Anime & Manga > Axis Powers Hetalia
Segui la storia  |       
Autore: Akira Yuki    16/12/2016    1 recensioni
Gilbert Beilschmidt è un famoso quanto temuto agente della Gestapo, il quale viene incaricato di condurre un'indagine su un certo Roderich Edelstein, accusato di proteggere illegalmente degli ebrei. Tuttavia gli eventi prenderanno una piega davvero inaspettata.
Gilbert x Roderich. Scene di violenza.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Austria/Roderich Edelstein, Germania/Ludwig, Prussia/Gilbert Beilschmidt
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Quella sera Gilbert e Ludwig non si erano scambiati nessuna parola. Il ragazzo biondo non se la sentiva di parlare, mentre il fratello era semplicemente stanco. Cenarono insieme in silenzio, ma una volta finito di mangiare Gilbert si alzò da tavola.

"Io esco stasera. Vuoi venire con me?".

Il fratello scosse la testa. "No.. Va pure, ci penso io a sparecchiare". 

Gilbert annuì e andò in camera sua a cambiarsi. Si tolse la divisa, ma vestì comunque elegante. Una volta pronto tornò al piano di sotto e salutò il fratello, dicendogli di non aspettarlo alzato, ma di andare a riposare presto. 

L'albino uscì di casa, con la sua solita giacca nera e lunga a coprirlo dal fresco della sera. Si diresse verso il teatro. Aveva da poco scoperto che gli spettacoli musicali che davano lo aiutavano a rilassarsi, ma ci andava sempre solo, rifiutando le poche volte che qualcuno lo invitava.
Si avvicinò all'entrata e lesse gli spettacoli musicali che ci sarebbero stati quella sera, ma lesse solo i titoli delle musiche, disinteressandosi di chi le avrebbe suonate. Non le conosceva tutte, ma le poche melodie che conosceva e che sarebbero state suonate quella sera gli piacevano, quindi entrò e, pagato il biglietto, andò a sistemarsi tra gli spalti più alti della grande sala teatrale, quelli riservati solo a persone di un certo livello. Le luci non ci misero molto a spengersi, per illuminare solo il palcoscenico.

La prima ad esibirsi fu una giovane ragazza, che suonava l'arpa, accompagnata da un ragazzo col flauto traverso e tre cantanti. Tutti insieme intonarono una bellissima "Ave Maria" di F. Schubert. L'esibizione durò vari minuti, ma era meglio così: era una melodia talmente bella accompagnata da delle voci così angeliche che pareva di essere in paradiso. 

Finita l'esibizione, i ragazzi furono accolti da un grande e generale applauso, che durò molto. Poi i ragazzi lasciarono il palco e un uomo presentò il prossimo musicista, assieme alla melodia che avrebbe suonato.

"Ora salirà sul palco il signorino Edelstein Roderich". Disse sorridendo e lasciando il palco mentre in molti stavano già applaudendo.
Gilbert rimase bloccato per qualche minuto. Quel Roderich Edelstein? Il principino? Ci mancava solo che se lo dovesse sorbire anche fuori dall'orario di lavoro.

Roderich salì sul palco come se fosse la cosa più normale del mondo. Era calmo, rilassato. Aveva tirato i capelli in dietro ed era vestito molto elegantemente. Prima di sedersi, fece un lieve inchino al pubblico e una volta seduto si tolse i guanti neri e suonò.

La sua melodia era qualcosa che Gilbert non aveva mai sentito. Era calma, ma incredibilmente bella, sembrava raccontare una storia. Dopo pochi minuti il tono e la velocità della melodia che il ragazzo stava suonando aumentarono, il cuore di tutti sobbalzò, come se quella storia avesse raggiunto il punto più alto di climax. 

L'albino guardò meglio il pianista, il quale stava suonando ad occhi chiusi, poche volte li socchiudeva per guardare i tasti e le sue mani che insieme creavano quella bellissima musica.

La musica tornò a calmarsi poco dopo, ora era di nuovo quieta, ma proprio come un campo dopo una tempesta, qualcosa nella melodia era cambiato. Anche la musica aveva risentito di quel climax precedentemente raggiunto. Roderich continuava a suonare, riscaldando il cuore di tutti i presenti.

Di nuovo, la musica raggiunse un climax ancora più alto del precedente. 

Gilbert girò la testa, vedendo una ragazza, qualche posto distante da lui, piangere in silenzio, ma sorridendo. L'albino tornò a guardare il pianista. Nonostante tutto, era davvero bravo.

Dopo quel lungo e profondo finale, Roderich finì di suonare. Con calma si rimise i guanti mentre la folla lo acclamava, c'era chi gli aveva lanciato delle rose. Il ragazzo si alzò e fece un inchino al pubblico, per poi dileguarsi dietro le quinte.

Il tedesco seguì ogni sua mossa, quasi volesse studiarlo, ma quando sparì dietro le tende rosse, si mise il cuore in pace. 

Gilbert restò un'altra intera ora a guardare altri spettacoli, ma nulla poteva battere l'esibizione del principino. Alla fine decise di andarsene e uscì dal teatro. Tornò a casa a piedi, in silenzio, ma continuando a sentire nella sua mente quella bellissima melodia.

Quando tornò a casa il fratello era già a dormire in camera sua. Si preparò per dormire anche Gil, ma quella sera sapeva che non si sarebbe addormentato velocemente. 


Quella mattina si svegliò all'alba. Si preparò in fretta e fece colazione assieme al fratello, che ora sembrava più rilassato rispetto al giorno prima, ma anche questa mattina non si scambiarono tante parole.

Ludwig lasciò casa prima del fratello per andare ad allenarsi prima del turno di guardia.

Gilbert, una volta pronto, prese la macchina e andò nei pressi della villa di Roderich. Parcheggiata la macchina, si avvicinò al cancello e vide la ragazza dagli occhi verdi che annaffiava un cespuglio di piccole rose.

"Potrei entrare?", le chiese.

Lei sobbalzò nel vederlo, ma gli aprì il cancello. "Il signorino Edelstein è in casa.. Vi accompagno". Lei lo accompagnò alla casa e gli aprì la porta, facendolo entrare. Il suono del piano si sentiva già pochi metri prima delle mura della villa. 

"Si sta esercitando nella sala per gli ospiti", disse lei. 

Il nazista annuì e si avviò verso la sala, mentre lei rimase lì per poi andar via. Entrato nella sala, vide Roderich intento a suonare e si avvicinò in silenzio per poi fermarsi e rimanere ad ascoltare.

Quando però Roderich si accorse della sua presenza si fermò e lo guardò.

"Siete venuto anche oggi?", gli chiese, seccato che ogni mattina dovesse vedere quell'uomo.

"Sì, devo controllarvi". Gilbert lo guardò, poi uscì dalla stanza e salì le scale.

Roderich si alzò e lesto lo raggiunse. "Oi! Non potete fare come se foste a casa vostra!".

"Invece posso se devo controllare ogni stanza di questa casa". Il tedesco girò per un corridoio, entrando in ogni stanza, mentre Roderich lo seguiva. Il ragazzo non stava nascondendo nulla, solo voleva controllare che non gli mettesse a soqquadro qualche stanza.

Dopo aver controllate cinque stanze, Gil non aveva trovato nulla di compromettente.

"Non vi siete stancato ancora di cercare a vuoto?", chiese il ragazzo.

"No. Come ti ho già detto devo controllare ogni stanza". 

La stanza successiva su la camera di Roderich: aveva un letto a baldacchino in mezzo alla stanza, un grande armadio e vari mobili. L'albino controllò ogni mobile, ogni cassetto. Poi si avvicinò al letto e si abbassò a guardare sotto, non trovando nulla. Notò poi un comodino accanto al letto e controllò nei cassetti di questo.

Dopo aver aperto l'ultimo cassetto Gil rimase in silenzio.

Roderich lo vide e si avvicinò di scatto, chiudendolo. Lo guardò spazientito.

"Non frugate nelle mie cose personali!".

Gilbert lo guardò sorpreso, ma poi scoppiò in una grassa risata.

"Ahahaha! Chi l'avrebbe mai detto!". Disse, ridendo di gusto. Roderich era imbarazzato.

"Non ho mai usato nulla del genere se è quello che state pensando!". Protestò.

"Ahaha! E allora che ci faceva quella roba lì?". Gilbert lo guardò, ridendo ancora, coprendosi la bocca con una mano. In quell'ultimo cassetto aveva trovato una corda e una sorta di mini flagello.

"Non apro quei cassetti da anni. E prima questo mobile si trovava in un'altra stanza, quindi penso sia per questo che siano li..". 

"Oh, quindi c'è una stanza dove ti diverti così male con le donne? Ahaha!". Gilbert non riusciva proprio a vederlo fare certe cose.

"Ti ho già detto che non ho mai fatto nulla del genere!", Roderich era sincero, ma spazientito dal comportamento del nazista. In realtà non aveva idea del perchè quella roba fosse lì.

"Ahahaha come vuoi, come vuoi". Gilbert lo guardò divertito, con un'espressione strafottente.

Roderich lo guardò arrabbiato, ma poi si sorprese: era la prima volta che lo vedeva così sciolto, non più serio. Rimase a fissarlo in silenzio.
L'albino si guardò attorno poi si avviò per uscire dalla stanza. "Qui ho finito, passiamo alla prossima".

Il giro e il controllo della casa durò quasi due ore. Ormai era quasi ora di pranzo. Roderich tornò, assieme a Gilbert, in salotto e si lasciò cadere sul divano, sfinito.

"Mh? Sei stanco?". L'albino lo guardò sorpreso.

"Sì.. Mi hai fatto andare in stanze nelle quali non entravo da anni!". 

"Non eri obbligato a seguirmi", disse Gil guardandolo. Roderich sembrava davvero stanco solo per essergli stato dietro e non aver fatto nulla.
"Invece sì. Non si sa mai con voi, non ti avrei mai permesso di incasinarmi una stanza".

Gil lo guardò tranquillo, per nulla stanco, poi guardò l'ora.  "E' praticamente ora di pranzo.. Oi, principino, facciamo una cosa: io rimango a pranzo qui".

"Eh?? Scordatevelo", protestò Roderich. "E non chiamatemi principino..".

"Mh.. Va bene, non rimango a pranzo, ma devi fare una cosa per me". Gilbert lo guardò.

"E, per l'amor del Cielo, cosa?".

"Tornerò questo pomeriggio e dovrete suonare per me". Gilbert era tornato serio.

Roderich lo guardò sorpreso a causa di quella ambigua richiesta, ma poi annuì. Sapeva che era meglio non discutere troppo con un tenente della Gestapo. 

"Va bene.. A che ore verrete?", chiese cordialmente il ragazzo.

"Quando mi pare". Gil lo guardò e Roderich gli lanciò un'occhiataccia. Vedendolo così, l'albino sorrise, divertito. "Allora affare fatto, a dopo". Gilbert se ne andò, soddisfatto di aver ottenuto quel che desiderava.



Quel pomeriggio Gilbert si recò da Roderich alle cinque e mezza, ma quando si avvicinò alla porta d'ingresso notò che quasi tutte le luci della casa erano accese e vi erano varie voci in casa. Il nazista comunque bussò alla porta.

La solita ragazza dagli occhi verdi gli aprì, guardandolo però preoccupata. Lui non si curò di lei e entrò, vedendo che Roderich stava parlando con qualcuno che Gil conosceva bene: era un collega dai capelli neri, gli occhi azzurri e con una carnagiona leggermente abbronzata. Questo era seguito dai suoi sottoposti. 

"Ora siete pregato di andarvene però". Disse Roderich a braccia incrociate, guardando l'uomo.

"Che succede qui?". Gilbert si avvicinò a entrambi, ma guardò il collega, con fare serio.

"Oh, tenente Beilschmidt, che sorpresa vedervi qui", il nazista dagli occhi azzurri lo guardò, strafottente. "Ci stai mettendo troppo con questo caso, quindi ti stavo facilitando il lavoro".

"E come? Entrando in casa e controllando tutto? Arrivi tardi, ho già controllato io". Gilbert lo guardava serio, ma con fare superiore. Odiava quell'uomo semplicemente perchè pensava di essere migliore di lui.

"Beh, un controllo più approfondito non fa mai male", rispose il moro. "Potremmo comunque arrestarlo". L'uomo prese Roderich per un polso, costringendolo a girarsi.

Roderich protestò, mentre l'albino prontamente gli aveva bloccato il braccio.

"Perchè mai dovrebbe essere arrestato?".

"Beh, controllando in casa abbiamo trovato queste lettere", l'uomo le alzò con una mano. "Queste sono la prova che ci serviva". Il nazista ammanettò Roderich, che protestava dimenandosi.

Gilbert prese le lettere e si mise a leggere di fretta.

"Oi! Lasciatemi! Io non ho fatto niente! Non ho idea di cosa ci sia in quelle lettere!", Roderich protestava. "Non le ho mai viste in vita mia!".
"Sta zitto", il moro era divertito e con forza lo portò fuori di casa.

"Non puoi arrestarlo così. Lascialo subito, Hugo!". Glibert li seguì fuori. "In quanto cittadino tedesco ha diritto alla verifica delle sue parole. Potrebbe dire la verità e non averle mai viste queste lettere".

"Con tutti i sospetti che ha su di lui? Ahahah, andiamo Tenente. Davanti a noi c'è un traditore e come tale deve essere portato via". 
"Il caso era ed è ancora mio". Gilbert si avvicinò ai due e prese Roderich per un braccio. "Lo porterò io in caserma e controllerò il suo caso e queste lettere. Se poi dovesse venir fuori che avevi ragione, ti potrai prendere tutta la gloria. Ma ora tornatene a fare il tuo lavoro".

"Mh.. Sì, ci sto". Hugo pareva divertito e sicuro. Se lui avesse avuto ragione, Gilbert avrebbe perso grand parte della sua fama e lui lo avrebbe superato in abilità. Tra i due c'era sempre stata una grande rivalità, ma solo dalla parte di Hugo. Gilbert semplicemente non lo sopportava. 

Mentre Hugo faceva sgomberare la villa dai suoi uomini, Gilbert portò Roderich alla sua macchina e lo fece entrare nel posto davanti con forza, evidentemente arrabbiato. Chiuse con forza la portiera poi entrò in macchina, ma senza mettere in moto.

"Dimmi la verità, Edelstein. Queste lettere sono tue?", Gilbert lo guardò paurosamente serio.

Roderich guardò le carte poi lui. Scosse la testa in un "no".

"Tsk". Gilbert mise in moto e partì.

"Giuro che non le ho mai viste in vita mia", disse il ragazzo.

"Allora che ci facevano in casa tua?".

"Non lo so! Non so neanche dove le abbia trovate". Roderich pensò, ma dopo poco tornò a guardare l'SS accanto a sè. "Che mi succederà ora?".

"Starai un po' al fresco mentre io mi occuperò di queste lettere".

"Potrò tornare a casa entro sera almeno?".

"Negativo. Visto che ora sei agli arresti dovrai essere sorvegliato costantemente. Ti faranno dormire nella cella". 

Roderich era disgustato dall'idea, non accettava che lui, un cittadino di così alto rango, venisse trattato così, ingiustamente.

Arrivati al quartier generale, Gilbert lo fece uscire dalla macchina e lo portò dentro, tenendolo per un braccio, mentre Roderich aveva ancora le mani legate dietro la schiena. Lo portò al piano sottoterra e lo mise in una stanzina da interrogatorio. 

"Aspetta qui. Tornerò tra un'ora probabilmente. Nel frattempo schiarisciti le idee e vedi di dirmi qualcosa di utile quando tornerò". L'albino uscì dalla stanza, chiudendola a chiave e tenendole con sè. Si avviò nel suo studio e si mise a leggere le lettere con più attenzione: vi erano le date e i luoghi dove si sarebbero dovuti incontrare. Alcune date erano passate, ma quella più vicina riguardava il giorno di domani. 

Dopo aver svolto i suoi compiti e firmato dei fogli, Gilbert tornò da Roderich, con in tasca le copie delle lettere. Entrò nella stanza e lo guardò, richiudendo la porta.

"Finalmente! Hai idea di quanto mi hai fatto aspettare??", Roderich era spazientito.

"Fa silenzio", gli disse in risposta l'albino. "Allora, che mi dici riguardo quelle lettere?".

"Ti ho già detto che non ne so nulla".

Gilbert spazientito lo prese per il colletto e lo alzò a forza dalla sedia. 

"Mi sono stufato di giocare, signorino! Muoviti a dirmi quel che mi serve! Riformulerò la mia domanda: cosa sai su quelle lettere?".

Roderich era preoccupato per la reazione del tenente, ma continuò a parlare. "Non so niente, te l'ho già detto!".

Gilbert lo schiantò contro il tavolo, continuando a tenerlo contro questo. "Sto perdendo la pazienza. Su quelle lettere ci sono date e luoghi. Tu non esci molto spesso per andare in città o in altri luoghi eppure delle fonti confermano di averti visto lì in quegli orari. Ultima possibilità, Edelstein. Dimmi tutto quello che sai".

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Axis Powers Hetalia / Vai alla pagina dell'autore: Akira Yuki