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Autore: Lights    17/12/2016    5 recensioni
Quando si perde una persona, è proprio in quel momento che ti accorgi di quanto ti manca non averla più al tuo fianco, quanto significhi per te, quanto sia vitale per la tua vita, ma soprattutto per il tuo cuore. E allora vivi, ma in realtà non lo fai per davvero. Ti lasci trascinare dalla vita in un lungo viaggio, dove solo i ricordi ti danno un utopico conforto… e questo lo proverà Harry sulla sua pelle. Buona Lettura, Lights
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger | Coppie: Harry/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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Storia partecipante al contest ChristmasCarols2016,

organizzato dal gruppo Facebook

“Cercando chi dà la roba alla Rowling [Team Harry/Hermione]

 

 

 

Nickname autore: Lights

Titolo: Senza te

Genere: angst/romantico

Pairing e/o Personaggi aggiuntivi: Harry e Hermione

Prompt scelto: Avrei trovato molte più risposte se avessi chiesto a te, ma non fa niente, non posso farlo ora che sei così lontana. (Marco Mengoni – Ti ho voluto bene veramente)

Rating: verde

Avvertimenti: non tutto è quello che sembra, anche se a volte lo è.

NdA: quando si perde una persona, è proprio in quel momento che ti accorgi di quanto ti manca non averla più al tuo fianco, quanto significhi per te, quanto sia vitale per la tua vita, ma soprattutto per il tuo cuore. E allora vivi, ma in realtà non lo fai per davvero. Ti lasci trascinare dalla vita in un lungo viaggio, dove solo i ricordi ti danno un utopico conforto… e questo lo proverà Harry sulla sua pelle.

Beta: Fabi_

 

 

 

 

 

 

 

---------- Senza te ----------

 

 

 

 

 

 

 

- Promettimi una cosa, Harry. - Gli occhi di Hermione lo osservano in attesa di un suo cenno per proseguire. Lui si lascia sfuggire un mezzo sorriso e le stringe più forte la mano, perché già sa che quello che gli sta per dire, non gli piacerà.

- Promettimi… che non ti butterai in imprese eroiche impossibili, che non ti assumerai rischi più grandi di quelli che puoi affrontare, promettimelo Harry … - La voce di Hermione trema. I suoi occhi sono lucidi. Chiude brevemente le palpebre per trovare la concentrazione. - … conta fino a dieci prima di agire, perché io non sarò più al tuo fianco a vegliare su di te, a proteggerti e a toglierti dai pasticci. - La sua stretta della mano su quella di lui, si fa più forte. - Promettimelo, Harry.

Le sue palpebre si abbassano lentamente come ad accompagnare quella richiesta. Poi è un attimo, e ricompare il suo sguardo fiero e combattivo, velato di stanchezza e tristezza, che lo implora di badare a se stesso, anche senza di lei.

Harry non riesce a mentire, non ce la fa. Il groppo in gola non gli permette di pronunciare neanche una sillaba. Lo sguardo di Hermione lo ferisce, è come la lama affilata di un coltello, che scheggia e graffia il cuore.

- Harry … - La voce di Hermione è stanca, inspira lentamente e fa scivolare la sua mano da quella di lui.

È un istante di smarrimento, ma poi sente la mancanza del suo calore, le afferra le dita e le incatena tra le sue.

- Io non sono ancora pronto… - Le parole gli muoiono in gola e quel vivere senza di te, lo riacciuffa prima che possa scappare dalla sua bocca. Non posso farlo, non posso cedere, sarebbe da egoista, ora non le posso dare questo fardello. È il suo unico pensiero, per non cedere.

Hermione sorride, intenerita. Harry si sente come un bambino che sta per perdere … blocca i suoi pensieri perché non riesce a trovare una definizione alla miriade di emozioni che smuovono il suo animo confuso.

- Io credo in te, e ci ho sempre creduto. Tu sei Harry Potter.

Una folata di vento gli fa chiudere gli occhi. Lascia andare la mano di Hermione e stringe meglio il bavero del cappotto.

- Ma cosa è Harry Potter, senza Hermione Granger? - Le parole gli escono tutte d’un fiato a realizzare che lei non è più al suo fianco. Il vento le trasporta lontano, e gli sembra quasi di sentire l’eco di quella domanda che non troverà mai una risposta, perché ora non la potrà più porre a lei.

 

 

 

Harry entrò nel locale. Si soffermò un attimo sulla soglia e con lo sguardo vagò sui presenti. Era quasi vuoto. Scese lentamente i tre scalini, senza badare a quegli occhi insistenti che si erano appoggiati curiosi su di lui non appena aveva varcato la soglia.

Era lo straniero e lo sapeva bene. Si avvicinò al bancone del bar. Appoggiò le mani e lentamente le lasciò scivolare sul freddo e ruvido legno.

- Che cosa posso portarle, signore?

Harry riversò la sua attenzione sul giovane uomo, dal viso pulito e dalla divisa perfettamente stirata, in netto contrasto con l’ambiente trascurato di quel pub di paese sperduto nella profonda e solitaria Scozia.

- Scotch.

Il primo bicchiere lo bevve tutto d’un fiato. Harry aveva bisogno di riscaldarsi e voleva a tutti i costi scacciare quella patina gelida dal suo cuore. In fin dei conti se lo poteva permettere. La missione l’aveva portata a termine, e ora, era arrivato l’attimo che più amava e detestava allo stesso momento, quello in cui si trovava da solo con se stesso, senza di lei. Del secondo, ne bevve prima un sorso. Si fermò un attimo, quando un’ombra familiare attirò la sua attenzione. Il sangue gli si gelò nelle vene. In quell’istante tutto si fermò. L’unico ancora capace di muoversi era solamente lui.

Strinse con più forza il bicchiere tra le dita e bevve in un unico sorso il resto del liquore per scacciare dalla sua mente l’impossibile.

Finalmente, pensò quasi rassicurato, avvertendo quella sensazione bruciante che stava incendiando la sua gola.

Incoraggiato da questo, fece un cenno con il capo al barista, e prontamente l’uomo gli versò il terzo bicchiere

Harry lo bloccò per il braccio, prima che rimettesse al suo posto la bottiglia.

- Questa, - Disse senza neanche guardarlo. - … resta qui.

Il giovane uomo sorrise bonariamente e lo lasciò a bere da solo.

Tracannò anche il terzo. Non voleva perdere tempo, doveva ancora provare  quella sensazione di fuoco che in qualche modo lo faceva sentire vivo.

Appoggiò con forza il bicchiere sul bancone, e il tonfo secco del vetro sul legno, riecheggiò nell’aria, seguito poi dal rintocco dell’ora.

Si versò il quarto. Rimase a fissare il liquido ambrato, dello stesso colore di quegli occhi, dei suoi occhi. Un sorriso sghembo deformò la sua bocca.

- Non ti pare di bere troppo, Harry?

A quel tono severo e saccente il suo cuore perse un battito. Hermione! Il suo nome si materializzò nella testa. Voltò il capo di scatto, ma accanto a lui non c’era nessuno, solo il vuoto.

- Non è mai troppo, se non ho te al mio fianco che mi rimproveri. - Sussurrò sarcastico, mentre sorrideva cinicamente allo specchio davanti a sé.

Prese in mano il bicchiere, lo ruotò lentamente, mentre il liquore si riscaldava al suo calore. Quando il colore assunse una tonalità più scura, si decise a berlo. Non erano più i suoi occhi quelli, non più. Lo alzò in segno di saluto a lei che non c’era più nella sua vita, e bevve tutto d’un fiato.

Appoggiò il bicchiere lentamente sul bancone. Scese dallo sgabello, lasciò alcune banconote e senza neanche voltarsi si diresse verso l’uscita.

- Tieni pure il resto. L’ultimo bicchiere te lo offro io.

Il giovane uomo fece scivolare lo sguardo su quello strano individuo. Scosse la testa. Ne aveva visti molti di uomini alla ricerca di qualcosa, o meglio di qualcuno ormai perso, ma in lui aveva scorto tutto il dolore per le cose non dette o gesti non compiuti.

Sospirò amaramente, prima o poi anche lui avrebbe trovato la strada che lo avrebbe condotto verso le risposte delle sue domande, oppure verso l’oblio delle sue paure.

 

 

Nevica. I fiocchi di neve si appoggiano sul cappotto di Harry. Ha il viso proteso verso il cielo. Lentamente si toglie gli occhiali e poi chiude gli occhi. Ha bisogno di sentire la neve sul suo viso. Basta poco, e il freddo dell’inverno si adagia sulle guance, sul naso, sulla bocca.

- Che cosa fai, Harry?

Ecco di nuovo la voce di Hermione. Ogni istante che ha vissuto, l’ha fatto con lei, come può credere di andare avanti da solo, se in ogni momento della sua vita c’era lei al suo fianco?

E Harry cede. Si odia. La odia, ma in realtà non ci riesce sul serio. Inspira profondamente ed è un attimo. Il suo profumo. Impossibile. Apre gli occhi, quasi spaventato da quella possibilità mentre dentro di sé sente la voglia che tutto quello che è impossibile al mondo Babbano, diventi realtà per quello magico.

Si gira su se stesso. I suoi occhi vagano ovunque, si appoggiano su ogni impronta lasciata nella neve, alla ricerca di quella che appartiene a lei. Hermione non c’è.

Harry chiude gli occhi, stanco di quella situazione. Deve accettarlo ma non ci riesce. Questa è la triste verità.

Apre il cancello e si avvicina alla lapide.

- Ciao, - Si concentra sulla foto. - L’ultima volta che sono venuto ero insieme a te, ti ricordi, Hermione?

Estrae la bacchetta, e proprio come allora, esegue lo stesso incantesimo e, adagiata alla lastra di pietra, compare una ghirlanda di rose bianche.

- Non avrei voluto essere qui, non con questo cuore colmo di tristezza. Mi dispiace.

Harry cade a terra, le gambe non lo reggono più e solo per un attimo ancora si permette di lasciarsi andare alla stanchezza di quei turni interminabili che da quel giorno non ha smesso di fare.

Affonda le mani nella neve. Freddo. Non cerca altro. Ha bisogno di questo freddo che metta a tacere la sofferenza che prova dentro.

E ancora, per l’ennesima volta, quella domanda torna a galla: che cos’è Harry Potter senza Hermione Granger?

La folata di vento quasi lo ferisce. Si rifugia nella sciarpa, senza trovare la risposta che custodisce dentro di sé e che ha solo paura di accettare.

 

 

 

 

Non sapeva neanche lui da quanto tempo era in viaggio. L’unica cosa che credeva giusta fare era quella di andare, via, lontano da tutti e tutto. Dagli errori e dagli sbagli che aveva commesso, da colpe che aveva inscatolato dentro di sé, e che erano diventati  i suoi compagni di viaggio.

Ogni luogo lo riportava con la memoria a lei, e alla fine si era arreso, così anche Hermione era entrata a far parte di quel bagaglio che si portava appresso.

Era fermo da giorni, in quella foresta. Proprio come allora. Aveva montato la tenda, quasi a voler ripercorrere minuziosamente gli attimi vissuti con Hermione, quei giorni trascorsi da soli.

E lì, in una sera, era successo. Il vociare della radio si era insinuato nel suo cervello e aveva risvegliato altri ricordi, quando le parole della loro canzone avevano destato il suo cuore.

Solo per questa volta, si era detto, lasciandosi andare.

Posizionato in mezzo alla tenda, Harry aveva chiuso gli occhi. Era rimasto fermo un attimo, poi aveva allungato il braccio verso gli scalini, teso la mano e in modo gentile l’aveva invitata ad alzarsi. E lei, al richiamo di quel ricordo, era tornata. Hermione si era alzata in piedi e aveva fatto un passo verso di lui. Harry aveva sentito il suo tocco delicato sui polpastrelli. Si era concesso un attimo per assaporare quella sensazione familiare, e poi aveva stretto con decisione la sua mano e l’aveva condotta a sé.

La musica aveva preso il posto del silenzio, e il freddo della neve aveva lasciato spazio al calore dei sentimenti. Harry aveva preso a dondolare, mentre cingeva con il braccio delicatamente la vita di Hermione.

- Non è bello, Hermione? Tu ed io. Di nuovo insieme.

L’aveva sentita sorridere, ma per paura che il tutto finisse, i suoi occhi erano rimasti chiusi.

Hermione aveva appoggiato il capo sulla sua spalla, sfiorandogli delicatamente il collo con il naso.

- Ti ho già detto quanto amo il tuo profumo?

Lui aveva sorriso, cullandosi in quelle poche parole, a conferma che lei era veramente di nuovo lì con lui.

- Harry, - Quel nome, pronunciato con quel tono malinconico, attirò la sua attenzione. Si rese conto che la musica non c’era più, e il fruscio della radio che aveva perso la frequenza, si sostituì a essa.

Harry inclinò il capo. Non poteva illudersi così, doveva accertarlo.

- Ci riuscirò mai a lasciarti andare, Hermione?

 

 

 

Eccomi qui, sono tornato ma in realtà non sono mai partito. Questo è l’unico pensiero che smuove l’animo di Harry. Ha vissuto per tutto questo tempo la sua vita, compiendo come un automa ogni gesto, ogni discorso, illudendosi che nei ricordi avrebbe ritrovato lei al suo fianco. E invece la realtà lo pone di fronte alla verità: che non ha nulla tra le mani, se non il vuoto.

- Te ne sei andata, - Lo dice in un sussurro. Il tempo trascorso non scandisce il ritmo del suo cuore. Sembra solo ieri che Hermione l’ha lasciato, ma in realtà è passata un’eternità da quanto gli manca.

Se fosse stato più forte, più egoista, avrebbe trovato il modo di fermarla e invece l’ha lasciata andare, e non le ha impedito di accettare il nuovo lavoro che inevitabilmente li ha separati. Harry ha preferito ignorare lo sguardo di Hermione che cercava un motivo per restare. Se fosse stato lui la sua risposta, a quest’ora lei sarebbe stata la soluzione alla sua domanda. Invece, ha mantenuto la promessa che si era fatto: quella di non cedere. Sarebbe stato facile per lui, l’ha pensato mille volte, un colpo di bacchetta e voilà, sarebbero stati ancora insieme, avrebbe potuto riabbracciarla, ma purtroppo, non ha mai avuto l’ardita necessaria per infrangere quella promessa, perché Hermione ha scelto di vivere un’altra vita che non includeva lui. Ha messo il bene di lei davanti a se stesso. Ora se ne rendeva conto. Era stato cieco, e così si è ritrovato solo, come lo era da bambino chiuso nel sottoscala nella casa dei suoi zii, come quelle lunghe giornate trascorse in solitaria a Hogwarts.

A quei pensieri che gli annebbiano la mente da giorni, Harry sorride triste. È seduto accanto alla tomba dei suoi genitori, non sa da quanto tempo ormai, ma è l’unico posto dove trova sollievo. Gli sembra di sentire le loro carezze. Il padre che gli appoggia la mano sulla spalla, incoraggiandolo a non mollare, a continuare a credere, e la madre che, in un moto di tenerezza, accoglie il suo viso tra le mani.

È così vera quella sensazione che Harry si lascia cullare dal calore che prova.

Ed eccola lì, la domanda che non trova risposta che gli sfugge dalla bocca.

- Che cos’è Harry Potter senza la sua Hermione Granger? - Quasi lo grida per quanto è frustrato.

È un attimo. Lo realizza e quel sua, aggiunto a sorpresa, acquista finalmente il valore della risposta che ha tanto cercato.

Guarda la foto dei suoi genitori, sembra quasi che gli dicano: che cosa stai aspettando, Harry?

Scatta in piedi. È stato uno stupido per troppo tempo, invece di combattere per Hermione, ha lasciato che il senso del dovere li dividesse.

- Io ti amo, Hermione e tu devi saperlo! - Esclama deciso al cielo.

Una folata di vento gelido gli ferisce il volto. Si difende con il braccio. Poco dopo apre gli occhi. Lei è davanti a lui. Harry per la sorpresa indietreggia di qualche passo, ma inciampa nei suoi piedi e finisce rovinosamente con il sedere per terra. Non lascia i suoi occhi per paura che possa essere l’ennesimo ricordo che svanisce nel nulla evocato dalla sua mente.

Sei tu. Esplode nella testa quella certezza. Hermione è lì davanti a lui e sta aspettando una sua reazione. Gli concede il tempo di realizzare che non è una sua fantasia, e poi, lentamente si inginocchia di fronte a lui.

- Sei tornata. - Harry sussurra quasi come avesse paura della realtà.

- Sì. - Quella sillaba gli accarezza l’anima e lo fa stare bene.

- Perché? - Non riesce ancora a crederci.

- Per il tuo stesso motivo: che cos’è Hermione Granger senza il suo Harry Potter?

Questa volta Harry non esita neanche un istante. Le afferra il volto tra le mani e l’avvicina a sé.

- Ti amo veramente. - Senza aggiungere altro la bacia e ritorna a vivere.

Ha finalmente potuto chiedere a Hermione, e la risposta è stata semplicemente: noi.

- Buon natale, Harry. - Hermione gli sussurra prima di abbracciarlo stretto a sé, e Harry… è finalmente a casa.

 

 

   
 
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