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Autore: deeya    17/12/2016    2 recensioni
One-shot senza pretese e scritta dopo una notte insonne. Mi farebbe comunque piacere sapere cosa ne pensate e avere una qualche opinione. Grazie a chi commenterà e a chi leggerà.
Dal testo
"Quanto era costata a lui quella guerra? Mi fece fare una giravolta e mi riportò a sé stringendo il mio corpo in una morsa da dietro. Esattamente come fa un serpente con la sua preda. Tremai, sentendo il suo respiro vicino all'orecchio e le sue labbra sfiorarmi il collo."
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Ten years
 
Dieci anni. Dieci anni erano passati dalla fine della guerra. Dieci anni di ricostruzioni. Dieci anni di riforme. Dieci anni di pace. Dieci anni di silenzio. Assordante, calmo, prevedibile silenzio. Abbiamo considerato opportuno festeggiare soltanto dopo dieci anni, in quanto, fino ad allora ne avevamo avuto abbastanza di vita movimentata, di balli in maschera, di gente in maschera, di falsi sorrisi, di mantenere le apparenze. Non avevamo più voglia di apparile nell’alta società, volevamo solo vivere come normali persone senza fama né gloria. Certo era difficile da farsi per noi che eravamo stati gli indiscussi protagonisti di un’insensata guerra vissuta in giovane età, che ci aveva assorbito infanzia e adolescenza.

Così ci siamo stretti in un cerchio che ci aveva fatto da barriera da sguardi indiscreti e maniaci di pettegolezzi e perfino dagli sguardi ammirati della gente che ci passava accanto. Avevamo vinto, si, ma a quale prezzo? Dovevamo raccogliere i pezzi prima di riaffrontare il mondo, dovevamo capire cosa significava una vita “normale” dopo tutto quello che avevamo vissuto, combattuto ma soprattutto perso. Dieci anni di ordinario lavoro e di vita ordinaria. Ne avevamo bisogno per tornare a respirare normalmente, dopo sei anni vissuti in apnea.

Ora eccoci qua, io Hermione Jane Granger, eroina di guerra, la migliore strega della mia generazione, moglie di Ronald Bilius Weasley, eroe della seconda guerra magica e migliore amico di Harry James Potter il “bambino e ragazzo sopravvissuto”. Sopravissuto alla perdita dei genitori, all’odio della propria famiglia, al dolore, alle torture, alla perdita dei propri amici e cari, a Voldemort, alla morte e alla vita stessa. Si, eravamo sopravvissuti e dopo dieci anni eravamo tornati a vivere e a vivere per davvero. Lo dovevamo a tutti quelli che avevano perso e rischiato la vita per noi, lo dovevamo a noi stessi e al Mondo magico.

Kingsley Shacklebolt, in onore dei caduti durante la guerra aveva ben pensato di organizzare un raduno alla sua villa di campagna. Nulla di troppo allegro o troppo sobrio, ma qualcosa di familiare di elegante, lontano da giornalisti e curiosi di turno.

--Hermione, miseriaccia, sei pronta? Harry e Ginny sono già qui.--
--Ora scendo Ron.—mi guardai un’altra volta allo specchio e con l’ausilio della magia legai i capelli in un ordinato chignon, lasciando libere alcune ciocche che mi ricadevano ondulate ai lati del viso. Le mie labbra vermiglie si scomposero in un piccolo sorriso; quanto mi risultava difficile tenere i miei capelli ordinati durante gli anni di scuola, ora invece era un gioco da ragazzi. Scesi le scale con le scarpe in vernice oro in mano, attenta a non inciampare nel lungo abito nero che mi scivolava morbido sulle gambe.

--Ciao ragazzi.—dissi io abbracciando, prima, quello che era stato il mio migliore amico fin dal primo giorno  su quel treno, che ci avrebbe portati verso il resto della nostra vita insieme e poi la sua fidata compagna, non che mia migliore amica Ginny.

--Forza andiamo, se no facciamo tardi.—disse Ron mettendosi al mio fianco.
--E da quando sei diventato così puntuale, amico?—chiese il non più tanto “bambino sopravvissuto” a mio marito.
--Da quando sono sposato con miss Hermione Puntualità è la mia priorità, Weasley. – rispose il rosso ridendo e uscendo di casa con l’amico.  Io scossi la testa e alzai gli occhi al cielo prendendo a braccetto Ginny e seguendoli verso la carrozza.
--Se non fosse per la mia puntualità saresti stato fuori dalla squadra di Quidittich da anni, mister “lasciami dormire ancora cinque minuti mamma”. – salimmo in carrozza e questa si avviò immediatamente verso il luogo dell’incontro.

Il mondo magico sapeva di questa serata, ma solo in pochi avevano avuto il privilegio di essere stati invitati e soltanto a pochi era permesso l’accesso alla villa e nei dintorni. Shacklebolt, quella vecchia volpe, aveva provveduto personalmente agli incantesimi di protezione per quella serata. A lui non dava fastidio essere al centro dell’attenzione, anzi era molto fiero di sé stesso quando la sua faccia occupava le prime pagine dei giornali, ma per quell’occasione sapeva di dover essere molto cauto e pensare prima agli inviati e non a sé stesso. Quella era una cosa importante, una specie di riunione di famiglia, non una campagna elettorale, quindi aveva ridimensionato il suo ruolo da Vip, per rispetto ai suoi invitati.
Arrivati alla meta era ben evidente la cupola protettiva che si erigeva su un’ampia area intorno alla villa.

--Inviti prego.— disse un ragazzo alto e ben piazzato appena fummo vicini alla bolla.
--Ecco a te Lavay. – disse Harry allogandogli i nostri inviti.
--Scusi, capo, non l’avevo riconosciuta.—disse il ragazzo mettendosi sull’attenti di fronte al suo capo Auror che sorrideva da dietro gli occhiali.
--Non preoccuparti Lavay, fai quello che devi fare.—
--Si signore.—Harry scosse divertito la testa.
Non si sarebbe mai abituato a comandare sugli altri, né al fatto che tutti gli obbedissero, d’altronde io e Ron avevamo sempre e comunque agito bene o male di testa nostra, ma c’era da dire che lui era un grande capo e leader, per quanto si ostinasse a negarlo.

--A posto signori, potete entrare. Buona serata.—
--Grazie e buon lavoro Nicholas.—lo incoraggiai io.
--Grazie, dottoressa Granger.—aggiunse il ragazzo.
--Weasley.— lo corressi sorridendo.
--Ah si, mi scusi.—fece lui un po’ imbarazzato.
--Tranquillo, non c’è problema.—rimisi la testa dentro la carrozza e questa ripartì superando la barriera senza alcuna difficoltà o resistenza.
--Si abituerà mai il mondo magico al fatto che ora sei mia moglie?—chiese con una smorfia il ragazzo vicino a me.
--Non credo Ronald. A volte nemmeno io me ne capacito.—rincarai la dose io mentre i coniugi Potter  se la ridevano sotto i baffi. Il rosso mi fulminò con lo sguardo e io gli feci una linguaccia. Mi mancava fare un po’ la bambina e mi mancava questa spensieratezza che ora alleggiava nell’aria.

 Forse eravamo davvero finalmente tornati a vivere ed era successo tutto senza che nemmeno ce ne rendessimo conto. Il tempo aveva portato via la paura, l’ansia, la tristezza, la disperazione, ma una cosa non era riuscito a farci scivolare addosso: la malinconia. Quella la potevi leggere nei nostri occhi e in ogni fibra del nostro essere. Eravamo davvero felici? Si. Sereni? Si, certo. In questa nuova e allegra melodia che caratterizzava le nostre attuali vite vi era però una nota stonata, una soltanto, ma nel complesso suonava bene ed era quasi perfetta, quasi… La nota stonata per noi si chiamava melanconia, ma in fin dei conti chi aveva una vita perfetta?

Arrivati alla villa fummo subito accolti da un altro Auror che ci annunciò alla sala. Il ministro in persona venne a salutarci, mentre tutti gli sguardi erano puntati su di noi e come spesso accadeva in quegli ultimi anni, quello tra di noi che però vi si trovava più a suo agio in simili circostanze era Ron, essendo un giocatore professionista di Quidittich, abituato quindi ad essere al centro dell’attenzione. Era un po’ difficile convivere con questa cosa e avevo sempre paura che sia io che nostra figlia diventassimo oggetto di futili gossip del mondo magico, come già era accaduto in passato. Ron però aveva diritto a realizzare e raggiungere i propri sogni così come avevo fatto io aprendo il mio personale studio di LegisMagia, riuscendo in pochi anni a raggiungere il prestigio di uno dei più antichi studi del Mondo Magico, quello dei Malfoy, ed a proposito di Malfoy avevano appena fatto il loro ingresso nella villa e Shacklebolt, da beavo padrone di casa, andò a salutare.

Fui sorpresa nel non vedere Astoria a fianco del marito, che per quella serata si era fatto accompagnare da sua madre Narcissa. Forse essendo stati gli unici ad aver in un qualche modo contribuito alla vittoria di Harry durante la guerra avranno pensato fosse più consono presentarsi soltanto loro. Poco male, Astoria non era certo la persona più adatta a comprendere questo tipo di avvenimento, così poco mondano, ma ciò era dato anche dalla sua poca maturità ed educazione purosangue.

Malfoy invece era cambiato, abbastanza da rendersi piacevole come persona, anche se continuava ad essere alquanto arrogante ed altezzoso, per lo meno non era più la copia mal riuscita si suo padre, ma semplicemente sé stesso. Lo avevo incontrato varie volte in quegli anni, ad alcuni casi avevamo e stavamo pure lavorato insieme, anche se ognuno nei rispettivi studi legali e avevo potuto constatare la sua effettiva bravura in ambito legale. Ne ero rimasta piacevolmente sorpresa. Tra lui e Harry vigeva una tacita collaborazione, in quanto Malfoy lo aveva aiutato a catturare e condannare molti Mangiamorte, per cui aveva ottenuto in cambio la riduzione della pena per suo padre, Lucius che da lì a poco sarebbe stato scarcerato.

La cena trascorse in modo ordinato, in un’atmosfera distensiva e tra i circa cinquanta invitati alleggiava un’aria alquanto serena. A fine pasto si aprirono le danze e ci lanciammo un po’ tutti in pista tra musiche lente e romantiche o allegre e spensierate. Dopo un paio di balli tra Harry e Ron, però mi sentivo alquanto accaldata e spossata, non ero più in forma come una volta, pensai mentre mi allontanavo dalla pista per uscire da una delle porte finestre che si affacciava sul giardino della villa. Il venticello leggero di fine estate mi accarezzava il viso e spostava leggermente i veli del mio abito mentre camminavo nella notte illuminata da torce svolazzanti. Chiusi gli occhi e mi fermai su una panchina di pietra per respirare a pieni polmoni ossigeno vitale. Eccola di nuovo la nota stonata, malinconia…

--Granger, cos’è sei già stanca?—chiese una voce maschile alle mie spalle.
--No Malfoy, avevo solo bisogno di un po’ d’aria. Li dentro si soffoca.—
--Champagne?— fece lui porgendomi da dietro un bicchiere trasparente ripieno di un liquido spumeggiante. – Tranquilla non è avvelenato.— aggiunse in tono divertito e potevo immaginarmi avesse dipinto in viso il suo solito ghigno da serpente.
--Oh ne sono convinta Malfoy, visto che senza di me non riusciresti a portare avanti la causa contro gli Avery.  -- afferrai il bicchiere mentre lui si spostò da dietro e venne a sedersi di fianco a me sorseggiando dal suo bicchiere quello che sembrava firewiskey.
--Pensi di ubriacarti come ai tempi di Hogwarts?—chiesi sollevando un sopracciglio nella sua direzione. Ghignò di nuovo.
--Che ne sai se mi ubriacavo o meno, mezzosangue?—roteai gli occhi a quel termine, sapendo bene che non lo usava più come segno dispregiativo ma soltanto come stupido nomignolo.

--E’ da maleducati rispondere ad una domanda con un’altra domanda furetto, non te lo ha mai detto nessuno? E comunque, per rispondere al tuo quesito, le feste a Serpeverde erano alquanto famose per i fiumi di alcol, sesso e rock and rool. –
--Rock e che?—chiese lui interdetto.
--Lascia perdere. – lo liquidai io prima di bere quasi per intero da mio bicchiere.
-- Vacci piano Granger, per quanto leggero possa essere lo champagne, va in circolo molto velocemente se bevuto di fretta e oltretutto a cena ho avuto modo di notare che tu ti sia data al vino elfico.—
--Che fai Malfoy mi spii?-- 

--Sempre. Bisogna conoscere i punti deboli del nemico prima di attacarlo.—
--Nemico?—chiesi sorpresa.
--Dimentichi che Siamo MagiAvvocati, Granger. I migliori anche. In qualsiasi momento potremo trovarci a due tavoli opposti ad un processo.—scoppiai a ridere. Per un momento avevo pensato che fosse tornato il Malfoy bambino che mi denigrava e mi prendeva in giro.
--Lo trovi divertente? -- Chiese girandosi verso di me.
--No, è solo che…sono sollevata, ecco.—
--Del fatto che non ti disprezzi e ti consideri una mia pari?—smisi di ridere e mi fermai a guardarlo. Era bello Malfoy, bello e affascinante, lo era sempre stato in realtà, ma l’odio e il disprezzo che si portava addosso in passato lo avevano reso orribile, per lo meno ai miei occhi.

--Vuoi ballare?—chiese all’improvviso alzandosi  di fronte a me e porgendomi la mano che afferrai senza nemmeno pensarci. La musica si sentiva ovattata e lontana ma andava bene così, mi sentivo molto più a mio agio li protetta da occhi indiscreti. Non che vi fosse qualcosa di male in quello che stavamo facendo, ma perché così sarei stata rilassata e avrei evitato di fare figuracce di fronte a tutti, visto che il biondino era alquanto bravo a volteggiare in pista mentre io ero abbastanza goffa.

Mi strinse in vita e mi avvicinò ulteriormente a sé, facendomi trattenere il respiro, poi iniziò a guidarmi con maestria in un lento. I suoi movimenti erano eleganti e sinuosi e mi faceva girare come se fossi la migliore ballerina del mondo. Quando ballavo con Ron o Harry non sentivo tutta questa leggerezza e a volte ero io a doverli guidare, perciò dal di fuori risultavo negata. Era piacevole essere guidata per una volta, il suo sguardo però mi rendeva inquieta; aveva la capacità di penetrarmi, di sondare i miei pensieri e di vedere attraverso le mie iridi ambrate e questo non mi piaceva, perché pensavo avesse potuto scoprire chissà quali segreti in me. Segreti di cui nemmeno io ero a conoscenza, quindi appoggiai la testa sulla sua spalla per evitare il suo sguardo indagatore di ghiaccio. Chiusi gli occhi ed ispirai il suo profumo muschiato. Pessima mossa. Saranno stati anche i fumi dell’alcol ad alterare le mie percezioni, ma lo trovai incredibilmente buono, quasi afrodisiaco.

--Non mi sono mai ubriacato, Granger. Si ero il principe incontrastato delle feste Serpeverde, ma non ho mai bevuto tanto da perdere il controllo di me stesso. Sono arrivato ad essere brillo al massimo, ma mai ubriaco. Odiavo perdere il controllo, odiavo non essere in grado di decidere.—  taglienti come una lama mi arrivarono quelle parole e mi rimbombarono nella testa. Quanto era costata a lui quella guerra?  Mi fece fare una giravolta e mi riportò a sé stringendo il mio corpo in una morsa da dietro. Esattamente come fa un serpente con la sua preda. Tremai, sentendo il suo respiro vicino all’orecchio e le sue labbra sfiorarmi il collo.

--Che stai facendo?—chiesi più asciutta possibile, cercando di non farmi tradire dalle sensazioni….strane? Che mi scorrevano nel corpo in quel momento.
--Stai tremando, mezzosangue. Hai forse paura di me?—chiese sussurrando al mio orecchio. Respirai ed ispirai facendo sciogliere i miei muscoli ed abbandonandomi tra le sue braccia.
--No, furetto. Ho paura di me.—sincera e diretta. Non mi era mai piaciuto nascondermi dietro ad un dito e lui di certo non era uno stupido, inoltre non ero mai stata una brava bugiarda, in cambio lui si. A quella risposta mi rigirò di scatto tra le sue braccia e mi ritrovai a guardarlo in viso. Chiusi gli occhi appena fui faccia a faccia con lui per evitare il suo sguardo.

--Quali segreti vuoi celarmi chiudendo quegli occhi da cerbiatta, mezzosangue?—rimasi interdetta e spalancai gli occhi e la bocca. Quel bastardo mi aveva letto nel pensiero, ma non ebbi il tempo di ribattere che il suddetto bastardo si avventò sulla mia bocca trovando accesso libero considerando il fatto che ero ancora scioccata dalle sue parole.

Non ero riuscita a riprendere le mie normali facoltà mentali che ecc,o un altro uragano si era abbattuto su di me: mi stava baciando, Draco Lucius Malfoy mi stava baciando, me la sporca mezzosangue Hermione Jane Granger. Ah no, Hermione Jane Weasley. Assurdo come non ci avessi pensato nemmeno per un attimo al suo continuo chiamarmi Granger durante tutto il tempo e non solo quella sera, ma in generale, lui continuava sempre a chiamarmi con il mio cognome da nubile, da babbana, che volesse sempre ricordarmi di essere inferiore a lui? Allora perché mi stava baciando? All’improvviso non sentivo più la sua bocca su di me, ma continuava a tenermi stretta a se con la fronte appoggiata alla mia.

--Se non collabori Granger non c’è gusto.—mi soffiò in viso sensuale, prima di riappropriarsi delle mie labbra. Avevo paura di concentrarmi su quello che stava accadendo, Ron era dentro e chiunque avrebbe potuto vederci, ma la bocca di Draco era esigente e con un morso al labbro inferiore mi obbligò a concentrarmi su di lui. Aveva le labbra bollenti, ma l’alito fresco dal sapore della menta fredda, la sua lingua stava rincorrendo la mia, mordendo e succhiando avidamente il nettare dalla mia bocca. Mi stava togliendo il respiro ed ogni briciola di razionalità, mi stava consumando con un semplice bacio, mi stava risucchiando l’anima annegando sulle mie labbra. Feci scivolare le mani sul suo petto, sulle spalle per aggrapparmi ai suoi capelli color platino, lisci e setosi, sembravano fili d’oro ed in quel momento mi sentii ricca; ero ricca, ricca e potente, sentivo come se tutto fosse mio, come se lui fosse mio. Mi sentivo fiera e piena di vita, di adrenalina, esattamente come al terzo anno quando gli stampai quello schiaffo in faccia.

Risposi a quel bacio come se avessi avuto fame, fame di lui e non da quel momento, ma da sempre mente lui continuava con quella tortura fatta di morsi e baci imposta alle mie labbra, aggrappandosi al mio corpo come un naufrago fa con una zattera in mezzo al mare. Quando si staccò da me fu come se mi avesse stappato via qualcosa, qualcosa di non troppo importante, ma che comunque mi avrebbe privato di un pezzo di me stessa. Respirava affannato e teneva gli occhi chiusi appoggiandosi alla mia fronte.

--Non assocerò mai il tuo nome a quello del pezzente arricchito, mezzosangue. Mai! Per me sei e resterai sempre la miss-so-tutto-io Granger, migliore strega della sua generazione, eroina della seconda guerra magica, intrepida, orgogliosa Grifondoro, ma anche terribilmente furba e pericolosa.—
--Smettila di leggermi nel pensiero, stupido furetto.—rise e si allontanò da me senza tuttavia lasciarmi del tutto andare. Odiavo quel tratto di lui, quella sua capacità di Legilimens che usava anche nelle aule dei tribunali spesso e volentieri.
--Ti ho appena fatto i miei migliori complimenti e tu ti sei focalizzata sul fatto che ti avessi letto nel pensiero. Sai Granger, allora dovresti imparare a schermare meglio i tuoi pensieri.—

-- Da quanto tempo lo fai?—
--Che cosa?—
--Da quanto tempo mi leggi nel pensiero?—chiesi in tono severo.
--Non saprei. Da quando mi sono seduto vicino a te sulla panchina credo.—disse con non chalance lasciandomi finalmente andare dalle sue spire. Bene il grifone era sopravvissuto al serpente, potevo ritenermi soddisfatta.

--A quanto pare però, non sono l’unica a nascondere segreti Malfoy.—dissi io facendo riferimento a quello che era successo poco prima sicura che avrebbe capito. Sorrise sorpassandomi e avviandosi di nuovo verso la villa.
--Io ho sempre nascosto segreti Granger e il più delle volte poco piacevoli. Sicura di voler indagare? Ricordati che la tua malcelata curiosità ti ha spesso messa nei guai ai tempi della scuola.—
--Ma mi ha anche salvato la pelle.—risposi io stringendo i pugni.
--Ci vediamo la prossima settimana in tribunale. Buon proseguimento Signora… Weasley.—pezzo di merda, arrogante e borioso quanto avrei desiderato spaccargli di nuovo la faccia. Si allontanò ghignano ma prima di rientrare si girò per guardarmi nuovamente e parlare.

-- Ah dimenticavo. No Granger, nessuno ha una vita perfetta. Quella esiste solo nelle fiabe in cui le melodie le suonano con i soli tasti bianchi di un pianoforte che non esiste.-- 
--Vaffanculo, Malfoy. – gli dissi a voce alta prima che facesse la sua uscita di scena trionfale e la mia domanda restava: da quanto tempo Draco Malfoy mi leggeva nel pensiero, ma soprattutto che cosa mi stava nascondendo e da quando?

L’avrei scoperto, come era vero che mi chiamavo Hermione Jane Granger, pardon, Weasley, lo avrei scoperto a costo di mettermi nei guai.
  
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