto d'acqua.

“ Haruka è un'occasione irripetibile. Tu devi fare la chemio, altrimenti il midollo del donatore non attecchirà. Ti prego amore.”

“ Guarda che lo so Michiru e non trattarmi con condiscendenza! Ricordati che c'ero io in quel letto metre mi pompavano veleno in vene che bruciavano tanto da farmi quasi urlare. C'ero io quando il corpo ha iniziato a rigettare le cellule di un'altra persona, perchè ancora si ostinavano a voler fare il proprio lavoro. C'ero io a sentirmi "profanata" da un siero estraneo. C'ero io quando ho creduto che non ti avrei più rivista! C'ero io, non tu o Kurzh.” Ed aveva alzato la voce come non si era mai permessa di fare.

“ Si Haruka, c'eri tu a sopportare fisicamente tutto questo, ma ricorda TU una cosa... che IO non ti ho lasciata sola neanche un istante. Non vuoi fare la chemio? Va bene, la vita è tua! Ma apri bene le orecchie, Tenou; io non sarò li a tenerti la mano quando morirai, perchè troppo vigliacca per poter accettare il dono della vita...” E la conversazione era finita così.

Michiru si era pentita immediatamente di quelle parole. Non erano vere e lo sapevano entranbe. Sapeva che la sua Haruka non accettava quell'azzardo non per codardia, ma solo per avere la possibilità di vivere la loro storia ancora per un po. Come sapeva che qualunque cosa fosse accaduta, lei le avrebbe SEMPRE tenuto la mano. Ma troppo orgogliosa, stanca e avvilita, non aveva provato neanche a richiamarla. Doveva sbrigarsi a preparare le valigie. Le avrebbe chiesto perdono a quattr'occhi da li a poche ore.

Gli stessi pensieri li aveva la bionda. “Sono un'egoista.”

Haruka si alzò chiudendo l'acqua. “Come posso averla trattata così!” Un pugno contro le mattonelle bagnate ed il conseguente dolore alla mano.

“ Sto completamente perdendo il senso delle cose.” Disse a mezza voce aprendo il cristallo del box doccia.

Cacciò un urlo nel vederlo fermo in piedi con l'aria incavolata nera.

 

   
 
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