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Autore: aire93    17/12/2016    5 recensioni
Il ritorno da New York porta Derek Hale in una Beacon Hills troppo diversa ma sempre uguale. Derek, che cerca disperatamente un coinquilino, non sa che il palazzo di sua proprietà in pochissimo tempo sarà letteralmente invaso da quel passato dal quale tentava di scappare. Al principio, però, nemmeno la presenza costante di una ragazza chiacchierona (con il bonus di un tenerissimo chihuahua) riuscirà a smuovere il giovane Hale.
E poi c’è Stiles, che ormai ha smesso di essere tutto arti troppo lunghi e parlantina (caratteristica che ha ceduto a Kira) per diventare il tipico ragazzo attraente; un ragazzo attraente che Derek non può ignorare.
Storia di aire93
Fan Art di Coffegirl_Alex
FanMix di Eloriee
Genere: Angst, Comico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altri, Derek Hale, Kira Yukimura, Scott McCall, Stiles Stilinski
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Ed eccoci col secondo capitolo! Sono molto curiosa di conoscere i vostri pareri sulla fic, mi farebbe tanto piacere se lasciaste un commento!
In questo capitolo scopriremo qualcosa di più del passato di Derek e come la vita con Kira sia sempre più divertente (per noi), e impossibile per il nostro sourwolf! A domani col prossimo capitolo! Stay tuned!! =)

Quando Derek le disse che le avrebbe finalmente mostrato la sua nuova camera, Kira dovette trattenersi dal cacciare un urlo da far invidia a Tarzan.
Le uscì invece un fastidiosissimo pigolio che spaventò Tako, il quale prese ad abbaiare come uno spiritato per tutta la casa.

«Colpa mia, scusa! E' che il fatto di sapere che – Tako a cuccia!– stai per mostrarmi la mia nuova stanza mi entusiasma da morire!» saltellò lei, parlando a voce altissima per coprire l'abbaiare del cane, e incapace di stare ferma anche solo per due minuti.

Derek le riservò un'occhiataccia.

«L'avevo capito. Dimmi se c’è qualcosa che non ti entusiasma. O forse non farlo, appena apri bocca le mie orecchie chiedono pietà. Vieni, porta qui la valigia e togli tutti i vestiti che hai piazzato sul divano. Odio il disordine.»

Kira annuì, buttando alla bell'e meglio maglie e pantaloncini dentro la borsa.

«Sissignore signor?»

«Derek» rivelò il ragazzo, esasperato. «Mi chiamo Derek Hale.»

Lo sguardo di Kira si illuminò – di nuovo – e Derek si chiese come facesse a essere così perennemente sorridente e allegra.
Kira afferrò la mano di Derek per stritolargliela.

«Tanto piacere, Derek! Tanto piacere!»

Derek alzò lo sguardo con fare annoiato e procedette lungo il corridoio scuro verso la porta chiusa della camera destinata a Kira. Era di un bianco immacolato: a quanto pareva anch'essa era stata ridipinta da poco.
Derek si appoggiò contro lo stipite, incrociando le braccia e lanciando uno sguardo gelido verso un'esaltatissima Kira, che non sembrava minimamente impressionata dal suo malumore.

«Ascolta» iniziò lui con tono autoritario, «in questa casa c'è una regola imprescindibile, che va rispettata a tutti i costi: quella dell'ordine. Non dico di volere i pavimenti splendenti o i mobili senza un granello di polvere, solo ordine, soprattutto in questa stanza che io non posso gestire per ovvi motivi. Mi sono spiegato?»

Kira annuì di fretta, fissando Derek come se fosse un importantissimo membro del clero, pronto a impartirle una benedizione.

«Signorsì signore!»

«Detto questo, non ti aspettare uno stanzone di chissà quali proporzioni. E' una camera piuttosto stretta, onestamente.»

Derek aprì la porta con leggerissimo nervosismo. La stanza gli suscitava emozioni legate a ricordi che voleva tenersi stretto. Era stata l'ultima nella quale Laura aveva messo piede, prima dell'incendio e il suo ultimo desiderio irrealizzato era stato solo quello di regalare a quell’ambiente più colore possibile. La camera era stretta e abbastanza soffocante, mancava il letto e il bianco regnava ovunque incontrastato. Nonostante tutto, sembrava che Kira avesse una paresi facciale, per quanto, nel vederla, stava sorridendo. L'armadio sporgeva da un lato, spoglio e pesante, la finestra dava su una piccola terrazza e le tende immacolate dondolavano a causa di un venticello fresco proveniente da fuori.
Kira si guardò attorno con un luccichio negli occhi che Derek non credeva di aver mai visto nelle pupille di un essere umano, così netto da farlo quasi sentire a disagio.

«E' splendida!» sorrise lei mentre posava la valigia accanto alla porta, aprendola di nuovo per sistemare i vestiti nell'armadio, e intanto osservava con interesse una piccola scrivania – anch'essa bianca – posta accanto alla finestra.

«Non c'è neanche il letto» borbottò Derek, come se la ragazza stesse dicendo solo un mare di idiozie, «non so come faccia a piacerti.» Ma dovette ingoiare più volte per cancellare la sensazione di nodo nella gola, che avvertiva da quando aveva aperto la porta. Anche Laura era stata piuttosto entusiasta di quella minuscola camera, e vedere Kira così agitata lo spedì indietro nei ricordi di circa sette anni.

Kira si girò verso di lui: «Vuoi sapere perché mi piace? Semplicemente perché è mia. E' tutto così bianco che sembra di essere in paradiso. E' perfetta, anche se temo che conoscendomi, dovrò colorarla un pochino. Ti dispiace Derek? O se vuoi posso lasciarla così, non ho problemi!»

«C'è bisogno di dipingere anche qui!» l'eco della voce autoritaria ma paziente di Laura si sostituì alle parole di Kira, e Derek chiuse gli occhi, rivedendosi esattamente in quella stessa posizione, con le braccia incrociate come ora, fermo accanto alla porta a osservare l'entusiasmo di Laura, mentre Cora ghignava, con in testa l’idea di combinare chissà quale scherzo.

«Derek? Tutto bene?»

Derek si riscosse dai propri pensieri, scuotendo la testa e allontanandosi, non prima di borbottare: «Fai come vuoi. Niente colori troppo accesi, però, o disegni di supereroi.»

In realtà non ascoltò nemmeno la risposta di Kira. Aveva solo bisogno di sedersi e di pensare a come levarsi di dosso la sensazione di nostalgia che gli premeva contro le pareti della gola. Decise di tornare di là e stendersi sul divano e con un sospiro afferrò il libro di arte ancora da sottolineare, sentendosi stranamente osservato. C'erano un paio di occhietti vispi e scuri che lo stavano fissando, e Derek si girò di scatto. Tako lo guardava con un’espressione a metà tra il malevolo e il curioso, la coda che si muoveva all'impazzata e la lingua penzoloni. Derek non aveva mai avuto un cane e onestamente, non sapeva come doveva comportarsi con uno di loro.
«Cosa c'è? Hai fame? Kira ti ha appena preparato da mangiare, io non ho nulla.»

Il cane iniziò ad abbaiare, con un tono acuto da presa in giro, per quanto un latrato canino potesse essere simile a una presa in giro.

«Tako FAI SILENZIO! Derek non vuole sentirti abbaiare, e nemmeno io, se è per questo! Non ce n’è motivo!» Urlò Kira dall'altra stanza, ancora alle prese con la valigia da sistemare.

Derek decise che forse era meglio tornare a dedicarsi al libro, fregandosene del cane che continuava a scrutarlo, e così riprese in mano l'evidenziatore per sottolineare. Doveva assolutamente finire il capitolo entro la giornata.

La calma, che Derek agognava ormai da un’ora a quella parte, durò solo venti minuti. Kira – e Derek non capì esattamente come – aveva trovato il catorcio di aspirapolvere che lui credeva di aver buttato chissà dove in cantina, nella sua vecchia casa, ma che in realtà era sempre stata sotto la scrivania della ex stanza di Laura, avvolta da così tante ragnatele da sembrare mummificata.

«Oh guarda, c'è anche una radiolina!» squittì Kira, inondando l'intero appartamento con una melodia puramente hip-hop, che Derek ricordava appartenesse alla metà degli anni '90. Musica che all'improvviso venne sovrastata dal fastidioso brontolio dell'aspirapolvere, e dalla voce di Kira che, all'apparenza, apprezzava quasi tutte le canzoni trasmesse. Almeno era intonata, e aveva deciso di pulire di sua iniziativa.
Quando il concerto terminò, e Derek dovette mordersi la lingua per non sbraitare dato che il suo dogma era quello del silenzio assoluto, Kira si era buttata a peso morto contro il divano, facendo sobbalzare Tako, il quale aveva trovato una miracolosa posizione comoda sotto i piedi di Derek.

«Sono stravolta, ma almeno la casa è pulita!»

Derek sbottò, incapace di trattenersi. «Beh, scusa se te lo dico, ma non c'era bisogno di ribaltare l'appartamento intero. Mi bastava che badassi a camera tua. E poi ricordami di prestarti un vocabolario. Credo che tu non abbia intuito il significato delle parole "cerco coinquilino tranquillo e silenzioso". Soprattutto per gli aggettivi, ti consiglio di cercare tra le lettere “S” e “T”, sono verso la fine del volume.»

Kira scosse la testa, buttandosi per terra a gattoni per giocare un po' con Tako, che intuito all’istante il desiderio della padrona, iniziò a muoversi a scatti, con la coda che fremeva. «Preferisci una casa silenziosa e piena di ragnatele o una un po' rumorosa ma pulita?»

Derek ammutolì, sorpreso soprattutto per la brevità della domanda, inusuale per una dalla parlantina così prorompente. Sbuffando si voltò dall'altra parte, deciso a fissare il cuscino, e tornò a sottolineare il libro in silenzio. Sapeva che tutto sommato Kira aveva ragione, ma non l'avrebbe mai ammesso ad alta voce.

Più lo guardava preoccupato, è maggiore era la convinzione di Derek: decisamente il treppiedi che aveva di fronte reggeva a malapena la telecamera.
Seduto sul divano, Derek sviò lo sguardo per puntarlo in una sola direzione, nello specifico verso l’obiettivo, che a dirla tutta lo innervosiva terribilmente. Al momento teneva tra le mani i propri occhiali con la montatura nera e spessa, e mentre era intento a lucidarli con un lato della maglia, si voltò di nuovo e prese a scrutare Kira come se da un momento all'altro lei potesse esplodere, o potesse capitarle qualche altra stranezza simile.
Tako zampettava fiero e circospetto in giro, annusando ogni minimo buco e mordicchiando i tappeti come se gli avessero fatto chissà quale torto, e Kira intanto saltellava da una parte all’altra della casa, sistemandosi i capelli e preparando l’introduzione del suo video a voce alta.
Eh sì, perché Kira Yukimura aveva il vizio di perdere il proprio tempo davanti alla telecamera, a raccontare fatti personali a mezzo popolo del web, strumento che Derek chiaramente tendeva a evitare perché onestamente "non era roba per lui".

«Sono una vlogger! Mostro la mia vita al mondo intero e ho un canale YouTube!» aveva detto lei con entusiasmo, quando a metà del pranzo di qualche minuto prima, mentre erano seduti davanti a un cartone di pizza col salame che Derek aveva ordinato, lui le aveva chiesto se avesse qualche hobby

«Cosa vuol dire?» aveva chiesto lui, agitando il piede invano per tentare di staccarsi Tako dalla caviglia

«Oh, vedrai, vedrai che vuol dire! Te lo faccio vedere subito» si era agitata lei, e da un momento all’altro aveva tirato fuori il treppiedi e la telecamera praticamente dal nulla, trascinando Derek sul divano.

«Sarai parte attiva del mio vlog, che ne dici? Almeno per oggi, così i miei utenti ti riconosceranno…»

«Riconoscermi? Come?» domandò Derek piuttosto teso.

«Ti vedranno, Derek! Ma tranquillo, dovrai solo dire "Ciao a tutti". Basterà, credimi. Me lo faresti questo favore?»

Ma prima che lui potesse anche solo inventarsi una risposta, Kira aveva già afferrato uno spaesatissimo Tako – il quale al momento non poteva che ricevere tutta la comprensione di Derek – e aveva acceso la telecamera.

«Ciao Internet! Finalmente sono a casa! Cioè, è un appartamento che condivido col mio coinquilino qua presente, ma dopo tutti i problemi con i trasferimenti dei miei genitori che sono tornati in Giappone e tutti i guai che voi conoscete, beh, eccomi tra quattro mura che posso chiamare casa! Yay! Ecco Tako che vi saluta! Fai ciao con la zampa Tako! E' stato davvero un inferno, dall'ultimo video, perché non sapevo proprio dove andare, anche se poi a ripensarci, il ritorno a Beacon Hills forse è stato ciò che più mi conveniva. Ho appena finito di mangiare un trancio di pizza e devo ultimare di sistemare camera mia, ma per il resto tutto ben–»

«Non prendi mai fiato?» la interruppe Derek esasperato, dimenticandosi che lo stavano registrando e smettendo di guardare la telecamera come se fosse stata una cosa proveniente dallo spazio.

Kira sorrise imbarazzata, grattandosi la nuca e mostrandosi all'improvviso timida.

«Derek ha capito in fretta come sono fatta. Straparlo lo so, e non prendo mai fiato, ma credo sia parte del mio fascino, no?»

«No» sbottò Derek, alzando gli occhi. «Poi fammi capire: esattamente per quale motivo spifferi i dettagli della tua vita davanti a quella telecamera? E' l'omicidio della privacy tutto questo...» proseguì, con un'espressione sconcertata.

«Beh» Kira stava arrossendo in fretta, «a loro interessa. Ho dieci milioni di visualizzazioni a video...»

Tako prese a contorcersi in braccio a Kira e saltò senza preavviso addosso a Derek per sedersi sulla sua gamba, fissando la telecamera con curiosità.

«No scusa COSA? Vuoi dire che dieci milioni di persone al momento sanno cosa fai e dove vivi? E se ci sono criminali che guardandoti possono localizzare la nostra zona ed entrarmi in casa, ora che sanno dove abiti? E' tutto troppo folle per me.»

Derek si azzardò ad accarezzare Tako, senza pensare al gesto che stava compiendo. La bestiola, accortasi del movimento, gli morse senza mezzi termini la mano, lasciando un alone rosso sul palmo.

«Mi ha morso!» sbottò Derek offeso verso Tako. Si alzò e si allontanò con un secco «Per me è troppo», con Tako che gli scodinzolava dietro, con l’aria del cane grato all'umano per aver fatto scampare entrambi a una "tortura".

«Ehm, beh. Ecco la mia nuova vita da oggi in poi. Vi aggiornerò prossimamente, e beh, statemi bene! Mi raccomando, iscrivetevi al mio canale e non dimenticatevi di mettere "mi piace" a questo video! Magari riuscirò a convincere Derek a partecipare ad altri vlog, anche se sarà piuttosto difficile...alla prossima!»

Kira spense la telecamera, aggiornò il suo account con l'ennesimo video, chiamandolo "Eccomi nella nuova casa" e ignorò il conto di visualizzazioni, che dopo solo un'ora era lievitato a 100.000. Poche ore dopo, verso sera, il video di una ragazza che presentava casa sua con accanto il suo "coinquilino sexy " – Derek era stato ribattezzato così grazie al tam tam di mezzo internet – aveva raggiunto 20 milioni di visualizzazioni, il doppio di quelle ricevute di solito.

Quella domenica Derek aveva studiato così tanto che credeva i neuroni gli sarebbero usciti dalle orecchie ballando il mambo. Aveva la fronte bollente, al punto che avrebbe potuto cucinarci sopra una bistecca e, ne era certo, a momenti la sua testa avrebbe visto attuarsi il processo dell'autocombustione. Il divano che, una volta aperto si sarebbe trasformato in un matrimoniale e per il momento avrebbe accolto sia lui che Kira, gli sembrava un'oasi di piacere.
Derek – che aveva bevuto solo caffè nonostante Kira gli avesse ripetutamente offerto un paio di involtini primavera, ordinati per mancanza di altri tipi di cibo – non vedeva l'ora di rifugiarcisi. Non gli importava nemmeno della presenza della sua nuova coinquilina e di Tako accanto a lei, l’una intenta a digitare il cielo solo sapeva cosa sul proprio smartphone, e l'altro beatamente buttato per terra accanto alla padrona, come se fosse stato lui il vero proprietario della casa.
Derek si girò, dando le spalle a Kira e biascicandole un «buonanotte», che non era nemmeno sicuro lei avesse sentito, dato che indossava un enorme paio di cuffie da stereo lilla e color pesca.
Tutto sommato, facendo un bilancio, quella prima giornata vissuta con un’altra persona appiccicata accanto come un'ombra non era andata poi così male. Certo, Kira parlava alla velocità della luce e l'abbaiare del cane era talmente acuto da fungere come richiamo per pipistrelli, ma per il resto Kira si era data molto da fare, miracolosamente non aveva rotto nulla, e avrebbe reso fiera Laura per i colori che aveva regalato a quella stanza bianca. Aveva comprato un lampadario color verde acqua e con la lampadina viola che illuminava le pareti di un piacevole colore rilassante praticamente impossibile da trovare in natura. Su un muro ora c'erano disegni di persone nel tipico stile giapponese, ritratti di animali eseguiti solo con la matita e un dipinto a olio raffigurante Tokyo, che Derek aveva fissato per mezz'ora buona, ammirandone il tratto delicato. Kira era talentuosissima.
In fondo non gli dispiaceva così tanto averla come coinquilina, anche se con lei attorno spesso ci sarebbero voluti i tappi per le orecchie.
Derek chiuse gli occhi, aspettando che il sonno, prodotto da tutte quelle ore di studio, lo cogliesse.

Furono una risata e un paio di passi, che per intensità parevano macigni gettati sul pavimento, a svegliare Derek la prima volta. O meglio a catapultarlo in una sorta di limbo a metà tra il sonno e la veglia. Non fu sicuro di dove fosse né del perché qualcuno stesse sonoramente russando accanto a lui, se non dopo essersi ricordato dell'esistenza di Kira.
La calma durò un paio di secondi, prima che i bassi di una tipica musica da discoteca prendessero a sconquassare le finestre della stanza, con un suono simile a un ronzio che iniziò lento per poi aumentare di volume e lasciare spazio a una voce femminile, che cantava di non smettere di ballare, o qualcosa di simile. Il mix cambiò, diventando più ritmato e con un volume ancora più alto.

Kira aveva smesso di russare, a quanto pare sveglia anche lei. Arrivati al ritornello, o quel che sembrava tale, di quella strana canzone, Kira prese a battere le mani e canticchiare, con i piedi che si muovevano a ritmo perfetto contro il materasso.
Derek si alzò di scatto, accendendo la luce della stanza per fissarla, incredulo, mentre il suono dei sintetizzatori che proveniva dal piano di sopra prendeva a spaccargli i timpani.

«Cosa stai facendo?» sbottò, con un sopracciglio alzato, la vena del collo che pulsava pericolosamente proprio come quella mattina quando si erano incontrati per la prima volta.

Kira, piuttosto assonnata, si coprì gli occhi con la mano, infastidita dalla luce improvvisa. «Che problema c'è?»

«Fai sul serio? Stai battendo le mani a ritmo di questo rumore! Sono le tre e mezza del mattino, maledizione, ecco che problema c'è!»

Kira non riuscì a resistere e batté di nuovo le mani, ancora mezza addormentata, mentre ascoltava sia il ritmo che il volume della musica aumentare in maniera davvero pesante.

«Beh, ma a me non dà fastidio! E' musica divertente, qualcuno di sopra se la sta spassando!»

A un certo punto, il silenzio venne scosso da un urlo possente, che faceva parte della canzone: «Miguuuuuel!»

«COME FA A NON DARTI FASTIDIO?» urlò Derek con le mani strette a pugno e le labbra ridotte a una linea dritta, piena di irritazione.

«A me piace ascoltare la musica a qualsiasi ora, davvero. Credo non mi disturbi praticamente mai. E poi vuol dire che le persone sopra di noi si stanno diverten– oh questa mi piace un sacco!»

Kira balzò giù dal divano-letto con un gesto felino, e iniziò a muoversi a ritmo, mentre Tako guaiva, chiaramente disturbato. Per la prima volta, Derek provò pena per quella bestiola.

«Smettila di ballare! Smettila, non ha senso, dovresti dormire, c'è il college domani, ho un esame da preparare, non posso ascoltare il karaoke di questi idioti! E tra parentesi non sapevo nemmeno avessero affittato il piano di sopra!»

«Derek basta tormentarti! Balla e goditi la musica, su!» Kira, in modo piuttosto audace, forse ancora inebriata dai fumi del sonno, afferrò le mani di Derek per trascinarlo a ballare una delle hit che i vicini stavano "gentilmente" offrendo a tutto il palazzo.

«Mollami! Adesso li faccio smettere all'istante!» Derek si scansò dalla presa di Kira, offeso da quel gesto a suo parere sconsiderato, per dirigersi in cucina e afferrare la scopa. A volerci riflettere, la sua era la reazione più stupida che una persona potesse mai avere, e Kira glielo fece notare all'istante, ridacchiando spudoratamente e continuando a ballare. Ma a Derek non interessava.
Sembrava davvero una scena tratta da un film comico: Derek – in canotta bianca e pantaloni scuri con le ciabatte più larghe di un numero, grazie alle quali rischiava spesso di scivolare – prese a sbattere la punta della scopa più volte contro il soffitto, mentre la musica non accennava a smettere. E intanto Kira – con indosso una vestaglia rosa confetto – era piegata in due dal ridere e anche Tako aveva deciso di contribuire al caos abbaiando un po’.

«Derek è meglio che torni a dormire, dubito che ti sentano, e tanto non smettono. Oppure goditi la musica come sto facendo io» Kira seguì ancora una volta il ritmo, battendo le mani in aria e saltando, come se fosse a un concerto immaginario. Derek invece urlò, e sbatté di nuovo la scopa contro il soffitto.

«BASTA!» gridò, esasperato, con le narici spalancate di chi ha solo rabbia in corpo che gli scorre nelle vene al posto del sangue. Alla fine scosse la testa, troppo stanco per salire e dire ai vicini di smetterla. Aveva la testa che gli doleva più di quando era andato a dormire e il cervello che pulsava al ritmo dei sintetizzatori. Si tappò le orecchie con le dita, meditando vendetta per il mattino seguente e chiedendosi – i muri nel frattempo vibravano per il volume troppo alto – che cosa avesse fatto di sbagliato per meritarsi una cosa simile. Si addormentò a fatica, appena prima che la musica si interrompesse di botto.

   
 
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