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Autore: trenodicarta    17/12/2016    2 recensioni
Simone e Viola si avvicinano, lui le offre la sua amicizia e lei la accetta con diffidenza. Lei nasconde una storia tormentata e lui un segreto doloroso. Lei è ferita, lui è l'ultimo che possa guarirla. Il loro rapporto si fortifica ogni giorno sempre di più, fino a quando Viola non scopre la vera identità di Simone, da quel momento ogni sua certezza si distrugge, di nuovo.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Capitolo 1 

La prima volta che Viola e Simone si videro, lei era nel letto di un ospedale e lui alla ricerca di risposte. Non appena gli occhi di ghiaccio dell'uomo si posarono sul corpicino di quella sconosciuta, sussultò. Era impressionato dallo stato in cui si trovava: dormiva immobile, quasi fosse una statua, con quelle lenzuola chiare a fare da contrasto con i lividi violacei che le attraversavano viso e braccia. Tristemente, Simone immaginò che anche il resto del corpo, in quel momento coperto dal camice, fosse ridotto alla stessa maniera, se non peggio. 
L'uomo si avvicinò lentamente, attento a non svegliarla. Mentre osservava il viso di quella ragazza che lui nemmeno conosceva, ma alla quale era inevitabilmente legato, si sentì tremendamente in colpa. 

- Mi dispiace così tanto... - Sussurrò Simone, poggiando un mazzo di fiori sul comodino, come se questi potessero bastare a rimediare.

Dopo aver fatto ciò, indietreggiò deciso ad andarsene, ma qualcosa lo bloccò. 

- No...vai via... - Le piccole labbra di Viola si mossero biascicando tali parole. 

In un primo momento Simone pensò che stesse parlando con lui, ma in seguito si accorse che la ragazza teneva ancora gli occhi chiusi: stava avendo un incubo. 
Mordendosi un labbro, Simone cercò di comprendere quale fosse la cosa giusta da fare. Viola si dimenava spaventata davanti ai suoi occhi blu, senza che lui potesse far nulla. Dopo qualche istante di indecisione, decise di porre fine a tutto ciò, poggiandole le mani sulle spalle nel tentativo di risvegliarla senza farle male. 

- Viola, svegliati... -

Le palpebre di lei si mossero, fino ad aprirsi, rivelando un paio di occhi scuri ancora sconvolti. Non appena questi ultimi incontrarono quelli di ghiaccio di lui, Viola passò dall'avere un'espressione confusa ad una sorpresa.

- Non toccarmi! - Davanti a quel grido, Simone la lasciò andare immediatamente. 

La ragazza lo studiò, tranquillizzandosi solo non appena vide la divisa che portava: Simone era un poliziotto. La sua diffidenza andò pian piano scemando, almeno in parte. - Che cosa vuole? Ho già parlato con altri suoi colleghi...-

- Io... - La verità era che Simone non sapeva nemmeno cosa dirle. Era sempre stato spalvaldo e deciso, eppure in quella situazione si sentiva del tutto spaesato. - Volevo solo informarla sugli ultimi avvenimenti e ...vedere come stesse. - 

- Sto una meraviglia, non si vede? - Chiese retoricamente e con un tono alquanto pungente lei. - Quali sarebbero le novit...- La ragazza non terminò la frase, poichè nel momento in cui rivolse una veloce occhiata al proprio comodino, venne attratta da qualcosa di colorato. Fiori. Lui le regalava sempre dei fiori per farsi perdonare. - Chi li ha portati? - Chiese immediatamente allarmata. 

Simone comprese di aver fatto un madornale errore e tentò di rimediare senza farsi scoprire.

- I suoi genitori. - Si inventò, mantenendo un tono neutro, senza lasciar trapelare l'indecisione che invece provava dentro di sè. 

Viola sembrò crederci, per il momento. 

- Ha una ragazza per caso? - Chiese di punto in bianco lei, lasciandolo basito: mai si sarebbe aspettato una tale domanda. - Non ci sto provando tranquillo, volevo solo dirle che ... se ha una ragazza può prenderli e darli a lei, io odio i fiori. -

Simone annuì più volte e mordendosi le labbra carnose afferrò quel mazzo stringendolo con forza tra le mani, avrebbe voluto scaraventarlo fuori dalla finestra. 
Viola si mosse appena per mettersi a sedere, ma si fermò, lasciandosi sfuggire un gemito di dolore. 

- Vuole che chiami un dottore? - 

Viola scosse la testa, ma continuò a mantenere un'espressione dolorante sul viso. 

- Vuole una mano? -

- Voglio solo bere quel dannato bicchiere d'acqua. - Borbottò spazientita, cercando di allungarsi ulteriormente per afferrare l'oggetto poggiato sul suo comodino. Non era tipa da chiedere aiuto, nemmeno in quel caso, non esplicitamente almeno. 

Simone colse la richiesta nascosta tra le righe e con un semplice movimento prese il bicchiere e glielo porse. 

- Grazie. - Sussurrò appena lei, prendendoglielo dalle mani e portandoselo alle labbra. - Senta io... la ringrazio ma qualsiasi novità ci sia preferirei saperla in un altro momento. Vorrei dormire. - 

Il poliziotto annuì, mentre riprendeva il bicchiere posandolo sul mobile. 
Lavorava in polizia, aveva visto ogni tipo di caso di violenza, conosceva le vittime di stalking e le moglie picchiate dai mariti, era sempre riuscito a dimostrarsi pacato e distaccato al tempo stesso, ma quella volta era diverso: Viola era vicina a lui, il problema era che lei non lo sapeva e mai avrebbe dovuto scoprirlo. 

***

- Ancora lei? -

Simone tentò di non ridere davanti allo sguardo esasperato di Viola. La ragazza stava infilando alcuni vestiti in un borsone quando lo vide spuntare dalla porta della propria camera. 
Viola ci aveva messo un po' a riconoscerlo a dirla tutta: Simone quel giorno non aveva indossato la sua divisa, si era limitato a una camicia e un paio di jeans. Eppure, anche senza uniforme, aveva tutta l'aria da sbirro, con quell'espressione seria e dura. 

- Ci sono novità? - Chiese in seguito la ragazza usando un tono più pacato. 

- No, affatto. - Finalmente Simone parlò. - Volevo solo dirle che il suo ex compagno è stato arrestato e ... - 

- Bene, mi fa piacere. - Tagliò corto Viola, non volendo sentire più nient'altro riguardo a quella storia. 

Afferrò la propria giacca e il proprio borsone, ma non appena provò a tirarlo le sfuggì un altro lamento. 

- Serve una mano? -

- Non ho bisogno del suo aiuto. - Rispose in meno di mezzo secondo la ragazza, assumendo un'aria offesa, quasi le fosse stato rivolto il peggiore degli insulti. 

- La sua borsa mi sembra pesante e casa sua non è vicina, mi permetta di accompagnarla. -

Lo sbirro appariva piuttosto gentile nei suoi riguardi, ma Viola non era in vena di fidarsi delle apparenze, non dopo tutto ciò che le era successo. Simone percepì tale diffidenza, fu per questo che decise di giocarsi una carta che sperava sarebbe stata quella vincente.  

- Avevo una sorella alla quale è successo quello che è capitato a lei. - Mormorò dopo un minuto di silenzio. 

Il viso di Viola mutò, da scontroso assunse una sfumatura dispiaciuta. Osservò incuriosita il ragazzo, il quale riprese a parlare consapevole di aver toccato il tasto giusto. Le stava mentendo, lui mentiva sempre a tutti, ma quella volta per la prima volta si sentì in colpa. 

- Avrei voluto che qualcuno si occupasse di lei, io non ho potuto farlo, lei non ha mai detto niente di ciò che le era successo, l'ha tenuto nascosto fino a quando non l'ho scoperto da solo. So che tu, Viola, sei come lei. So che pensi che io sia qui per pietà nei tuoi riguardi, ma non è così, sono qui perchè se posso fare un piccolo gesto per far stare meglio te, sento che potrei stare meglio a mia volta. -

Viola mantenne la sua espressione impenetrabile, mentre rifletteva sul da farsi a braccia incrociate. - Accetto il passaggio, ma pretendo di poter scegliere la radio. -

Tentava di apparire scontrosa e fredda e di sicuro ci riusciva alla perfezione, ma Simone era certo del fatto che non lo fosse: in primo luogo anche lei gli tava dando del tu e seconda cosa, aveva accettato la sua offerta d'aiuto. Evidentemente, aveva bisogno di assistenza più di quanto volesse far apparire.

- Affare fatto, la scelta della radio è tutta tua. - Mormorò infine lui, sfoderando un sorriso compiaciuto. 

 
***

La accompagnò paziente per tutte le scale, fino a quando non giunsero alla porta del suo appartamento. Simone si guardò attorno, dopo aver aiutato Viola a sedersi sul divano. Era tutto così vuoto in quella casa, ad alcuni angoli mancavano persino dei mobili.

- Lui ha voluto che andassi a vivere da lui. - Spiegò Viola, notando lo sguardo spaesato del ragazzo. - Diceva che convivere sarebbe stato un passo in avanti, che sarebbe stata una prova d'amore: se io l'avessi fatto allora avrebbe significato che lo amavo. - 

Simone si sorprese davanti a quella confessione, non pensava che Viola gli avrebbe rivelato tutto ciò. Per un attimo nutrì la speranza che quella ragazza si sarebbe aperta raccontandogli altro, ma invece lei ripiombò nel silenzio, osservandolo. Simone non sapeva bene se toccasse a lui parlare o se quello sguardo volesse dire "fuori da casa mia ora". 

- Mi chiamo Simone. - Disse infine, pensando che presentarsi fosse la scelta migliore, non voleva continuare ad essere chiamato "Sbirro". 

Viola annuì più volte.

- Ciao Simone. - Rispose, utilizzando il tono tipico di un gruppo di sostegno ad un acolizzato. 

Lui rise, lei abbozzò una smorfia che sembrava essere un sorrisetto.

- Sei una tipa simpatica. - Commentò quindi il ragazzo, passandosi una mano tra i capelli neri. 

- Sono una tipa sarcastica, non confondere i concetti. -

Simone pensò che Viola fosse la ragazza più interessante che avesse mai conosciuto, le sue risposte erano saccenti e intriganti al punto giusto, non si sorprendeva del fatto che Riccardo si fosse interessato a lei. Viola non voleva parlare di sè, questo Simone lo comprese chiaramente, dal momento che lei non fece altro che fargli domande sulla sua vita, i suoi interessi, la sua famiglia e così via. Simone però non voleva parlare della sua famiglia, fu per questo che in maniera piuttosto abile, il giovane medico dirottò il discorso su di lei.

- La tua famigia invece? -

Un sorriso spontaneo nacque sulle labbra di lei, un sorriso che fece immensamente piacere a Simone. 

- Loro sono separati, però ... sono le persone migliori che io conosca. Sono stati molto pazienti con me, nonostante tutto ciò che sia capitato. -

Simone si morse le labbra carnose, avrebbe voluto domandarle di più, in un attimo tutto il suo interesse verso quella ragazza si era acceso maggiormente. Fin da quando aveva saputo cosa le era stato fatto, aveva sentito l'impulso di andare da lei, era stato come un bisogno irrefrenabile, doveva parlarle, conoscerla, capire chi fosse. Ora che ce l'aveva davanti provava una serie di sentimenti contrastanti, da una parte stare con lei gli piaceva, ma dall'altro era terribilmente doloroso, per non parlare del fatto che odiava se stesso per le menzogne che le aveva detto. 

- Vorrei riposarmi se non ti dispiace... - Affermò a un certo punto Viola e lui comprese al volo che non era vero, probabilmente voleva stare da sola.

Educatamente, Simone si alzò dal divano e rivolgendole un mezzo sorriso disse: - So che ti sembrerà strano ma, vorrei rivederti, potremmo parlare. Sono nuovo in città e non conosco nessuno... - Viola non disse nulla, quindi lui andò avanti: - Questo è il mio numero, se ti va. -

Lasciò sul tavolino davanti a loro un biglietto da visita. Viola non lo raccolse, si limitò a guardarlo, per poi tornare ad osservare il ragazzo. 

- Arrivederci. - Disse solamente e Simone non seppe come interpretare quel saluto, forse avrebbe significato che l'avrebbe richiamato o era semplicemente un addio. 
Ad ogni modo, lui prese la propria giacca e rivolgendole un ultimo cenno di saluto raggiunse la porta, dalla quale uscì. 


Note autrice
Allora ecco qui il primo capitolo, so che magari potrebbe risultare un po' noioso all'inizio, dal momento che Simone e Viola si sono appena conosciuti, però ovviamente la storia deve ancora svilupparsi. Per ora posso solo dirvi, ma l'avrete capito anche da soli, che Simone conosce già Viola in realtà e ... si scoprirà entro qualche capitolo come mai lui sia andato in ospedale e perchè si senta in colpa. A presto :)


   
 
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