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Autore: Gremilde    17/12/2016    2 recensioni
... Questa one shot è nata dopo aver ascoltato alla radio la canzone di Lorenzo Fragola "D'improvviso"... Non ho mai scritto una song-fic. Spero che siate clementi e che mi darete suggerimenti per migliorarla. Soprattutto la parte finale perché non mi soddisfa granché...
Genere: Generale, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Amu Hinamori, Ikuto Tsukiyomi
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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D’improvviso – Lorenzo Fragola

La scuola è ferma per le vacanze natalizie, fa molto freddo ma oggi non avevo voglia non stare chiusa in casa.
Non avevo voglia di ascoltare le farneticazioni di mia madre e di mia sorella Ami, così eccitate dall’idea dell’arrivo del Natale.
Sbuffo, ed una nuvoletta si forma davanti alla mia bocca, mi infagotto dentro la sciarpa che conserva ancora il tuo odore e continuo a camminare per le vie piene di gente indaffarata a fare compere.

Dalla tasca estraggo le cuffie del mio MP3 e faccio partire la musica:
Pomeriggi giù in cortile
Con il sole fermo e le ringhiere.
Mi ricordo ancora il freddo, le tue guance rosse, il mio maglione.
Giocavamo ad esser grandi
Ma mai grandi quanto i nostri sogni
.”

Questa canzone… Mi fermo di botto, bloccando il passaggio di alcune persone lungo la via.
Qualcuno borbotta parole cattive, altri mi dicono di spostarmi che blocco il passaggio. Alcuni mi chiedono se ho bisogno di qualcosa… Sento delle lacrime scorrere lungo le mie guance, le percepisco dal freddo che mi congela la pelle del viso.

Continuo a camminare scuotendo la testa, i miei capelli rosa catturano alcuni fasci di luce. Sento una mano sulla spalla toccarmi, mi volto di scatto, non ho voglia di vedere o parlare con nessuno.
È Yaya con un grande pacchetto di caramelle mou in mano.
- Ehi Amu, tutto bene? – mi domanda dopo avermi osservata in silenzio – Sono venuta a comprare le caramelle per il pigiama party di stasera. – mi disse – Verrai?
- Yaya… - ingollo a vuoto, la canzone continua a suonare dento le mie orecchie.

 “Centomila vite fa inseparabili, ora dove sei, adesso cosa fai?
D'improvviso penso a te, d'improvviso penso ...
Che ti vorrei sentire anche per un istante, ti vorrei abbracciare come ho fatto sempre

Dalla mia faccia deve capire che non ho nessuna voglia né di andare al pigiama party né di stare lì a parlare di te… di noi… di come ci siamo detti “ti amo” e di come ti hanno portato via da me.
Scuoto la testa ed abbasso il viso, nascondendolo quasi completamente dentro la tua sciarpa che adesso è mia.
- Scusami Yaya. – dico a voce così bassa che la mia amica è costretta a mettere l’orecchio davanti alla mia bocca – Non ho voglia di stare con nessuno. Io…
- Capisco. – mormora con voce atona, sento di averla delusa, ma sono così stanca di fingere che vada tutto bene. Stanca di fingere di provare gioia per l’arrivo del Natale o voglia di fare festa.
- Ho bisogno di stare un po’ per conto mio. – dico alzando la testa ed affondando i miei occhi color caramello nei suoi – Non sono di compagnia in questi giorni. – sorriso senza allegria – Ikuto mi manca terribilmente. – anche solo mormorare il suo nome mi fece venire voglia di piangere.
- Lo so. – Yaya mi abbraccia strettamente, mormorandomi che mi vuole bene e che se vorrò parlare lei sarà sempre pronta ad ascoltarmi.
La saluto e la ringrazio, le chiedo di scusarmi con il resto dei Guardiani e che presto tornerò ad essere più attiva.
Ci separiamo, la guardo allontanarsi tra la folla e riprendo a camminare. Solo vicino al parco. A quel parco che ci ha visto innamorarci.
Anche qui è pieno di luci ed addobbi natalizi, alzando al massimo il volume della canzone, cerco il “nostro” gazebo.

D'improvviso penso a te, d'improvviso penso ...
Che ti vorrei sentire anche per un istante, ti vorrei abbracciare come ho fatto sempre
 ti vorrei guardare senza dire niente, lasciare indietro quello che non serve.
 Anche se qui infondo non è così male e anche se non è il giorno di Natale, ti vorrei
sentire anche per un istante, capire che anche per te è importante.
Proprio come i monumenti, abbandonati e soli in una piazza.
Polvere di vita che ha ricoperto tutta la bellezza.
Centomila vite fa inseparabili, ora dove sei, adesso cosa fai?

Le lacrime riprendono a scorrere lungo le mie guance, non riesco a trattenerle.
Dall’ultima battaglia non ci siamo più visti, dall’ultimo abbraccio… dall’ultimo bacio… dall’ultima volta che ti sei arrampicato nel balcone di camera mia… dall’ultima volta che hai dormito nel letto abbracciato a me… E’ passato così tanto tempo che mi sembra di aver sognato. Di non aver mai vissuto veramente.
Continuando a piangere, impossibilitata a fermare quel fiume di lacrime, raggiungo il nostro gazebo. È così bello con queste decorazioni blu scure, mi ricordano i tuoi capelli di seta.
Alzo una mano e sfioro una lampadina, lo sguardo mi si offusca e sento le mie shugo chara agitarsi all’interno della borsa porta uova. Anche loro sono molto tristi e non sanno come fare per aiutarmi a stare meglio.

Mi siedo al centro del gazebo, il pavimento è freddo e sono scossa da un lungo brivido.
Alzo la testa ed osservo il cielo scurirsi. Le giornate sono così corte in inverno. Il cielo sta diventando nero, dello stesso colore del mio umore in questo periodo “lieto”. Vorrei tanto chiedere alle persone che mi passano accanto senza vedermi, se è stancante fingere di essere così “felici e contenti”, o se esiste una pillola che aiuti a non sentire il buco che ho nel cuore.
- Ikuto… - mormoro – Ikuto, dove sei? – stringo la sciarpa tra i pugni e respiro il tuo odore a pieni polmoni.
Dalla borsa porta uova escono le mie tre chara, mi osservano e corrono ad abbracciarmi.
- Amu… - mormora Ran, insolitamente calma – Dicci cosa possiamo fare per…
- Aiutarti… - conclude Sue mettendosi seduta sulla mia spalla.
- Fatemi cantare. – dissi io senza nemmeno rendermi conto del perché di quella richiesta assurda.
- Cantare? – Miki mi svolazzò davanti al naso – Sai che non siamo brave come Dia.
- Lo so. – annuii – Ma lei non vuole uscire dal suo uovo. Perché ho smarrito la mia luce. Ma tu puoi aiutarmi Miki. – la guardai pregandola in silenzio.
La piccola chara del talento artistico, mi osservò e poi annuì.
- Proviamo con un chara change… - propose Miki, io annuii felice e lasciai che il potere della mia chara entrasse in me.

Ran e Sue, fecero brillare le lampadine del gazebo ed io, ascoltando la musica del mio cuore, iniziai a cantare:
D'improvviso penso a te, d'improvviso penso...Che ti vorrei sentire anche per un istante, ti vorrei abbracciare come ho fatto sempre…ti vorrei guardare senza dire niente, lasciare indietro quello che non serve. Anche se qui in fondo non è così male e anche se non è il giorno di Natale ti vorrei sentire anche per un istante, capire che... Mentre gli anni passano, come fosse un ballo fuori tempo, tu sei con me, tu sei con me.

Poi mi fermai, il corpo teso in ascolto. Alle orecchie mi arrivarono le note di un violino. Qualcuno stava suonando.
Ma no, non era “qualcuno”. Solo una persona sapeva suonare il violino in quel modo, dando vita alle note musicali.
- Ma questo suono… - iniziò Miki che aveva sciolto la chara change con me – Non può essere che…
- Ikuto! – conclusi io alzandomi da terra.
Mi guardai intorno e lo vidi, alla fine della collina che suonava la canzone che stavo cantando prima.
Senza pensarci due volte, corsi verso di lui e gli gettai le braccia attorno al collo fregandomene delle persone che ci guardavano ridendo e della mia timidezza che mi aveva fatto diventare rossa come un semaforo.
- Confettino. – mormorò lui smettendo di suonare – Ehi… Ehi… - mi staccò dal suo collo.
- Ikuto! Ikuto! Ikuto! – iniziai a dire – Sei tornato. – singhiozzai.
- Tornerò sempre da te. – disse tra i miei capelli – Ehi. Ma questa sciarpa è mia! – mi sorrise.
- No. – scossi la testa – Adesso è mia.
Ikuto rise, ed io sentii il cuore scoppiarmi in petto dalla gioia. Mi strinse contro il proprio petto e mi baciò con passione.
Un bacio pieno di promesse, un bacio pieno d’amore. Quell’amore che per proteggere ci aveva fatto dividere.
Chiave e Lucchetto entrarono in sintonia e si spalancarono le porte di quel mondo che non avevo mai voluto esplorare prima, perché avevo troppa paura dei miei sentimenti.
Le mie chara e il chara di Ikuto ci seguirono e tornarono a brillare come prima che ci separassimo.
Entrambi lasciammo che la luce ci entrasse dentro e, anche se quel magico viaggio durò solo pochi minuti (il tempo del bacio) ci fece capire che insieme potevamo tutto e che da soli non eravamo niente.

Ikuto, prendendomi il mento tra le dita, mormorò:
- Vorrei sentire anche per un istante capire che anche per te è importante... anche per te è importante… anche per te è importante…
Gli sorrisi annuendo, lui mi baciò un’altra volta e, per mano, iniziammo a passeggiare come le altre coppie.
Finalmente felice, finalmente completa. Finalmente abbracciata al mio gatto randagio per un Natale che, magari, non sarebbe stato disastrosamente triste come pensavo.

 

   
 
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